venerdì 31 ottobre 2008

Si ingrassa meno mangiando lentamente


Si ingrassa meno mangiando lentamenteLe persone che mangiano velocemente hanno un rischio maggiore di mettere su qualche chilo di troppo, per restare in linea meglio quindi mangiare lentamente. Questa non è la prima volta che la velocità con cui mangiamo viene messa in relazione con la possibilità di ingrassare, i nuovi dati a sostegno di questa tesi arrivano da uno studio giapponese coordinato da Hiroyasu Iso dell'università di Osaka. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sul British Medical Journal (Ottobre 2008).

Lo studio, durato circa quattro anni (dal 2003 al 2006), ha coinvolto più di 3 mila volontari giapponesi, 2.160 donne e 1.100 uomini, con un'età compresa tra 30 e i 69 anni. I ricercatori, mettendo in relazione la "voracità" dei volontari con l'indice di massa corporea (BMI), hanno constatato che le persone che mangiano rapidamente fino a che non sono sazie hanno un rischio di tre volte superiore, rispetto alle altre, di essere in sovrappeso.

In base al campione osservato, il 50 per cento degli uomini e il 58 per cento delle donne mangiano fino a quando non si sentono sazi. Un altro dato che è emerso dall'indagine riguarda la velocità con la quale si mangia, circa il 45 per cento degli uomini e il 36 per cento delle donne hanno affermato di mangiare rapidamente. Incrociando i due dati, si è notato che i soggetti che hanno dichiarato di mangiare velocemente fino a sentirsi sazi presentavano un indice di massa corporea nettamente superiore rispetto agli altri. I ricercatori spiegano che in base allo studio si è concluso che gli uomini che mangiano velocemente hanno l'84 per cento di probabilità in più di essere in sovrappeso, il rischio raddoppia nel caso delle donne.

Perché mangiare velocemente può influire sul peso? Se si mangia troppo velocemente ci potrebbe essere uno squilibrio nei segnali che lo stomaco invia al cervello, si potrebbe sentire ancora fame anche se lo stomaco è già "pieno". Il consiglio è quindi quello di mangiare lentamente, soprattutto nei primi 10 minuti, affinché al cervello arrivino le giuste informazioni. In questo modo si stimola anche una migliore secrezione dei succhi gastrici e di conseguenza migliora la digestione.


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mercoledì 29 ottobre 2008

Caffè contro cancro al fegato


WASHINGTON - il caffè preso in quantità limitate, da più benefici di quanto si possa pensare, potrebbe aiutare a prevenire il cancro al fegato.

Uno studio condotto su più di 90.000 giapponesi ha evidenziato che le persone che bevono caffè abitualmente hanno il 50% in meno di possibilità di contrarre il cancro al fegato rispetto alle persone che non lo bevono mai.

I dati dell'American Cancer Society relativi al 2004, mostrano che in un solo anno sono stati diagnosticati 18.920 nuovi casi di cancro al fegato e 14.270 morti in seguito alla malattia.

Lo studio del National Cancer Center di Tokyo condotto nell'arco di 10 anni, ha evidenziato che l'incidenza del cancro al fegato in persone che bevono raramente caffè è di 547 casi su 100.000. Daltraparte secondo il servizio della scorsa settimana pubblicato sulla rivista National Cancer Institute, il rischio per le persone che bevono caffè quotidianamente sarebbe di 214 casi su 100.000 persone.

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martedì 28 ottobre 2008

Ananas e prevenzione cancro












Nel centro di ricerca australiano del Queensland Institute of Medical Research, sono stati individuate delle molecole in grado di combattere il cancro con un approccio diverso dai farmaci fino ad oggi scoperti.

I ricercatori sono riusciti a isolare due molecole da un estratto d'ananas, la CCZ che ha effetti stimolanti sulle cellule del sistema immunitario che aiuta l'organismo a riconoscere e attaccare il tumore, e la CCS che ha la capacità di bloccare le proteine Ras, sostanze che incidono nel 30% dei tumori.

Altre proprietà dell'ananas

Già in passato sono state attribuite altre proprietà al frutto dell'ananas come antinfiammatorie, antiedematose, antibatteriche. E' risultato inoltre utile nei disturbi digestivi, nella prevenzione della trombosi, contiene molto magnesio e contribuisce a ridurre il rischio di osteoporosi e fratture.

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giovedì 23 ottobre 2008

Le uova

Uova
Sicurezza
La tossinfezione più comunemente trasmessa dalle uova è la salmonellosi. L'elevazione degli standard igienici e l'aumento dei controlli hanno consentito di limitare al minimo questa contaminazione: il consumo di uova crude o cotte conservate in modo corretto non costituisce quindi un rischio per la salute.
Le uova vanno conservate in frigorifero, nella loro confezione originale, non vanno mai lavate con acqua (per non rimuovere la cuticola esterna), al massimo con uno spazzolino o con un panno asciutto.
Qualità nutrizionali
Le uova sono uno degli alimenti più maltrattati dal punto di vista dei luoghi comuni (sbagliati) alimentari.
Vediamo innanzitutto i pregi e i difetti dal punto di vista nutrizionale.
I pregi
Le uova sono un'ottima fonte proteica (ogni uovo contiene circa 7 grammi di proteine, di cui 5 nell'albume e 2 nel tuorlo).
I grassi contenuti nell'uovo sono per la maggior parte monoinsaturi e polinsaturi, e quindi benefici per la salute. Contengono anche una discreta quantità di acido linoleico, un grasso essenziale.
Hanno un indice di sazietà elevato, grazie al loro basso apporto di calorie (solo circa 80 per ogni uovo di media grandezza), quindi sono indicate nei regimi alimentari ipocalorici.
La digestione delle uova comporta una scarsa secrezione di acido cloridrico, quindi sono consigliate a chi soffre di gatriti o ulcere gastroduodenali.
I difetti
Le uova contengono molto colesterolo (circa 200 mg per un uovo di media grandezza). Con due uova già si supera la quantità giornaliera massima consigliata. Questo argomento merita un articolo a parte.
Le uova provocano la contrazione della colecisti provocando spasmi e conseguenti coliche colecistiche nei soggetti che soffrono di calcoli biliari.
I luoghi comuni
Le uova sono pesanti da digerire: la digestione delle uova dipende da come sono preparate: in linea di massima più la cottura è blanda e maggiore il tasso di digeribilità. Per un uovo alla coque sono sufficienti 90 minuti, due ore se sodo e tre ore se fritto: la digestione della carne è sicuramente più lunga. Le uova, quindi, non sono meno digeribili rispetto alla grande maggioranza delle fonti proteiche.
Le uova fanno male al fegato: gli alimenti grassi in genere appesantiscono il lavoro del fegato, soprattutto se i grassi sono portati a temperatura elevata, come nei fritti. Le uova di per sé non sono particolarmente grasse, se le si frigge la tossicità nei confronti del fegato dipende dai grassi aggiunti, e non dalle uova. Le pataine fritte appesantiscono il fegato, le patate di per sé no.

Gli albumi non andrebbero mai mangiati crudi, poiché contengono avidina che limita l'assorbimento di biotina (vitamina H).

Concludendo, si può affermare che le uova andrebbero evitate solo da coloro che soffrono di calcolosi biliare.
Chi soffre di ipercolesterolemia dovrebbe limitare il consumo di tuorli (due o tre alla settimana, e mai più di uno al giorno), mentre non vi è alcun limite nel consumo degli albumi.

Qualità organolettiche
Le qualità organolettiche delle uova non risentono più di tanto della qualità del metodo di produzione. Nella produzione di pietanze nelle quali l'uovo è utilizzato crudo, come la maionese o lo zabaione, le differenze possono essere avvertite, nel consumo a cotto queste si livellano e diventano impercettibili ai più, soprattutto se l'uovo è utilizzato insieme ad altri ingredienti (come nelle frittate).
Tuttavia, è opportuno scegliere uova prodotte con metodi poco intensivi che prediligano la qualità piuttosto che la quantità, ma più che altro per una questione di salubrità e non di gusto.
Una caratteristica importante, che influenza la bontà delle uova, è la freschezza: sebbene le uova si mantengano per parecchio tempo in frigorifero, è opportuno consumarle fresche, entro dieci giorni dalla deposizione.
Come scegliere

Le uova confezionate dal 01 gennaio 2004 devono riportare un codice alfanumerico (composto da lettere e numeri), assegnato ad ogni allevamento dall’azienda sanitaria locale al fine di garantire la tracciabilità delle uova in Italia e in Europa.
Il codice è composto da 11 caratteri, come per esempio: 3 IT 001 TO 036, ed è composto da:
Un numero che indica il metodo di allevamento (0 per allevamento biologico, 1 per allevamento all’aperto, 2 per allevamento a terra, 3 per allevamento in gabbie);
Il codice dello Stato ("IT" per Italia);
Il codice ISTAT del comune ove è ubicato l’allevamento (composto da 3 cifre, 001 nell'esempio);
La sigla della provincia (TO);
Un numero progressivo di tre cifre che consente di identificare in modo univoco l’allevamento (036 nell'esempio).
La scelta di uova biologiche rappresenta una scelta più sicura dal punto di vista delle possibili frodi (grazie ai maggiori controlli), e un allevamento di tipo estensivo che non stressa le galline. Purtroppo il costo di questi prodotti è molto elevato, ingiustamente, poiché spesso il rincaro del distributore finale è sproporzionato, come abbiamo scoperto parlando con produttori di uova biologiche destinate alla grande distribuzione.
L'allevamento all'aperto garantisce un notevole spazio per le galline (4 metri quadrati ciascuna), anche se vengono fatte razzolare solo 2 ore al giorno.
Le scelte salutisticamente migliori, dunque, sono le seguenti.
1) Approvigionamento da un piccolo produttore artigianale, ovvero il contadino. Se vengono utilizzate crude, bisogna fare attenzione alle condizioni igieniche: utilizzarle poco tempo dopo la deposizione, scegliere quelle più pulite, eventualmente pulirle con un canovaccio o con uno spazzolino. Se vengono cotte, non sono necessarie ulteriori precauzioni oltre a quelle di base.
2) Uova biologiche, che garantiscono maggiormente riguardo la salubrità del prodotto grazie ai maggiori controlli.
3) Uova da galline allevate all'aperto, che dovrebbero garantire una vita più tranquilla e soprattutto un minor rischio di malattie (e quindi un uso di antibiotici inferiore).

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Vino e prevenzione tumori


L'istituto oncologico Pascale di Napoli, ha individuato una sostanza che possiede delle proprietà che aiutano l'organismo a prevenire la formazione di tumori. Questa scoperta è particolare in quanto i ricercatori stanno cercando gli sponsor trai produttori degli alimenti che possiedono tale sostanza, in particolare fra quelli di vino.

Il resveratrolo, una sostanza che secondo i ricercatori potrà portare un grande aiuto nella lotta contro i tumori, è presente in alimenti come uva e arachidi, e mantiene le sue caratteristiche anche nel vino.

Sempre più spesso, i ricercatori dimostrano come una buona alimentazione composta da una dieta dove sono presenti determinate sostanze, possano influire positivamente nella prevenzione ai tumori.


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Chi sa che in questo periodo dell'anno che è quello di maggior fermento per quanto riguarda le aziende vinicole qualcuna accolga la richiesta di sponsorizzare con il proprio vino questa ricerca medica.

martedì 21 ottobre 2008

Una mela per tenersi giovani










Alcune persone saranno già a conoscenza delle maschere di bellezza a base di mele. Le proprietà di questo frutto sono infatti conosciute già da qualche anno nel campo estetico e vengono utilizzate per realizzare delle maschera che aiutano a prevenire le rughe e a donare elasticità alla pelle.
Uno studio condotto da alcuni ricercatori canadesi e pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, ha esaminato da vicino alcune caratteristiche delle mele evidenziazione alcune proprietà che si sono rivelate molto utili per la salute dell'uomo.
Fra le numerose sostanze che sono state individuate nella mela, cinque hanno attirato in particolar modo l'attenzione dei ricercatori come ad esempio i polifenoli. I cinque antiossidanti individuati nel frutto, sono in grado di combattere i radicali liberi che quando prodotti in quantità eccessive dall'organismo umano, sono fra le prime cause dell'invecchiamento e la formazione di tumori.
I ricercatori canadesi hanno inoltre esaminato diverse qualità di mele per vedere quale avesse la maggior quantità di antiossidanti, fra tutte si è evidenziata la Red Delicious. La maggior quantità di antisossidanti in quella qualità di mela potrebbe essere legata al tipo di terreno dove cresce e al periodo dell'anno in cui matura.

Un'altra caratteristica messa in rilievo da questa ricerca è relativa alla quantità di antiossidandi presenti nella buccia del frutto, nella polpa infatti è presente una quantità molto inferiore.


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venerdì 17 ottobre 2008

Pubblicita' Wacko's: interviene il Garante

Una patata non è una mela; lo sanno tutti ma la pubblicità, a quanto pare, sembra fare ancora parecchia confusione. Anzi, pare proprio che di confusione se ne voglia appositamente creare nella testa di genitori e bambini, continuando a riportare sulle confezioni dei prodotti alimentari informazioni incomplete e fuorvianti. È il caso delle patatine Wacko's della San Carlo, evidenziato anche da Altroconsumo con una segnalazione all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nello scorso mese di ottobre. Il Garante, che aveva già avviato una procedura a giugno di quest'anno, ha finalmente deliberato nei confronti della San Carlo, riconoscendo come ingannevole la pubblicità presente sulla confezione delle patatine Wacko's.

Sul retro della confezione di queste patatine, infatti, viene dato particolare risalto a una lettera, indirizzata ai genitori, nella quale si enfatizza il fatto che "25 grammi di Wacko's hanno addirittura lo stesso valore nutritivo di una mela da 100 grammi". Peccato che, a parità di peso (per esempio 100 grammi), le patatine abbiano 12 volte le calorie delle mele, a causa della presenza dei grassi (dei quali tra l'altro non viene precisata la natura) che invece sono assenti nel frutto.

La delibera dell'autorità garante, oltre ad aver inflitto una sanzione di 50.100 euro al Gruppo Alimentare San Carlo, ha stabilito che entro 90 giorni dalla notifica del provvedimento l'azienda adegui le informazioni sulla confezione del prodotto, ordinando nello specifico che venga eliminata "l'esagerata esaltazione dei pregi dei valori nutrizionali del prodotto, con particolare riferimento al confronto tra i valori nutrizionali delle patatine e quelli di una mela, e all'indicazione del valore energetico pari a una razione (25 g.) non identificabile con il valore energetico del peso (45 g.) dell'intero contenuto della confezione".

Esposto al Garante su Wacko's

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mercoledì 15 ottobre 2008

Le vitamine

VITAMINA C (ACIDO ASCORBICO)

Descrizione

La vitamina C, conosciuta anche come acido ascorbico, è un composto idrosolubile simile al glucosio. Benché abbastanza stabile in soluzione acida, è di norma la meno stabile delle vitamine ed è molto sensibile alla luce, al calore e all’aria, che stimolano l’attività degli enzimi ossidativi.
Una sua funzione molto importante è quella di mantenere in attività il collagene, una proteina necessaria per la formazione del tessuto connettivo della pelle, dei legamenti e delle ossa. La vitamina C ha un ruolo rilevante nella rimarginazione delle ferite e delle ustioni perché facilita la formazione del tessuto connettivo della cicatrice. Le cellule della parete arteriosa hanno bisogno del collagene per espandersi e contrarsi con i battiti del cuore; anche i capillari ne hanno bisogno perché sono più fragili. Un altra proprietà importante della vitamina C è quella antiossidante, che tra le altre cose, la rende utile come additivo alimentare. Questa funzione si esplica quando la vitamina C si auto-ossida e poi rigenera le sostanze ossidate come il ferro o il rame riportandole alla loro forma originale. Nel corso di questo processo, l’agente ossidante dannoso viene rimosso.

La vitamina C protegge il ferro nell’intestino dall’ossidazione.
Essa contribuisce anche alla formazione dei globuli rossi e previene le emorragie. Inoltre combatte le infezioni batteriche e riduce gli effetti di alcune sostanze che provocano allergie. Per queste ragioni la vitamina C è spesso usata nella prevenzione e nella cura del raffreddore comune. E’ stato scoperto che la vitamina C agisce come antistaminico e può essere usata per ridurre le dosi della forma medicinale.
La vitamina C ha relazioni significative con altri elementi nutritivi. Contribuisce al metabolismo di alcuni aminoacidi come la fenilalanina e la tirosina che diventano ormoni. La vitamina C trasforma le forme inattive di acido folico in forma attiva di acido folinico e può avere un ruolo significativo nel metabolismo del calcio e del ferro. Inoltre protegge la tiamina, la riboflavina, l’acido folico, l’acido pantotenico, la vitamina A e la E dall’ossidazione. Protegge il cervello e il midollo spinale dalla distruzione da parte di radicali liberi. Gli studi sulla vitamina C come terapia anti-tumorale continuano, ma esistono già delle prove riguardanti l’effetto protettivo della vitamina C, nei confronti di alcuni tipi di tumore, in larghe fasce della popolazione.
Grande concentrazione di vitamina C si trova nelle ghiandole surrenali, che rilasciano epinefrina e norepinefrina nei momenti di stress.

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lunedì 13 ottobre 2008

La Vitamina C ha sempre fatto bene, e continua a farlo.

Forse avete sentito il "fatto" sulla vitamina C, riportato dai quotidiani con grande risalto nel mese di marzo 2000: la vitamina sarebbe causa di rischio cardiovascolare. La Leva di Archimede è riuscita ad ottenere un commento dall'autorevole "Linus Pauling Institute" e dalla Vitamin C Foundation, che abbiamo sintetizzati qui di seguito.

Secondo una ricerca del Prof. James Dwyer della scuola di medicina dell'Universitˆ californiana, San Diego, integratori di Vitamina C provocherebbero un'ispessimento delle arterie, che indicherebbe presenza di aterosclerosi (un progressivo "riempimento" delle arterie che impedisce la circolazione) e di conseguenti problemi cardiaci.

Secondo alcuni bisognerebbe smettere di usarla questa vitamina, come qualche quotidiano in stile allarmistico ha pure suggerito. Solo che, alla luce del sole, la notizia si rivela nientemeno che falsa. Lo stesso Dwyer aveva infatti dubitato del risultato, ed aveva messo in guardia che si trattava di una ricerca assolutamente preliminare che avrebbe necessitato di altri studi più approfonditi prima di dichiarare che la vitamina C fosse dannosa.

Infatti il mistero si risolve così: E' stato sì accertato un ispessimento delle arterie, ma prendendo fischi per fiaschi, gli scienziati hanno sbagliato nell'interpretazione, e si sono rivolti alla stampa senza assicurarsi della correttezza delle loro affermazioni.

E' risaputo tra gli esperti di vitaminologia che questa vitamina, se presa in dosi superiori al fabbisogno fisiologico, agisce sul meccanismo della produzione del collagene. Le arterie sono fatte anche di collagene, cioè di tessuto connettivo, allora è del tutto normale che la vitamina C causi un'ispessimento delle arterie. Per˜ questo è un effetto positivo, anzichè dannoso! Nelle persone anziane e nei fumatori si osserva spesso un indebolirsi dei vasi sanguigni, un assottigliamento delle arterie. Se la vitamina C viene integrata in dosi consistenti, questa debolezza viene meno, cioè la vitamina C rafforza i vasi sanguigni ed è così che lo studio americano ha potuto osservare un loro ispessimento ad opera della produzione collagenica stimolata dalla vitamina C.

Questo viene confermato anche dall'osservazione del fatto che tra le persone che integrano la Vitamina C non c'è alcun aumento di malattie cardiovascolari. Al contrario, numerosi studi nel corso degli ultimi dieci anni hanno confermato l'utilità di una integrazione di vitamina C. Uno studio epidemiologico del 1992 ha dimostrato addirittura una riduzione del rischio cardiaco del 45% negli uomini e del 25% nelle donne. Il Dr. Robert Cathcart, uno dei massimi esperti del trattamento con un'integrazione vitaminica, dice che per trent'anni ha osservato nella sua attività di medico più di 25.000 persone che hanno integrato la loro alimentazione con vitamina C, oltre ad altri nutrienti, e che nessuna di queste persone ha mai sviluppato problemi cardiaci. In conclusione, il Linus Pauling Institute consiglia alle persone che consumano integratori di vitamina C di continuare a farlo. Non c'è affatto nessuna prova scientifica che la vitamina C sia causa di malattie cardiovascolari, anzi le evidenze scientifiche indicano il contrario: una chiara riduzione dei rischi!


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giovedì 9 ottobre 2008

Dieta mediterranea, aiuto contro i tumori al seno

Grazie alla dieta mediterranea si possono diminuire i livelli totali di estrogeni coinvolti nello sviluppo e nella crescita del tumore della mammella. Questo è quanto è emerso nell'ambito del progetto Mediet (Mediterranean Diet) che interessa diversi ambiti come ad esempio quello di inserire elementi della dieta mediterranea a bordo della ISS (Stazione Spaziale Internazionale).

Gli studi del progetto Mediet relativi alla prevenzione primaria del tumore della mammella, sono stati ideati e condotto dall'Unità operativa di Oncologia sperimentale e dal Registro tumori del Dipartimento oncologico dell'Azienda Civica di Palermo.

La ricerca, che ha avuto la durata di circa un anno e coinvolto 400 donne sane, ha mostrato che esiste un rapporto fortissimo tra alimentazione e tumori. Secondo gli esperti, se si abbandona la nostra alimentazione tradizionale come sta avvenendo sempre più spesso, aumenterà l'incidenza della malattia.

Se si vogliono diminuire le possibilità di contrarre il tumore al seno, il consiglio dei ricercatori è quindi quello di seguire una dieta mediterranea a base di verdure, legumi, cereali, pesce, ecc.

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mercoledì 8 ottobre 2008

Le vitamine

VITAMINA A

Descrizione

La vitamina A è un elemento nutritivo liposolubile che si presenta in natura in due specie: vitamina A preformata e provitamina A, o precursore della vitamina A. Retinolo è il termine usato per indicare la quantità di vitamina A utilizzabile che è stata scomposta ed è al suo posto nel sangue, pronta per fare il suo lavoro. Circa la metà della vitamina A consumata negli Stati Uniti è del tipo preformato.
La vitamina A preformata è concentrata nei tessuti animali, dove è stata già metabolizzata dal carotene contenuto nel cibo che l’animale ha mangiato. Una delle più ricche fonti naturali di vitamina A preformata è l’olio di fegato di pesce, che viene classificato come integratore alimentare. Altri cibi che contengono vitamina A preformata sono il latte, il formaggio, il burro, le uova e tutte le carni. Alcuni prodotti, come la panna, il burro ecc., possono contenere sia la vitamina A preformata che il beta-carotene. Il latte scremato, al quale viene tolto il grasso non contiene più vitamina A. La margarina generalmente viene integrata in modo che abbia lo stesso contenuto di vitamina A del burro.
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venerdì 3 ottobre 2008

Le Sostanze Nutritive

La conoscenza delle sostanze nutritive e delle loro funzioni nel corpo è necessaria per capire l’importanza di una buona alimentazione; i sei gruppi di sostanze nutritive - carboidrati, grassi, proteine, vitamine, minerali e acqua - sono presenti nei cibi che noi mangiamo e contengono le sostanze chimiche che funzionano in uno o più modi nel nostro organismo: forniscono al corpo energia e calore, oltre alle sostanze per la crescita e la riparazione dei tessuti ed aiutano a regolarne i processi.
Ogni sostanza nutritiva possiede funzioni specifiche proprie per l’organismo, ma nessuna agisce indipendentemente dalle altre. Alcune vitamine e minerali hanno legami particolari, ma tutti sono collegati in modo diretto o indiretto. Tutte le sostanze nutritive sono vitali e non ne esiste una più importante di un’altra. Tutte devono essere presenti nella dieta in diversa quantità affinché il corpo possa svolgere il suo metabolismo di base. Quando non vengono assunte le quantità necessarie, si crea una carenza che porta a uno squilibrio. Il corpo diventa quindi vulnerabile a diverse malattie e disturbi. Benché tutti necessitino delle stesse sostanze nutritive, ogni individuo è diverso per conformazione genetica e fisiologica. Per questo motivo vi sono differenze nel fabbisogno nutrizionale di ogni persona.
L’individuo tipico mostra un fabbisogno medio di molte delle sostanze nutritive essenziali; tuttavia ci sono delle persone che possono avere inusuali necessità nutrizionali per cause genetiche o problemi di assorbimento. Altri fattori che alterano i dosaggi sono l’età, la conformazione fisica, il livello di attività, lo stile di vita, il sesso e il tipo di dieta.

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venerdì 19 settembre 2008

L'aglio (Allium sativum)

L'aglio (Allium sativum) è una pianta coltivata bulbosa della famiglia delle Liliaceae o meglio, secondo schemi tassonomici più attuali, Alliaceae. Il suo utilizzo primo è quello di condimento, ma è ugualmente usato a scopo terapeutico per le proprietà congiuntamente attribuitegli dalla scienza e dalle tradizioni popolari.

A causa della sua coltivazione molto diffusa le sue origini sono incerte, sono state rintracciate sia nella Siberia sud-occidentale che in Sicilia ed in Calabria, dove cresce spontaneamente. È imparentato con le cipolle ed il giglio.

L'odore caratteristico dell'aglio è dovuto a numerosi composti organici di zolfo tra cui l'alliina ed i suoi derivati, come l'allicina ed il disolfuro di diallile.

Esistono varie qualità di aglio: Piacentino bianco, rosso di Sulmona, Serena, Rosso di Nubia. L'aglio rosso di Nubia, una contrada del trapanese, è presidio Slowfood. Il bulbo è costituito tipicamente da dodici bulbilli o spicchi, con le tuniche esterne bianche e le tuniche interne di colore rosso vivo. Tradizionalmente viene confezionato in "trecce" da circa cento bulbi.

Fonte AGLIO (Allium sativum L.) Bulbo di sapore piccante penetrante; si deve utilizzare solo ed esclusivamente quello stagionato /secco; sveglia l’appetito; risveglia e riattiva i villi intestinali, rinforzandoli ed è un ottimo anti parassita, ma non deve essere utilizzato in grandi quantita' (oltre 500 gr) per molto tempo in quanto contiene una sostanza che puo' essere velenosa per il cervello. Contiene: acqua 61%, idrocarbonati 30,5%, proteine 6,5%, grassi 0,3%, ceneri 1,2% con magnesio, potassio, sodio, calcio, fosforo, nitrati, zolfo, ferro, iodio, rame, manganese, zinco, bromo, arsenico, silicio, ecc.), vitamine B1, B6, B12, C, D, H; principi antibiotici. Purifica il sangue, antisettico, antiparassita, antielmintico, anti ulcera gastrica, anti cancerogeno, ipotensivo, balsamico, anti nicotinico, ipoglicemizzante, antireumatico, riduttore dei trigliceridi, toglie stanchezza, utile nei dolori, nelle arteriosclerosi, normalizza il battito cardiaco ed accresce l’ampiezza del battito stesso. L’abbinamento con carbone vegetale, funge da anti spasmodico intestinale. In piccole dosi è ben tollerato ed è un aroma nella cucina mediterranea. Aglio ed acciughe pestati in pastetta da mangiare con pane e sidro di mele, possono essere afrodisiaci per molti soggetti. Coloro che usano l’aglio non saranno punti facilmente dalle zanzare. In vitro invece, l'effetto battericida è stato riferito da parecchi autori. Lo si trova anche sotto forma di succo, estratto idro alcolico, in compresse, in capsule od ovuli per impedire il solito “alito da aglio”); come succo od estratto, 15 gocce 2 o 3 volte al dì; in pillole od ovuli da 2 a 12 pillole od ovuli oppure 2 o 4 spicchi di aglio al giorno sono uno dei più antichi rimedi contro: infiammazioni in genere, intestinali, sia dei villi che della parete viscerale, anche se queste sono croniche; parassiti (ossiuri ecc), funghi (candida ecc. – vedi anche aceto di mele, mirra, estratto di semi di pompelmo e stevia), vermi e verme solitario; previene la dissenteria; preventivo per l’arteriosclerosi. I "principi attivi" conosciuti dell’aglio sono: olio essenziale contenente principalmente bisolfuro di allilpropile, bisolfuro di allile, trisolfuro di allile, solfuro di divinile, allilvinilsolfossido ed altri polisolfuri allilici; tali sostanze volatili posseggono proprietà battericide in vitro. Altro componente con stesse caratteristiche è l'allicina (estere allilico dell'acido alliltiosolfinico) che da anche il tipico odore. Tra gli altri componenti trovati in letteratura (non sempre in seguito confermati): la allisatina I e II, acido solfocianico, isosolfocianato di allile, un glicoside (scoldinina A e B). Le "proprietà" derivano anche e non solo dagli effetti di questi composti solforati: azione vasodilatatrice, ben osservata quella cutanea, l'aglio è un revulsivo secondo una vecchia dizione farmacologica, ossia contuso e spalmato sulla cute genera un alone iperemico abbastanza esteso, fino ad avere effetto "vescicatorio" con formazione di vescicole e flittene. I principi dell'olio essenziale vengono eliminati dall'apparato respiratorio in maniera predominante questo potrebbe spiegare il blando effetto fluidificante mucolitico riferito. Utile in: parassitosi intestinale, asma, enfisema, pertosse, tubercolosi, influenza, raffreddori, malattie infettive, litiasi urinaria, stabilizza la pressione sanguigna, vasodilatatore; abbassa il colesterolo; contro l’arteriosclerosi, all’università di Berlino in Germania, si è visto che l’aglio scioglie nelle arterie le minuscole placche di grasso e calcio che si depositano sulle pareti. Uno studio effettuato in 400 centri medici europei ha dimostrato su 2000 pazienti, che un principio attivo, la lacidipina, rallenta la progressione dell’arteriosclerosi, molto di più dei farmaci usati in quella patologia. Per uso esterno: piaghe, ulcere, calli, verruche, punture di insetti, scabbia, tigna, sordità, dolori alle orecchie. Anche le proprietà antisettiche potrebbero derivare da queste sostanze (noto storicamente l'uso dell'aglio per proteggersi dalle pestilenze, mettendo teste d'aglio nei lunghi “becchi” dei cappucci dei medici cinquecenteschi e sopra tutto il fatto di legare sulle porte delle case le teste di aglio da utilizzare ogni giorno come prevenzione delle malattie/vampiri), ma certamente la quantità necessaria avrebbe fortissime controindicazioni (oltre che per l’alito che sa di aglio) per l'azione irritante sulla mucosa gastrica. Supposta anche una sua azione sulla tiroide, probabilmente inibendo la “cattura” dello iodio. Ipotensivo di valore. Azione balsamica a livello polmonare. Azione coadiuvante del diabete. Prevenzione dell’arteriosclerosi; infiammazioni catarrali, intestinali e contro la dissenteria infettiva. Attiva l’eliminazione dei metalli pesanti. Rafforza il sistema immunitario, riduce il rischio delle malattie cardiache. Forte azione antielmintica. Spiccata azione batteriostatica, battericida, nelle affezioni dell’apparato respiratorio e del tubo gastro enterico. Favorisce il metabolismo dei grassi in quanto disinfiamma la mucosa intestinale. Ovviamente con un intestino funzionante a dovere, il sangue prodotto sarà più puro e i valori delle sostanze da esso trasportate adatti ad una buona salute. Per esempio è noto da sempre in Medicina Biologica, che l’aglio e la cipolla crudi, assunti giornalmente e per tempi prolungati, mantengono una buona circolazione ed allontanano le possibilità di infestazione da parassiti, dell’infarto e dei cancri, questo sempre per il precedente postulato. Per eliminare gli effetti dell’alito cattivo, si può ricorrere al succo di biancospino ottenuto da foglie, fiori, e frutti, che aiuta a regolarizzare il battito cardiaco; oppure assumerlo in capsule gastroresistenti od ovuletti. Per uso esterno: piaghe, ulcere, calli, verruche, punture di insetti, scabbia, tigna, sordità, dolori alle orecchie. 

mercoledì 17 settembre 2008

La dieta mediterranea previene il diabete

La dieta mediterranea aiuta a prevenire l'insorgere del diabete di tipo 2 ma non solo, è efficace anche nella prevenzione degli infarti e più in generale delle malattie del sistema cardiovascolare. Un nuovo studio condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Navarra (Spagna) evidenzia ancora una volta i benefici della dieta mediterranea sulla salute. I risultati di questa nuova ricerca sono stati pubblicati sul British Medical Journal (Bmj - Maggio 2008).

I ricercatori, dopo aver analizzato le abitudini alimentari di un gruppo di volontari, hanno concluso che le persone che seguono la dieta mediterranea hanno il 30 per cento di possibilità in meno di contrarre il diabete, un beneficio riscontrato anche in quei soggetti che avevano dei precedenti della patologia in famiglia.

Stando a quanto riportato sul British Medical Journal, le persone che seguono una dieta esclusivamente "mediterranea" potrebbero ridurre il rischio di diabete di tipo 2 fino all'83 per cento. In base ad altri studi, la dieta mediterranea non sarebbe utile solo nella prevenzione del diabete, è anche uno strumento di terapia che molto spesso aiuta a migliorare lo stato di salute delle persone già affette da diabete. L'attività fisica e un regime alimentare corretto, ovviamente in concomitanza ai farmaci prescritti (quando necessari), sono quindi degli strumenti molto utili non solo nella prevenzione.

Ad oggi sono numerosi gli studi che hanno messo in relazione la dieta mediterranea con il diabete, alcuni di questi hanno coinvolto un numero consistente di volontari. Fra i tanti possiamo citare quello australiano, condotto dal Dr. Linton R. Harriss presso la Monash University di Melbourne, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica "The American Journal of Clinical Nutrition" (Ottobre 2007).

I ricercatori sono partiti da una constatazione, le persone di origine mediterranea che poi sono immigrate in Australia presentano dei tassi di morte più bassi per patologie cardiache rispetto ai nativi australiani. Per condurre lo studio, durato circa 10 anni, i ricercatori hanno coinvolto oltre 40.000 persone, uomini e donne, con un'età compresa tra i 40 e i 69 anni. Del totale, poco meno di un quarto erano volontari provenienti da aree del Mediterraneo, i restanti erano invece di origine Australiana. Fra i vari risultati, analizzando i dati si poté osservare come i diabetici che seguivano una dieta mediterranea presentavano una riduzione della mortalità per ischemia.

Tra le raccomandazioni dietetiche per la terapia del diabete mellito vi è quella di diminuire il consumo alimentare di acidi grassi saturi (SFA) e colesterolo, un accorgimento che permette di ridurre notevolmente il rischio di patologie cardiovascolari. Il modo migliore per seguire queste indicazioni è quello di adottare un regime alimentare come quello della dieta mediterranea.

La dieta mediterranea si basa su un basso contenuto di SFA (acidi grassi saturi) e colesterolo, è inoltre particolarmente ricca di carboidrati complessi e fibre vegetali. Bisogna poi considerare che il consumo quotidiano di olio di oliva come condimento, determina una dieta particolarmente ricca di acidi grassi monoinsaturi (MUFA o acidi grassi omega-9).

Grazie a queste caratteristiche, la dieta mediterranea rappresenta un presidio non farmacologico valido ed efficace nella terapia del diabete mellito. Infine, si può evidenziare una peculiarità di questa dieta, la possibilità di variare il contenuto di MUFA e di carboidrati in relazione alle necessità metaboliche ed alle preferenze del singolo individuo semplicemente modificando la quantità di olio di oliva consumata quotidianamente.


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domenica 14 settembre 2008

La Dieta Mediterranea protegge dai tumori

Le persone che seguono la dieta mediterranea sono maggiormente protette da malattie come i tumori, il Parkinson e l'Alzheimer, una protezione che consente di vivere più a lungo. Purtroppo negli ultimi anni i consumi di frutta e verdura, elementi caratteristici della dieta mediterranea, si sono ridotti notevolmente soprattutto tra le giovani generazioni. A ribadire i benefici della dieta mediterranea ci pensa Francesco Sofi, nutrizionista dell'Università di Firenze, che insieme al suo team ha analizzato diversi studi pubblicati negli anni sul British Medical Journal. Sofi spiega che la dieta mediterranea è in grado di ridurre del 13 per cento l'incidenza di malattie come Parkinson e Alzheimer, del 9 per cento le malattie legate a problemi cardiovascolari e del 6 per cento l'incidenza di tumori.

Nel complesso, sommando i dati relativi a 12 ricerche internazionali condotte in un arco di tempo che andava dai 3 ai 18 anni, si sono esaminate le abitudini alimentari di più di 1,5 milioni di persone. Per quantificare il grado di adesione al regime alimentare di tipo mediterraneo, i ricercatori hanno utilizzato un valore numerico identificato come punteggio di aderenza. L'analisi dei dati ha confermato i benefici della dieta mediterranea, maggiore era il punteggio di aderenza al regime alimentare maggiori erano i benefici per la salute.

La Coldiretti evidenzia che nel nostro paese sempre meno persone seguono la dieta mediterranea. In base ai dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo semestre del 2008, in Italia c'è stato un ulteriore calo dei consumi di frutta (- 2,6 per cento), olio di oliva (-2,8 per cento), pane (-2,5 per cento), vino (-0,9 per cento) e verdura (-0,8 per cento). Grazie ad una sana alimentazione gli italiani hanno conquistato il record della longevità con una vita media di 78,6 anni per gli uomini e di 84,1 anni per le donne, nettamente superiore alla media europea. Purtroppo, in futuro si potrebbe assistere ad una inversione di marcia. Attualmente, circa un terzo dei ragazzi italiani sono obesi o in sovrappeso, una situazione legata soprattutto al fatto che sempre più giovani abbandonano la dieta mediterranea sostituendola con cibi grassi e ricchi di zucchero come le bibite gassate.

Negli ultimi 45 anni, secondo uno studio condotto dalla FAO in 15 paesi, l'apporto calorico giornaliero è passato da 2960 kcal a 3340 kcal, un incremento di circa il 20 per cento. In paesi come Grecia, Spagna, Portogallo e Italia l'incremento è stato addirittura del 30 per cento. Molti giovani abbandonano la dieta mediterranea perché non consapevoli dei benefici che può avere sulla salute. E' per questo motivo che la Coldiretti ha deciso di realizzare il progetto "Educazione alla Campagna Amica", un modo per formare dei giovani consumatori consapevoli.

Attualmente alcuni paesi, tra cui Spagna, Italia, Grecia e Marocco, stanno lavorando affinché la dieta mediterranea possa diventare patrimonio dell'Unesco.

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mercoledì 10 settembre 2008

Il pomodoro

Acerbo può essere tossico

Nonostante alcune persone li apprezzino in insalata,
sono più difficili da digerire e più poveri sul piano nutrizionale,
perchè contengono meno vitamine e minerali.
Forniscono più acido ossalico (che può favorire la formazione dei
calcoli renali) e licopersicina, una sostanza che in forti concentrazioni
risulta tossica.

Quindi meglio maturi...

Fonte Viversani & belli

Accorgimenti






















Fonte Viversani & belli

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