martedì 10 aprile 2018

Abbuffata di plastica, più di 100 particelle a ogni pasto

Arrivano nel piatto con le polveri di casa

Una vera 'indigestione' di plastica giornaliera: sono più di 100 le minuscole particelle di questo materiale che ingoiamo ad ogni pasto. Dai mobili e i tessuti sintetici di casa, le minuscole particelle di plastica finiscono nelle polveri domestiche e, con queste, 'atterrano' nel piatto. E' quanto emerge dalla ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Pollution e condotta dall'università Heriot-Watt di Edimburgo.

La scoperta, per quanto sorprendente, è avvenuta in modo semplice: gli studiosi hanno posto delle piastre di Petri (i tipici piatti di vetro utilizzati in laboratorio per le colture cellulari in laboratorio) vicino ai piatti nei quali venivano consumati i pasti in tre abitazioni. Speciali 'trappole' di polvere all'interno delle piastre hanno permesso di contare fino a 14 minuscoli frammenti di plastica (microplastiche) alla fine di un pasto di 20 minuti, l'equivalente di 114 fibre di plastica su un piatto più grande, come quello da portata. Il che significa che in un anno nello stomaco di ogni individuo possono finire, a sua insaputa, fino a 68.415 fibre di plastica potenzialmente pericolose.

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Obesità: un'epidemia che aumenta l'incidenza di tumori in età giovanile

Per il sovrappeso si abbassa l'età in cui si presentano ben 13 tipi di cancro legati all’età avanzata. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Obesity


STIAMO diventando sempre più grassi. È un fatto: dal 1975 ad oggi il numero di bambini obesi sul pianeta è decuplicato. E anche se non ci piace ricordarlo, la cosa ci riguarda da vicino perché l’Italia è in prima fila tra i paesi occidentali in cui i cittadini pesano di più. Una tendenza inarrestabile – se non autentica epidemia come l’ha definita di recente l’Oms – che sta modificando anche la storia naturale di alcune patologie. A sancirlo, una volta per tutte, è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Obesity, che svela come alcuni tipi di tumori caratteristici dell’età avanzata o della terza età stiano iniziando ad apparire sempre più precocemente, di pari passo con il progredire dell’attuale epidemia di obesità infantile.

LEGGI - Obesity day, 10 volte più bambini obesi rispetto al 1975


• I TUMORI LEGATI ALL’OBESITÀ
La nuova ricerca è, più precisamente, una review della letteratura scientifica sul tema: una riflessione a firma dell’onco-ematologo Nathan Berger, della Case Western Reserve University di Cleveland, che fa il punto sul rapporto tra cancro e obesità infantile analizzando i risultati di oltre 100 studi scientifici. Per iniziare, l’autore circoscrive il campo di studi rifacendosi alle conclusioni dell’Iarc (l’organismo dell’Oms dedicato alla ricerca sul cancro), che in una delle sue monografie pubblicata nel 2016 ha confermato l’obesità come fattore di rischio per 13 specifiche forme di tumore. Tra questi, due big killer come il tumore al seno e quello al colon retto, e altri meno comuni come il tumore alla tiroide, quello al fegato, il tumore endometriale, il mieloma o adenocarcinoma esofageo.


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LEGGI - L'obesità aumenta il rischio di ammalarsi di 13 tipi di cancro

lunedì 9 aprile 2018

Oscillazioni climatiche: troppo stress per la salute cardiaca

Studio condotto su trentamila persone nel Michigan


 Fabio Di Todaro

Passato quel che rimane di Burian 2, ultimo rigurgito dell’inverno, occorrerà comunque scongiurare l’arrivo immediato delle alte temperature. Ne va della salute del pianeta, ma pure della nostra. Alle grandi oscillazioni climatiche, infatti, corrisponde un maggior numero di attacchi di cuore. Questo è quanto si deduce da uno studio condotto su oltre trentamila persone nel Michigan, i cui risultati sono stati discussi durante l’ultimo congresso dell’American College of Cardiology. 

CUORE A RISCHIO QUANDO IL TERMOMETRO «IMPAZZISCE»
Punto di partenza dei ricercatori sono stati gli interventi di angioplastica coronarica effettuati in 45 ospedali tra il 2010 e il 2016, necessari per riaprire le arterie ostruite dei pazienti colpiti da un infarto. A quel punto i cardiologi si sono presi la briga di andare a verificare le registrazioni meteorologiche relative alla stessa zona nella giornata in cui ogni persona era rimasta vittima dell’evento cardiovascolare. 

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sabato 7 aprile 2018

Melanoma, il tumore cutaneo è più aggressivo durante la gravidanza

Le donne incinte devono tenere sotto controllo la trasformazione dei loro nei


Nicla Panciera
In gravidanza, la pelle va incontro a molti cambiamenti. Ma ve ne sono alcuni cui prestare particolare attenzione, per ragioni non estetiche ma di salute. Vanno, infatti, aumentando le evidenze scientifiche del fatto che il melanoma cutaneo è molto più pericoloso quando a ricevere la diagnosi è una donna in gravidanza. Ne abbiamo parlato con la dermatologa Marta Brumana, specialista dell’Humanitas San Pio X dove svolge attività di dermatologia ambulatoriale, chirurgia e laserterapia ed è impegnata nella mappatura dei nevi e prevenzione dei tumori cutanei.

Dottoressa, partiamo dal melanoma cutaneo. La diagnosi precoce è cruciale?
«Esatto. Teniamo conto che, secondo i dati Aiom-Airtum 2017, in Italia ci sono 147.000 pazienti con diagnosi di melanoma cutaneo e circa 14.000 nuovi casi l’anno. Il melanoma rappresenta il 9% dei tumori giovanili negli uomini, dove è la seconda neoplasia più frequente; nelle donne rappresenta il 7% dei tumori giovanili (terza neoplasia più frequente). Se individuati precocemente, la terapia d’elezione è la chirurgia; mentre se è già in fase avanzata e metastatica, la prognosi è pessima». 

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mercoledì 4 aprile 2018

Più casi di sterilità e pene più corto, cosa succede al maschio di oggi?

La sterilità maschile in Italia è raddoppiata in 20 anni, il testosterone di un uomo di 60 anni oggi è molto più basso rispetto a quello di suo padre, e stanno saltando tutte le proporzioni delle misure antropometriche dei giovani di oggi.

 
Quello di cui si è parlato a Presadiretta lunedì 13 marzo (2017) nell’inchiesta di Lisa Iotti e Irene Sicurella intitolata “Ciao maschio” è un tema importantissimo su cui stanno lavorando gli studiosi di mezzo mondo. A rischio infatti c’è qualcosa che interessa tutti: la riproduzione. La nostra società, infatti, sembra non essere più in grado di riprodursi. E questo non solo nel mondo occidentale.

Le cause, secondo l’ipotesi di molti ricercatori, sono delle sostanze chimiche diffusissime negli oggetti di uso quotidiano che stanno interferendo sul nostro sistema ormonale provocando quella che gli scienziati chiamano una femminilizzazione del maschio. Parliamo di ftalati, parabeni, bisfenolo A e molti altri.

Secondo gli studiosi, questo mix di interferenti con cui il maschio entra in contatto quotidianamente ha causato una diminuzione importante nella produzione di spermatozoi negli ultimi 20 anni.
Ma le alterazioni ormonali stanno portando anche ad un vero e proprio cambiamento nella struttura del corpo delle nuove generazioni.

L’Università di Padova pochi mesi fa ha pubblicato il primo studio al mondo sulle misure antropometriche: altezza, braccia, gambe, torso di oltre duemila ragazzi tra i 18 e i 19 anni. Il primario Carlo Foresta spiega a Presadiretta come i giovani di oggi sono più alti rispetto al passato, hanno gambe più lunghe, braccia più lunghe ma gli ormoni che determinano l’armonica crescita di tutte quante le strutture corporee non funzionano a dovere. Stanno saltando, quindi, tutte le proporzioni antropometriche, lunghezza del pene compresa: le nuove generazioni hanno infatti perso 0.9 cm rispetto alle misure in letteratura della generazione dei loro padri.

La femminilizzazione del maschio non è fantascienza perché nei luoghi più contaminati del pianeta già lo abbiamo visto negli animali. Come gli alligatori ermafroditi dei laghi della Florida. Ma non solo, riguarda anche le rane, le salamandre e i pesci.

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martedì 3 aprile 2018

Giornata mondiale dell’autismo, oltre i pregiudizi: le storie di chi fa il conservatorio, lavora nell’hi tech o apre una pizzeria


La determinazione di genitori ed educatori riesce a far raggiungere a molti ragazzi traguardi difficili. Pier Carlo Morello è diventato dottore in Scienze umane e pedagogiche. Everis ha appena assunto dieci persone con Asperger o autismo grazie a un progetto nato in Danimarca. Il progetto Atlantide 2 costruirà una rete integrata che accompagni la persona nel passaggio dall’età scolastica a quella adulta

C’è chi studia al conservatorio, chi sogna di gestire una pizzeria, chi si è guadagnato un lavoro a tempo indeterminato per un’azienda che si occupa di tecnologia e chi si è laureato superando difficoltà e pregiudizi. Sono ragazzi autistici. Secondo le indagini dell’Isfol (l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) in Italia oggi solo una persona con autismo su 10 ha un impiego e molto dipende dal percorso avviato dalla nascita all’età adulta, dal supporto della famiglia, degli educatori, del sistema assistenziale che ha ancora molte lacune. Alcune storie mostrano come la determinazione di genitori ed educatori speciali riesca a far raggiungere a questi ragazzi traguardi insperati, altre come qualcosa si stia muovendo. Anche nella lenta Italia, dove spesso questi ragazzi sono abbandonati a loro stessi e dove è più facile ricevere una porta in faccia.

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Autismo, al Bambino Gesù nasce network internazionale per sviluppare terapie accessibili a tutti

domenica 1 aprile 2018

Pasqua e Pasquetta: sì ai picnic, ma attenzione a cosa mangiate, 10 regole per festeggiare in salute


 


 
FABIO DI TODARO

La Pasqua, come il Natale, porta sulla tavola diversi alimenti ricchi di energia. Uova di cioccolato, salame, agnello e dolci tipici diventano un boccone a cui soprattutto i più piccoli (che non vanno a scuola quasi per una settimana) faticano a rinunciare.
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Nessun divieto categorico, ma qualche consiglio è ben accetto.

«La Pasqua per i bambini è sempre una festa e un’opportunità per trascorrere qualche giorno di vacanza in famiglia - afferma Susanna Esposito, ordinario di pediatria all’Università di Perugia e presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (WAidid) -. In questo periodo raccomandiamo sempre ai genitori di fare molta attenzione all’alimentazione. Nei cibi, infatti, possono nascondersi agenti patogeni o tossine di origine microbica che, a contatto con l’organismo umano, possono risultare dannosi per la salute, dei bambini provocando infezioni alimentari».

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sabato 31 marzo 2018

L’acrilammide che si forma nelle patatine, nei biscotti, nel caffè e nel pane cotto ad alte temperature è nociva. Tutti i consigli da adottare in cucina per ridurre il contenuto negli alimenti in un articolo firmato da Veterinaria e sicurezza alimentare Marche


Con la pubblicazione di un nuovo regolamento europeo sono stati abbassati i valori sul contenuto di acrilammide presente  in alcuni alimenti come patate, pane, biscotti, cracker, caffè.  Secondo l’Efsa la presenza di questa sostanza nel cibo può aumentare il rischio di cancro per i consumatori e per questo motivo ha pubblicato un dossier per ridurre la quantità nei prodotti confezionati e anche nei piatti cucinati in casa. In questo articolo pubblicato sul sito  Veterinaria e sicurezza alimentare Marche, Stefano Gabrio Manciola descrive quali sono le misure da adottare.

L’acrilammide è un composto organico a basso peso molecolare, altamente solubile in acqua, che si forma naturalmente negli alimenti amidacei durante la cottura ad alte temperature (come ad esempio frittura, cottura al forno e alla griglia) e durante i processi di trasformazione industriale che avvengono a temperature superiori a 120° C in condizioni di bassa umidità (come ad esempio la tostatura). L’acrilammide si forma ad alte temperature, attraverso reazioni fra alcuni zuccheri e l’amminoacido asparagina, presenti naturalmente in molti alimenti. Il processo chimico che porta alla formazione della sostanza è indicato come “reazione di Maillard” ed è la stessa reazione che rende i cibi abbrustoliti e più gustosi.Ad essere sotto accusa sono soprattutto i prodotti vegetali con poche proteine, perché in quelli molto proteici (come i legumi) e nei prodotti di origine animale, in cui la reazione di Maillard comunque avviene, si formano prevalentemente altre molecole.

L’acrilammide si trova quindi in molti alimenti cotti ad alte temperature  come  prodotti fritti a base di patate, pane, biscotti, cracker, caffè e anche nel fumo di tabacco. Gli studi condotti sugli esseri umani hanno fornito prove limitate e discordanti dell’aumento del rischio di sviluppare tumori in seguito ad ingestione. Tuttavia, le ricerche sugli animali da laboratorio hanno dimostrato che l’esposizione all’acrilammide, attraverso la dieta, aumenta enormemente la probabilità di sviluppare mutazioni geniche e tumori in vari organi.

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venerdì 30 marzo 2018

Il caffè è uno scudo per la salute del cuore

Studio brasiliano, protegge le arterie da ostruzione

 

Il caffè oltre che tenere svegli fa da scudo per la salute del cuore, proteggendo le arterie dall'ostruzione, un fenomeno che può portare a infarto. A evidenziarlo è uno studio brasiliano, della University of Sao Paulo's School of Public Health, pubblicato sulla rivista Journal of the American Heart Association. Per la ricerca sono stati presi in esame 4.400 residenti di San Paolo, tra i 35 e i 74 anni, analizzando le loro abitudini relative al caffè e le informazioni raccolte sono state correlate con la misurazione della quantità di calcio nelle arterie coronarie. "Abbiamo scoperto che il consumo abituale di più di tre tazze al giorno di caffè Java (una miscela robusta) diminuiva le probabilità di calcificazione coronarica per le persone che non avevano mai fumato" evidenzia l'autrice principale dello studio Andreia Miranda.


    Gli studiosi ora puntano a capire da un lato se bere quattro o cinque tazze al giorno conferirebbe ancora più benefici, anche se come sottolinea Miranda "altri studi hanno già dimostrato che il consumo eccessivo di questa bevanda potrebbe non portare miglioramenti per la salute", e dall'altro a comprendere se un effetto si potrebbe avere anche con altri alimenti e bevande contenenti caffeina, come tè o cioccolato. 

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giovedì 29 marzo 2018

La peluria del corpo: come cambia negli anni e perchè sempre più persone vogliono eliminarla


Nicla Panciera
A differenza dei suoi cugini primati, l’essere umano ha un corpo pressoché privo di peli. Il perché abbia perso la pelliccia nel corso dell’evoluzione è ancora oggetto di indagine e le ipotesi più accreditate riguardano la possibilità di controllare la temperatura anche nei climi più caldi ma anche di sbarazzarsi in fretta di parassiti e altri animali.

C’è poi il volto dell’essere umano che, al di là delle differenze individuali e dell’origine etnica, è generalmente glabro. Questo, per alcuni ricercatori, fa ritenere che la perdita di peli in quella zona abbia il vantaggio di consentire la comunicazione di emozioni e reazioni, cruciale per una specie sociale come la nostra. 

«I peli che ricoprono il nostro corpo sono considerati caratteri sessuali secondari, segnale visivo di maturità, e svolgono una funzione importante, che è di tipo sensitivo e tattile, oltre a proteggere alcune aree della pelle da frizioni e sfregamenti» spiega Paolo Pigatto, della Statale di Milano e direttore della dermatologia dell’Irccs Galeazzi di Milano.

QUALI E QUANTI PELI ABBIAMO?
I follicoli piliferi sono distribuiti quasi ovunque, vestigia questa del nostro passato, e danno luogo a una peluria sottile, il pelo del vello, che con la crescita viene sostituito da peli a carattere terminale in alcune aree del corpo. «Ad eccezione delle piante delle mani e dei piedi e delle pseudomucose, i peli sono presenti ovunque. Sono costituiti da una parte esterna e una che penetra nel derma profondo fino al bulbo» spiega il professor Pigatto.
Il ciclo del pelo ha ritmi diversi a seconda delle aree: «Il pelo cresce, si sviluppa e cade in 4/5 anni nel caso dei capelli, 6 mesi nel caso dei peli pubici, un mese nel caso dei peli terminali di braccia e gambe» spiega il dermatologo. È grazie a questo meccanismo, ad esempio, che le sopracciglia crescono e poi, raggiunta una certa lunghezza, cadono senza allungarsi all’infinito. «Con l’età, si osserva un aumento della lunghezza di alcuni peli, si pensi alle sopracciglia o alle orecchie. E una perdita dei peli pubici e ascellari, che dipende invece dai cambiamenti ormonali».

I CAPELLI
Ogni uomo possiede dai 20 ai 25 mila peli della barba che crescono al ritmo di mezzo millimetro al giorno. I capelli sono 120-150 mila e crescono in media 1,5 cm al mese (0,4 mm al giorno). A seconda dell’etnia, si distinguono capelli caucasici, asiatici e africani. Gli europei hanno le chiome più folte e gli africani più rade, gli asiatici più lisce e rapide a crescere, con una rapidità che può raggiungere i 0,6 millimetri al giorno. Anche dei capelli è importante prendersi cura: «Vi sono delle patologie del cuoio capelluto che possono causare la caduta dei capelli, provocando la calvizie, condizione che ha una certa predisposizione genetica - spiega il professor Paolo Pigatto - In caso di desquamazione della pelle e di massiccia perdita di capelli, è opportuno rivolgersi allo specialista».


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Vaccino Covid e morti improvvise: vediamo cosa è emerso da uno studio Usa

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