lunedì 29 dicembre 2008

Dormire troppo può essere dannoso per cuore e salute

Una nuova ricerca effettuata da un team di studiosi di Singapore in collaborazione con un' equipe di scienziati statunitensi ha fornito ulteriori prove dell' importanza per la salute dell' organismo di dormire bene. Poche o troppe ore di sonno possono essere infatti dannose per il cuore. I ricercatori hanno inoltre osservato che il diabete e l' ipertensione possono contribuire ad accentuare ulteriormente questo tipo di connessione.
Gli studiosi, guidati dal dottor Anoop Shankar della West Virginia School of Medicine di Morgantown, hanno esaminato ben 58.044 uomini e donne di 45 anni di età o più anziani, che non soffrivano di malattie cardiache.

Ebbene, coloro che solitamente dormivano cinque ore o meno di cinque ore, e quelli che dormivano più di nove ore, hanno riportato significative e maggiori probabilità di morire di malattie cardiovascolari negli anni seguenti, rispetto ai pazienti che dormivano sette-otto ore a notte.
Questi risultati contraddicono in parte altri studi che suggerivano al contrario come le persone che dormivano più a lungo avessero maggiori rischi di soffrire di disturbi cardiaci.

Esattamente, il gruppo di persone che dormiva meno di cinque ore a notte aveva il 57% in più di probabilità di morire di malattie cardiache, mentre per le persone che dormivano nove o più ore la percentuale di rischio sale al 79%.

Se è vero che dormire troppo fa male al cuore, è altresì provato che riposare soltanto per poche ore a notte è altrettanto nocivo. L' ideale sarebbe, dunque, non eccedere ma nemmeno farsi mancare il riposo.


Gli studiosi hanno tuttavia dimostrato come in molti pazienti i problemi di sonno fossero una conseguenza di altre patologie, come diabete e ipertensione. Dunque una serie di fattori che farebbero dormire male e renderebbero più esposti alle malattie cardiovascolari proprio i diabetici e gli ipertesi, tra i soggetti risultati maggiormente a rischio nello studio. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista di divulgazione scientifica American Journal of Epidemiology.

Fonte

sabato 27 dicembre 2008

Piangi che ti passa














Chi l’ha detto che piangere fa male? Secondo recenti studi è esattamente il contrario. Il pianto è la perfetta valvola di sfogo e, soprattutto negli uomini, aiuta a star meglio. A sostenerlo sono stati dei ricercatori americani ed olandesi, i quali, facendo delle indagini approfondite congiunte su oltre 3000 persone di 30 Paesi diversi hanno raggiunto la conclusione che piangere fa bene.

Non solo da bambini. Infatti, oltre a dare sfogo alle proprie emozioni di gioia, rabbia, rancore o dolore, le quali se tenute dentro fanno ancora più male, possono anche aiutare a trovare una soluzione. Si diceva soprattutto negli uomini. Infatti le donne, perché sono più emotive, o solo per un retaggio culturale, piangono di più e quindi è più usuale vederle con le lacrime agli occhi. Vedere invece un uomo che piange fa scattare automaticamente in noi un senso di pericolo, ci fa capire che c’è qualcosa di serio che non va, e allora ci fa avvicinare alla persona triste. Questa empatia aiuta l’uomo a non sentirsi solo e magari a sentirsi risollevato, ma poi anche lo aiuta, grazie alla cooperazione, a trovare la soluzione al problema che ha provocato il pianto.

La ricerca è partita dall’idea di Jonathan Rottenberg, assistente di psicologia alla University of South Florida di Tampa, che voleva analizzare cosa accadeva nel cervello umano al momento del pianto, dato che oggi si hanno molte informazioni sul pianto dei neonati, ma quasi nulla su quello degli adulti. Ad aiutarlo nella raccolta dei dati e nella pubblicazione ci sono stati Lauren M. Bylsma e Ad J.J.M. Vingerhoets della Tilburg University, in Olanda, che hanno reso noto il loro studio su Current Directions in Psychological Science, una delle riviste di psicologia più autorevoli a livello mondiale.

I dati della ricerca parlano chiaro. Sulle 3 mila persone osservate, circa due terzi di loro ha ammesso di essersi sentito meglio dopo il pianto, e solo uno su 10 ha detto di star peggio. Un metodo importante e naturale per risolvere i tanti guai psicologici del nostro secolo.

Fonte

mercoledì 24 dicembre 2008

Pesce, toccasana per le arterie

Salmone, aringhe, tonno, sardine se consumati almeno un paio di volte a settimana riducono il rischio di malattie cardiovascolari del 10 per cento.

“A tavola non s’invecchia”, dice un proverbio che oggi anche gli esperti sottoscrivono. Ma con le opportune precisazioni. Se è vero infatti che si dimostra l’età che hanno le nostre arterie, è evidente che và fatto di tutto per mantenerle sane e pulite. Molto, moltissimo dipende dall’alimentazione. A tavola si può non invecchiare, ma ci si può anche fare del male.



Una corretta prevenzione cardiovascolare inizia proprio con il controllo dell’alimentazione. In una dieta equilibrata non devono mai mancare il pesce e l’apporto degli acidi grassi omega-3 da essi derivati. Da questo punto di vista, il pesce più “a cuore” ai cardiologi è il salmone, re della tavola grazie al suo elevato contenuto (1,83 grammi a porzione) in omega-3 , i grassi salva-cuore, abbassa-trigliceridi e alza-colesterolo buono.

….

di Pierluigi Montebelli
Dossier Salute e star bene

domenica 21 dicembre 2008

Omega - 3 con gusto

La prescrizione di assumere pesce due volte a settimana, come fonte di omega - 3, è valida per tutti.
Ma chi ha già fatto i conti con un infarto o un ictus dovrebbe aumentare un pò la dose.
In questo caso, il consumo di pesce, va associato a integratori a base di omega - 3 (un grammo al giorno).
L'unico vero inconveniente di questa terapia è rappresentato da un retrogusto non particolarmente
gradevole, ma l'industria farmaceutica si sta attrezzando. I veri produttori di omega - 3, infatti,
non sono i pesci ma le micro-alghe, che rappresentano appunto il nutrimento dei pesci grassi. A breve dovrebbero dunque essere disponibili integratori omega - 3 vegetali, dal gusto più gradevole perchè
estratti direttamente dalle alghe.

giovedì 18 dicembre 2008

Memoria a rischio con una dieta senza carboidrati


Eliminare completamente i carboidrati dalla propria dieta non è il modo più salutare di perdere peso, sembra inoltre possa avere delle conseguenze sulle capacità cognitive e sulla memoria. Rinunciare a pane e pasta potrebbe ridurre di molto la memoria e la capacità di concentrazione, almeno stando ai risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Tufts University di Boston. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Appetite (Dicembre 2008).

I ricercatori si sono concentrati sugli effetti di una dieta basata sulla quasi eliminazione dei carboidrati (zuccheri, pane e pasta), una dieta conosciuta con il nome di Atkins (il nome deriva dal Robert Atkins, il cardiologo che la mise a punto). Già in passato alcuni studi dimostrarono i notevoli effetti collaterali di questo regime alimentare: problemi respiratori, acidosi metabolica, stitichezza, crampi, ecc. Ora la lista sembra allungarsi.

Il Dottor Holly Taylor, coordinatore dello studio, spiega che in base ai dati raccolti si è rilevato che il cibo che si mangia può avere un impatto immediato sulle capacità cognitive. Il risultato a breve termine è inquietante, le persone che seguono una dieta povera di carboidrati mostrano un'evidente perdita di lucidità, un rallentamento delle capacità cognitive e una parziale perdita della memoria.

I dati raccolti sono frutto di un'indagine che ha coinvolto 19 donne, con un'età compresa tra i 22 e i 55 anni, divise in due gruppi. Un gruppo, quello di controllo, doveva seguire una dieta equilibrata, l'altro, invece, una dieta povera di carboidrati. Già dopo una settimana le donne del secondo gruppo, rispetto al primo, mostravano un evidente peggioramento delle capacità cognitive e mnemoniche.

Secondo i ricercatori la spiegazione di questi effetti collaterali risiederebbe nelle quantità di glucosio nel sangue che viene trasportato al cervello. Il basso contenuto di carboidrati riduce la quantità di glucosio che è fondamentale per il cervello in quanto è utilizzato dalle cellule nervose come energia.

Una dieta dove l'apporto di pane e pasta e minimo, se non nullo, non fornisce al cervello dei livelli di "carburante" sufficienti ad alimentare i neuroni. Questo studio dovrebbero far riflettere sull'importanza di una dieta equilibrata, privarsi di determinati alimenti potrebbe dare degli apparenti "benefici" per la inea a discapito della salute. Infine, i ricercatori hanno evidenziato che entrambi i gruppi esaminati hanno perso esattamente gli stessi chili.

Fonte

venerdì 12 dicembre 2008

Il buongiorno si vede dal mattino...

...e dalla prima colazione

Un breakfast sano ed equilibrato aiuta non solo ad affrontare
gli impegni della giornata ma anche a mantenere la pelle giovane

Qualche idea per cominciare bene

ROSSO CORSA Flavonoidi, licopene, antocianosidi: tutte le virtù del rosso
Due fette di pane integrale con un velo di burro e marmellata di lamponi al naturale,
un centrifugato di pomodoro e ravanello, un caffè con zucchero di canna, acqua.

VIA CON L'ENERGIA Partire con la carica giusta per una giornata impegnativa o per l'attività sportiva
Una tazza di riso soffiato, polvere di frutta secca e latte. Una spremuta di pompelmo, caffè al ginseng con
fruttosio, una banana, acqua.

IN CASO DI SOLE Per un'abbronzatura più bella
Una tazza di latte di soia con fiocchi di mais, una coppa di macedonia di melone, fragole e mango, un
centrifugato di arancia, carota e limone, acqua.

FAST BREAKFAST Per chi va di fretta
Uno yogurt naturale con kiwi e fragole in pezzi, spremuta di arancia, caffè d'orzo con zucchero di canna,
acqua, una mela.

DIURETIFAST Per scrollarsi di dosso i liquidi di troppo
Una coppa di macedonia di ananas, mela, melone, banana, centrifugato di finocchio, ravanello e zucchina,
tè verde, acqua.

RISVEGLIARSI PIU' GIOVANI L'invecchiamento si combatte al mattino
Due fette di pane integrale, burro e marmellata di more, una spremuta d'arancia, uno yogurt al naturale,
tè verde, acqua.

di Eleonora Grassi

La Stampa - Dossier Salute Star Bene

mercoledì 10 dicembre 2008

Il decalogo anti-raffreddamenti

Curare particolarmente l'alimentazione:
autunno e inverno sono i momenti in cui il fisico è sottoposto a grandi stress e che richiedono quindi una
particolare cura, soprattutto per quanto riguarda vitamine e ali minerale.

Mai sottovalutare i sintomi influenzali:
oltre ai disagi legati alla malattia, spesso sono indice del fatto che qualcosa nel proprio stile di vita e nella
propria alimentazione andrebbe decisamente rivisto.

Cercare di tenere uno stile di vita il più regolare possibile:
soprattutto in questo periodo dell'anno bisognerebbe limitare tutto quello che può creare stress o causare
grande stanchezza. Le giuste ore di sonno e pasti corretti a orari regolari sono le prime difese contro
i mali di stagione.

Non affidarsi a rimedi "fai da te":
i cosiddetti rimedi della nonna talvolta possono anche funzionare, ma nella maggior parte dei casi sono
un mix tra saggezza popolare e credenze prive di qualsiasi fondamento scientifico.
Il risultato? Talvolta, invece di guarire acuiscono la malattia.

Assumere integratori alimentare:
introducendo nella propria alimentazione elementi quali le vitamine e tutto ciò di cui il corpo ha maggiormente
bisogno per difendersi dagli attacchi al proprio sistema immunitario.

Ricordarsi sempre dell'importanzadi integrare i liquidi:
le buone abitudini estive di bere spesso valgono anche per l'inverno. Soprattutto quando si contrae l'influenza
è necessario bere grandi quantità di liquidi.

Scegliere con cura l'abbigliamento:
sì ai vestiti "a strati", no ai capi troppo pesanti: un'abbondante sudorazione rappresenta la porta d'ingresso
per mali di stagione e colpi di freddo.

Fare attenzione agli sbalzi di temperatura:
non esagerare con il riscaldamento, da utile può diventare un vero attentato al benessere (la differenza tra
la temperatura interna ed esterna non dovrebbe mai essere superiore ai 15 gradi).

Non trascurare l'attività fisica:
anche se un chilo di troppo può essere nascosto dagli abiti invernali, praticare attività fisica rinforza l'organismo
e aiuta le difese contro gli attacchi dei mali di stagione.

Evitare i luoghi affollati:
nei luoghi molto frequentati si moltiplicano le occasioni di contagio, specialmente se si è già fisicamente
debilitati. Quindi, particolare attenzione a mezzi di trasporto, palestre, piscine nei periodi più a rischio.

Fonte Osservatorio FederSalus (Star bene)

domenica 7 dicembre 2008

Infertilità in aumento tra gli uomini: colpa di fumo, alcol e inquinamento.














Le sostanze tossiche alterano i geni coinvolti nella genesi dello sperma e un numero sempre crescente di italiani non riesce a diventare padre. L’infertilità, quindi, conserva le caratteristiche di sostantivo femminile ma - da qualche tempo a questa parte - sembra essere una prerogativa tutta maschile. Uno studio europeo effettuato dai ricercatori del laboratorio di andrologia dell’Istituto Valenciano de Infertilidad di Alcante in Spagna ha stimato che sono sempre di più gli uomini europei che hanno difficoltà ad avere figli: lo dimostra una classifica stilata in base alla capacità di fecondare del loro seme.

Si conferma il trend in discesa della qualità del seme maschile sia per numero di spermatozoi che per motilità degli stessi - elemento fondamentale per poter raggiungere e fecondare l’ovulo. Le cause sono più di una ma vanno annoverati, tra i motivi principali, l’elevato tasso di inquinamento cui siamo soggetti, il fumo, l’alcol e il consumo di droga. Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia all’Università La Sapienza di Roma illustra in maniera chiara il concetto:

La nuova criticità cui sono soggetti gli uomini è legata all’aumento di fattori tossici nell’ambiente e allo stile di vita che, fin da adolescenti, è basato sul consumo - spesso sull’abuso - di droghe, sigarette, alcol e anabolizzanti.

Guardando più a fondo, dove si nasconde il rischio? Innanzitutto a tavola: latte, yogurt, tofu, spezzatino, hamburger o formaggio con soia - consumati con regolarità - potrebbero danneggiare la fertilità maschile; in secondo luogo, bisogna prestare attenzione alle onde elettromagnetiche anche di bassa intensità - vedi quelle del telefonino in stand-by -, capaci di ridurre la motilità e la concentrazione degli spermatozoi; ancora, il fumo - come confermato dal Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Catania - paralizza gli spermatozoi bloccandone i mitocondri, organelli disseminati nella coda e che gli danno energia per muoversi.

Fonte

venerdì 5 dicembre 2008

Longevità

Attenzione alle maniglie dell'amore

Un recente studio ha dimostrato che bastano 5 cm in più nel girovita per avere un'aspettativa di vita
del 13-17% in meno rispetto ai coetanei. La ricerca, condotta dall'Imperial College di Londra,
ha dimostrato che, anche se il peso di una persona è normale, avere le "maniglie" accorcia la vita.
Lo studio ha coinvolto migliaia di persone di nove paesi europei, con età a partire dai 51 anni,
di entrambi i sessi, monitorate per circa 10 anni. Gli uomini con un girovita di 119 cm presentavano
il doppio delle possibilità di perdere la vita per una malattia, rispetto ai coetanei con il valore sotto
gli 80 cm. Per le donne invece, la soglia di rischio è oltre i 99 cm, mentre quella sicura è sotto i 64,7 cm.

Fonte Viversani & Belli

lunedì 1 dicembre 2008

Calcola online il tuo Indice di Massa Corporea

L'Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di classificare il peso corporeo utilizzando l'Indice di Massa Corporea (BMI, acronimo di Body Mass Index) calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell'altezza in metri (kg/m2).

I valori di riferimento sono stati calcolati considerando come normopeso la fascia di popolazione risultata a minor rischio di sviluppo di malattie per cui il peso corporeo sia stato riconosciuto come fattore di rischio. Tra le principali patologie legate al sovrappeso troviamo le malattie cardiovascolari, il diabete, l'ipertensione, l'osteoartrosi, alcune neoplasie. I soggetti classificati come sottopeso sono invece maggiormente a rischio di osteoporosi, fratture, aritmie cardiache.


Adulti

Facendo riferimento allo schema riportato in tabella si può stabilire in quale categoria si colloca ognuno di noi.

Classificazione

BMI
Sottopeso

<18,5
Normopeso

18,5-24,9
Sovrappeso

25-29,9
Obesità lieve
I classe
30-34,9
Obesità moderata
II classe
35-39,9
Obesità grave
III classe
>40

Ricordatevi che questa classificazione ha un importante significato solo per gli adulti.

Bambini e adolescenti

Nel caso di bambini e adolescenti il BMI calcolato va confrontato con apposite curve di crescita:

  • qualora il soggetto si collochi sotto il quinto percentile si parla di sottopeso,
  • sopra l'85esimo percentile si parla di rischio di sovrappeso,
  • sopra il 95esimo percentile si parla di sovrappeso.

La classificazione attuale non prevede di parlare di obesità durante la fase evolutiva (fino ad almeno 20 anni di età).

Per conoscere la categoria del peso di bambini e adolescenti, calcola il BMI utilizzando il form in questa pagina e quindi consulta le curve di crescita BMI per età per maschi e femmine. Per saperne di più visita il sito dei Centers of Disease Control degli Stati Uniti (pagine in lingua inglese).


Calcola quì


giovedì 27 novembre 2008

Ancora sui benefici del cioccolato: lunga vita ai “cioccolofili”!















Il cioccolato è un alimento psicoattivo
che viene prodotto dai semi dell’albero di cacao tropicale Theobroma Cacao.
E’ stato il naturalista svedese Linneo a dargli questo nome, classificandolo. Il termine greco theobroma significa letteralmente cibo degli dèi.
In realtà è stato anche definito cibo del diavolo, forse perchè induce in tentazione vista la sua golosità, ma non ci sono ancora spiegazioni teologiche a questa associazione demoniaca. Dèi o diavolo, il cioccolato fa bene, ne abbiamo già parlato.
Gli aztechi lo usavano durante le cerimonie religiose per conferire vitalità e saggezza ai sacerdoti, ai guerrieri e ai nobili.
Il celebre libertino italiano Giacomo Casanova(1725-1798) lo assumeva come afrodisiaco prima di portare a letto le sue conquiste.

Più di recente uno studio sugli studenti maschi laureatisi nel corso della storia della celebre università di Harvard, avrebbe dimostrato che erano vissuti un maggior numero di anni quelli che consumavano cioccolato, piuttosto che coloro che si astenevano dal suo consumo.

Proprio così, se avete consumato tante uova di cioccolato, vivrete più a lungo. il cioccolato rende più longevi. Sembrerebbe che gli elevati livelli di polifenolo presenti al suo interno siano la spiegazione del suo potere allontana morte.
I polifenoli, infatti, riducono l’ossidazione delle lipoproteine, e proteggono contro le malattie cardiache. Le teorie sono ancora in fase speculativa, certo è che se la cardioaspirina avesse il sapor di cioccolato non sarebbe certo una cattiva idea!
Oltre che a rendere più longevi, il cioccolato aumenterebbe le capacità cognitive. Esperimenti compiuti sui topi in laboratorio, avrebbero rilevato un aumento della capacità di attenzione e un incremento della memoria, relativa all’assunzione di cacao.
Se a questo aggiungiamo i benefici effetti sull’ umore e sull’eros e la diminuizione dei disturbi dovuti alla sindrome premestruale, credo sia il caso di correre al supermercato per fare incetta delle uova pasquali a prezzi scontati. Lunga vita ai cioccolofili!

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martedì 25 novembre 2008

Masturbazione e cancro alla prostata

La masturbazione riduce il rischio di sviluppare il cancro alla prostata. Secondo alcuni ricercatori del Cancer Council Victoria di Melbourne (Australia), la masturbazione, in particolar modo in quegli uomini che non hanno rapporti sessuali regolari, aiuterebbe a prevenire il tumore alla prostata perché grazie ad un'eiaculazione frequente si evita che eventuali sostanze cancerogene possano accumularsi nella ghiandola prostatica. I dettagli della ricerca sono stati riportati sul New Scientist in un articolo del 2003.

Per condurre lo studio sono stati arruolati circa un migliaio di uomini affetti da tumore alla prostata e poco più di 1200 sani, a tutti i partecipanti è stato fatto compilare un questionario con diverse domande sulle loro abitudini sessuali. Gli esperti spiegano che studi precedenti avevano dimostrato che un elevato numero di rapporti con partner diverse era legato ad un aumento del pericolo di sviluppare il cancro alla prostata, un pericolo che però non era legato al numero di rapporti in se ma al fatto che l'elevato numero di partner diverse esponeva ad un maggior rischio di contrarre patologie che potevano contribuire alla comparsa della neoplasia prostatica.

Graham Giles, coordinatore dello studio australiano, spiega che in base ai dati raccolti si è potuto osservare che gli uomini che hanno un'intensa attività tra i venti i cinquant'anni hanno meno probabilità di sviluppare la malattia. In particolar modo, si è scoperto che gli uomini che eiaculavano più di cinque volte alla settimana intorno ai 20 anni avevano circa il 33 per cento di probabilità in meno di sviluppare il cancro alla prostata.

Secondo Graham Giles, l'effetto che si ottiene sull'organismo è assimilabile a quello che avviene con l'allattamento al seno nelle donne. Si è dimostrato che le mamme che allattano al seno hanno una minore probabilità di contrarre il cancro al seno.

Tornando allo studio australiano, secondo gli esperti, le frequenti eiaculazioni hanno un effetto protettivo contro il cancro perché prevengono la costruzione di cellule cancerogene nella prostata.


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venerdì 21 novembre 2008

Le proteine

Le proteine sono le costituenti fondamentali delle nostre cellule e per questo si dice che hanno una funzione strutturale o plastica. Esse sono formate da piccole unità dette aminoacidi. Gli aminoacidi necessari sono 22 ma di questi solo 8 sono considerati essenziali perchè l'organismo umano non è in grado di sintetizzarli (produrli) ma deve prenderli dal cibo. Se uno di questi aminoacidi essenziali non viene assunto con l'alimentazione si preclude automaticamente la formazione delle proteine o dei tessuti contenenti quel particolare aminoacido. Le proteine che contengono tutti e 8 gli aminoacidi essenziali sono complete e vengono definite ad alto valore biologico. Le proteine che si trovano nei prodotti animali come uova, latte o derivati, pesce, carne e salumi sono proteine ad alto valore biologico. Le proteine vegetali, presenti ad esempio nei legumi e nei cereali, hanno invece un valore biologico soltanto discreto perchè carenti di alcuni aminoacidi essenziali. Però, consumati insieme, si completano a vicenda.

IL FABBISOGNO DI PROTEINE NELLO SPORT

Il fabbisogno di proteine varia in funzione dell'età e del tipo di attività fisica. É infatti proporzionalmente maggiore nella crescita, nei bambini rispetto agli adulti, e nello sport per la manutenzione dei tessuti muscolari sottoposti a carichi di lavoro continui. Per la popolazione generale si raccomandano circa 0.9 g/kg di peso corporeo pari a circa il 10-12% dell'introito calorico giornaliero. L'atleta che necessita di incrementare le masse muscolari può arrivare ad assumere proteine fino a 1.5-1.8g/kg di peso, per un breve periodo. Per mantenere il livello di massa muscolare già acquisito, sono invece sufficienti gli 0.9 g/kg di peso corporeo.

RICORDATI CHE

Non sono necessarie ogni giorno assunzioni di grandi quantità di proteine, poichè le proteine in eccesso non vengono conservate nell'organismo e sovraccaricano il lavoro dei reni Non è vero che le proteine vegetali (legumi secchi) non possono essere utilizzate: integrate con farinacei, forniscono un'ottima miscela di proteine ad alto valore biologico L'alternanza delle fonti proteiche sia animali che vegetali ti garantisce un introito di tutti gli aminoacidi necessari.

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martedì 18 novembre 2008

Fare ginnastica in palestra o i casa?

Fare le faccende di casa può essere altrettanto proficuo, se si vuol perdere peso, che ingaggiare un personal trainer. Buona notizia per chi non ha tempo o soldi necessari da investire in un'attività sportiva. La notizia viene dalla University of Central Florida. Karen Dennis, medico del centro statunitense, sta conducendo uno studio, che durerà cinque anni, su donne in menopausa di età compresa tra i 50 e 65 anni. Lo studio vuole verificare l'efficacia di due programmi di fitness, entrambi seguiti da esperti ma uno da fare in casa e l'altro in palestra. I risultati preliminari hanno dimostrato che i due approcci sono equivalenti, se affrontati con serietà e con un regime alimentare appropriato, per perdere peso.

Allo studio prendono parte 300 donne. Nel primo anno la maggior parte di loro hanno perso tra i 12 e i 15 chilogrammi. Le donne sono seguite costantemente da un'equipe di medici a cui possono rivolgersi sia per avere un supporto tecnico che psicologico. Questo studio durerà cinque anni "perché il nostro obiettivo è quello di modificare i comportamenti alimentari e di vita scorretti e fare in modo che le donne che stiamo seguendo non riprendano le vecchie abitudini", sostiene la Dennis. "Lo sforzo richiesto sembra tanto, ma in realtà molte delle partecipanti sono contente perché hanno riacquistato fiducia in loro stesse e una maggiore armonia con il loro corpo, oltre che a un miglioramento notevole della salute generale", conclude la Dennis.

Fare 30 minuti di passeggiata fa consumare tanto quanto una corsetta blanda sul tapis roulant. Salire due rampe di scale almeno quattro volte al giorno è come fare 15 minuti di step. Pulire il giardino e fare le pulizie in casa per almeno 1 ora al giorno vale quanto un'ora di palestra. "Convincere le donne in meno pausa a fare attività fisica, anche al di fuori di luoghi preposti come possono essere le palestre, è un grande obiettivo soprattutto in una società, come quella americana, dove l'obesità è in diffusione", ha affermato la dottoressa Dennis. Il programma messo a punto dal medico americano prevede anche, oltre ad una regolare attività fisica, una dieta da seguire il cui obiettivo principale è quello di modificare e correggere abitudini scorrette. Emanuela Grasso

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venerdì 14 novembre 2008

Diabete e disfunzione erettile

Gli uomini colpiti da diabete che presentano anche dei problemi di disfunzione erettile hanno un rischio maggiore di contrarre patologie di tipo cardiovascolare. Il legame fra disfunzione erettile e problemi cardiovascolari è stato dimostrato già da numerosi studi scientifici, due nuovi studi hanno però individuato un nuovo fattore associato ad una maggiore incidenza dei problemi cardiaci, la disfunzione erettile.

Entrambi gli studi, pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology (Maggio 2008), sono del parere che i problemi di disfunzione erettile, soprattutto nel caso di uomini colpiti da diabete di tipo 2, sono solo l'anticamera di una serie di patologie cardiovascolari che si conclameranno negli anni a venire.

Riassumiamo brevemente i due studi che mettono in relazione diabete, disfunzione erettile e problemi cardiovascolari.

Uno studio, condotto presso l'Istituto Beato Matteo di Vigevano (Italia), è stato coordinato da Carmine Gazzaruso. I ricercatori hanno preso in esame un gruppo 291 uomini affetti da diabete di tipo 2 e hanno confrontato i dati raccolti con quelli di un gruppo di controllo. La conclusione è stata che i pazienti che presentavano anche dei problemi di disfunzioni erettile avevano un rischio doppio di sviluppare problemi cardiovascolari nei quattro anni successivi alla diagnosi.

Il secondo studio, coordinato da Peter Chun-Yip Tong, è stato condotto presso l'Università di Hong Kong. In questo caso sono stati esaminati 2.306 uomini affetti da diabete di tipo 2, del totale circa 270 presentavano dei problemi di disfunzione erettile. All'inizio dello studio nessun partecipante aveva mai avuto problemi di tipo cardiovascolare.

Durante il periodo di osservazione, durato circa quattro anni, 123 uomini sono stati colpiti da infarto. Dalla comparazione dei dati clinici dei pazienti è emerso che gli uomini diabetici, che presentavano anche problemi di disfunzione erettile, avevano un 58 per cento di possibilità in più di morire per infarto.

In base ai risultati di questi studi, la comparsa di disfunzioni erettili nei pazienti diabetici deve mettere in guardia su possibili problemi cardiovascolari futuri. Durante lo studio italiano si è però notata una cosa, i pazienti diabetici con disfunzione erettile che assumevano le statine, i farmaci anticolesterolo, riducevano di un terzo il rischio di malattie cardiovascolari.


Fonte

mercoledì 12 novembre 2008

Qualche regola per prevenire l'ipercolesterolemia

Attualmente esitono terapie farmacologiche capaci di abbassare
i valori di colesterolo nel sangue e devono pertanto essere
utilizzate in tutti quei casi di pazienti a elevato rischio di insorgenza
di malattia cardiovascolare (prevenzione primaria) e in tutti quei
pazienti già colpiti da patologie cardiovascolari (prevenzione
secondaria). Ma rimane elemento essenziale nell'approccio
sanitario all'ipercolesterolemia "la prevenzione", attraverso
adeguati stili di vita, quali:

* mantenere un'alimentazione sana, riducendo il consumo
di grassi animali;

* controllare il peso corporeo;

* fare attività fisica in maniera regolare;

* ridurre o meglio abolire fumo e alcool;

* controllare regolarmente i valori del colesterolo totale.

Fonte: PHARMaMICA

lunedì 10 novembre 2008

Russare e vita sessuale

Russare disturba la vita sessuale

Una nuova ricerca condotta dalla British Snoring & Sleep Apnoea Association, per presentare la settimana nazionale per smettere di russare, mostra che le persone che russano hanno vite sessuali meno soddisfacenti.

A detta del Daily Mail, oltre la metà delle persone intervistate hanno detto che farebbero più spesso l'amore se loro o i loro partner smettessero di russare. Inoltre un terzo delle coppie ha ammesso di avere rapporti molto raramente perché uno dei due russa.

L'81% dei partner delle persone che russano, sostengono di non riuscire a dormire abbastanza e la metà di questi si svegliano sentendosi stanchi. Il 70% delle coppie che hanno questo problema decidono di dormire in camere separate per dormire meglio.

"In passato abbiamo considerato unicamente gli effetti clinici del russare e le terapie adatte, ma sono stati condotti pochi studi riguardanti gli effetti psico-sessuali del problema" sostiene Marianne Davey, co-fondatrice dell'associazione.

"Gli intervistati ci hanno detto che le loro relazioni migliorerebbero se si smettesse di russare e che sicuramente questo condiziona la loro vita sessuale. È evidente che il russare porta a discussioni, che crescono col tempo e possono avere effetti deleteri e portare addirittura alla rottura delle rapporti." ha aggiunto Davey.


Fonte

giovedì 6 novembre 2008

Vino rosso, alternativa al viagra

Vino rosso, alternativa al viagra

Vino rosso: alternativa al viagra

Il vino rosso, se bevuto nella giusta quantità, può essere un'alternativa al viagra in quanto migliora le prestazioni sessuali. Questa è la conclusione di una ricerca i cui risultati sono stati presentati da Andrea Ledda, docente dell'Università dell'Aquila, in occasione del convegno Vino e Salute (Giugno 2008).

Tre bicchieri di vino sembrerebbero aumentare il piacere sessuale favorendo l'erezione e ritardando lievemente il riflesso eiaculatorio, migliorando quindi, anche se limitatamente, il problema legato all'eiaculazione precoce.

Durante la ricerca sono stati poi individuati altri benefici del vino rosso sulla salute. L'assunzione della bevanda in dosi moderate aiuta a prevenire l'arteriosclerosi e combatte l'andropausa, un evento patologico legato soprattutto all'insufficienza degli ormoni androgeni da parte dei testicoli e al precoce invecchiamento dell'apparato genitale maschile.

In occasione del convegno Vino & Salute è intervenuta anche la Prof.ssa Teresita Mazzei, presidente della Società Internazionale di Chemioterapia (ISC), che ha evidenziato un'altra proprietà del vino rosso. Il vino, sempre se bevuto con moderazione, può incidere nella prevenzione di alcune forme tumorali come: tumore al seno, tumore alla prostata e tumore al polmone. L'esperta spiega che fino ad oggi la sperimentazione è stata condotta solo su animali ma, in base ai risultati ottenuti, è molto probabile che gli stessi effetti si possano ottenere anche sull'uomo.

Durante il convegno si è rimarcata l'importanza della nutrigenomica, un campo relativamente nuovo della medicina molecolare che studia come il cibo sia in grado di intervenire sul DNA per attivare quei geni che impediscono l'insorgere nell'organismo di alcune patologie. In base ai risultati ottenuti in numerosi studi, è possibile prevenire diverse patologie adottando abitudini di vita sane e una dieta equilibrata e controllata.

Nel caso non vi siano particolari controindicazioni, come per esempio nel caso di tumore al fegato o cirrosi epatica, prima di provare con il viagra potreste quindi provare con tre bicchieri di vino rosso al giorno stando attenti a non esagerare, quantitativi superiori non migliorerebbero le prestazioni sessuali e al contrario potrebbero essere dannosi.


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martedì 4 novembre 2008

Latte di pecora contro i tumori


Latte di pecora contro i tumori

Uno studio condotto dall'università di Firenze, ha analizzato le proprietà nutrizionali del late di pecora e dei suoi derivati. Dall'analisi è emerso che questo alimento ha delle caratteristiche che aiutano a prevenire malattie cardiovascolari e alcune forme di tumori, caratteristiche che sono state riscontrate solo nel latte prodotto da animali alimentati in maniera naturale, con erba fresca dei campi, e non con foraggio secco.

La ricerca è stata coordinata dal professor Mauro Antongiovanni, ordinario di Nutrizione e alimentazione animale nel Dipartimento di Scienze zootecniche dell'Università di Firenze. Il professore ha evidenziato come grazie al late di pecora si potrà fare una prevenzione efficace soprattutto per i tumori che interessano il colon e la mammella.

I risultati completi di questa ricerca, verranno esposti il prossimo 27 luglio al Congresso mondiale di Scienze animali e scienze del latte che si svolgerà a Cincinnati negli Usa. I ricercatori hanno notato che cambiando la dieta degli animali, è possibile diminuire la concentrazione di acidi nocivi come il miristico e il palmitico in un valore medio di -40% e contestualmente, si aumentano gli acidi benefici come il butirrico di un +15% e del CLA (acido linolenico coniugato o acido rumenico) del +500%.


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venerdì 31 ottobre 2008

Si ingrassa meno mangiando lentamente


Si ingrassa meno mangiando lentamenteLe persone che mangiano velocemente hanno un rischio maggiore di mettere su qualche chilo di troppo, per restare in linea meglio quindi mangiare lentamente. Questa non è la prima volta che la velocità con cui mangiamo viene messa in relazione con la possibilità di ingrassare, i nuovi dati a sostegno di questa tesi arrivano da uno studio giapponese coordinato da Hiroyasu Iso dell'università di Osaka. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sul British Medical Journal (Ottobre 2008).

Lo studio, durato circa quattro anni (dal 2003 al 2006), ha coinvolto più di 3 mila volontari giapponesi, 2.160 donne e 1.100 uomini, con un'età compresa tra 30 e i 69 anni. I ricercatori, mettendo in relazione la "voracità" dei volontari con l'indice di massa corporea (BMI), hanno constatato che le persone che mangiano rapidamente fino a che non sono sazie hanno un rischio di tre volte superiore, rispetto alle altre, di essere in sovrappeso.

In base al campione osservato, il 50 per cento degli uomini e il 58 per cento delle donne mangiano fino a quando non si sentono sazi. Un altro dato che è emerso dall'indagine riguarda la velocità con la quale si mangia, circa il 45 per cento degli uomini e il 36 per cento delle donne hanno affermato di mangiare rapidamente. Incrociando i due dati, si è notato che i soggetti che hanno dichiarato di mangiare velocemente fino a sentirsi sazi presentavano un indice di massa corporea nettamente superiore rispetto agli altri. I ricercatori spiegano che in base allo studio si è concluso che gli uomini che mangiano velocemente hanno l'84 per cento di probabilità in più di essere in sovrappeso, il rischio raddoppia nel caso delle donne.

Perché mangiare velocemente può influire sul peso? Se si mangia troppo velocemente ci potrebbe essere uno squilibrio nei segnali che lo stomaco invia al cervello, si potrebbe sentire ancora fame anche se lo stomaco è già "pieno". Il consiglio è quindi quello di mangiare lentamente, soprattutto nei primi 10 minuti, affinché al cervello arrivino le giuste informazioni. In questo modo si stimola anche una migliore secrezione dei succhi gastrici e di conseguenza migliora la digestione.


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mercoledì 29 ottobre 2008

Caffè contro cancro al fegato


WASHINGTON - il caffè preso in quantità limitate, da più benefici di quanto si possa pensare, potrebbe aiutare a prevenire il cancro al fegato.

Uno studio condotto su più di 90.000 giapponesi ha evidenziato che le persone che bevono caffè abitualmente hanno il 50% in meno di possibilità di contrarre il cancro al fegato rispetto alle persone che non lo bevono mai.

I dati dell'American Cancer Society relativi al 2004, mostrano che in un solo anno sono stati diagnosticati 18.920 nuovi casi di cancro al fegato e 14.270 morti in seguito alla malattia.

Lo studio del National Cancer Center di Tokyo condotto nell'arco di 10 anni, ha evidenziato che l'incidenza del cancro al fegato in persone che bevono raramente caffè è di 547 casi su 100.000. Daltraparte secondo il servizio della scorsa settimana pubblicato sulla rivista National Cancer Institute, il rischio per le persone che bevono caffè quotidianamente sarebbe di 214 casi su 100.000 persone.

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martedì 28 ottobre 2008

Ananas e prevenzione cancro












Nel centro di ricerca australiano del Queensland Institute of Medical Research, sono stati individuate delle molecole in grado di combattere il cancro con un approccio diverso dai farmaci fino ad oggi scoperti.

I ricercatori sono riusciti a isolare due molecole da un estratto d'ananas, la CCZ che ha effetti stimolanti sulle cellule del sistema immunitario che aiuta l'organismo a riconoscere e attaccare il tumore, e la CCS che ha la capacità di bloccare le proteine Ras, sostanze che incidono nel 30% dei tumori.

Altre proprietà dell'ananas

Già in passato sono state attribuite altre proprietà al frutto dell'ananas come antinfiammatorie, antiedematose, antibatteriche. E' risultato inoltre utile nei disturbi digestivi, nella prevenzione della trombosi, contiene molto magnesio e contribuisce a ridurre il rischio di osteoporosi e fratture.

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giovedì 23 ottobre 2008

Le uova

Uova
Sicurezza
La tossinfezione più comunemente trasmessa dalle uova è la salmonellosi. L'elevazione degli standard igienici e l'aumento dei controlli hanno consentito di limitare al minimo questa contaminazione: il consumo di uova crude o cotte conservate in modo corretto non costituisce quindi un rischio per la salute.
Le uova vanno conservate in frigorifero, nella loro confezione originale, non vanno mai lavate con acqua (per non rimuovere la cuticola esterna), al massimo con uno spazzolino o con un panno asciutto.
Qualità nutrizionali
Le uova sono uno degli alimenti più maltrattati dal punto di vista dei luoghi comuni (sbagliati) alimentari.
Vediamo innanzitutto i pregi e i difetti dal punto di vista nutrizionale.
I pregi
Le uova sono un'ottima fonte proteica (ogni uovo contiene circa 7 grammi di proteine, di cui 5 nell'albume e 2 nel tuorlo).
I grassi contenuti nell'uovo sono per la maggior parte monoinsaturi e polinsaturi, e quindi benefici per la salute. Contengono anche una discreta quantità di acido linoleico, un grasso essenziale.
Hanno un indice di sazietà elevato, grazie al loro basso apporto di calorie (solo circa 80 per ogni uovo di media grandezza), quindi sono indicate nei regimi alimentari ipocalorici.
La digestione delle uova comporta una scarsa secrezione di acido cloridrico, quindi sono consigliate a chi soffre di gatriti o ulcere gastroduodenali.
I difetti
Le uova contengono molto colesterolo (circa 200 mg per un uovo di media grandezza). Con due uova già si supera la quantità giornaliera massima consigliata. Questo argomento merita un articolo a parte.
Le uova provocano la contrazione della colecisti provocando spasmi e conseguenti coliche colecistiche nei soggetti che soffrono di calcoli biliari.
I luoghi comuni
Le uova sono pesanti da digerire: la digestione delle uova dipende da come sono preparate: in linea di massima più la cottura è blanda e maggiore il tasso di digeribilità. Per un uovo alla coque sono sufficienti 90 minuti, due ore se sodo e tre ore se fritto: la digestione della carne è sicuramente più lunga. Le uova, quindi, non sono meno digeribili rispetto alla grande maggioranza delle fonti proteiche.
Le uova fanno male al fegato: gli alimenti grassi in genere appesantiscono il lavoro del fegato, soprattutto se i grassi sono portati a temperatura elevata, come nei fritti. Le uova di per sé non sono particolarmente grasse, se le si frigge la tossicità nei confronti del fegato dipende dai grassi aggiunti, e non dalle uova. Le pataine fritte appesantiscono il fegato, le patate di per sé no.

Gli albumi non andrebbero mai mangiati crudi, poiché contengono avidina che limita l'assorbimento di biotina (vitamina H).

Concludendo, si può affermare che le uova andrebbero evitate solo da coloro che soffrono di calcolosi biliare.
Chi soffre di ipercolesterolemia dovrebbe limitare il consumo di tuorli (due o tre alla settimana, e mai più di uno al giorno), mentre non vi è alcun limite nel consumo degli albumi.

Qualità organolettiche
Le qualità organolettiche delle uova non risentono più di tanto della qualità del metodo di produzione. Nella produzione di pietanze nelle quali l'uovo è utilizzato crudo, come la maionese o lo zabaione, le differenze possono essere avvertite, nel consumo a cotto queste si livellano e diventano impercettibili ai più, soprattutto se l'uovo è utilizzato insieme ad altri ingredienti (come nelle frittate).
Tuttavia, è opportuno scegliere uova prodotte con metodi poco intensivi che prediligano la qualità piuttosto che la quantità, ma più che altro per una questione di salubrità e non di gusto.
Una caratteristica importante, che influenza la bontà delle uova, è la freschezza: sebbene le uova si mantengano per parecchio tempo in frigorifero, è opportuno consumarle fresche, entro dieci giorni dalla deposizione.
Come scegliere

Le uova confezionate dal 01 gennaio 2004 devono riportare un codice alfanumerico (composto da lettere e numeri), assegnato ad ogni allevamento dall’azienda sanitaria locale al fine di garantire la tracciabilità delle uova in Italia e in Europa.
Il codice è composto da 11 caratteri, come per esempio: 3 IT 001 TO 036, ed è composto da:
Un numero che indica il metodo di allevamento (0 per allevamento biologico, 1 per allevamento all’aperto, 2 per allevamento a terra, 3 per allevamento in gabbie);
Il codice dello Stato ("IT" per Italia);
Il codice ISTAT del comune ove è ubicato l’allevamento (composto da 3 cifre, 001 nell'esempio);
La sigla della provincia (TO);
Un numero progressivo di tre cifre che consente di identificare in modo univoco l’allevamento (036 nell'esempio).
La scelta di uova biologiche rappresenta una scelta più sicura dal punto di vista delle possibili frodi (grazie ai maggiori controlli), e un allevamento di tipo estensivo che non stressa le galline. Purtroppo il costo di questi prodotti è molto elevato, ingiustamente, poiché spesso il rincaro del distributore finale è sproporzionato, come abbiamo scoperto parlando con produttori di uova biologiche destinate alla grande distribuzione.
L'allevamento all'aperto garantisce un notevole spazio per le galline (4 metri quadrati ciascuna), anche se vengono fatte razzolare solo 2 ore al giorno.
Le scelte salutisticamente migliori, dunque, sono le seguenti.
1) Approvigionamento da un piccolo produttore artigianale, ovvero il contadino. Se vengono utilizzate crude, bisogna fare attenzione alle condizioni igieniche: utilizzarle poco tempo dopo la deposizione, scegliere quelle più pulite, eventualmente pulirle con un canovaccio o con uno spazzolino. Se vengono cotte, non sono necessarie ulteriori precauzioni oltre a quelle di base.
2) Uova biologiche, che garantiscono maggiormente riguardo la salubrità del prodotto grazie ai maggiori controlli.
3) Uova da galline allevate all'aperto, che dovrebbero garantire una vita più tranquilla e soprattutto un minor rischio di malattie (e quindi un uso di antibiotici inferiore).

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Vino e prevenzione tumori


L'istituto oncologico Pascale di Napoli, ha individuato una sostanza che possiede delle proprietà che aiutano l'organismo a prevenire la formazione di tumori. Questa scoperta è particolare in quanto i ricercatori stanno cercando gli sponsor trai produttori degli alimenti che possiedono tale sostanza, in particolare fra quelli di vino.

Il resveratrolo, una sostanza che secondo i ricercatori potrà portare un grande aiuto nella lotta contro i tumori, è presente in alimenti come uva e arachidi, e mantiene le sue caratteristiche anche nel vino.

Sempre più spesso, i ricercatori dimostrano come una buona alimentazione composta da una dieta dove sono presenti determinate sostanze, possano influire positivamente nella prevenzione ai tumori.


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Chi sa che in questo periodo dell'anno che è quello di maggior fermento per quanto riguarda le aziende vinicole qualcuna accolga la richiesta di sponsorizzare con il proprio vino questa ricerca medica.

martedì 21 ottobre 2008

Una mela per tenersi giovani










Alcune persone saranno già a conoscenza delle maschere di bellezza a base di mele. Le proprietà di questo frutto sono infatti conosciute già da qualche anno nel campo estetico e vengono utilizzate per realizzare delle maschera che aiutano a prevenire le rughe e a donare elasticità alla pelle.
Uno studio condotto da alcuni ricercatori canadesi e pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, ha esaminato da vicino alcune caratteristiche delle mele evidenziazione alcune proprietà che si sono rivelate molto utili per la salute dell'uomo.
Fra le numerose sostanze che sono state individuate nella mela, cinque hanno attirato in particolar modo l'attenzione dei ricercatori come ad esempio i polifenoli. I cinque antiossidanti individuati nel frutto, sono in grado di combattere i radicali liberi che quando prodotti in quantità eccessive dall'organismo umano, sono fra le prime cause dell'invecchiamento e la formazione di tumori.
I ricercatori canadesi hanno inoltre esaminato diverse qualità di mele per vedere quale avesse la maggior quantità di antiossidanti, fra tutte si è evidenziata la Red Delicious. La maggior quantità di antisossidanti in quella qualità di mela potrebbe essere legata al tipo di terreno dove cresce e al periodo dell'anno in cui matura.

Un'altra caratteristica messa in rilievo da questa ricerca è relativa alla quantità di antiossidandi presenti nella buccia del frutto, nella polpa infatti è presente una quantità molto inferiore.


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venerdì 17 ottobre 2008

Pubblicita' Wacko's: interviene il Garante

Una patata non è una mela; lo sanno tutti ma la pubblicità, a quanto pare, sembra fare ancora parecchia confusione. Anzi, pare proprio che di confusione se ne voglia appositamente creare nella testa di genitori e bambini, continuando a riportare sulle confezioni dei prodotti alimentari informazioni incomplete e fuorvianti. È il caso delle patatine Wacko's della San Carlo, evidenziato anche da Altroconsumo con una segnalazione all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nello scorso mese di ottobre. Il Garante, che aveva già avviato una procedura a giugno di quest'anno, ha finalmente deliberato nei confronti della San Carlo, riconoscendo come ingannevole la pubblicità presente sulla confezione delle patatine Wacko's.

Sul retro della confezione di queste patatine, infatti, viene dato particolare risalto a una lettera, indirizzata ai genitori, nella quale si enfatizza il fatto che "25 grammi di Wacko's hanno addirittura lo stesso valore nutritivo di una mela da 100 grammi". Peccato che, a parità di peso (per esempio 100 grammi), le patatine abbiano 12 volte le calorie delle mele, a causa della presenza dei grassi (dei quali tra l'altro non viene precisata la natura) che invece sono assenti nel frutto.

La delibera dell'autorità garante, oltre ad aver inflitto una sanzione di 50.100 euro al Gruppo Alimentare San Carlo, ha stabilito che entro 90 giorni dalla notifica del provvedimento l'azienda adegui le informazioni sulla confezione del prodotto, ordinando nello specifico che venga eliminata "l'esagerata esaltazione dei pregi dei valori nutrizionali del prodotto, con particolare riferimento al confronto tra i valori nutrizionali delle patatine e quelli di una mela, e all'indicazione del valore energetico pari a una razione (25 g.) non identificabile con il valore energetico del peso (45 g.) dell'intero contenuto della confezione".

Esposto al Garante su Wacko's

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mercoledì 15 ottobre 2008

Le vitamine

VITAMINA C (ACIDO ASCORBICO)

Descrizione

La vitamina C, conosciuta anche come acido ascorbico, è un composto idrosolubile simile al glucosio. Benché abbastanza stabile in soluzione acida, è di norma la meno stabile delle vitamine ed è molto sensibile alla luce, al calore e all’aria, che stimolano l’attività degli enzimi ossidativi.
Una sua funzione molto importante è quella di mantenere in attività il collagene, una proteina necessaria per la formazione del tessuto connettivo della pelle, dei legamenti e delle ossa. La vitamina C ha un ruolo rilevante nella rimarginazione delle ferite e delle ustioni perché facilita la formazione del tessuto connettivo della cicatrice. Le cellule della parete arteriosa hanno bisogno del collagene per espandersi e contrarsi con i battiti del cuore; anche i capillari ne hanno bisogno perché sono più fragili. Un altra proprietà importante della vitamina C è quella antiossidante, che tra le altre cose, la rende utile come additivo alimentare. Questa funzione si esplica quando la vitamina C si auto-ossida e poi rigenera le sostanze ossidate come il ferro o il rame riportandole alla loro forma originale. Nel corso di questo processo, l’agente ossidante dannoso viene rimosso.

La vitamina C protegge il ferro nell’intestino dall’ossidazione.
Essa contribuisce anche alla formazione dei globuli rossi e previene le emorragie. Inoltre combatte le infezioni batteriche e riduce gli effetti di alcune sostanze che provocano allergie. Per queste ragioni la vitamina C è spesso usata nella prevenzione e nella cura del raffreddore comune. E’ stato scoperto che la vitamina C agisce come antistaminico e può essere usata per ridurre le dosi della forma medicinale.
La vitamina C ha relazioni significative con altri elementi nutritivi. Contribuisce al metabolismo di alcuni aminoacidi come la fenilalanina e la tirosina che diventano ormoni. La vitamina C trasforma le forme inattive di acido folico in forma attiva di acido folinico e può avere un ruolo significativo nel metabolismo del calcio e del ferro. Inoltre protegge la tiamina, la riboflavina, l’acido folico, l’acido pantotenico, la vitamina A e la E dall’ossidazione. Protegge il cervello e il midollo spinale dalla distruzione da parte di radicali liberi. Gli studi sulla vitamina C come terapia anti-tumorale continuano, ma esistono già delle prove riguardanti l’effetto protettivo della vitamina C, nei confronti di alcuni tipi di tumore, in larghe fasce della popolazione.
Grande concentrazione di vitamina C si trova nelle ghiandole surrenali, che rilasciano epinefrina e norepinefrina nei momenti di stress.

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lunedì 13 ottobre 2008

La Vitamina C ha sempre fatto bene, e continua a farlo.

Forse avete sentito il "fatto" sulla vitamina C, riportato dai quotidiani con grande risalto nel mese di marzo 2000: la vitamina sarebbe causa di rischio cardiovascolare. La Leva di Archimede è riuscita ad ottenere un commento dall'autorevole "Linus Pauling Institute" e dalla Vitamin C Foundation, che abbiamo sintetizzati qui di seguito.

Secondo una ricerca del Prof. James Dwyer della scuola di medicina dell'Universitˆ californiana, San Diego, integratori di Vitamina C provocherebbero un'ispessimento delle arterie, che indicherebbe presenza di aterosclerosi (un progressivo "riempimento" delle arterie che impedisce la circolazione) e di conseguenti problemi cardiaci.

Secondo alcuni bisognerebbe smettere di usarla questa vitamina, come qualche quotidiano in stile allarmistico ha pure suggerito. Solo che, alla luce del sole, la notizia si rivela nientemeno che falsa. Lo stesso Dwyer aveva infatti dubitato del risultato, ed aveva messo in guardia che si trattava di una ricerca assolutamente preliminare che avrebbe necessitato di altri studi più approfonditi prima di dichiarare che la vitamina C fosse dannosa.

Infatti il mistero si risolve così: E' stato sì accertato un ispessimento delle arterie, ma prendendo fischi per fiaschi, gli scienziati hanno sbagliato nell'interpretazione, e si sono rivolti alla stampa senza assicurarsi della correttezza delle loro affermazioni.

E' risaputo tra gli esperti di vitaminologia che questa vitamina, se presa in dosi superiori al fabbisogno fisiologico, agisce sul meccanismo della produzione del collagene. Le arterie sono fatte anche di collagene, cioè di tessuto connettivo, allora è del tutto normale che la vitamina C causi un'ispessimento delle arterie. Per˜ questo è un effetto positivo, anzichè dannoso! Nelle persone anziane e nei fumatori si osserva spesso un indebolirsi dei vasi sanguigni, un assottigliamento delle arterie. Se la vitamina C viene integrata in dosi consistenti, questa debolezza viene meno, cioè la vitamina C rafforza i vasi sanguigni ed è così che lo studio americano ha potuto osservare un loro ispessimento ad opera della produzione collagenica stimolata dalla vitamina C.

Questo viene confermato anche dall'osservazione del fatto che tra le persone che integrano la Vitamina C non c'è alcun aumento di malattie cardiovascolari. Al contrario, numerosi studi nel corso degli ultimi dieci anni hanno confermato l'utilità di una integrazione di vitamina C. Uno studio epidemiologico del 1992 ha dimostrato addirittura una riduzione del rischio cardiaco del 45% negli uomini e del 25% nelle donne. Il Dr. Robert Cathcart, uno dei massimi esperti del trattamento con un'integrazione vitaminica, dice che per trent'anni ha osservato nella sua attività di medico più di 25.000 persone che hanno integrato la loro alimentazione con vitamina C, oltre ad altri nutrienti, e che nessuna di queste persone ha mai sviluppato problemi cardiaci. In conclusione, il Linus Pauling Institute consiglia alle persone che consumano integratori di vitamina C di continuare a farlo. Non c'è affatto nessuna prova scientifica che la vitamina C sia causa di malattie cardiovascolari, anzi le evidenze scientifiche indicano il contrario: una chiara riduzione dei rischi!


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giovedì 9 ottobre 2008

Dieta mediterranea, aiuto contro i tumori al seno

Grazie alla dieta mediterranea si possono diminuire i livelli totali di estrogeni coinvolti nello sviluppo e nella crescita del tumore della mammella. Questo è quanto è emerso nell'ambito del progetto Mediet (Mediterranean Diet) che interessa diversi ambiti come ad esempio quello di inserire elementi della dieta mediterranea a bordo della ISS (Stazione Spaziale Internazionale).

Gli studi del progetto Mediet relativi alla prevenzione primaria del tumore della mammella, sono stati ideati e condotto dall'Unità operativa di Oncologia sperimentale e dal Registro tumori del Dipartimento oncologico dell'Azienda Civica di Palermo.

La ricerca, che ha avuto la durata di circa un anno e coinvolto 400 donne sane, ha mostrato che esiste un rapporto fortissimo tra alimentazione e tumori. Secondo gli esperti, se si abbandona la nostra alimentazione tradizionale come sta avvenendo sempre più spesso, aumenterà l'incidenza della malattia.

Se si vogliono diminuire le possibilità di contrarre il tumore al seno, il consiglio dei ricercatori è quindi quello di seguire una dieta mediterranea a base di verdure, legumi, cereali, pesce, ecc.

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mercoledì 8 ottobre 2008

Le vitamine

VITAMINA A

Descrizione

La vitamina A è un elemento nutritivo liposolubile che si presenta in natura in due specie: vitamina A preformata e provitamina A, o precursore della vitamina A. Retinolo è il termine usato per indicare la quantità di vitamina A utilizzabile che è stata scomposta ed è al suo posto nel sangue, pronta per fare il suo lavoro. Circa la metà della vitamina A consumata negli Stati Uniti è del tipo preformato.
La vitamina A preformata è concentrata nei tessuti animali, dove è stata già metabolizzata dal carotene contenuto nel cibo che l’animale ha mangiato. Una delle più ricche fonti naturali di vitamina A preformata è l’olio di fegato di pesce, che viene classificato come integratore alimentare. Altri cibi che contengono vitamina A preformata sono il latte, il formaggio, il burro, le uova e tutte le carni. Alcuni prodotti, come la panna, il burro ecc., possono contenere sia la vitamina A preformata che il beta-carotene. Il latte scremato, al quale viene tolto il grasso non contiene più vitamina A. La margarina generalmente viene integrata in modo che abbia lo stesso contenuto di vitamina A del burro.
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venerdì 3 ottobre 2008

Le Sostanze Nutritive

La conoscenza delle sostanze nutritive e delle loro funzioni nel corpo è necessaria per capire l’importanza di una buona alimentazione; i sei gruppi di sostanze nutritive - carboidrati, grassi, proteine, vitamine, minerali e acqua - sono presenti nei cibi che noi mangiamo e contengono le sostanze chimiche che funzionano in uno o più modi nel nostro organismo: forniscono al corpo energia e calore, oltre alle sostanze per la crescita e la riparazione dei tessuti ed aiutano a regolarne i processi.
Ogni sostanza nutritiva possiede funzioni specifiche proprie per l’organismo, ma nessuna agisce indipendentemente dalle altre. Alcune vitamine e minerali hanno legami particolari, ma tutti sono collegati in modo diretto o indiretto. Tutte le sostanze nutritive sono vitali e non ne esiste una più importante di un’altra. Tutte devono essere presenti nella dieta in diversa quantità affinché il corpo possa svolgere il suo metabolismo di base. Quando non vengono assunte le quantità necessarie, si crea una carenza che porta a uno squilibrio. Il corpo diventa quindi vulnerabile a diverse malattie e disturbi. Benché tutti necessitino delle stesse sostanze nutritive, ogni individuo è diverso per conformazione genetica e fisiologica. Per questo motivo vi sono differenze nel fabbisogno nutrizionale di ogni persona.
L’individuo tipico mostra un fabbisogno medio di molte delle sostanze nutritive essenziali; tuttavia ci sono delle persone che possono avere inusuali necessità nutrizionali per cause genetiche o problemi di assorbimento. Altri fattori che alterano i dosaggi sono l’età, la conformazione fisica, il livello di attività, lo stile di vita, il sesso e il tipo di dieta.

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venerdì 19 settembre 2008

L'aglio (Allium sativum)

L'aglio (Allium sativum) è una pianta coltivata bulbosa della famiglia delle Liliaceae o meglio, secondo schemi tassonomici più attuali, Alliaceae. Il suo utilizzo primo è quello di condimento, ma è ugualmente usato a scopo terapeutico per le proprietà congiuntamente attribuitegli dalla scienza e dalle tradizioni popolari.

A causa della sua coltivazione molto diffusa le sue origini sono incerte, sono state rintracciate sia nella Siberia sud-occidentale che in Sicilia ed in Calabria, dove cresce spontaneamente. È imparentato con le cipolle ed il giglio.

L'odore caratteristico dell'aglio è dovuto a numerosi composti organici di zolfo tra cui l'alliina ed i suoi derivati, come l'allicina ed il disolfuro di diallile.

Esistono varie qualità di aglio: Piacentino bianco, rosso di Sulmona, Serena, Rosso di Nubia. L'aglio rosso di Nubia, una contrada del trapanese, è presidio Slowfood. Il bulbo è costituito tipicamente da dodici bulbilli o spicchi, con le tuniche esterne bianche e le tuniche interne di colore rosso vivo. Tradizionalmente viene confezionato in "trecce" da circa cento bulbi.

Fonte AGLIO (Allium sativum L.) Bulbo di sapore piccante penetrante; si deve utilizzare solo ed esclusivamente quello stagionato /secco; sveglia l’appetito; risveglia e riattiva i villi intestinali, rinforzandoli ed è un ottimo anti parassita, ma non deve essere utilizzato in grandi quantita' (oltre 500 gr) per molto tempo in quanto contiene una sostanza che puo' essere velenosa per il cervello. Contiene: acqua 61%, idrocarbonati 30,5%, proteine 6,5%, grassi 0,3%, ceneri 1,2% con magnesio, potassio, sodio, calcio, fosforo, nitrati, zolfo, ferro, iodio, rame, manganese, zinco, bromo, arsenico, silicio, ecc.), vitamine B1, B6, B12, C, D, H; principi antibiotici. Purifica il sangue, antisettico, antiparassita, antielmintico, anti ulcera gastrica, anti cancerogeno, ipotensivo, balsamico, anti nicotinico, ipoglicemizzante, antireumatico, riduttore dei trigliceridi, toglie stanchezza, utile nei dolori, nelle arteriosclerosi, normalizza il battito cardiaco ed accresce l’ampiezza del battito stesso. L’abbinamento con carbone vegetale, funge da anti spasmodico intestinale. In piccole dosi è ben tollerato ed è un aroma nella cucina mediterranea. Aglio ed acciughe pestati in pastetta da mangiare con pane e sidro di mele, possono essere afrodisiaci per molti soggetti. Coloro che usano l’aglio non saranno punti facilmente dalle zanzare. In vitro invece, l'effetto battericida è stato riferito da parecchi autori. Lo si trova anche sotto forma di succo, estratto idro alcolico, in compresse, in capsule od ovuli per impedire il solito “alito da aglio”); come succo od estratto, 15 gocce 2 o 3 volte al dì; in pillole od ovuli da 2 a 12 pillole od ovuli oppure 2 o 4 spicchi di aglio al giorno sono uno dei più antichi rimedi contro: infiammazioni in genere, intestinali, sia dei villi che della parete viscerale, anche se queste sono croniche; parassiti (ossiuri ecc), funghi (candida ecc. – vedi anche aceto di mele, mirra, estratto di semi di pompelmo e stevia), vermi e verme solitario; previene la dissenteria; preventivo per l’arteriosclerosi. I "principi attivi" conosciuti dell’aglio sono: olio essenziale contenente principalmente bisolfuro di allilpropile, bisolfuro di allile, trisolfuro di allile, solfuro di divinile, allilvinilsolfossido ed altri polisolfuri allilici; tali sostanze volatili posseggono proprietà battericide in vitro. Altro componente con stesse caratteristiche è l'allicina (estere allilico dell'acido alliltiosolfinico) che da anche il tipico odore. Tra gli altri componenti trovati in letteratura (non sempre in seguito confermati): la allisatina I e II, acido solfocianico, isosolfocianato di allile, un glicoside (scoldinina A e B). Le "proprietà" derivano anche e non solo dagli effetti di questi composti solforati: azione vasodilatatrice, ben osservata quella cutanea, l'aglio è un revulsivo secondo una vecchia dizione farmacologica, ossia contuso e spalmato sulla cute genera un alone iperemico abbastanza esteso, fino ad avere effetto "vescicatorio" con formazione di vescicole e flittene. I principi dell'olio essenziale vengono eliminati dall'apparato respiratorio in maniera predominante questo potrebbe spiegare il blando effetto fluidificante mucolitico riferito. Utile in: parassitosi intestinale, asma, enfisema, pertosse, tubercolosi, influenza, raffreddori, malattie infettive, litiasi urinaria, stabilizza la pressione sanguigna, vasodilatatore; abbassa il colesterolo; contro l’arteriosclerosi, all’università di Berlino in Germania, si è visto che l’aglio scioglie nelle arterie le minuscole placche di grasso e calcio che si depositano sulle pareti. Uno studio effettuato in 400 centri medici europei ha dimostrato su 2000 pazienti, che un principio attivo, la lacidipina, rallenta la progressione dell’arteriosclerosi, molto di più dei farmaci usati in quella patologia. Per uso esterno: piaghe, ulcere, calli, verruche, punture di insetti, scabbia, tigna, sordità, dolori alle orecchie. Anche le proprietà antisettiche potrebbero derivare da queste sostanze (noto storicamente l'uso dell'aglio per proteggersi dalle pestilenze, mettendo teste d'aglio nei lunghi “becchi” dei cappucci dei medici cinquecenteschi e sopra tutto il fatto di legare sulle porte delle case le teste di aglio da utilizzare ogni giorno come prevenzione delle malattie/vampiri), ma certamente la quantità necessaria avrebbe fortissime controindicazioni (oltre che per l’alito che sa di aglio) per l'azione irritante sulla mucosa gastrica. Supposta anche una sua azione sulla tiroide, probabilmente inibendo la “cattura” dello iodio. Ipotensivo di valore. Azione balsamica a livello polmonare. Azione coadiuvante del diabete. Prevenzione dell’arteriosclerosi; infiammazioni catarrali, intestinali e contro la dissenteria infettiva. Attiva l’eliminazione dei metalli pesanti. Rafforza il sistema immunitario, riduce il rischio delle malattie cardiache. Forte azione antielmintica. Spiccata azione batteriostatica, battericida, nelle affezioni dell’apparato respiratorio e del tubo gastro enterico. Favorisce il metabolismo dei grassi in quanto disinfiamma la mucosa intestinale. Ovviamente con un intestino funzionante a dovere, il sangue prodotto sarà più puro e i valori delle sostanze da esso trasportate adatti ad una buona salute. Per esempio è noto da sempre in Medicina Biologica, che l’aglio e la cipolla crudi, assunti giornalmente e per tempi prolungati, mantengono una buona circolazione ed allontanano le possibilità di infestazione da parassiti, dell’infarto e dei cancri, questo sempre per il precedente postulato. Per eliminare gli effetti dell’alito cattivo, si può ricorrere al succo di biancospino ottenuto da foglie, fiori, e frutti, che aiuta a regolarizzare il battito cardiaco; oppure assumerlo in capsule gastroresistenti od ovuletti. Per uso esterno: piaghe, ulcere, calli, verruche, punture di insetti, scabbia, tigna, sordità, dolori alle orecchie. 

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