martedì 25 febbraio 2020

Dall'infarto ai tumori, ecco le prime 25 cause di morte in Italia

Secondo il rapporto dell'Istat sia nel 2003 che nel 2014 le prime tre cause di morte in Italia sono le malattie ischemiche del cuore e le malattie cerebrovascolari



Dalle malattie del cuore ai tumori, dalle demenze alle malattie respiratorie. L'Istat ha pubblicato per la prima volta i dati di mortalità per causa in Italia negli anni 2003 e 2014, un rapporto che fotografa le prime 25 cause di morte nel nostro paese.

Dal 2003 al 2014 tasso mortalità sceso del 23%

Nel 2014, i decessi in Italia sono stati 598.670, con un tasso standardizzato di mortalità di 85,3 individui per 10mila residenti. Dal 2003 al 2014 il tasso di mortalità si è ridotto del 23%, a fronte di un aumento del 1,7% dei decessi (+9.773) dovuto all'invecchiamento della popolazione. Nel rapporto dell'Istat si legge che sia nel 2003 che nel 2014 le prime tre cause di morte in Italia sono le malattie ischemiche del cuore, le malattie cerebrovascolari e le altre malattie del cuore (rappresentative del 29,5% di tutti i decessi), anche se i tassi di mortalità per queste cause si sono ridotti in 11 anni di oltre il 35%. Al quarto posto nella graduatoria delle principali cause di morte figurano i tumori della trachea, dei bronchi e dei polmoni (33.386 decessi). Demenza e Alzheimer risultano in crescita; con i 26.600 decessi rappresentano la sesta causa di morte nel 2014.


Tra i tumori specifici di genere, quelli della prostata sono la decima causa di morte tra gli uomini (7.174 decessi), mentre quelli del seno sono la sesta causa tra le donne (12.201 decessi) e la più frequente di natura oncologica. Tra le cause di morte in aumento, la prima è la setticemia (1,3% del totale dei decessi). Nel 2014 i decessi si sono triplicati rispetto al 2003 soprattutto per effetto della maggiore presenza nella popolazione di anziani multicronici.
Continua qui

domenica 16 febbraio 2020

Infarto: un esame del sangue per prevedere il rischio, anche senza sintomi

Prevedere l'infarto con un esame del sangue, anche senza sintomi: è la missione di un progetto che ha ottenuto un maxi-finanziamento


Prevedere l’infarto con un esame del sangue. E’ la missione di un progetto lombardo che ha ottenuto un maxi-finanziamento pari a 4,7 milioni di euro dalla Fondazione regionale per la ricerca biomedica (Frrb). Lo studio, battezzato ‘Intestrat-Cad’, è guidato dal Centro cardiologico Monzino di Milano che lo condurrà in partnership scientifica con l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), l’Istituto Firc di oncologia molecolare-Ifom di Milano, l’università e il Policlinico San Matteo di Pavia.

Continua qui

venerdì 14 febbraio 2020

E’ vero che un’aspirina al giorno previene l’infarto?

Tra le pratiche più diffuse, vi è l'assunzione quotidiana di aspirina per prevenire l'infarto: è un'abitudine corretta? L'esperto fa chiarezza

L’infarto è una delle patologie più pericolose e più temute, anche perché a seconda dell’entità può causare seri problemi alla salute fino a essere letale. Per questo sono in molti a cercare degli stratagemmi per prevenirlo e oltre a un’alimentazione sana e a uno stile di vita attivo, in molti optano per una prevenzione farmacologica.
Tra le pratiche più diffuse, vi è l’assunzione quotidiana di aspirina per prevenire l’infarto, questo perché l’acido acetilsalicilico ha un potente effetto fluidificante sul sangue, questo impedisce alle piastrine di formare grumi e può essere un valido aiuto al fine di migliorare la circolazione nei piccoli vasi sanguigni.
Tuttavia questa abitudine è corretta e consigliata? A fare chiarezza, il professor Giulio Stefanini, cardiologo di Humanitas e docente di Humanitas University, attraverso il portale di Humanitas.
Prima di tutto è necessario fare una premessa. L’aspirina è un appurato strumento di prevenzione cardiovascolare in quanto riduce l’aggregabilità delle piastrine, riduce il rischio di trombi e può aiutare a prevenire le trombosi vascolari. Ciò non significa che, in assenza di qualunque malattia, sia consigliabile assumerla in prevenzione primaria. L’aspirina, infatti, non è priva di effetti collaterali, che possono manifestarsi a livello dello stomaco, con acidità, emorragie in caso di rottura di capillari, sanguinamenti gastrici o epistassi.
Molto meglio tenere sotto controllo i livelli di colesterolo, smettere di fumare, modificare il proprio stile di vita verso scelte più sane, sia in alimentazione, sia per quanto riguarda l’attività fisica. 
Continua qui

lunedì 10 febbraio 2020

Coronavirus, 15 giorni per capire se sarà pandemia

Il virus si sta evolvendo, ma ci sono ragioni di ottimismo


La curva dei contagi in Cina che si impenna di ora in ora, la curva dei casi registrati negli altri Paesi che resta pressoche' piatta: e' questo grafico che gli esperti tengono d'occhio per capire come sta evolvendo l'epidemia di coronavirus. Se i numeri in continuo aggiornamento suscitano apprensione, saranno in realta' i prossimi 15 giorni a dire se l'emergenza potra' rimanere circoscritta alla Cina o se sara' una pandemia dagli scenari imprevedibili. Secondo gli esperti ci sono comunque ragioni di ottimismo

"Il coronavirus sta evolvendo, la sua adattabilita' e contagiosita' appaiono rafforzate", ha detto Anthony Fauci, direttore dell'Istituto nazionale per le malattie infettive degli Stati Uniti. E i dati sembrano dargli ragione. "I numeri dell'epidemia continuano a crescere, e' evidente che non c'e' alcun rallentamento, anzi: la diffusione e' ancora molto forte nonostante le eccezionali misure di isolamento adottate, abbiamo migliaia di nuovi casi ogni giorno", afferma Andrea Gori, infettivologo dell'Universita' Statale di Milano e direttore dell'Unita' operativa di malattie infettive del Policlinico di Milano.

Continua qui

sabato 1 febbraio 2020

Il tè allunga la vita. Ma verde è molto meglio che nero

Merito dei polifenoli, sostanze antiossidanti in grado di proteggere da patologie cardiache e tumori, ma anche alleate degli sportivi


Il  allunga la vita: berlo almeno tre volte alla settimana allontana il rischio di patologie cardiovascolari e fa diminuire il tasso di mortalità. E’ quanto emerge da uno studio dell’Accademia cinese delle scienze mediche pubblicato sulla rivista scientifica European Journal of Preventive Cardiology.

Va fatto però un distinguo: rispetto al tè nero è molto più efficace il tè verde, ricco di polifenoli, composti chimici che contrastano i radicali liberi e quindi i processi degenerativi che portano, tra l’altro, ai tumori, ma hanno anche un ruolo nel regolarizzare la pressione sanguigna, nell’aumentare la resistenza e nel migliorare il recupero muscolare. 

Continua qui

Vaccino Covid e morti improvvise: vediamo cosa è emerso da uno studio Usa

E’ stato condotto un  nuovo studio negli USA  che conferma che  non esiste alcun legame tra vaccino covid e morti improvvise . L’indagine, c...