sabato 30 maggio 2020

118, tamponi non sempre rilevano Sars-CoV2

Balzanelli, a Taranto 50% con polmonite Covid negativi 2 volte

I tamponi non sempre riescono a documentare la realtà. Dall'esperienza medica quotidiana emergono sempre più pazienti con polmonite diagnosticata clinicamente ma che risultano negativi a due tamponi successivi.  Come per esempio nella vicenda dell'uomo di 41 anni morto a Chiavari in Liguria il 27 aprile scorso per polmonite da Covid-19 non evidenziato dai test.
Numericamente ancor più evidenti i casi riportati dal presidente nazionale del Sis 118 Mario Balzanelli, a capo della Covid-19 Station del SET 118 di Taranto (dove confluiscono tutti i pazienti sospetti della provincia): "Circa 50 pazienti, precisamente 45 su 100 sono risultati negativi a due tamponi nonostante avessero la malattia", racconta, "quando li abbiamo presi in carico avevano la sintomatologia clinica e il quadro radiologico di polmonite interstizio-alveolare da Covid-19, diagnosticato con la Tac del torace che dava esattamente l'immagine 'a vetro smerigliato' del virus".

giovedì 28 maggio 2020

Coronavirus, polmoni “bruciati dal Covid”: trapiantato un ragazzo di 18 anni. Primo intervento del genere in Europa

Francesco era ricoverato in terapia intensiva dal 6 marzo. Il 30 aprile viene messo in lista, due settimane dopo il donatore. L'operazione è stato eseguita il 18 maggio dai medici del Policlinico di Milano sotto il coordinamento del Centro nazionale trapianti, e pochi giorni dopo replicata a Vienna

Due mesi attaccato al respiratore a soli 18 anni, con i polmoni ormai seriamente compromessi dal Covid-19. Poi il tentativo dei medici del Policlinico di Milano per salvare la vita di Francesco: un trapianto di polmoni, mai effettuato in Europa ma già tentato in Cina. L’intervento è andato a buon fine e ora il ragazzo sta affrontando la convalescenza.
Francesco comincia a star male il 2 marzo, con i sintomi del coronavirus: il 6 marzo viene ricoverato in terapia intensiva all’Ospedale San Raffaele. Due giorni dopo è già intubato, attaccato al respiratore, e dal 23 è collegato alla macchina Ecmo per la circolazione extracorporea. Ma i medici sono preoccupati per lo stato dei polmoni, aggrediti dal virus tanto da essere irrimediabilmente compromessi: confrontandosi con i colleghi del Policlinico, decidono di provare un intervento mai eseguito fino ad ora su un paziente Covid in Europa. Gli unici precedenti sono rari interventi eseguiti in Cina. I medici allertano il Centro Nazionale Trapianti, e il 30 aprile Francesco viene messo in in lista di attesa . Dopo due settimane, la chiamata: un donatore da fuori regione, negativo e compatibile.
L’intervento è stato eseguito il 18 maggio dai medici del Policlinico di Milano, sotto il coordinamento del Centro nazionale trapianti – che in una nota parla di “un successo che appartiene a tutto il Servizio sanitario nazionale” – insieme al Centro regionale trapianti e il Nord Italia transplant program. Il record europeo va però condiviso con Vienna, che quasi contemporaneamente ha effettuato un simile trapianto. Un’operazione particolarmente complessa, sia per le precauzioni raddoppiate, sia per le condizioni in cui si trovavano i polmoni sia per le condizioni degli organi del ragazzo, ormai “lignei estremamente pesanti e in alcune aree del tutto distrutti”, come ha spiegato Mario Nosotti, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia toracica dell’Università Statale di Milano.
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martedì 26 maggio 2020

Coronavirus, polmoni a rischio per 6 mesi

Polmoni a rischio per almeno 6 mesi dopo essere guariti da Covid-19, mentre il 30% dei pazienti avrà problemi respiratori cronici. Secondo gli esperti, infatti, l'infezione potrebbe lasciare strascichi a lungo termine sulla funzionalità respiratoria e talvolta comprometterla in modo irreversibile, soprattutto nei pazienti usciti dalla terapia intensiva. E' il preoccupante scenario che arriva dal convegno digitale della Società italiana di pneumologia (Sip), durante il quale sono stati messi a confronto i primi dati di follow-up raccolti nel nostro Paese e dai medici cinesi con gli esiti di pazienti colpiti da Sars nel 2003.

Da questo confronto emerge che l'infezione polmonare da coronavirus può lasciare un'eredità cronica sulla funzionalità respiratoria: si stima che in media in un adulto possano servire da 6 a 12 mesi per il recupero funzionale, che per alcuni però potrebbe non essere completo. Dopo la polmonite da Covid-19 potrebbero perciò essere frequenti alterazioni permanenti della funzione respiratoria, ma soprattutto segni diffusi di fibrosi polmonare: il tessuto respiratorio colpito dall'infezione perde le proprie caratteristiche e la propria struttura normale, diventando rigido e poco funzionale, comportando sintomi cronici e necessità, in alcuni pazienti, di ossigenoterapia domiciliare. La fibrosi polmonare potrebbe diventare perciò il pericolo di domani per molti sopravvissuti a Covid-19 e rendere necessario sperimentare nuovi approcci terapeutici come i trattamenti con cellule staminali mesenchimali.

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Coronavirus, in Italia 78 morti nelle ultime 24 ore

Covid 19. "Abbiamo isolato il virus, è meno forte". Svolta in laboratorio: ecco le prove

La rivelazione del presidente dei virologi, Caruso: la variante studiata dai miei ricercatori a Brescia è poco aggressiva. "Prima il morbo era una bomba, ora i tamponi sono appena positivi. E anche chi ha una carica virale forte, non ha sintomi"

Brescia, 26 maggio 2020 - Finalmente si può dire: il virus è diventato meno aggressivo in questo fine maggio italiano. Ci pensa il professore Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), a dare una svolta decisa, grazie soprattutto a una scoperta scientifica. "Sì, il nuovo Coronavirus sta perdendo forza", spiega il virologo, dopo che nel laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili a Brescia, da lui diretto, è stata isolata una variante di virus Sars-CoV-2 "estremamente meno potente, più ‘buona’".
"Mentre i ceppi virali che siamo stati abituati a vedere in questi mesi, che abbiamo isolato e sequenziato, sono bombe biologiche capaci di sterminare le cellule bersaglio in 2-3 giorni – spiega l’esperto –, questo per iniziare ad attaccarle ha bisogno minimo di 6 giorni": il doppio del tempo.
La notizia sarà oggetto di pubblicazione scientifica, ma Caruso vuole anticiparla "per lanciare un messaggio di speranza. Queste varianti virali più attenuate dovrebbero diventare il futuro della probabile evoluzione di Covid-19". Che il nuovo Coronavirus si stia indebolendo è sotto gli occhi di tutti, come dimostrano i bollettini quotidiani che riportano un numero di contagi progressivamente in calo, ma soprattutto le terapie intensive degli ospedali che via via si svuotano. "È tanto vero che sta perdendo forza – sottolinea Caruso, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia – che ogni giorno vediamo tamponi naso-faringei positivi non più in modo forte, bensì debole". La prova molecolare di "infezioni molto leggere, quasi inapparenti. Si vede il virus in dosi molto, molto ridotte".
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domenica 24 maggio 2020

Lunedì inizia l’indagine di sieroprevalenza per capire la reale diffusione del Coronavirus: i cittadini selezionati verranno contattati telefonicamente

Coronavirus, lunedì inizia un grande test di sieroprevalenza in tutt'Italia: ecco come funzionerà


Ministero della Salute e Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana, a partire da lunedì 25 maggio, avvieranno un’indagine di sieroprevalenza dell’infezione da virus Sars-CoV-2 per capire quante persone nel nostro Paese abbiano sviluppato gli anticorpi al nuovo coronavirus, anche in assenza di sintomi. Il test verrà eseguito su un campione di 150mila persone residenti in duemila Comuni, distribuite per sesso, attività e sei classi di età. Gli esiti dell’indagine, diffusi in forma anonima e aggregata, potranno essere utilizzati anche per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con altri Paesi europei. Per ottenere risultati affidabili e utili è fondamentale che le persone selezionate per il campione aderiscano. Partecipare non è obbligatorio, ma conoscere la situazione epidemiologica nel nostro Paese serve a ognuno di noi. Le persone selezionate saranno contattate al telefono dai centri regionali della Croce Rossa Italiana per fissare, in uno dei laboratori selezionati, un appuntamento per il prelievo del sangue. Il prelievo potra’ essere eseguito anche a domicilio se il soggetto e’ fragile o vulnerabile.
Al momento del contatto verrà anche chiesto di rispondere a uno specifico questionario predisposto da Istat, in accordo con il Comitato tecnico scientifico.

martedì 19 maggio 2020

CORONAVIRUS: il COVID-19 INFETTA pure la PELLE. Ecco l'incredibile SCOPERTA

Il nuovo coronavirus, oltre ai polmoni attacca anche altre parti del nostro corpo, come occhi, cuore e fegato. Ma non solo: una sempre più crescente mole di studi suggerisce che i pazienti affetti da COVID-19 mostrano anche sintomi della pelle, o meglio eruzioni cutanee che possono manifestarsi in varie forme: alcune sono come piccole macchie rosse, mentre altre somigliano a lesioni più estese.
Nonostante tutto, precisano gli esperti, è troppo presto per poter dire se queste eruzioni cutanee sono causate dal nuovo coronavirus o se invece sono correlate ad altri fattori.
"Questa è davvero una domanda da un milione di dollari", spiega Kanade Shinkai, professoressa di dermatologia all’Università della California di San Francisco in un editoriale appena pubblicato su Jama Dermatology, che aggiunge: "Non è chiaro se le lesioni cutanee che osserviamo siano in realtà una manifestazione diretta del coronavirus nella pelle, o se siano per esempio una reazione dovuta alla forte risposta del sistema immunitario".

lunedì 18 maggio 2020

Vaccino Covid, dagli Usa l’annuncio di Moderna: “Positivo test sui volontari, hanno sviluppato gli anticorpi”

La società biotech statunitense Moderna ha annunciato - in anticipo rispetto alla tabella di marcia - i risultati promettenti dei primi test di sicurezza sull'uomo del suo candidato vaccino, in fase di sviluppo in collaborazione con il Niaid, l'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive guidato dal virologo Anthony Fauci. L'azienda ha anche illustrato un piano per un ampio studio clinico "a luglio", per dimostrare l'efficacia del prodotto in sperimentazione.


La società ha riferito che in otto pazienti, seguiti per un mese e mezzo, il vaccino a dosi basse e medie ha innescato livelli ematici di anticorpi specifici simili o superiori a quelli riscontrati nei pazienti guariti. Il plasma  ricco di anticorpi donato da pazienti guariti viene testato separatamente per determinare se si tratta di una terapia efficace per Covid-19. Inoltre il candidato vaccino avrebbe finora dimostrato di essere sicuro e ben tollerato, a parte il rossore nel sito di iniezione per un paziente e alcuni sintomi sistemici in tre pazienti trattati con la dose più alta, ha spiegato l'azienda.

I dati provvisori annunciati oggi arrivano da una sperimentazione clinica volta a dimostrare la sicurezza del vaccino sperimentale e a selezionare la dose corretta. Al momento non sono stati dati dettagli circa le dimensioni o la durata del grande studio che inizierà a luglio, che sarà cruciale per stabilire se il vaccino è sicuro ed efficace.

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Azienda Usa, dati positivi da primi test



giovedì 14 maggio 2020

Kawasaki e Covid, lo studio sui bambini di Bergamo pubblicato su Lancet

In troppi bambini con una sindrome rara e i medici si allarmano, poi le segnalazioni dei pediatri e lo studio. E adesso la più prestigiosa rivista internazionale. E i medici lanciano un monito: "Attenzione a ridurre le misure di distanziamento nei più piccoli"


Lo studio sui bambini italiani colpiti dalla sindrome di Kawasaki, malattia infiammatoria piuttosto rara, è approdato su Lancet, una delle più prestigiose riviste internazionali. Lo studio è stato condotto dai pediatri dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che si erano insospettiti di fronte a numeri molto alti di una malattia che invece si diagnostica raramente. In un solo mese all'ospedale bergamasco avevano registrato tanti casi quanti ne vedevano in tre anni. Troppi per essere un caso.

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Coronavirus e malattia di Kawasaki, l'allarme dei pediatri italiani


venerdì 8 maggio 2020

Coronavirus, l’immunologa Antonella Viola: “La cura al plasma ha effetti collaterali e non è poco costosa”

L’immunologa Viola: “Cura al plasma costosa”

Antonella Viola, immunologa dell’Istituto di Ricerca Pediatrica (IRP) di Padova e ospite fissa della trasmissione Piazzapulita, durante la puntata di giovedì 7 maggio del programma di La7 ha espresso le sue perplessità sulla cura al plasma, che tanto sta facendo discutere da quando la prima sperimentazione all’Ospedale di Mantova ha dato riscontri confortanti. L’immunologa ha voluto fare chiarezza, smentendo le teorie del complotto circolate sui social secondo cui governo e case farmaceutiche vorrebbero nascondere gli effetti benefici della plasmaterapia. Anche Matteo Salvini, negli scorsi giorni, ha pubblicato con insistenza post e tweet in cui parla della cura sperimentata dal professore Giuseppe De Donno, chiedendosi perché l’esecutivo non l’abbia adoperata in modo più estensivo, addirittura come un rimedio che possa essere sostituito al vaccino.
“C’è stato un gran discutere sul plasma come di qualcosa di sostitutivo al vaccino. È una cura, non è una prevenzione. E non è una novità, la conosciamo da 100 anni, ma non è né semplice né poco costosa. Ha effetti collaterali e non è qualcosa che le case farmaceutiche stanno nascondendo”, ha sottolineato Viola. 

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Rezza a TPI: “La terapia al plasma? Funziona ma non sostituisce il vaccino”





Coronavirus, la foto del virus cambia tutto: si muore per insufficienza renale

La straordinaria scoperta dell'istituto "Mario Negri", stravolge tutte le teorie: non solo i problemi respiratori causano i decessi

Coronavirus, la foto del virus cambia tutto: si muore per insufficienza renale

L'emergenza Coronavirus prosegue senza sosta in Italia, la malattia continua a farla da padrona e le cause e i rimedi sono ancora allo studio. In attesa di un vaccino per il quale servirà almeno un anno, tutti gli ospedali studiano soluzioni alernative, con farmaci sperimentali e terapie delle più svariate. Ma potrebbe esserci stata una svolta, dopo una scoperta fatta analizzando la foto di un'autopsia. "La causa della morte non è solo l’insufficienza respiratoria ma in moltissimi casi è l’insufficienza renale". E' stato, infatti, immortalato per la prima volta in Europa il coronavirus all’interno di una cellula renale. La scoperta - si legge sul Corriere della Sera - arriva dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri» di Bergamo. I ricercatori hanno individuato il virus in un campione proveniente da un’autopsia eseguita su un paziente morto al Giovanni XXIII.

giovedì 7 maggio 2020

Coronavirus: pronto il test della saliva, riflettori sul plasma

Elaborato da equipe Asst Sette Laghi e Università Insubria impiega dai 3 ai 6 minuti. Sarà presto messo in commercio con un vero e proprio kit


Il Test rapido salivare (Trs) in grado di rilevare il Coronavirus "in pochissimi minuti funziona e sarà presto messo in commercio con un vero e proprio kit". È quanto rende noto l'Azienda Sanitaria Territoriale dei Sette Laghi, in collaborazione con l'Università dell'Insubria di Varese. 
Il nuovo strumento in grado di diagnosticare la positività al Covid-19 attraverso la saliva, "impiegando dai 3 ai 6 minuti", funziona analogamente a un test di gravidanza. La saliva viene raccolta su una striscia di carta assorbente e trattata con un apposito reagente: se compare una banda, il soggetto è negativo, se due bande, è positivo. Secondo la nota dell'Università dell'Insubria e dell'Asst dei Sette Laghi, sarà in grado di diagnosticare la positività anche su soggetti asintomatici, peculiarità importante alla luce della progressiva riapertura delle attività produttive. A dirigere l'equipe che ha messo a punto il test sono stati il rettore dell'università Angelo Tagliabue, professore di Odontostomatologia, e Paolo Grossi, infettivologo referente regionale e ministeriale per l'emergenza Covid-19, su input del ricercatore di Odontoiatria Lorenzo Azzi e del professor Mauro Fasano, esperto in Biochimica. La realizzazione dei reagenti e dei kit è avvenuta nei laboratori dell'Insubria a Busto Arsizio (Varese) ed è stata coordinata dalla ricercatrice Tiziana Alberio.
Intanto il vaccino jolly, perché protegge da 10 ceppi virali isolati in diversi Paesi (Italia inclusa), funziona su topi e macachi. Il vaccino cinese PiCoVacc è basato su una forma purificata del virus SarsCoV2. 
Sotto i riflettori invece la cura con il plasma.  L'uso del plasma da convalescenti come terapia per il Covid-19 è attualmente oggetto di studio in diversi paesi del mondo, Italia compresa. Questo tipo di trattamento non è da considerarsi al momento ancora consolidato perché non sono ancora disponibili evidenze scientifiche robuste sulla sua efficacia e sicurezza, che potranno essere fornite dai risultati dei protocolli sperimentali in corso". Lo scrive il ministero della Salute sul portale 'Donailsangue', dedicato ai donatori. "Il plasma da convalescenti è già stato utilizzato in passato per trattare diverse malattie - spiega la Faq sul sito, gestito dal Centro Nazionale Sangue - e, in tempi più recenti, è stato usato, con risultati incoraggianti, durante le pandemie di SARS ed Ebola". La terapia con plasma da convalescenti, spiega il sito, prevede il prelievo del plasma da persone guarite dal Covid-19 e la sua successiva somministrazione (dopo una serie di test di laboratorio, anche per quantizzare i livelli di anticorpi "neutralizzanti", e procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente) a pazienti affetti da Covid-19 come mezzo per trasferire questi anticorpi anti-SARS-Cov-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto.
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mercoledì 6 maggio 2020

È stato trovato un anticorpo da usare come terapia contro il coronavirus

È un anticorpo neutralizzante, non un vaccino, e potrebbe essere usato per quella che si chiama immunoterapia passiva. "Il coronavirus sembra comunque ridurre la sua potenza virologica e dare delle sindromi meno gravi" dice Francesco Le Foche, immunologo clinico


Non è ancora certo che il coronavirus sviluppi anticorpi di protezione, se, cioè chi si è ammalato sia protetto contro la possibilità di ammalarsi di nuovo, ma gli scienziatio hanno fatto un importante passo avanti nella terapia per il Covid-19  
"Questo virus ancora non ci dice con certezza se sviluppa anticorpi di protezione o meno" ha detto Francesco Le Foche, immunologo clinico, intervenendo ai microfoni di Rai Radio2, "Dobbiamo essere molto cauti sull'interpretazione di questi test sierologici. Certo è che ci sono dei progressi importantissimi, come per esempio l'anticorpo chimera, il cui nome tecnico è 47d11, un anticorpo un po' particolare che ci dice essere sicuramente neutralizzante. Questa è una notizia importante. L'università di Utrecht, in Olanda, ha pubblicato su Nature, di aver sviluppato un anticorpo monoclonale. Un anticorpo fatto in laboratorio, che si può riprodurre continuativamente".

martedì 5 maggio 2020

Coronavirus, i rischi della cura al plasma secondo Ilaria Capua

La virologa: "Si tratta di un metodo antichissimo, una pratica medica in larghissima parte abbandonata"

“La sperimentazione su plasma è un metodo antichissimo, usato quando non c’erano gli antibiotici e i farmaci. Si usa ancora per la rabbia, dopo il morso di un cane a una persona non vaccinata. Ma non esistono malattie a livello globale che si curano con il siero. Perché il siero, o plasma, consiste in porzioni di sangue di una persona che è guarita, quindi è un po’ come una trasfusione. Si tratta di una pratica che ha dei rischi“. Così la virologa Ilaria Capua, ai microfoni di Caterpillar su Rai Radio 2.
“Quindi – ha aggiunto l’esperta – bene la sperimentazione, certo andrebbe utilizzata nei casi in cui si è tentato però tutto il resto perché è una pratica medica che è stata in larghissima parte abbandonata“.
Ilaria Capua è poi tornata sul paragone tra coronavirus e virus influenzale. “Il coronavirus starà con noi per molto tempo e, a dispetto di tutti quelli che mi ricoprono di parolacce, vorrei dire che io lo tratterei come un virus influenzale. Benché diverso, ha caratteristiche simili. Non è come ebola, non ha un’aggressività di fondo tale da provocare una ecatombe: è un virus che provoca un quadro sintomatologico grave in alcune categorie di persone”.
Secondo la virologa, infatti, “ora molte persone si vogliono vaccinare, perché sia il coronavirus sia l’influenza possono essere pericolosi. Madre natura ci ha dato un virus nuovo e dobbiamo imparare a conviverci“.

Giacomo Poretti: "Ho avuto il coronavirus, ora riparto così"

lunedì 4 maggio 2020

Coronavirus, funzionano gli anticorpi del vaccino italiano

Aurisicchio (Takis), primo risultato del genere al mondo

Funzionano gli anticorpi generati nei topi dal vaccino italiano dell'azienda Takis: lo indicano i test eseguiti nel laboratorio di Virologia dell'istituto Spallanzani. Lo ha detto all'ANSA l'amministratore delegato Luigi Aurisicchio. E' il livello più avanzato finora raggiunto nella sperimentazione di un candidato vaccino nato in Italia, ma i test sull'uomo sono previsti comunque dopo l'estate.
Per la prima volta al mondo un candidato vaccino contro il nuovo coronavirus ha neutralizzato il virus nelle cellule umane. Lo ha detto Luigi Aurisicchio, amministratore delegato della Takis di Pomezia che ha messo a punto il vaccino, spiegando che il test fatto allo Spallanzani è stato possibile grazie all'esperienza dell'istituto, che dopo avere isolato il virus ha messo a punto un metodo per verificare l'efficacia di vaccini e molecole direttamente sul virus.
I test all'Istituto Spallanzani
"Grazie alle competenze dello Spallanzani, per quanto ne sappiamo, siamo i primi al mondo ad aver dimostrato la neutralizzazione del coronavirus da parte di un vaccino. Ci aspettiamo che questo accada anche nell'uomo", ha detto ancora Aurisicchio. "Stiamo anche esplorando altre interessanti piattaforme tecnologiche in collaborazione con la LineaRx, un'azienda americana. Alcuni vaccini hanno ricevuto importanti finanziamenti e hanno già iniziato la fase clinica in altri Paesi. Noi ce la stiamo mettendo tutta perché un vaccino che nasce dalla ricerca italiana, con una tecnologia tutta italiana e innovativa, venga sperimentato in Italia e messo a disposizione di tutti. Per fare questo - ha rilevato - abbiamo bisogno del supporto delle istituzioni e di partner che ci aiutino ad accelerare il processo: questa non è una gara e insieme possiamo vincere tutti contro il coronavirus".
I cinque candidati vaccini, come funzionano
"I risultati ottenuti ad oggi sono incoraggianti e ben oltre le aspettative: dopo una singola vaccinazione, i topi hanno sviluppato anticorpi che possono bloccare l'infezione del virus Sars-CoV-2 sulle cellule umane", ha detto Aurisicchio. Dopo avere osservato che i cinque candidati vaccini generavano una grande quantità di anticorpi, i ricercatori hanno selezionato i due con i risultati migliori. Dal sangue ricco di anticorpi è stato isolato il siero e quest'ultimo è stato analizzato nel laboratorio di Virologia dell'Istituto Spallanzani.

Coronavirus, trovato anticorpo monoclonale che lo blocca


Coronavirus. La cura col plasma funziona? Si, ma ci sono dei limiti e la ricerca continua

sabato 2 maggio 2020

E-cig e CoViD-19: i rischi dello svapo

Le e-cig, popolari soprattutto tra i più giovani, possono provocare danni polmonari che aumenterebbero il rischio di soffrire di forme gravi di CoViD-19.

La scorsa estate era agli sgoccioli quando il primo decesso da EVALI (e-cigarette, or vaping, product use-associated lung injury), malattia polmonare connessa all'utilizzo di sigarette elettroniche (probabilmente causata dalla vitamina E acetato), preoccupava gli Stati Uniti. Qualche mese dopo è un'altra polmonite, questa volta di origine virale, a salire alla ribalta della cronaca: quella da CoViD-19. Secondo uno studio pubblicato su Laryngoscope Investigative Otolaryngology, le due patologie sarebbero in un certo senso "connesse": i danni polmonari causati dall'EVALI aumenterebbero il rischio di contrarre la CoViD-19 in forma più grave, soprattutto tra i giovani, grandi svapatori e normalmente a basso rischio.

UN'INQUIETANTE COINCIDENZA. Confrontando la mappa dei ricoveri da EVALI con quella dei contagi da CoViD-19 negli Stati Uniti, la similitudine salta subito all'occhio: le regioni più colpite dalla EVALI sono spesso quelle più colpite dalla CoViD-19.


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venerdì 1 maggio 2020

L’ozono inattiva i virus e li distrugge fisicamente. L’appello SIOOT per limitare la diffusione del coronavirus

Gorle, 3 marzo 2020 – Nell’attuale e delicata situazione di emergenza, con l’obiettivo di limitare la diffusione del Coronavirus attraverso l’utilizzo dell’ozono, i medici SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia) chiedono ai colleghi infettivologi, anestesisti e rianimatori di riflettere sull’opportunità di usare l’ozonoterapia sui pazienti infetti e ricoverati:
“I pazienti cronici e anziani che si sottopongono ad ozonoterapia sono più resistenti alle infezioni. É già stato ampiamente dimostrato che l’ozono, normalmente prodotto dai nostri globuli bianchi, svolge contemporaneamente un’azione antinfiammatoria, antibatterica e virustatica; aumenta l’attività mitocondriale, migliora la funzionalità del microcircolo e l’ossigenazione tissutale.
Grazie alle sue attività biochimiche, incrementa la produzione di ATP (Adenosintrifosfato) ovvero il trasportatore universale di energia metabolica. La produzione di energia (ATP) necessaria all’organismo è assicurata dall’ossidazione cellulare. Non è alternativo all’uso dei farmaci, anzi è un potenziatore del farmaco. Tutto ciò senza lasciare tracce in ambiente. Circa 3 mila pubblicazioni scientifiche censite da PubMed documentano questi effetti. La molteplicità degli effetti benefici dell’ozonoterapia e l’assenza di effetti collaterali ci hanno indotto a lanciare questo appello.
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Che cos’è l’ozonoterapia?


Vaccino Covid e morti improvvise: vediamo cosa è emerso da uno studio Usa

E’ stato condotto un  nuovo studio negli USA  che conferma che  non esiste alcun legame tra vaccino covid e morti improvvise . L’indagine, c...