martedì 21 luglio 2020

Un'analisi del sangue riconosce 5 tumori 4 anni prima

In futuro potrebbe diventare un test di routine

Una tecnica basata sull'analisi del sangue riconosce cinque forme di tumore comuni con un anticipo di quattro anni rispetto alle tecniche tradizionali. Lo indica la ricerca internazionale pubblicata su Nature Communications e coordinata dall'Università della California a San Diego. La tecnica, chiamata PanSeer, riconosce precocemente nel 91% dei casi, i tumori di stomaco, esofago, colon retto, polmoni e fegato in persone senza sintomi, e in futuro potrebbe entrare nella routine delle analisi di controllo.
Coordinata da Kun Zhang, dell’Università della California a San Diego, il test promette di avere importanti ricadute sulla sopravvivenza dei malati di tumore grazie alla diagnosi molto precoce, che permette di intervenire con farmaci o con la chirurgia quando il tumore è gli inizi della sua formazione.
Non si tratta certamente, rilevano i ricercatori, di ‘indovinare’ se una persona si ammalerà: quelli che il test va a cercare sono i segnali, estremamente precoci, di un cambiamento in atto nel modo in cui si replica il Dna. La tecnica va infatti a cercare nel sangue le firme della metilazione, ossia del processo che in condizioni normali accompagna la replicazione del Dna, ma che in presenza di tumori può subire delle alterazioni.
Continua qui

lunedì 20 luglio 2020

Coronavirus, Lancet: 'Forte risposta immunitaria dal vaccino di Oxford'

'Fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso. Necessari ulteriori studi'

ll vaccino anti-Covid ChAdOx1, messo a punto dallo Yenner Institute della Oxford Universiy con la collaborazione dell'italiana Irbm, "ha indotto una forte risposta immunitaria e anticorpale fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso". Il risultato è pubblicato sulla rivista Lancet. Si tratta di risultati preliminari riferiti alla fase 1-2 di sperimentazione che ha coinvolto 1.077 adulti sani. "Ulteriori studi - si legge - sono necessari per confermare se il vaccino protegga effettivamente dal Covid-19".
L'articolo pubblicato su Lancet evidenzia "promettenti primi risultati" relativamente al vaccino ChAdOx1, che è definito "sicuro" e con "pochi effetti collaterali". I risultati preliminari hanno infatti dimostrato che nel campione di 1.077 soggetti adulti sani coinvolti nella sperimentazione, il vaccino era in grado di determinare "forti risposte" nella produzione di anticorpi e cellule immunitarie T fino al giorno numero 56 della sperimentazione clinica attualmente in corso.
Continua qui

venerdì 17 luglio 2020

Coronavirus: prime risposte positive da vaccino di Oxford

Scienziati evocano doppia protezione immunitaria, obiettivo 2021

La sperimentazione clinica sul potenziale vaccino anti Covid-19 sviluppato dall'Università di Oxford sta fornendo risultati "estremamente promettenti", e potrebbe addirittura fornire - secondo gli scienziati coinvolti nella ricerca - "una doppia protezione" dal virus. Lo anticipano alcuni giornali britannici in attesa della pubblicazione dei dati scientifici sulla prima fase dei trials lunedì sul Lancet.
Il prototipo di Oxford, concepito in collaborazione con l'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia, è tra i pochi progetti al mondo arrivati alla fase 3 della sperimentazione clinica, la più importante e avanzata, estesa a migliaia di persone. Ma già la fase 1, avviata ad aprile su decine di volontari adulti sani, pare confermare che il farmaco è in grado di stimolare una risposta immunitaria significativa.
Continua qui

mercoledì 15 luglio 2020

Casco salva-capelli per le donne malate di tumore

Il suo nome dice tutto, perché nasce come dono di un uomo a una donna. Era, secondo la tradizione, il regalo che veniva fatto alla futura sposa dal suo futuro marito. Un presente semplice, ma gustoso: un panino dolce farcito con la panna montata. Oggi, proprio per questa storia che viene tramandata di pasticciere in pasticciere, viene chiamato il “maritozzo”. Con l’idea di un dono dato a tutte le donne, oggi i maritozzi, aiutano a vincere la battaglia contro il cancro

BREAST UNIT
Lo sanno bene a Roma, all’ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, visto che possono contare su un casco anti-caduta dei capelli che viene usato durante la chemioterapia per la Breast Unit, l’unità operativa che si occupa dei trattamenti delle donne colpite da un tumore al seno. I fondi per l’acquisto dello strumento sono arrivati grazie al Maritozzo Day del 2019, un’iniziativa organizzata da Tavole Romane per celebrare il più classico dei dolci della cucina romana, a cui hanno aderito più di 70 locali in tutta Italia. 
Il caschetto donato all’ospedale romano è il Paxman Scalp Cooler ed è refrigerante. Prima, durante e dopo il trattamento viene indossato dalla paziente che sente sulla testa una temperatura sui -4 °C. Questo permette ai capillari che arrivano sul bulbo pilifero di restringersi: un “trucco” che consente di ridurre la percentuale di farmaco chemioterapico che arriva ai capelli attraverso il sangue. In questo modo la capigliatura viene danneggiata il meno possibile. Si evita in parte la perdita completa di tutti i capelli e si limitano le conseguenze psicologiche possibili. 


Continua qui

domenica 12 luglio 2020

Covid. “Anche dalla pelle i segni dell’infezione”. Dai dermatologi le linee guida per i cittadini

L’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani: “Anche solo una macchia cutanea può essere spia dell’infezione. Si tratta di manifestazioni poco specifiche per cui non bisogna allarmarsi, ma per un approfondimento rivolgersi sicuramente al proprio dermatologo, che darà i suggerimenti più appropriati”.

“In questi mesi di pandemia abbiamo appreso che il Covid-19 non colpisce solo l’apparato respiratorio, ma anche quello gastrointestinale o circolatorio: recentemente abbiamo appurato che anche la pelle può essere un bersaglio dell’infezione e le manifestazioni cutanee possono aiutarci quindi a individuarla anche in soggetti asintomatici”. È quanto afferma il dottor Fabrizio Fantini, direttore dell’Unità Ospedaliera Complessa di Dermatologia dell’Ospedale di Lecco. Il team lecchese è stato fra i primi al mondo a descrivere le manifestazioni cutanee del Coronavirus, con pubblicazioni sulla rivista scientifica “The Journal of The European Academy of Dermatology and Venereology”. Sulla base di queste evidenze, l’ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) ha reputato utile predisporre e divulgare alcune linee guida per aiutare la popolazione a orientarsi ed effettuare i corretti percorsi diagnostici.
 
“Oggi – afferma Francesco Cusano, presidente ADOI - sappiamo, grazie allo studio dei colleghi di Lecco e a quelli successivi di altri, che anche solo una macchia cutanea può essere spia dell’infezione. Si tratta di manifestazioni poco specifiche per cui non bisogna allarmarsi, ma per un approfondimento rivolgersi sicuramente al proprio dermatologo, che darà i suggerimenti più appropriati”.




 
I dermatologi dell’Ospedale di Lecco hanno infatti osservato le lesioni cutanee provocate dal COVID-19 in un gran numero di pazienti ricoverati con infezione in corso, ma anche in asintomatici, definendo e pubblicando quindi delle evidenze che possono essere così riassunte:
 
1. La tipologia delle manifestazioni cutanee è quanto mai varia.
 
2. Segni cutanei possono essere riscontrati a qualunque età, nei soggetti pediatrici, giovani, adulti ed in età avanzata. Da sottolineare che i soggetti pediatrici e giovani, seppur colpiti in misura ridottissima dalle manifestazioni più drammatiche del Coronavirus, possono essere però asintomatici e quindi contagiosi.
 
3. Occorre distinguere tra i segni cutanei sicuramente imputabili al COVID-19, perché comparsi in corso di infezione accertata e manifestazioni cutanee sospette per infezione, perché comparse in soggetti asintomatici o con sintomi lievi.
 
4. In corso di infezione accertata sono stati riscontrati rash cutanei di varia morfologia diffusi a tutto il corpo, che insorgono generalmente in concomitanza con sintomatologia simil-influenzale e respiratoria. Può trattarsi di eruzioni cutanee simili per aspetto ai comuni esantemi infantili, ad esempio di tipo morbilliforme, oppure con vescicole simili alla varicella, o con pomfi che ricordano l’orticaria. L’eruzione cutanea può essere più o meno sintomatica (prurito), ed è di solito fugace, con risoluzione spontanea in alcuni giorni e senza esiti permanenti. È importante ricordare che quadri simili possono essere anche dovuti ad una reazione alle cure farmacologiche in corso, e quindi è indispensabile una valutazione dermatologica per la diagnosi differenziale.
 
5. Tra i segni cutanei con sospetto di correlazione con l’infezione in corso sono state segnalate particolari lesioni delle estremità (mani, piedi) che somigliano ai comuni geloni da freddo, ovvero macchie rosse, gonfie, con sensazione di prurito/bruciore. Da precisare che solo in pochissimi casi l’infezione da Coronavirus è stata accertata a causa della mancanza di test di laboratorio. Il sospetto che si tratti di lesioni correlate alla pandemia è originato dalle seguenti osservazioni:
a. numerose segnalazioni di casi del tutto analoghi sono avvenute in coincidenza con il diffondersi della pandemia, in Italia e in tutto il mondo;
b. il numero di queste segnalazioni è decisamente alto per la normale incidenza di geloni, soprattutto in questa stagione con temperature particolarmente miti.
c. alcuni di questi pazienti hanno avuto contatti con familiari o altre persone colpite dal virus:
d. infine, sono stati segnalati casi di lesioni “geloni-like” insorgenti contemporaneamente in familiari (fratelli), rendendo ancora più plausibile l’ipotesi infettiva.

Vaccino Covid e morti improvvise: vediamo cosa è emerso da uno studio Usa

E’ stato condotto un  nuovo studio negli USA  che conferma che  non esiste alcun legame tra vaccino covid e morti improvvise . L’indagine, c...