lunedì 27 aprile 2020

Coronavirus, Elisa prima italiana a testare il vaccino: "Sto bene". Il progetto a Oxford

La ricercatrice ha testato il prototipo del vaccino sviluppato dallo Jenner Institute, dipartimento di virologia dell'ateneo oxfordiano. “Sto benissimo” dice tre giorni dopo essersi sottoposta al test. La sua prima iniezione è stata trasmessa in diretta tv dalla Bbc

Elisa Granato è la seconda volontaria, la prima italiana, ad aver testato il prototipo del vaccino sviluppato ad Oxford e che dovrebbe combattere il Covid-19. A tre giorni dal test, cui si è sottoposta il 23 aprile, fa sapere di stare bene: “Sto benissimo”, poi aggiunge un “fin qui” di prudenza. Lo scrive su Twitter sul suo account aperto solo ai follower che, dopo aver inoltrato la richiesta, hanno ricevuto l’approvazione a seguire i thread. Difende così la sua privacy dopo essere stata investita da una popolarità improvvisa.

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Dal cuore all'intestino, tutti gli organi attaccati dal coronavirus

CORONAVIRUS: SECONDA ONDATA DI CONTAGI è SICURA dopo il LOCKDOWN! Ecco le parole del VIROLOGO CRISANTI

C’è già un esempio negativo eclatante: Singapore

Tutto il Mondo sta combattendo da mesi una dura battaglia contro il Coronavirus: il nostro Paese sta pagando un prezzo altissimo, in termini economici ma soprattutto di vite umane. In questi giorni però l'attenzione di tutti noi è rivolta alla tanto attesa Fase 2, il momento della ripartenza, che, secondo il Governo, dovrebbe avvenire a partire dal 4 maggio. Tuttavia l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) teme una SECONDA ONDATA di CONTAGI, che potrebbe essere ancora più devastante della prima; cerchiamo di capire perché la FASE 2 non significa FINE dell'EMERGENZA.
Il virologo che lavora a fianco del governatore del Veneto Zaia, Andrea Crisanti, ribadisce la quasi certezza di una seconda ondata di contagi. In un intervista al Mattino, Crisanti ha detto: "Nella fase 2 ci saranno molte più occasioni di trasmissione del virus. Venendo meno le misure di contenimento, nuovi focolai verranno fuori sicuramente. Occorre prepararsi alle inevitabili conseguenze. I fondamentali? Protezioni, sanificazione, tamponi. E la capacità di reazione immediata che abbiamo messo a punto. Il rischio zero non esiste, specialmente in situazioni del genere".
Insomma, la fase 2 soprattutto in Italia non è un punto di arrivo, non è la fine dell'emergenza, ma un tassello importante nella lotta a questo temibile virus; solo con politiche di controllo adeguate e con il senso di responsabilità di ognuno di noi sarà possibile contrastarlo, limitandone i terribili effetti.
A tal proposito c'è già un esempio eclatante.
A Singapore, infatti, dopo una prima ondata che è stata ben contenuta dalle autorità locali, si sono registrati 2500 nuovi contagi in appena 48 ore. Si tratta di un numero particolarmente elevato se si pensa che i casi accertati salgono adesso a 9125, di cui 1.426 registrati nella giornata del 20 aprile; il 27% dei casi di contagio da COVID 19 si è concentrato in soli due giorni.
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domenica 26 aprile 2020

Misteri - Il coronavirus danneggia il sistema vascolare e non si sa perché

I medici americani si aspettavano una patologia respiratoria, hanno incontrato una malattia che colpisce anche cuore, reni, cervello. Come è possibile? La risposta è nei tantissimi coaguli del sangue che si riscontrano nei pazienti Covid. E che spesso causano il decesso


Finora il coronavirus ha causato 2.700.000 casi di contagio certificati in tutto il mondo, con 185mila decessi ufficiali: è presente da mesi tra la popolazione umana, gli scienziati lo studiano da settimane e sperimentano cure e vaccini. Eppure ci sono ancora alcuni aspetti sconosciuti e inquietanti e riguardano il comportamento del virus nell’organismo e gli effetti che provoca.
Come scrive il Washington Post, una serie di studi condotti su casi di pazienti americani hanno rilevato la formazione di numerosi – e spesso letali – coaguli nel sangue. Secondo il quotidiano, il personale sanitario si era preparato ad affrontare «un virus respiratorio, anche se molto contagioso e letale, per il quale non ci sono né vaccino né cure specifiche», e invece hanno incontrato un patogeno in grado di danneggiare «anche i reni, il cuore, l’intestino, il fegato e il cervello». Questo ha cambiato il quadro.
Quello dei trombi, aspetto che era rimasto marginale negli studi cinesi e italiani, può avere conseguenze gravissime, causando ictus e infarti. Ma non solo: i medici hanno incontrato casi paradossali, con pazienti con livelli di ossigeno bassissimi – che dovrebbero provocare incoscienza, o addirittura la morte – che parlavano al telefono senza problemi. O donne incinte asintomatiche in arresto cardiaco. E ancora, pazienti che mostravano sintomi moderati, peggiorare nel giro di poco. A rendere tutto più complicato, non mancano casi (come quello descritto sul New England Journal of Medicine) che sembra andare nella direzione opposta, con un paziente colpito dalla diminuzione della capacità di coagulazione.

sabato 25 aprile 2020

Coronavirus, accertata la presenza nello smog delle città

Lo studio condotto dagli scienziati italiani mette in guardia dal tornare ad inquinare come prima. Il particolato, un marker per scoprire l'insorgenza della malattia.



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Nube di fumo intorno al globo dopo gli incendi in Australia

venerdì 24 aprile 2020

Coronavirus, dall'alimentazione alle banconote: ecco a cosa bisogna stare più attenti

Coronavirus, dall'alimentazione alle banconote: ecco a cosa bisogna stare più attenti
Una lista di consigli utili stilata dagli esperti dell'European Food Information Council (EUFIC)


Coronavirus, dall'alimentazione alle banconote: ecco a cosa bisogna stare più attenti

Gli esperti di nutrizione e salute dello European Food Information Council (EUFIC) hanno condiviso una serie di importanti consigli. Lo scopo è quello di prevenire il rischio di contagio del Covid-19 e di evitare il diffondersi delle fake news.
1) Esiste qualche cibo in grado di rafforzare il sistema immunitario contro il Coronavirus? 
Dopo aver ribadito che non esiste nessun regime alimentare e nessun cibo miracoloso capace di renderci immuni dal virus, gli esperti dell'EUFIC ribadiscono l'importanza di un'alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura. In particolare, sottolineano quanto i seguenti nuetrienti giochino un ruolo molto importante nel fortificare le nostre difese immunitarie:

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Coronavirus: il farmaco antimalarico non funziona. Aumentano i rischi cardiaci



giovedì 23 aprile 2020

Covid-19, isolato il virus nelle lacrime di un paziente

Gli occhi diventano potenziale fonte di contagio


Il virus SarsCov2 è attivo anche nelle secrezioni oculari, ovvero nelle lacrime, dei pazienti positivi.

Lo dimostra uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine dai ricercatori dell'Istituto Spallanzani di Roma.
Partendo da un tampone oculare, prelevato tre giorni dopo il ricovero da una paziente positiva al virus, ricoverata presso l'ospedale Spallanzani alla fine di gennaio e che presentava una congiuntivite bilaterale, hanno isolato il virus dimostrando che esso è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive. 
Si tratta di una scoperta che ha "importanti implicazioni anche sul piano della salute pubblica, tant'è che il risultato è stato comunicato all'Organizzazione Mondiale della Sanità d'accordo con l'Editor della rivista prima della pubblicazione".
"Questa ricerca dimostra che gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell'organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio - commenta Concetta Castilletti, responsabile dell'Unità Operativa Virus Emergenti del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani - ne deriva la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione in situazioni, quali gli esami oftalmici, che si pensava potessero essere relativamente sicure rispetto ai rischi di contagio che pone questo virus".
La ricerca ha inoltre evidenziato che i tamponi oculari possono essere positivi quando invece i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus: i campioni respiratori della paziente, infatti, a tre settimane dal ricovero risultavano ormai negativi, mentre il campione oculare era ancora debolmente positivo sino a 27 giorni dal ricovero. Saranno necessari ulteriori studi per verificare fino a quando il virus continua ad essere attivo e potenzialmente infettivo nelle lacrime. 

venerdì 17 aprile 2020

CORONAVIRUS: il COVID-19 non morirà con il CALDO, lo ha CONFERMATO uno STUDIO francese. Ecco i DETTAGLI

La notizia che il Coronavirus potrebbe morire ad una certa temperatura arriva dalla vicina Francia. Gli scienziati dell'Università Aix-Marseille hanno infatti effettuato dei test per capire come il virus possa sopravvivere e riprodursi anche a seguito di una lunga esposizione ad alte temperature.
I ricercatori hanno sottoposto i ceppi del patogeno a 60° per un'ora e il risultato è che il calore non è stato in grado di ucciderli tutti.
L'esperimento è stato effettuato da due colture di cellule renali da una scimmia africana. Una con proteine animali, quindi contaminato, l'altra senza alcun condizionamento. Dopo aver esposto la prima (quella contaminata) per 60 minuti a 60°C, alcuni ceppi sono sopravvissuti e si sono anche riprodotti in seguito, mentre nel secondo caso sono morti per intero.
Al contrario, in un altro test condotto a 92°C per 15 minuti di esposizione, l'efficacia è stata totale.
Alla luce di questi risultati viene in parte a decadere la teoria secondo la quale l'arrivo dell'estate potrebbe porre fine alla pandemia, ipotesi che del resto era già stata parzialmente smentita da diversi esperti.
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giovedì 16 aprile 2020

Fare la spesa con i guanti: un video che spiega come metterli e, soprattutto, come toglierli

In questi giorni di quarantena le persone stanno iniziando a familiarizzare con alcuni dispositivi che prima non erano di uso quotidiano. Delle mascherine abbiamo più volte parlato ma è di questi giorni un video sul corretto utilizzo dei guanti monouso del gruppo Passione Sub Parma che per l’accuratezza e la semplicità con cui tratta l’argomento è stato citato ad esempio da Sergio Venturi, Commissario per la gestione dell’emergenza Coronavirus in Emilia-Romagna.

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mercoledì 15 aprile 2020

Coronavirus, in Toscana via ai test sierologici: accordo quadro per 400mila analisi. Nel Lazio test nelle Rsa, su sanitari e forze dell’ordine

Il governatore Rossi: ""Siamo di fronte alla più grande iniziativa di screening di massa che sia mai stata affrontata in Italia. Sarà utile per la fase 2". In Lombardia 20mila test al giorno, dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi


La Toscana dà il via ai test sierologici. Saranno effettuati su 400mila persone, includendo anche i lavoratori dei servizi essenziali rimasti aperti fin dall’11 marzo. La Regione guidata da Enrico Rossi ha annunciato l’accordo quadro con 61 laboratori privati che integrerà il lavoro già svolto dal servizio sanitario regionale, impegnato in altri 140mila test riservati in via prioritaria ai lavoratori della sanità e a ospiti e operatori delle Rsa.
Tutti i dati dello studio epidemiologico verranno poi raccolti dalla Regione e caricati su un’applicazione per studiare la diffusione del virus suddiviso per categorie di lavoratori. “Siamo di fronte alla più grande iniziativa di screening di massa che sia mai stata affrontata in Italia”, ha detto Rossi. “Non esistono al momento – ha aggiunto – strumenti assoluti che possono risolvere la diagnostica” sulla diffusione del coronavirus.
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Vaccino anti-Covid, in aprile via ai test sull’uomo


Coronavirus, all'ospedale di Novara al via la sperimentazione della cura con il plasma dei convalescenti
Coronavirus, all'ospedale di Novara al via la sperimentazione della cura con il plasma dei convalescenti

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lunedì 13 aprile 2020

Coronavirus, l’Oms: “È 10 volte più mortale dell’influenza del 2009, solo il vaccino può fermarlo. Mascherine saranno la norma”

"Ciò significa - ha sottolineato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus - che le misure restrittive devono essere revocate lentamente e con controllo. Non può accadere tutto in una volta. E solo se la sanità pubblica ha adottato le corrette misure, come una significativa capacità di tracciare i contatti" con i contagiati


“Sappiamo che il Covid-19 si diffonde rapidamente e sappiamo che è 10 volte più mortale del virus responsabile dell’influenza del 2009 (la cosiddetta “suina”, ndr)”. A dirlo è il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che nel corso del briefing sul coronavirus con i giornalisti a Ginevra ha fatto il punto della pandemia di coronavirus nel mondo spiegando che “le prove provenienti da diversi Paesi ci stanno dando un quadro più chiaro di questo virus, come si comporta, come fermarlo e come trattarlo”.”Sappiamo che in alcuni Paesi i casi di Covid19 raddoppiano ogni tre/quattro giorni“, ha proseguito Adhanom Ghebreyesus sottolineando come mentre la diffusione “accelera molto rapidamente, si riduce molto lentamente. In altre parole il calo è molto più lento dell’aumento”.

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Contagi, crescita mai così bassa. Ma altri 566 morti.

domenica 12 aprile 2020

CORONAVIRUS: VACCINO anti Covid-19 forse PRONTO prima del previsto. Partita la SPERIMENTAZIONE sull'Uomo

Una macchina che non smette di lavorare. E' quella della scienza e della ricerca. La lotta comune, valida per tutto il mondo che sta affrontando la PANDEMIA, è quella della ricerca di un VACCINO: insomma, si tratta di una vera e propria CORSA contro il TEMPO. Ed è notizia di queste ore secondo cui il VACCINO potrebbe essere pronto PRIMA DEL PREVISTO, in quanto è appena partita la SPERIMENTAZIONE sull'UOMO.La sperimentazione sugli esseri umani è un procedimento molto lungo e anche rischioso: tuttavia questo non ha spaventato Ian Haydon, 29enne specialista in comunicazione alla University of Washington, che si è sottoposto a un primo ciclo di somministrazione del vaccino.

Prima di procedere con le iniezioni, l'azienda che sta sviluppando il farmaco ha fatto firmare a Ian un documento di venti pagine in cui dichiara di essere consapevole dei rischi della sperimentazione; e così, nella mattinata di mercoledì 8 aprile, l'uomo ha ricevuto una prima dose e tra un mese ne riceverà una seconda.


Si tratta di un gesto di grande altruismo, fatto da una persona consapevole dei rischi, ma mossa da una grande volontà di mettersi a disposizione per salvare il pianeta da una grave epidemia.
Ho sentito parlare dello studio da un collega che mi ha riferito del reclutamento e ho inviato le mie informazioni sanitarie. Non mi aspettavo di avere notizie, perché avevano migliaia di domande, ma alla fine hanno scelto me. Sono stato visitato e sottoposto ad analisi, e mi hanno spiegato lo studio. Mi ritengo fortunato a poter fare il volontario per combattere il coronavirus", queste le parole del giovane Ian, intervistato da un reporter della Mit Review.


Fonte

Meteo: ESTATE 2020, sarà VITTORIA sul VIRUS. Ecco con quali PREVISIONI secondo il CENTRO EUROPEO

venerdì 10 aprile 2020

La mascherina appanna gli occhiali? I tre trucchi per evitare che succeda VIDEO

Abituarsi ad indossare la mascherina, in questi tempi di emergenza coronavirus, non è semplice per tutti, soprattutto per chi porta gli occhiali: questi ultimi sanno che andare in giro con i dispositivi di protezione sul viso porta inevitabilmente a incappare in un piccolo disagio, gli occhiali che si appannano e ci costringono ad abbassare la mascherina, a muoverla, insomma a toccarla continuamente.

(...)

Come mostrano i tutorial, ci sono tre metodi diversi. Il primo metodo è quello di spruzzare liquido antiappannante sugli occhiali, lasciarlo agire per qualche secondo, e poi sciacquarli con abbondante acqua: nonostante la mascherina, riuscirete a vedere chiaro. Il secondo metodo è posizionare un fazzoletto di carta sul bordo superiore della mascherina: il terzo, simile al secondo, prevede invece che si pieghi il bordo superiore della mascherina


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Coronavirus, come non far appannare gli occhiali quando si indossa la mascherina: i trucchi (video)

giovedì 9 aprile 2020

Gel disinfettante: già partita la produzione al Farmaceutico Militare di Firenze

Gel disinfettante: già partita la produzione al Farmaceutico Militare di Firenze
L'Istituto incaricato dal Ministero per tutta Italia: tempi record e ritmo 2.000 litri al giorno

Gel disinfettante: già partita la produzione al Farmaceutico Militare di Firenze

Istituto farmaceutico miliare di Firenze è già partito con la produzione di gel disinfettante, come stabilito dai recenti provvedimenti del governoDuemila litri al giorno di liquido che saranno distribuiti in tutta Italia. 
La struttura è stata attivata dal Ministero della Difesa per l'emergenza coronavirus. Oltre 700mila euro la spesa autorizzata per produrre il gel che ormai da qualche settimana è praticamente introvabile.
Il gel è un disinfettante prevalentemente per le mani che viene prodotto secondo "la formulazione dell'Organizzazione mondiale della sanità. E' un disinfettante con un'azione virucida, uccide quindi il virus", come ha spiegato in un servizio del Tgr Toscana uno dei responsabili della struttura.
"Stiamo già pensando di farne un'altra formulazione, ma senza glicerina, per usarla negli ambienti e sugli oggetti, un po' come viene fatto con l'alcool a 70 gradi negli ospedali", ha aggiunto. Il gel verrà distribuito dalla protezione civile a tutte le strutture, soprattutto ospedaliere, che ne hanno bisogno.



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mercoledì 8 aprile 2020

Comunicazione EMA sull’uso di clorochina e idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19

Nella comunicazione allegata l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ribadisce a pazienti e operatori sanitari che la clorochina e l’idrossiclorochina devono essere utilizzati solo negli studi clinici o nei programmi di utilizzo in emergenza per il trattamento del COVID-19.
I due medicinali infatti - attualmente autorizzati per il trattamento della malaria e di alcune malattie autoimmuni - sono oggetto di studio in tutto il mondo poiché potenzialmente in grado di curare la malattia da coronavirus (COVID-19).
Tuttavia, l'efficacia nel trattamento del COVID-19 non è ancora stata dimostrata negli studi e sia clorochina che idrossiclorochina possono avere effetti indesiderati gravi, soprattutto a dosi elevate o in associazione ad altri farmaci.
A tal proposito si richiama la comunicazione AIFA pubblicata il 31 marzo 2020 contenente informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari sull'uso appropriato di clorochina e idrossiclorochina nell'impiego per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19.

martedì 7 aprile 2020

Coronavirus, gli 11 giorni di Wuhan che avrebbero potuto salvarci dalla pandemia

Sono i giorni più importanti, nella storia di questa polmonite diventata pandemia e la Cina sceglie la strada del negazionismo. Se le autorità avessero agito per tempo i contagi sarebbero stati molto inferiori


Undici giorni. È il tempo passato, a Wuhan, fra la morte di un uomo di 61 anni per Covid19 e l’ammissione pubblica di Zhong Nanshan, epidemiologo cinese, alla tv di stato circa la diffusione di un nuovo virus. Undici giorni fatali per la Cina, e forse per il mondo intero. In quel lasso di tempo, circa 5milioni di persone hanno lasciato la capitale dell’Hubei, muovendosi verso il resto della Cina e il resto del mondo. Portando il contagio ovunque. Diventando, inconsapevolmente, diffusori di una malattia sconosciuta.

Ma andiamo con ordine. La prima vittima ufficiale da Covid19, il sessantunenne di Wuhan, muore il 9 gennaio. Nei giorni precedenti aveva frequentato il mercato alimentare della città, luogo legato a molti dei primi casi di questa pandemia. La sua morte viene annunciata dalla Commissione Sanitaria Municipale due giorni dopo (l'11 gennaio). Le autorità cinesi sono più o meno certe che queste polmoniti fossero state trasmesse da animale a uomo, e che quindi i potenziali infetti erano quelli venuti a contatto con gli animali stessi al mercato cittadino. Nessuno, però, fa trapelare un dettaglio determinante: dopo 5 giorni dalla morte del 61enne, anche la moglie della vittima ha iniziato ad avvertire gli stessi sintomi. E la donna non è mai stata al mercato d Wuhan. Un segnale chiarissimo che il virus misterioso, il nemico sconosciuto, si sta diffondendo da uomo a uomo.

lunedì 6 aprile 2020

Speranza dai ricercatori: il farmaco Ivermectin sarebbe in grado di uccidere il virus

Le analisi sono in fase sperimentale in un ambiente di laboratorio

WELLINGTON - Il farmaco Ivermectin sarebbe in grado di uccidere il Covid-19. La notizia arriva da uno studio pubblicato da alcuni ricercatori dell'Università di Monash, in Australia.
Gli scienziati comunque smorzano l'entusiasmo: il farmaco si è dimostrato efficace in laboratorio, ma l'Ivermectina non può essere utilizzata nell'uomo fino a quando non sono stati completati ulteriori test e studi clinici per confermare l'efficacia del farmaco a livelli sicuri per il dosaggio negli esseri umani.
In ogni caso, i test in una coltura cellulare hanno dimostrato che il farmaco antiparassitario, già disponibile in tutto il mondo, sarebbe in grado di uccidere il virus in 48 ore. «Abbiamo scoperto che una singola dose è in grado di rimuovere tutto l'RNA virale entro 48 ore, ma anche che in sole 24 ore si può notare una riduzione significativa», ha spiegato la dottoressa Kylie Wagstaff, a capo del progetto.

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Il test per sapere se una mascherina funziona davvero ad evitare il contagio

Da quando è stata scatenata la pandemia, sono stati diffusi molti video su come realizzare delle mascherine in casa. Accade però, nonostante la bontà di queste iniziative, che molte di queste non fungono da barriera di protezione per l'organismo. Un pompiere argentino ha pubblicato un video per confutare l'efficacia di questi "dispositivi medici domestici" e spiegare che solo le mascherine chirurgiche proteggono dalle goccioline che trasmettono il  coronavirus.
Pertanto, questa forma di solidarietà può essere un'arma a doppio taglio se non vengono prese adeguate misure di fabbricazione. Ci sono alcune linee guida per la sterilizzazione da seguire, oltre ai tessuti che possono essere usati e quelli da evitare.
Nel video, si può vedere come questo vigile del fuoco volontario di Tortuguitas, in Argentina, simula uno starnuto con un deodorante per testare come le particelle possono passare attraverso la maggior parte dei tessuti (realizzate con fibre artificiali e sintetiche come la friselina) che vengono utilizzati per crearle.

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sabato 4 aprile 2020

Coronavirus, Capua: non sparirà in estate. Primo gatto contagiato apre nuovo fronte infezioni tra animali. Iss: isolarli dai padroni positivi

Ci sono «zero possibilità» che il Coronavirus scompaia con l'estate e con i primi contagi sui gatti si apre un nuovo fronte: quello della gestione delle infezioni tra gli animali da cui tra l'altro tutto è partito. Lo ha detto la virologa Ilaria Capua che dirige l'One Health Center of Excellence all'Università della Florida prima che arrivasse anche la raccomandazione dell'Iss di isolare gli animali domestici a contatto con padroni affetti da COVID-19 perché «sono suscettibili a SARS-CoV-2». 


Capua, in riferimento al virus della Sars, ha ribadito nel corso di una diretta Instagram con il sindaco di Firenze Dario Nardella che in quel caso «è scomparso con l'estate ma non per il caldo. La Sars è stata fermata da un contenimento, non dal caldo». Tra i problemi che hanno portato alla diffusione del Coronavirus anche la globalizzazione, la possibilità di spostarsi rapidamente da una parte all'altra del mondo: «La pandemia spagnola - ha spiegato - ci ha messo due anni a fare il giro del mondo perché è 'andatà a piedi, con le navi». Il Coronavirus, ha aggiunto, «non è un virus super resistente, anzi è fragile, ma si trasmette con grande facilità». «Questo è un fenomeno di portata epocale. Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria, ma non è un tunnel senza fine. Ne usciremo» anche se «saremo tutti diversi», ha aggiunto.

Il nodo condizionatori
«Non possiamo escludere il propagarsi del coronavirus dai condizionatori. La Sars 1, nel 2002, si è propagata dai sistemi di aerazione e riscaldamento di un hotel. Non possiamo escludere origine e durata perché conosciamo questo virus solo da quattro mesi, Sappiamo però che i virus sono abbastanza delicati, non sopravvivono a temperature estreme. Il caldo potrebbe seccare lo starnuto e diciamo che quello che cade in terra non potrebbe infettare. Sulla trasmissione area direi, per semplificare, che da qui alla cucina anche no», ha detto la Capua in collegamento dagli Usa su Radio Rai 2, a Caterpillar.


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giovedì 2 aprile 2020

Coronavirus, il 37% dei tamponi dà falso negativo. Bassetti: "Test utile ma non perfetto"

Lo studio scientifico cinese commentato dall'infettivologo del San Martino



GENOVA - Il 37% dei test tampone nasali effettuati per rilevare il Coronavirus nelle persone dà un falso negativo. Questo è il risultato di uno studio effettuato in Cina il Paese dove per primo si è sviluppato il virus e allargato a macchia d’olio.

Il direttore della clinica malattie infettive del San Martino di Genova Matteo Bassetti su Facebook riposta lo studio e commenta: "Il tampone come ho detto più volte è un test utile, ma non perfetto. Secondo un articolo scientifico condotto in Cina quello nasale è positivo nel 63% dei casi certi di Covid19 ovvero assistiamo al 37% di falsi negativi. Troppa gente senza competenze mediche e scientifiche parla senza sapere. In Veneto volevano fare il tampone a tutta la popolazione pensando fosse il test perfetto, anche per gli asintomatici. Geniali..." conclude il direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.

Insomma il dibattito sull’utililtà di fare tamponi su larga scala per individuare i positivi resta d’attualità ma il mondo medico-scientifico continua a spiegare che il test che oggi può dare esito negativo il giorno dopo può invece far risultare la persona positiva pur lo stesso individuo avendo già il virus in incubazione. In Italia fino a questo momento sono stati effettuati oltre 540 mila tamponi, Veneto e Lombardia le regioni dove si sono fatti più test. In Liguria così come annunciato dalla Regione negli ultimi giorni è cresciuto il numero di tamponi giornalieri arrivando nella giornata del 1 aprile quasi a mille in 24 ore e oltre 11mila da inizio emergenza. In Liguria come nella maggior parte delle regioni italiane i test specifici vengono effettuati sulle persone sintomatiche che presentano dunque segnali clinici riconducibili al virus o che sono state a contatto con persone risultate positive.
E allora l'Istituto superiore di sanità (Iss) cerca una via alternativa e sul tavolo mette la possibilità di portare avanti un'indagine a larga scala sulla popolazione utilizzando test rapidi sierologici, che indichino cioè chi ha sviluppato anticorpi al nuovo coronavirus.


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Coronavirus, verso un milione di casi nel mondo

Negli Usa 884 morti in 24 ore, è un record, salta la conferenza sul clima


I casi di coronavirus nel mondo si avviano velecemente verso la soglia del milione di unità: secondo l'ultimo bollettino della Johns Hopkins University i contagi registrati finora a livello globale sono infatti 937.091, mentre il totale dei decessi ha raggiunto quota 47.231 e le persone guarite sono 193.764. 
Intanto gli Usa registrano 884 morti in 24 ore, un nuovo record giornaliero. Complessivamente il numero dei morti nel Paese è di 5.119, mentre i casi sono 216.515. Lo stato di New York è quello più colpito, seguito dal New jersey e dalla California, anche se nuovi focolai si hanno in Lousiana e in Michigan. A New York per la prima volta muore un bambino. Le autorità non hanno rilevato la sua età, tuttavia hanno riferito che aveva delle patologie preesistenti. Inoltre, un bimbo di sei settimane è morto in Connecticut. Trump avverte: i prossimi giorni saranno "orribili". 

Coronavirus molto contagioso anche con sintomi lievi

Nature, si replica facilmente anche in alte vie respiratorie


(ANSA) - ROMA, 1 APR - Il coronavirus può essere trasmesso in modo efficiente anche da parte di chi ha sintomi lievi perché riesce a moltiplicarsi con facilità anche nelle alte vie respiratorie. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Nature e condotta in Germania, dal gruppo dell'Università Charité di Berlino diretto dal virologo Christian Drosten.
    La ricerca si basa sull'analisi di nove pazienti di Monaco, fra giovani adulti e persone di mezza età, con sintomi lievi dell'infezione da coronavirus SarsCoV2 e "indica che c'è un'attiva replicazione del virus nel tratto respiratorio superiore", tale che "i pazienti sono in grado di diffondere il virus ad alti livelli durante le prime settimane della comparsa dei sintomi". Tutti e nove i pazienti erano ricoverati nello stesso ospedale di Monaco per Covid-19.L'analisi di tutti i campioni di muco, espettorato, sangue, urina e feci indica che ci sono "alti livelli di replicazione virale nei tessuti del tratto respiratorio superiore" e "alti livelli di diffusione virale nel tratto respiratorio superiore durante la prima settimana di sintomi".
    Si è inoltre dimostrato che è possibile isolare il virus dai campioni prelevati da gola e polmoni dei pazienti fino all'ottavo giorno di sintomi e mentre i sintomi si andavano riducendo. Due pazienti con primi segni di polmonite hanno continuato a rilasciare alti livelli di virus nell'espettorato fino a 10 e 11 giorni dalla comparsa. E' emerso inoltre che il materiale genetico del nuovo coronavirus, ossia il suo Rna, "è rimasto rilevabile nell'espettorato dopo la fine dei sintomi".

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Vaccino Covid e morti improvvise: vediamo cosa è emerso da uno studio Usa

E’ stato condotto un  nuovo studio negli USA  che conferma che  non esiste alcun legame tra vaccino covid e morti improvvise . L’indagine, c...