domenica 31 gennaio 2021

Alta protezione e qualità. Le nuove mascherine made in Veneto

Prodotte da Grafica Veneta a Trebaseleghe, nel Padovano. Sono mascherine chirurgiche con il livello più alto di protezione

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Estratti di Frutta e Verdura per le 4 Stagioni Con 100 ricette di succhi freschi sani e naturali - recensione

Negli ultimi anni sempre più spesso si sente parlare di succhi di frutta e verdura e il loro utilizzo è diventato un fenomeno quasi di moda ormai ma la loro diffusione non è un'invenzione recente ma risale a diversi anni fa. Pionieri nell'utilizzo di estratti di frutta e verdura sono stati due noti medici: il dott. Max Gerson ( di cui spesso si sente parlare per la tua innovativa terapia naturale anticancro) e Norman Walker.

Si deve a Norman Walker, pioniere del anche del fenomeno crudista la diffusione dei succhi estratti a freddo, in particolare grazie al suo libro  “Fresh Vegetable and Fruit Juices” , tradotto anche nella versione italiana. Quest'ultimo dopo averlo sperimentato su se stesso capì che un colon sano e pulito grazie anche alla pratica dei succhi può rigenerare e rivitalizzare l'organismo intero e far in tal modo fronte ad numerose malattie anche molto gravi.
Il dott. Max Gerson insieme ad altri importanti accorgimenti di dieta e integrazione ha introdotto nella tua terapia l'utilizzo massiccio di estratti di frutta e verdura (fino a 10 succhi freschi al giorno!).

I succhi giocano un ruolo fondamentale nel Metodo Gerson. Il dottor Gerson era convinto che se le verdure venivano macinate e mescolate prima di essere pressate, spremute, i nutrienti venivano esaltati dalla presenza della mela.
L’acido malico presente nelle mele aumenta la potenza dei nutrienti delle verdure.
Questo è il motivo per cui nei 10 succhi che ogni giorno la persona deve bere vi è sempre questo importante frutto.
I succhi freschi sono infatti come dei "costruttori" e rigeneratori del corpo, forniscono alle cellule la "materia viva" che le rigenera e fortifica. I succhi vanno bevuti subito, altrimenti si attua un processo di ossidazione che li farà deperire in poco tempo, e quindi ne verranno perse le proprietà nutrizionali e curative.
Diverso è inoltre il ricavare gli stessi benefici dalla frutta fresca, altrettanto salutare, ma che implica un lavoro di digestione e assimilazione, quindi un ulteriore dispendio energetico, decisamente più lungo da parte dell'organismo.
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sabato 30 gennaio 2021

Covid: Oltre 12mila casi e 421 morti fatti quasi 300mila tamponi

Il tasso di positività al 4,3%, in calo rispetto a ieri

Sono 12.715 i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Italia. Le vittime sono, invece, 421.

Lo rivela il nuovo bollettino del ministero della Salute. I dimessi o guariti registrano un aumento di 16.764.

Sono stati in totale 298.010 i tamponi effettuati (molecolari e antigenici) nelle ultime 24 ore in Italia, con un tasso di positività rispetto ai nuovi positivi (12.715) pari al 4,3%, -0,8% rispetto a ieri. Gli attualmente positivi sono ora 463.352, 4.472 in meno rispetto a ieri.


Le persone ricoverate in terapia intensiva in Italia sono 2.218, 52 in meno rispetto a ieri, nonostante i 132 nuovi ingressi giornalieri.


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Covid, in Liguria 255 nuovi casi e 16 morti. Ancora gravi le condizioni del bimbo di 4 mesi ricoverato al Gaslini

Un anno fa il Coronavirus arrivava in Italia col ricovero della coppia cinese a Roma

Esattamente un anno il Coronavirus è arrivato per la prima volta in Italia. Era il 30 gennaio 2020, infatti, quando una coppia di turisti cinesi, 67 anni lui 66 lei, sono stati ricoverati all'ospedale Spallanzani di Roma con i sintomi dell'infezione mentre erano in vacanza nel nostro Paese. Il loro calvario è durato per settimane: bisognerà aspettare il 19 marzo per le dimissioni dall'ospedale, seguite da altre lunghe settimane di riabilitazione. Mentre il loro incubo finiva, cominciava quello dell'Italia che stava entrando in lockdown per fermare il contagio.

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Nel mondo oltre 2,2 milioni di morti nel mondo: 200mila vittime negli ultimi 15 giorni

Da lunedì quasi tutta Italia è in zona gialla, ma resta lo stop agli spostamenti tra Regioni





venerdì 29 gennaio 2021

Covid: 13.574 positivi, 477 vittime. Tasso positività al 5%

Iss: indice Rt in diminuzione a 0,84, calcolato sui casi sintomatici. Solo una regione è a rischio alto, 10 lo hanno moderato, 10 basso

Sono 13.574 i test positivi al coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Le vittime sono 477. Giovedì i positivi erano stati 14.372 e i morti 492.


Sono 268.750 i test per il coronavirus (molecolari e antigenici) effettuati in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Giovedì erano stati 275.179. Il tasso di positività è del 5,05% (era del 5,2%).
I ricoveri in terapia intensiva per il Covid-19 sono in calo di 18 unità nel saldo tra entrate e uscite rispetto a giovedì, secondo i dati del ministero della Salute. Gli ingressi giornalieri sono 148. In totale in rianimazione ci sono 2.270 persone. Nei reparti ordinari sono invece ricoverati 20.397 pazienti, in calo di 381 unità rispetto a giovedì.

Iss: bozza, indice Rt in diminuzione a 0,84 - Nel periodo 06 gennaio - 19 gennaio 2021, l'indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,84 (range 0,75- 0,98), "in diminuzione e con il limite superiore del range sotto l'uno". E' quanto evidenzia la bozza del monitoraggio settimanale della cabina di regia, con dati relativi alla settimana 18/1/2021-24/1/2021 (aggiornati al 27/1/2021). 
Questa settimana si continua a osservare un "miglioramento del livello generale del rischio, con un aumento significativo di Regioni a rischio basso".

 Così la bozza del monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità-ministero della Salute.

Complessivamente, una sola Regione ha una classificazione di rischio alto (contro quattro la settimana precedente), 10 con rischio moderato (di cui una ad alto rischio di progressione a rischio alto) e 10 con rischio basso. 

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Covid: Italia in giallo, anche Lombardia. Bolzano e 4 regioni arancioni


Come finì la pandemia di influenza spagnola e quali lezioni traiamo da un secolo fa?


La lattoferrina è davvero efficace contro il coronavirus? Parte uno studio a Biella

La lattoferrina sarà oggi studiata in uno studio clinico all'ospedale di Biella, che ha coinvolto il primo paziente. Se ne è parlato spesso per le sue proprietà antivirali e antinfiammatorie, ma per ora non ci sono prove sufficienti per dire che abbia effetti contro Sars-Cov-2

Più di una volta si è parlato dell’uso della lattoferrina e di integratori a base di questa molecola per prevenire e contrastare il Covid-19. Si tratta di una proteina contenuta in tutte le secrezioni umane, presenta proprietà antimicrobiche e antivirali che secondo alcuni scienziati potrebbero renderla un buon candidato da studiare contro il Covid.19. Uno studio preliminare, su un piccolo campione di persone, condotto dall’università di Tor Vergata, mostrava dei primi dati favorevoli rispetto all’azione della lattoferrina nel coronavirus. Tuttavia altri esperti avevano sollevato alcuni dubbi. Sulla base delle prime prove positive, oggi l’ospedale di Biella ha dato il via a uno studio clinico sull’impiego della lattoferrina in persone affette da Covid-19 e ha da poco arruolato il primo paziente. Ecco cosa sappiamo.

Lattoferrina sì o lattoferrina no?

Durante la pandemia in più occasioni scienziati e media hanno parlato di alcune molecole e integratori in relazione alla possibilità, ancora da dimostrare, che abbiano effetto anche contro il coronavirus. Ricordiamo ad esempio la vitamina D, la melatonina e la quercetina. Oggi è di nuovo il turno della lattoferrina, di cui si discute da qualche tempo.

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Come trattare la pelle dopo i 60 anni?

 

Non esiste un limite di età per avere cura della propria pelle, perché un corpo sano si rispecchia in una pelle morbida e luminosa. Prendersi a cuore la salute dell’epidermide significa irrobustire l’ultima barriera tra noi e il mondo esterno: smog, polveri, vento, salsedine e raggi solari ogni giorno mettono a dura prova la resistenza della pelle del viso. Ecco perché non è mai troppo tardi per regalarle qualche attenzione in più.

Anni di ricerca hanno permesso ai laboratori Vichy di sperimentare e trovare le formule più adatte al trattamento della pelle matura. Sul sito online troverete tutti i consigli utili e tanti prodotti per mantenere la pelle elastica e morbida anche dopo gli “anta”. Ecco allora qualche suggerimento utile.

Quale beauty skin routine dopo i 60 

La cura della pelle passa innanzitutto da una routine di bellezza adeguata. La pelle col tempo perde la sua capacità di trattenere acqua e quindi di rimanere idratata ed elastica perché il nostro organismo smette di produrre acido ialuronico e collagene. La maniera migliore per ridarle tonicità perciò, è proprio quella di restituirle una sostanza presente in natura nel nostro tessuto epidermico: l’acido ialuronico. Serve poi una routine di bellezza strutturata sulle esigenze specifiche del proprio tipo di pelle.

Questi i passaggi più importanti di una beauty routine over 60.

  • Ogni mattina, dopo aver ben deterso la pelle, occorre applicare un siero a base di acido ialuronico: bastano poche gocce sulle dita per stenderlo sul viso e collo fino al totale assorbimento. Meglio scegliere un prodotto dalla texture leggera e fresca per far sì che la pelle lo assorba bene e subito.
  • Contro l’invecchiamento serve anche un’azione mirata per occhi e ciglia: Serum 10 occhi e ciglia per esempio, agisce nella zona perioculare donando freschezza allo sguardo e forza alle ciglia indebolite.
  • Subito dopo bisogna applicare una crema antirughe rassodante, come Collagen Specialist Liftactiv di Vichy, dalla formula arricchita di componenti di origine naturale, peptidi e vitamina C. La crema, grazie a questi potenti ingredienti, dona alla pelle del viso più tono e luminosità, oltre che contorni del viso ridefiniti.
La sera prima di andare a dormire, la beauty routine dovrà essere replicata, prima con la detersione profonda per rimuovere ogni traccia di impurità e di trucco, quindi con l’applicazione di prodotti specifici che aiutino la pelle a rigenerarsi durante il riposo notturno come un’efficace crema notte dall’azione antirughe e rimpolpante.

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giovedì 28 gennaio 2021

Covid: 14.372 positivi, 492 vittime. il tasso di positività stabile al 5,17%

In calo terapie intensive e ricoveri. Sono 275.179 i test effettuati

Sono 14.372 i test positivi al coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Le vittime sono 492. Ieri i positivi erano stati 15.204 e i morti 467. 

Sono 275.179 i test per il coronavirus (molecolari e antigenici) effettuati in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute.

Ieri erano stati 293.770. Il tasso di positività è del 5,2%% (ieri era del 5,17%)
   

I ricoveri in terapia intensiva per il Covid-19 sono in calo di 64 unità nel saldo tra entrate e uscite rispetto a ieri, secondo i dati del ministero della Salute.

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Fumare di meno fa diminuire il rischio di tumore al polmone?

Ecco la risposta al sondaggio della rubrica VERO O FALSO di ANSA Salute

Fumare di meno fa diminuire il rischio di tumore al polmone? Vero

I rischi che corre chi fuma regolarmente sono noti a tutti. Ma anche una sigaretta ogni tanto fa male ai polmoni? "Smettere completamente di fumare, o non iniziare proprio, è sempre la scelta migliore", dice Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, professore all’università di Siena, presidente del Fonicap (Forza operativa nazionale contro il cancro del polmone) e docente Consulcesi Club. "Ma se si fuma di meno, il rischio di sviluppare un tumore ai polmoni diminuisce".

"Il cancro del polmone - spiega - è causato dall'accumulo di sostanze cancerogene che provocano un danno genetico. Se le sostanze cancerogene entrano nell'organismo saltuariamente, sarà necessario più tempo per creare il danno, e quindi il rischio di tumore sarà minore. Una sigaretta a settimana allora fa decisamente meno danni di una al giorno".

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mercoledì 27 gennaio 2021

Covid, balzo dei positivi: sono 15.204, 467 le vittime

Martedì i positivi erano stati 10.593. Nasce il Consorzio Italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione del virus

Sono 15.204 i test positivi al coronavirus in Italia in 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Le vittime sono 467. Martedì i positivi erano stati 10.593 e i morti 541. Sono 293.770 i test per il coronavirus (molecolari e antigenici) effettuati in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 257.034. Il tasso di positività è del 5,17% (ieri era del 4,1%, quindi in aumento di oltre l'1%).

E nasce il Consorzio Italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione del virus SARS-CoV-2, che permetterà di seguire l'evoluzione del coronavirus e di monitorare la risposta immunitaria alla vaccinazione. L'iniziativa è stata presentata nella conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute. "Questa è solo una delle prime pandemie che vedremo perchè dal mondo animale arriveranno altre pandemie. Non possiamo perdere questa occasione", ha affermato il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Giorgio Palù.  "Questa è solo una delle prime pandemie che vedremo perchè dal mondo animale arriveranno altre pandemie", ha sottolineato Palù.

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Tre volte negativo: muore

Palù (Aifa): "Questa è la prima pandemia ma ne arriveranno altre"

La previsione del presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù

"Questa è solo una delle prime pandemie che vedremo perché dal mondo animale arriveranno altre pandemie". Ad affermarlo è stato il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Giorgio Palù, alla conferenza stampa al ministero della Salute per la nascita del Consorzio Italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione del virus SARS-CoV-2, che permetterà di seguire l'evoluzione del coronavirus e di monitorare la risposta immunitaria alla vaccinazione.

Fonte

Tutte le dichiarazioni controverse sul Coronavirus di Giorgio Palù, il nuovo presidente dell’Aifa



Covid: geni e ormoni cause della maggior mortalità maschile

La conferma viene da uno studio della Yale University

(ANSA) - ROMA, 26 GEN - Gli uomini hanno 1,7 volte in più di probabilità di morire per Covid-19 rispetto alle donne. Tutto dipende da fattori genetici, ormonali e del sistema immunitario.
   

A dirlo sono gli studiosi della Yale University, che in un articolo pubblicato sulla rivista Science sono riusciti a individuarne alcune delle cause. Una delle prime, dicono i ricercatori, viene dalla biologia di base. Le donne hanno due cromosomi X, gli uomini ne hanno uno. I cromosomi X sono importanti perché sono ricchi di geni che regolano la risposta immunitaria. In sostanza, le donne hanno 'rinforzi' del sistema immunitario. Poi, secondo i ricercatori di Yale, c'è anche una questione ormonale. In uno studio condotto sui topi infettati con Sars-Cov-2 è stata osservata una mortalità più elevata nei maschi: questa sarebbe attribuita ai ruoli protettivi degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili. La loro presenza può aiutare a sopprimere l'Ace 2, un recettore che viene utilizzato proprio da Sars-Cov-2 per entrare nelle cellule. Nella letteratura scientifica era stato già notato che gli uomini sottoposti a una terapia di deprivazione androgenica per cancro alla prostata sembrano essere meno suscettibili alle infezioni del coronavirus. Inoltre, secondo gli studiosi di Yale, l'età amplifica e talvolta sabota la risposta immunitaria di un uomo all'infezione da Sars-Cov-2. Gli studiosi hanno scoperto che quando gli uomini di 60 anni iniziano a perdere la capacità di montare una risposta immunitaria iniziale al nuovo coronavirus, spesso c'è anche una reazione eccessiva compensatoria da parte di altre molecole del sistema immunitario che può portare a infiammazioni dannose. Questi fattori infiammatori possono innescare la cosiddetta 'tempesta di citochine' che può portare a gravi danni ai polmoni e ad altri tessuti.

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Covid: 10.593 positivi, 541 vittime

martedì 26 gennaio 2021

Covid, ipotesi Ue per zone “rosso scuro”. Ci sono quattro aree italiane: cosa significa

Il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders, ha anticipato i risultati di una simulazione della nuova mappa del contagio realizzata dall’Ecdc. Nella lista aree di Portogallo, Spagna, Francia e Germania. Per l’Italia ci sono Veneto, Emilia Romagna, Friuli e la provincia autonoma di Bolzano. I cittadini potrebbero essere sottoposti all'obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell’Ue. E-R: nessun rosso scuro, dati sotto la soglia. Ecco cosa potrebbe cambiare 

La Commissione Ue propone l'aggiunta di un nuovo colore, il “rosso scuro”, alla mappa del rischio del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) "per riflettere l'alto livello di infezioni parzialmente legate a nuove varianti di coronavirus”. Ci sono anche alcune aree italiane interessate: ecco cosa significa e cosa potrebbe succedere


Le zone italiane a rischio "rosso scuro"

Covid, ultime notizie. Bollettino: 10.593 casi e 541 vittime nelle ultime 24 ore.

Grotta di sale, la terapia del sale

 

La terapia del sale, chiamata anche haloterapia (dal greco “halos” che significa sale), è una terapia olistica che consiste nella inalazione di cloruro di sodio, nebulizzato attraverso uno speciale apparecchio in un ambiente appositamente creato. Le persone che stazionano in questo ambiente per alcune sedute di terapia, possono giovare dei benefici e dei vantaggi dell'aria di mare. Perfette per allontanare lo stress ma ottime anche per trattare patologie respiratorie e dermatologiche, scopriamo tutti i benefici delle grotte di sale e della haloterapia.

Nell’antica Roma, ma anche successivamente nel Medioevo, nelle cave naturali di sale era stato messo a punto un trattamento, la speleoterapia, a cui venivano sottoposte persone con problemi respiratori. I malati venivano portati nelle caverne di sale, dove stazionavano un certo periodo di tempo, al fine di beneficiare al meglio delle proprietà del sale.

Molti anni dopo nel 1843 il medico polacco Feliks Boczkowski pubblicò i risultati positivi ottenuti con questa terapia, su un certo numero dei suoi pazienti. Egli aveva notato che i lavoratori delle miniere di sale godevano di uno stato di salute generale migliore rispetto a chi svolgeva altre attività lavorative. In particolare i minatori polacchi delle miniere di sale presentavano riduzioni significative di malattie e disturbi respiratori. Il dottor Boczkowski ebbe quindi l’idea di sfruttare gli effetti positivi della esposizione al sale ed allo iodio, e mise a punto la haloterapia.

Negli anni successivi i trattamenti nelle grotte di sale si diffusero in più luoghi e Nazioni, diventando quasi una moda, soprattutto nei paesi sovietici, dove tutt’ora sono certificati come terapia medica a tutti gli effetti. Per quanto riguarda l’Europa tale terapia si è diffusa soprattutto in Germania, durante e subito dopo la seconda guerra mondiale. Possiamo immaginare che in tempo di guerra la mancanza di farmaci, oltre al costo degli stessi, sia stata di stimolo alla ricerca di terapie alternative efficaci, a disposizione di molti e di basso costo.

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Un anticorpo monoclonale blocca metastasi del tumore al seno

A dirlo è uno studio condotto dal Campus Bio-Medico di Roma

(ANSA) - ROMA, 25 GEN - Grazie a un anticorpo monoclonale si può bloccare lo sviluppo delle metastasi alle ossa del tumore al seno. E' il risultato raggiunto da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica Oncogene, che è stato condotto dal Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e dall'Inserm di Lione grazie anche al lavoro dei gruppi di ricerca dell'Institut Curie di Parigi e dell'Università di Amburgo.
    Il team di ricerca ha identificato la proteina integrina alfa5 come uno dei fattori maggiormente coinvolti nei processi di metastatizzazione ossea. Questi processi possono essere responsabili della comparsa di recidiva anche a distanza di anni dalla fine dei trattamenti chirurgici e adiuvanti.
    Gli studiosi hanno notato come l'anticorpo monoclonale Volociximab arrivi a bloccarne l'azione della proteina.
    L'elevata efficacia del Volociximab nell'inibire la formazione di metastasi ossee è stata dimostrata prima su modelli in vitro e poi in vivo, nei laboratori di Oncologia traslazionale dell'Università Campus Bio-Medico di Roma e dell'Inserm di Lione.

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lunedì 25 gennaio 2021

Perché alcune persone sono immuni al coronavirus: nuovo studio proverà a svelarlo

Una nuova ricerca condotta dagli scienziati dell’Università Tor Vergata di Roma e da altri esperti da tutto il mondo proverà a far luce sui cosiddetti “resistenti”, le persone che pur essendo fortemente esposte al coronavirus SARS-CoV-2 non solo non si ammalano di COVID-19, ma non sviluppano nemmeno l’infezione asintomatica. Il segreto potrebbe essere nei geni.

Tra le caratteristiche che rendono particolarmente subdolo il coronavirus SARS-CoV-2 vi è la notevole differenza nella severità dell'infezione, che può spaziare dalla totale assenza di sintomi (forma asintomatica) all'emersione di complicazioni talmente severe da portare alla morte del paziente. Non a caso si registrano oltre 2,13 milioni di decessi (85.461 in Italia) da quando il virus ha iniziato a diffondersi a Wuhan, come indicato sullamappa interattiva messa a punto dagli scienziati americani dell'Università Johns Hopkins. Benché sia ormai chiaro che le persone anziane, di sesso maschile e con patologie pregresse (comorbilità, in particolar modo diabete di tipo 2 e ipertensione) siano quelle più esposte ai rischi maggiori, ciò non è sempre una scienza “esatta”: sono infatti molti gli anziani e malati che hanno superato senza problemi l'infezione, così come sono noti casi di giovani perfettamente in salute che hanno perso la vita per la COVID-19 (l'infezione provocata dal virus). A rendere ancor più peculiare questo ventaglio di possibilità, l'esistenza di persone che pur essendo a stretto contatto con uno o più positivi, non solo non si ammalano, ma non contraggono nemmeno l'infezione. Sono quelli che alcuni scienziati chiamano i “resistenti”.

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Perché contro le varianti Covid servono misure più rigorose


Il mal di schiena può essere un sintomo di COVID-19: i segnali di allarme



domenica 24 gennaio 2021

Covid, in 24 ore 11.629 nuovi casi e 299 vittime

Torna a salire il numero dei posti occupati in terapia intensiva, +14

Sono 11.629 i nuovi casi di Covid in Italia nelle ultime 24 ore, per un totale, dall'inizio dell'emergenza, di 2.466.813. L'incremento delle vittime, invece, è di 299, che porta il numero complessivo ad 85.461. Sono 216.211 i test per il coronavirus (molecolari e antigenici) effettuati in 24 ore. Sabato, secondo i dati del ministero della Salute, erano stati 286.331. Il tasso di positività risale al 5,3% (sabato era al 4,6%).

Torna a salire il numero dei posti occupati in terapia intensiva per il Covid. Sono 2.400 i pazienti ricoverati in rianimazione, 14 in più nel saldo tra entrate e uscite rispetto a ieri. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 120. Nei reparti ordinari sono invece ricoverati 21.309 pazienti, in calo di 94 unità rispetto a sabato.

IL PUNTO SUI VACCINI

"Siamo riusciti a compensare un rialzo significativo" di contagi da Covid-19 in Italia, l'Rt è sotto 1, ma nonostante si continui a scendere come percentuale di positivi, "frena la discesa" e i dati di questi giorni mostrano proprio "che siamo in frenata". 

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sabato 23 gennaio 2021

Lockdown: per stare bene bisogna fare attività fisica per 150 minuti alla settimana

I chili di troppo sono pericolosi per la salute. Aumentano il rischio di diabete e disturbi cardiovascolari. E mettono in pericolo ossa, fegato, reni e perfino il cervello

In casa o all'aperto, ’importante è muoversi: come e quando viene in secondo piano. «Se la popolazione fosse più attiva, ogni anno si potrebbero evitare almeno cinque milioni di decessi», fa sapere l’Organizzazione Mondiale della Sanità, presentando le nuove linee guida dedicate all’attività fisica.

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Esercizi Per Dimagrire A Casa - Allenamento Completo



Ginnastica a Casa: Fa Dimagrire?



venerdì 22 gennaio 2021

A Genova scoperta terapia per sclerosi multipla

Studio del S. Martino. Focus su trapianto autologo di staminali

(ANSA) - GENOVA, 21 GEN - L'intensa immunosoppressione seguita da trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche blocca la progressione della malattia della sclerosi multipla. Lo ha rivelato uno studio malattia pubblicato sulla rivista Neurology e coordinato dall' Ospedale Policlinico San Martino e dal Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili dell'Università di Genova. Lo studio del Prof. Gianluigi Mancardi e del Dott. Giacomo Boffa, ha coinvolto 20 centri italiani. Sono stati studiati tutti i pazienti con sclerosi multipla aggressiva che hanno subito un trapianto in Italia dal 1998 al 2019 che sono stati seguiti per un follow up medio di circa 6 anni. "I dati dimostrano che oltre il 60% dei pazienti non ha un aggravamento della disabilità dopo 10 anni dal trapianto e in molti casi si osserva anche un miglioramento del quadro neurologico duraturo nel tempo", spiega l'Ospedale San Martino in una nota. "I risultati ottenuti sono di fondamentale importanza nel contesto attuale della malattia", spiega Boffa.

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giovedì 21 gennaio 2021

Mascherine chirurgiche ancora buone dopo 5 lavaggi. Le prove condotte da Altroconsumo

 

Secondo la rivista Altroconsumo le prestazioni delle mascherine usa e getta restano invariate anche dopo 5 lavaggi. Le mascherine sono uno degli strumenti fondamentali per la prevenzione dal contagio da Covid-19 e, tra le tipologie più diffuse ci sono le chirurgiche, che garantiscono protezione dal virus, ma allo stesso tempo stanno generando un grave impatto ambientale.

Altroconsumo ha realizzato un test su 80 modelli usa e getta distribuiti nelle scuole di varie marche (5, Luxottica group, Fater Spa, FAB – Grazioli, Giuntini Spa (Salvaguarda), FCA ITALY SPA), dimostrando che esiste la possibilità di riutilizzare questi dispositivi di protezione anche dopo il passaggio in lavatrice. La cosa è importane perché oltre al risparmio economico si ridurrebbe l’impatto ambientale di milioni  pezzi che vengono gettati ogni giorno nella spazzatura perché ritenuti non più efficienti.

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mercoledì 20 gennaio 2021

Gli effetti del Covid sul cervello, 300 studi mettono in allarme

Il neurochirurgo Maira, "dalla perdita di memoria agli ictus e in rari casi attacchi epilettici"

Il cervello può essere bersaglio della malattia Covid-19. A dimostrarlo sono circa 300 studi scientifici che riportano sintomi neurologici collegati all'infezione da Sars Cov-2, che vanno dalla cefalea e la mancanza di olfatto a perdite di memoria fino a ictus, micro ischemie e in rari casi attacchi epilettici. A fare il punto è Giulio Maira, neurochirurgo di fama mondiale e già ordinario di Neurochirurgia all'Università Cattolica, che mette in guardia i colleghi: "E' importante non sottovalutare questo aspetto".
    Il Covid-19 è una patologia primariamente respiratoria ma aggredisce anche altri organi, tra cui il sistema nervoso. "Le pubblicazioni su questo sono sempre più frequenti e fino ad oggi se ne contano su Pubmed già 302. Tra i primi a dimostrarlo un team di medici giapponesi che avevano individuato edemi nel cervello di pazienti gravi, per via dell'infiammazione seguita ala risposta immunitaria al Sars-Cov-2", precisa Alessandra Serraino, neurochirurga del team del professor Maira.
    D'altronde, che il Covid-19 abbia un impatto neurologico era immaginabile anche solo guardando gli studi su altri coronavirus. La Sars, ad esempio, riporta un articolo pubblicato su Nature online, ha mostrato di essere in grado di attaccare il cervello nello 0,04% dei casi e la Mers nello 0,2%. Percentuali apparentemente basse ma che, considerando l'elevatissimo numero di contagi da Sars-Cov-2, sarebbero molto rilevanti. E i dati, a tal proposito, si stanno moltiplicando.
    Le evidenze scientifiche, precisa Maira, "mostrano che il Covid ha un effetto significativo sul sistema nervoso: a partire da uno dei sintomi più comuni, la perdita dell'olfatto che interessa circa l'80% dei pazienti ed è collegata a un'infiammazione del nervo olfattivo. Molto frequente è anche il mal di testa, riportato da circa il 15%, ma anche i disturbi della memoria interessano una quota non irrilevante di pazienti e permangono per un certo lasso di tempo anche dopo la negativizzazione al tampone". Fino ad arrivare agli effetti più gravi, come i disturbi cerebrovascolari e gli ictus ischemici "che interessano il 2,8% dei pazienti dei ricoverati in terapia intensiva, e sono dovuti a una eccessiva infiammazione e conseguente ipercoagulazione del sangue indotta dall'infiammazione. 

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martedì 19 gennaio 2021

Covid, i sintomi che indicano che sei immune

Un nuovo studio ha individuato dei sintomi che, se associati al Covid, possono indicare la presenza di un'immunità duratura nel paziente


L’importanza di tenere sotto controllo i sintomi di un paziente positivo al Covid sta crescendo sempre di più, questo perché lo stato di salute non solo permette di studiare ulteriori peggioramenti (e quindi l’avanzamento dell’infezione). Diverse ricerche, difatti, hanno dimostrato come vi sia una certa correlazione tra i sintomi e il progredire della malattia, l’ultimo, per esempio, riguarda l’immunità che i pazienti possono ottenere dopo il recupero, dimostrando una certa correlazione tra i sintomi Sars-CoV-2 e lo sviluppo di anticorpi.

Il caso degli asintomatici: sono immuni dal Covid?

Sebbene ci siano stati casi di persone che hanno contratto il Coronavirus più di una volta, gli esperti ritengono che durante la malattia è altamente probabile che si sviluppino anticorpi in grado di assicurare una sorta di immunità innata al rischi di reinfezione.

Una nuova ricerca condotta dall’Università del Wisconsin, inoltre, è riuscita a dimostrare che c’è una certa correlazione tra il tipo di sintomi manifestatisi in un paziente positivo al Covid e il rischio di riammalarsi.

Il momento in cui il nostro sistema immunitario inizia a combattere l’infezione coincide con quello dello sviluppo di anticorpi resistenti al Covid. Ciò che diversi studi hanno dimostrato negli ultimi mesi, inoltre, è che gli anticorpi possono durare tra i 3-6 mesi in una persona, dopodiché è possibile che inizino a diminuire.

Secondo lo studio condotto dall’Università del Wisconsin, però, gli asintomatici e quelli con casi di infezione più lieve hanno un’immunità inferiore rispetto ad altri.

Coronavirus, i sintomi che indicano che sei immune

Sebbene sia necessario condurre altri esperimenti incrociati per avvalorare questa tesi, lo studio americano ha individuato dei sintomi precisi che – secondo quanto dimostrano i dati – indicano se il paziente ha sviluppato un’immunità forte al Covid o meno. Questi sono:

  • febbre per più di una settimana;
  • perdita dell’appetito;
  • diarrea;
  • crampi addominali e forte mal di stomaco.

Lo studio

La ricerca condotta dagli scienziati del Wisconsin, anche se non è stata sottoposta ancora a revisione, ha analizzato campioni di sangue di 113 pazienti appena guariti dal Covid, che sono stati poi confrontati con campioni di sangue prelevati tre mesi dopo dagli stessi.

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