venerdì 23 ottobre 2020

Vitamina B12: “Aiuta le difese immunitarie, ma si trova solo in alimenti di origine animale”

"La vitamina B12 è l’unica tra quelle del gruppo B presente unicamente in alimenti di origine animale. Per questo chi segue una dieta vegana o vegetariana può avere carenze", spiega la dottoressa Alice Cancellato

Una vitamina fondamentale per le difese immunitarie, che si trova però solamente in alimenti di origine animale: parliamo della vitamina B12 o cianocobalamina. “E’ l’unica vitamina tra quelle del gruppo B presente unicamente in alimenti di origine animale. Per questo motivo chi segue una dieta vegana o vegetariana, o anche solo una alimentazione per oltre la metà fatta da alimenti di origine vegetale, può avere carenze e deve considerare di integrarla”, spiega a Gazzetta Active la dottoressa Alice Cancellato, biologa nutrizionista del Centro scienze della natalità e ginecologia oncologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

A che cosa serve la vitamina B12?
“Partecipa alla produzione dei globuli rossi e alla sintesi del DNA, oltre che al processo di coagulazione del sangue insieme all’acido folico. E’ inoltre importante per il sistema nervoso e per il sistema immunitario”.

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Influenza: ecco la dieta che aiuta a rinforzare le difese immunitarie

giovedì 22 ottobre 2020

Mascherine e distanza abbassano 1000 volte carica virale

L'utilizzo di mascherine e distanziamento abbassa di mille volte la carica virale del SarsCov2. Lo dimostra uno studio dell'IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Vr) pubblicato su Clinical Microbiology and Infection e condotto su circa 400 casi di COVID-19 analizzati fra marzo e maggio 2020.

Si è evidenziato che al diminuire dell'esposizione al contagio, la carica virale dei pazienti arrivati in Pronto Soccorso si è man mano ridotta fino a essere mille volte inferiore rispetto a marzo; in parallelo, anche la gravità della malattia si è ridotta.


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Covid, ecco perché siamo nei guai

domenica 18 ottobre 2020

Covid, lo studio: il gruppo sanguigno peserebbe sul rischio contagio

Secondo recenti ricerche internazionali pubblicate sulla rivista specializzata "Blood Advanceso" lo 0 sarebbe meno vulnerabile al coronavirus

Le persone del gruppo sanguigno A sarebbero più a rischio di contagio coronavirus, seguite da quelle del gruppo AB, che sembrerebbero ammalarsi più gravemente. Mentre i soggetti del gruppo 0 sarebbero meno vulnerabili al Covid-19. A queste conclusioni sono giunte le analisi, condotte sulle due sponde dell'Atlantico, da diversi team di scienziati, che hanno studiato popolazioni diverse. I risultati, dunque, sul legame tra i vari tipi sanguigni e i pericoli di contrarre il SARS-Cov-2 sono stati pubblicati sulla rivista specializzata Blood Advances.

La teoria, in circolazione da alcuni mesi, sulla base di vari piccoli studi, pare così rafforzarsi: il ceppo sanguigno influenzerebbe quindi, non solo il livello di rischio di contrarre il Covid, ma anche le probabilità di sviluppare l'infezione in maniera più o meno grave.

 

Questi i dati. Il primo studio, realizzato in Danimarca su 7.422 cittadini positivi al coronavirus, ha osservato meno contagiati tra le persone del tipo 0 e più tra quelle appartenenti alla categoria sanguigna A. In particolare, solo il 38.4% dei malati era del gruppo sanguigno O (a cui appartiene invece il 41.7% della popolazione danese). Il 44.4% degli infetti è risultato del gruppo A, che a livello di popolazione globale rappresenta 42.4%.


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sabato 17 ottobre 2020

Tumore alla prostata, l’urologo: “Sport e corretta alimentazione aumentano la sopravvivenza”

"In caso di diagnosi di tumore della prostata, l'attività fisica migliora la risposta ai trattamenti e la sopravvivenza", spiega il dottor Ioannis Kartalas Goumas


Che fare sport faccia bene è cosa nota. Ma forse non tutti sanno che praticare attività fisica può migliorare il trattamento in caso di tumore alla prostata e aumentare la sopravvivenza. “Il tumore alla prostata è il più frequente nel maschio ed è il secondo tumore per mortalità, sempre nel maschio, dopo il tumore al polmone”, spiega a Gazzetta Active il dottor Ioannis Kartalas Goumas, responsabile l’Unità Operativa di Urologia dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano.

Si può prevenire in qualche modo?
“Lo stile di vita è fondamentale. Uno stile di vita con una moderata attività fisica e un controllo del peso corporeo, evitando l’obesità, aiuta nella prevenzione. Con l’obesità influiscono l’insulino-resistenza e fattori infiammatori che provocano un danno ossidativo cronico, che può causare anche malattie cardiovascolari e diabete, oltre ai tumori”.

Che dieta consiglia?
“Una dieta povera di grassi saturi. Perfetta è la dieta mediterranea originaria: frutta, verdura, legumi (non cereali) e molto olio extra vergine di oliva, ma anche pesce, semi oleaginosi e frutta secca, che danno i grassi buoni. Si possono mangiare anche carni bianche, in particolare pollame. La pasta non va demonizzata ma mangiata con moderazione”.

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mercoledì 14 ottobre 2020

Mascherine non impediscono la respirazione. Lo studio

Le mascherine che portiamo ci fanno respirare peggio?

La questione si solleva in un clima di incertezza generalizzata per cui, tra i falsi miti da sfatare, rientra anche quello per cui i dispositivi di protezione, le mascherine, provocherebbero un accumulo di anidride carbonica.

La situazione specifica, è avvenuta in Florida, dove un gruppo di residenti, ha iniziato una protesta contro l’obbligo di indossare la mascherina.

Questa situazione ha comportato una ricerca specifica sull’influenza della mascherina sulla respirazione, anche in casi di disabilità polmonare, pubblicato poi sugli Annals of the American Thoracic Society.

Tra le risposte ricevute in merito alla questione delle mascherine ne era giunta anche una dalla Società Italiana dei Pediatri.

La Sip ribadiva, con la pubblicazione di un video, come le mascherine non comportassero alcuna alcalosi, ovvero una quantità maggiore di anidride carbonica nelle vie respiratorie, in quanto l’anidride carbonica che respira un bambino che indossa la mascherina è del tutto impercettibile.

Lo studio statunitense condotto dal dott.Michael Campos, pneumologo del Miami VA Medical Center e dell’Università di Miami Hospital and Clinics, si è concentrato sull’analisi dei problemi con i cambiamenti dei livelli di ossigeno o dei livelli di anidride carbonica in individui sani e in quelli con malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO) prima e mentre si indossano le mascherine chirurgiche.

Tutti i partecipanti hanno indossato i dispositivi per 30 minuti e gli è stato detto di camminare per sei minuti mentre la portavano sul volto.

Ai partecipanti si è poi eseguita un’analisi del sangue mostrando come non risultassero differenze nei livelli di ossigeno o di anidride carbonica.

“Questi dati rilevano che lo scambio di gas non è influenzato in modo significativo dall’uso della maschera chirurgica, anche nei soggetti con grave insufficienza polmonare”, ha dichiarato Campos.

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Zucca rafforza sistema immunitario

La zucca sbarcò in Europa dopo la scoperta delle Americhe, dove rapidamente si diffuse per la versatilità culinaria e il suo gusto caratteristico dolce.

Al forno, al vapore, sott’olio e in forma di marmellata, della zucca non si butta via niente.

Chiamata il “maiale dei poveri” della zucca consumiamo anche i semi per l’estrazione dell’olio, mentre la buccia, svuotata, è un simpatico contenitore come, ad esempio, la si utilizza durante la festa di Halloween.

Per il 95% la zucca contiene acqua, è un alimento molto equilibrato costituito da un’ampia varietà di proprietà tra cui quelle antiossidanti, contiene Vitamina E, qualità che agiscono sul controllo della pressione arteriosa.

Poche calorie, questo ortaggio, si inserisce bene nelle diete ipocaloriche adatte a chi vuole perdere peso.

Ricca di carotenoidi, i più noti che essa contiene sono il beta carotene e la beta criptoxantina che si trasformano in vitamina A necessaria all’integrità del nostro sistema immunitario.

I suoi semi contengono magnesio, rame, manganese, ferro e potassio ma in particolare zinco, un minerale che aiuta la pelle a rimanere sana, potenzia il sistema immunitario e favorisce la guarigione delle ferite.

Più calorici della polpa, i semi contengono 550 kcal per etto, sono acquistabili già pronti o altrimenti possiamo ricavarli dalla zucca, lavati e asciugati e tostati un poco al forno.

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venerdì 2 ottobre 2020

Perdita improvvisa dell'olfatto, in 4 casi su 5 è Covid

 Può presentarsi anche come unico sintomo, senza febbre e tosse

In 4 persone su 5 la perdita temporanea di olfatto è legata al Covid e il deficit olfattivo si può presentare in assenza di febbre e tosse, va quindi considerato tra i principali sintomi dell'infezione a livello globale e, quindi, un ottimo modo per distinguere l'infezione da SARS-CoV-2 da altre malattie respiratorie come l'influenza. È quanto sostiene Rachel Batterham della University College London, autrice di uno studio pubblicato sulla rivista PLOS Medicine.

Si tratta di un lavoro interessante a conferma di quanto già visto in precedenti studi, spiega in un commento all'ANSA Anna D'Errico, esperta di olfatto presso la Goethe Universität di Francoforte: "infatti, ci sono già diverse pubblicazioni e report che indicano perdita di gusto/olfatto senza altri sintomi come un buon predittore di Covid-19. È ormai un sintomo conclamato che si manifesta anche senza mal di gola, febbre e altri disturbi, perciò, visto che la perdita di olfatto repentina di per sé è un evento raro, nel contesto della pandemia le probabilità che se si perde l'olfatto sia covid sono alte".

Gli esperti hanno eseguito il tampone diagnostico su 567 individui che avevano perso repentinamente l'olfatto: praticamente 4 su 5 di loro erano positivi al virus. Di questi, ben il 40% non presentava alcun altro sintomo dell'infezione, ma unicamente la perdita di olfatto.

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giovedì 1 ottobre 2020

Coronavirus. Perché molti non si ammalano? «Ecco chi riesce a "tollerare" il virus»

Tre docenti dell'università di Padova: occorre studiare in modo interdisciplinare il meccanismo che preserva gli asintomatici. L'importanza dello stile di vita per limitare l'infiammazione

Immaginate un incendio divampato in un angolo di casa vostra. E ora immaginate solerti pompieri che dirigano nelle stanze il getto di potenti estintori… tanto potenti da non riuscire più a fermarli nemmeno quando le fiamme sono domate, al punto che il malcapitato (voi) alla fine muore non per il fuoco, ma soffocato dalla schiuma inarrestabile. La metafora dell’estintore, che solo in alcuni individui è difettoso e non si disattiva più, rende bene ciò che, dopo mesi dall’inizio della pandemia, è ormai chiaro, ovvero che i morti di Covid sono uccisi non direttamente dal virus, ma dalla sproporzionata reazione messa in atto dal loro stesso corpo per reagire contro l’estraneo.

Se questo oggi è diffusamente accettato, altri misteri circondano ancora il morbo venuto dalla Cina e tuttora in gran parte sconosciuto. Primo tra tutti: come mai solo una minima parte dei positivi (o contagiati) si ammala o addirittura muore, mentre la stragrande maggioranza di essi convive perfettamente con il virus, molto spesso senza presentare alcun sintomo?

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