martedì 17 aprile 2018
Anche l’acqua minerale contaminata dalle microplastiche. Nuovo studio di Orb Media su 11 marche famose
Lo spettro delle microplastiche torna ad aleggiare andando a colpire un prodotto che oltre un terzo dei consumatori assume quotidianamente: l’acqua minerale in bottiglia. Uno studio condotto da Orb Media – un’organizzazione non profit di Washington – ha evidenziato come le microplastiche siano presenti nel 93% dell’acqua imbottigliata, sollevando il dubbio se sia effettivamente migliore rispetto a quella del rubinetto, che sembrerebbe contenerne quasi la metà.
I test sono stati condotti su un campione di 259 bottiglie, acquistate in diversi Paesi del mondo (Usa, Cina, Brasile, India, Indonesia, Messico, Libano, Kenya e Thailandia, Francia, Germania, Italia). In tutto sono state prese in esame 11 marche ed è stata rilevata una diffusa contaminazione da detriti di plastica, tra cui polipropilene (materiale usato per realizzare i tappi delle bottiglie), nylon e polietilentereftalato (PET).
Per testare l’acqua in bottiglia, i ricercatori hanno infuso in ognuna di esse una tinta, chiamata Nile Red, che si lega alla plastica. L’acqua è stata quindi filtrata a fino a 1,5 micron, ovvero 0,0015 millimetri (meno di un globulo rosso umano). Osservandole al microscopio nel bagliore blu di una luce simile a quella usata dagli investigatori sulle scene del crimine usando occhiali arancioni, su ciascun filtro le particelle di plastica colorate brillavano come piccole braci.
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lunedì 16 aprile 2018
Assumere la pillola contraccettiva non fa aumentare i rischi di sviluppare cancro al seno
Fabio Di Todaro
I contraccettivi ormonali combinati, cioè quelli che contengono sia un estrogeno sia un progestinico, rappresentano la soluzione contraccettiva farmacologica più impiegata nel mondo.
Attorno a loro, però, un’aura di sospetto: legata alla possibilità di insorgenza di un tumore al seno tra le donne che li assumono. Ipotesi anticipata da alcune pubblicazioni, ma poi smentita da uno studio pubblicato sulla rivista «Clinical Breast Cancer», condotto da un team di ricercatori italiani dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
La ricerca ha riguardato una campione di 2527 donne a rischio familiare di tumore al seno, anche portatrici della mutazione Brca: quella che ha portato l’attrice Angelina Jolie a rimuovere a scopo preventivo sia i seni sia le ovaie. L’analisi retrospettiva ha rilevato che l’uso di contraccettivi ormonali combinati non ha aumentato le probabilità di ammalarsi di tumore al seno, anche in caso di gruppi a rischio alto e intermedio.
Pesa di più l’età tardiva della prima gravidanza
I ginecologi e gli oncologi del centro per lo studio dei tumori eredo-familiari dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena hanno eseguito una revisione delle cartelle cliniche di 2527 donne che avevano partecipato allo screening di valutazione oncologica. Il dieci per cento di loro aveva avuto un tumore al seno prima dei cinquant’anni.
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Attorno a loro, però, un’aura di sospetto: legata alla possibilità di insorgenza di un tumore al seno tra le donne che li assumono. Ipotesi anticipata da alcune pubblicazioni, ma poi smentita da uno studio pubblicato sulla rivista «Clinical Breast Cancer», condotto da un team di ricercatori italiani dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
La ricerca ha riguardato una campione di 2527 donne a rischio familiare di tumore al seno, anche portatrici della mutazione Brca: quella che ha portato l’attrice Angelina Jolie a rimuovere a scopo preventivo sia i seni sia le ovaie. L’analisi retrospettiva ha rilevato che l’uso di contraccettivi ormonali combinati non ha aumentato le probabilità di ammalarsi di tumore al seno, anche in caso di gruppi a rischio alto e intermedio.
Pesa di più l’età tardiva della prima gravidanza
I ginecologi e gli oncologi del centro per lo studio dei tumori eredo-familiari dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena hanno eseguito una revisione delle cartelle cliniche di 2527 donne che avevano partecipato allo screening di valutazione oncologica. Il dieci per cento di loro aveva avuto un tumore al seno prima dei cinquant’anni.
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domenica 15 aprile 2018
Gli antenati del Viagra. Storia millenaria degli afrodisiaci, dagli antichi romani alle parole in chat
Evelyn De Morgan (1855 - 1919). La Pozione d’Amore |
«Oggi, ad avvalersi di questo medicinale vasodilatatore a base di Sildenafil – spiega l’urologo Alberto Pansadoro - sono soprattutto uomini sopra i 50, spesso diabetici, o magari con 30 anni di fumo alle spalle. Il tabagismo è, infatti, tra le principali cause di impotenza: rovina le arterie e siccome quelle del pene sono molto piccole e delicate, sono fra le prime ad essere danneggiate. Tuttavia, il medicinale è prescritto anche per quei giovani che hanno problemi di natura psicologica. A volte, capita che di fronte a qualche primo “insuccesso”, essi entrino in un circolo vizioso di inibizione. Il Viagra costituisce allora un appiglio per la propria sicurezza».
L’ENERGIA PSICHICA DI AFRODITE
Per quanto la pillola blu agisca dal punto di vista puramente organico è interessante notare come l’erezione maschile sia l’unica manifestazione del corpo umano che, da sola, non dipende dalla volontarietà e, al tempo stesso, non è una funzione spontanea come, ad esempio, la digestione o la respirazione. Essa è legata alla più vitale fra le pulsioni umane, la libido, un’energia psichica, una spinta vitale che esula dalla sfera sessuale e può esser sublimata e investita in interessi come l’arte, la politica, lo studio, la ricerca, insomma, in tutto ciò che è alla base della civiltà umana.
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sabato 14 aprile 2018
La ricerca dimostra che il fluoro calcifica la ghiandola pineale
La ghiandola pineale è nota come la “sede dell’anima” da centinaia di anni.
Il fluoro, un vettore di tossicità onnipresente nel mondo moderno,
potrebbe effettivamente calcificare questa ghiandola e trasformarla in
pietra?
“C’era una correlazione positiva tra la concentrazione pineale di F [fluoro ] e di Ca [ calcio] (r = 0.73, p <0.02) ma nessuna correlazione tra la concentrazione pineale di F e quella dell’osso. Nella vecchiaia la ghiandola pineale ha accumulato F e la sua Il rapporto F / Ca è più alto dell’osso. ”
Questa non è la prima ricerca che incolpa il fluoro dicontribuire alla cosiddetta calcificazione ectopica o alla calcificazione dei tessuti molli.
La ghiandola pineale è meglio conosciuta per il suo ruolo nel produrre l’ormone melatonina dalla serotonina (innescata dall’assenza di luce) e influenza i ritmi di veglia / sonno e i ritmi stagionali / circadiani. E’ grande come una piccola pigna a forma di pisello, si trova vicino al centro del cervello, tra i due emisferi ed è una struttura cerebrale unica poiché non è protetta dalla barriera emato-encefalica. Questo potrebbe anche spiegare perché è univocamente sensibile alla calcificazione tramite esposizione al fluoro.
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La scoperta
Una ricerca pubblicata nel 2001 ha mostrato che i depositi di fluoro (F) nella ghiandola pineale avvenuti con l’età sono associati alla sua calcificazione. Furono sezionate le ghiandole di undici cadaveri di soggetti anziani e le conclusioni furono:“C’era una correlazione positiva tra la concentrazione pineale di F [fluoro ] e di Ca [ calcio] (r = 0.73, p <0.02) ma nessuna correlazione tra la concentrazione pineale di F e quella dell’osso. Nella vecchiaia la ghiandola pineale ha accumulato F e la sua Il rapporto F / Ca è più alto dell’osso. ”
Questa non è la prima ricerca che incolpa il fluoro dicontribuire alla cosiddetta calcificazione ectopica o alla calcificazione dei tessuti molli.
Cos’è la ghiandola pineale?
E’ una piccola ghiandola endocrina nel cervello dei vertebrati, ed è talvolta chiamata il “terzo occhio” in quanto è un organo sensibile alla luce, situato in posizione centrale con caratteristiche cellulari che assomigliano alla retina umana.La ghiandola pineale è meglio conosciuta per il suo ruolo nel produrre l’ormone melatonina dalla serotonina (innescata dall’assenza di luce) e influenza i ritmi di veglia / sonno e i ritmi stagionali / circadiani. E’ grande come una piccola pigna a forma di pisello, si trova vicino al centro del cervello, tra i due emisferi ed è una struttura cerebrale unica poiché non è protetta dalla barriera emato-encefalica. Questo potrebbe anche spiegare perché è univocamente sensibile alla calcificazione tramite esposizione al fluoro.
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giovedì 12 aprile 2018
Unicef, 700 bambini al giorno muoiono per acqua non pulita
Giornata Mondiale Acqua, due miliardi senza accesso
ROMA - Ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie legate ad
acqua non pulita e scarse condizioni igienico-sanitarie. Lo evidenzia
l'Unicef in occasione della Giornata mondale dell'acqua che ricorre il
22 marzo. Nel mondo circa 2,1 miliardi di persone non hanno accesso ad
acqua pulita e almeno 263 milioni di persone impiegano più di 30 minuti
per raccogliere acqua, ricorda il Fondo dell'Onu per l'infanzia, che
sottolinea come siano i bambini le prime vittime della mancanza
d'accesso alle risorse idriche.
"Quando un bambino ha accesso
ad acqua sicura è meno esposto a rischi e pericoli vitali per la sua
crescita. L'accesso all'acqua ancora oggi rimane un 'lusso' per miliardi
di persone in tutto il mondo", dichiara Giacomo Guerrera, presidente
dell'Unicef Italia.
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mercoledì 11 aprile 2018
Diabete, addio aghi. Per la misura della glicemia arriva un cerotto
Sviluppato in GB, potrebbe aiutare a gestire meglio la malattia
Addio aghi per i diabetici, 'arriva' un cerotto per misurare la glicemia che si appiccica sulla pelle e dà una misura molto accurata ogni 10-15 minuti, senza punture.
Funziona 'risucchiando' lo zucchero presente nei fluidi sottocutanei per poi misurarlo.
Il cerotto - che potrebbe rivoluzionare la gestione quotidiana del
diabete per i pazienti - è stato presentato in un lavoro oggi sulla
rivista Nature Nanotechnology, condotto presso la britannica University
of Bath da Richard Guy del Dipartimento di Farmacia e Farmacologia.
Nel diabete l'organismo non riesce più a tenere sotto controllo la
concentrazione dello zucchero nel sangue (glicemia) e il paziente ha
bisogno di assumere farmaci e/o insulina (l'ormone cardine che regola la
glicemia) per evitare pericolosi picchi di zuccheri (in eccesso o in
difetto). Per la gestione delle terapie diviene dunque fondamentale per
il paziente il monitoraggio della glicemia, che il paziente esegue tutti
i giorni in autonomia con degli apparecchietti portatili che leggono la
glicemia su una goccia di sangue.
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