giovedì 26 marzo 2020

Bufala WhatsApp attribuita alla Johns Hopkins University, Burioni smentisce

Il decalogo con riassunto delle misure contro il Coronavirus attribuito alla Johns Hopkins University è un'altra bufala


Abbiamo appena ricevuto sul nostro contatto WhatsApp il decalogo contro il Coronavirus attribuito alla Johns Hopkins University, che dovrebbe servire per evitare il contagio. Il messaggio si compone di indicazioni un po’ grossolane, che lasciano più di qualche dubbio, e che non sentiamo di far passare per vere (come la questione della VODKA e quella della miscela con 1 parte di candeggina e 5 parti di acqua, pur essendo la candeggina un validissimo disinfettante).

Ecco il testo completo:
La Johns Hopkins University ha inviato questo eccellente riassunto per evitare il contagio, condividilo perché è molto chiaro:
Il virus non è un organismo vivente, ma una molecola proteica (DNA) coperta da uno strato protettivo di lipidi (grassi) che, se assorbito dalle cellule della mucosa oculare, nasale o della bocca, modifica il loro codice genetico. (mutazione) e li converte in cellule di moltiplicatori e aggressori.
Poiché il virus non è un organismo vivente ma una molecola proteica, non viene ucciso, ma decade da solo. Il tempo di disintegrazione dipende dalla temperatura, dall’umidità e dal tipo di materiale in cui si trova.

(...)

Ecco l'ultima scemenza.
"Il virus è una molecola proteica (DNA)". Se uno studente mi dice che il DNA è una proteina è morto, se me lo dice parlando di un virus a RNA come il coronavirus lo rianimo per ucciderlo una seconda volta. Altroché John Hopkins pic.twitter.com/SFGvnubZpF
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 26, 2020

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Coronavirus, Capua: "Covid-19 deriva da serbatoio selvatico"

Non ci troviamo a combattere un virus nato in laboratorio. Non sappiamo quante specie animali questo virus abbia colpito prima di arrivare all'uomo 


"Assolutamente no. Il Covid-19 è un virus che deriva dal serbatoio selvatico. Non sappiamo ancora quante specie animali abbia colpito prima di arrivare all'uomo. Vorrei dire ai complottisti che il codice a barre, la sequenza, di quel virus di cui si parla nel Tgr Leonardo, è parte integrante della pubblicazione". Lo ha detto al Tg1 delle 20.00 la virologa Ilaria Capua che dirige l'One Health Center of Excellence, all'Università della Florida, in merito alle polemiche nate da un servizio del Tg Leonardo del 2015. La trasmissione parlava di un pericoloso supervirus creato in Cina. "Quindi - ha detto Capua al Tg1 - se il Covid-19 fosse stato vicino a quel virus lì lo avremmo saputo subito il giorno dopo". Cautamente ottimista per l'Italia Per l'Italia "mi sento di essere cautamente ottimista. Non ci dimentichiamo che quello che vediamo oggi come contagi, sono contagi che risalgono a 10-15 giorni fa. Quindi se le misure di contenimento hanno avuto l'effetto desiderato questo trend dovrebbe fortificarsi nei prossimi giorni" ha detto la virologa. E sulla situazione in Usa: "Faccio lezione da remoto.

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Nature, il coronavirus non è nato in laboratorio, origine naturale

mercoledì 25 marzo 2020

Coronavirus, Oms: 'In Italia possibile picco in questa settimana'. Sono 30 i medici morti, 17 erano di base

Il sindacato a Brusaferro: 'Subito protezione a medici e infermieri'. Oltre 5mila gli operatori sanitari contagiati. La Cina invia il terzo team di medici in Italia


Salgono a 30 i medici morti in questi giorni per Covid-19, 17 erano medici di famiglia. Lo rende noto la federazione dei medici di medicina generale (Fimmg). "Tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 erano di base. Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni sanitarie: gli operatori sanitari vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni", dice il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, rendendo noto il decesso di un altro collega. E all'ospedale San Camillo di Roma sono 6 i medici positivi. Lavorano tutti nel reparto di gastroenterologia e sono al momento in buone condizioni di salute. Il reparto, cosi come altri servizi, a causa della contrazione di richieste di prestazioni, è stato riconvertito e i medici non infettati in forze, saranno di supporto agli altri colleghi per gestire i nuovi reparti Covid. 

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martedì 24 marzo 2020

Covid-19, lo smog “amico” del virus: le polveri sottili accelerano il contagio

Le polveri stanno veicolando il virus. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole. Gianluigi de Gennaro ricercatore Università di Bari. La pericolosa relazione tra inquinamento e smog. 



Combattiamo da giorni una guerra globale contro un essere di pochi micron che sfrutta il nostro corpo per vivere. Il Covid-19 ha una estrema voglia di vivere tanto che è capace di sopravvivere sulle superfici metalliche e plastiche da pochi minuti fino ad massimo di 48 ore.

Coronavirus, Pecoraro Scanio: “Roma senza smog riduce rischio contagio”
Abbiamo l’Italia del nord completamente in ginocchio e mettendo insieme vari studi l’università di Bologna e di Bari sono arrivati alla conclusione che l’inquinamento è un mezzo di trasporto sfruttato dal virus, un problema che uccide già 60.000 persone/anno in Italia ora lo ritroviamo anche amico del virus più famoso del nuovo secolo come riportato nel seguente studio: COVID19 – Position Paper, effetto inquinamento e diffusione virus
Come spiega Leonardo Setti, ricercatore al Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari” dell’Università di Bologna.  “Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione alla diffusione del COVID-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”.
Conferma la ricerca Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: “Le polveri stanno veicolando il virus. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”.

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lunedì 23 marzo 2020

Sintomi coronavirus: attenti a diarrea e problemi digestivi

Uno studio conferma quello che già molti medici sostenevano: la Covid-19 può colpire anche stomaco e intestino


Abbiamo imparato da giorni che i sintomi più importanti della Covid-19 sono simili a quelli dell’influenza stagionale. Si è parlato quindi di disturbi respiratori, come raffreddore, tosse secca, febbre anche alta, congiuntivite, fino ad arrivare a difficoltà a respirare e a una grave infezione polmonare. Proprio perché attacca in genere il sistema respiratorio viene di solito trasmesso attraverso le goccioline di Flūgge, che sono quelle che emettiamo ogni volta che tossiamo e starnutiamo. Ecco spiegato il motivo per cui si indossano le mascherine, bisogna lavarsi spesso le mani e stare a distanza per cercare di prevenire l’infezione. Diarrea sintomo del coronavirus era un sospetto, uno studio cinese lo conferma.

Diarrea sintomo del coronavirus

Ora però un nuovo studio mette in guardia su altre manifestazioni scatenate dal coronavirus possono colpire anche lo stomaco e l’intestino. Alcune persone possono manifestare la Covid-19 con diarrea e altri problemi digestivi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Gastroenterology.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 204 pazienti con Covid-19 nella provincia cinese di Hubei, primo focolaio della pandemia. Quasi la metà di loro, precisamente il 48,5%, aveva sintomi come diarrea, vomito o dolore addominale. Sono stati 99 i pazienti che avevano manifestato questi segnali. Novantadue di loro hanno avuto anche sintomi respiratori, mentre sette solo intestinali.

domenica 22 marzo 2020

Come faccio a sapere se ho il coronavirus?

I due principali sintomi del coronavirus da osservare sono una tosse secca e/o febbre continua. Ecco come capire se si è infetti o meno e cosa fare.


Video



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CORONAVIRUS, IL GOVERNO CHIAMA 300 MEDICI VOLONTARI. RISPONDONO IN 7 MILA

Sono oltre 7mila i medici che hanno risposto all’appello del governo che, tramite bando ad hoc, ne chiedeva 300.

Francesco Boccia, ministro  per gli Affari Regionali  e le Autonomie, intervistato al Tg1 ha ammesso che non se ne aspettavano più di cento disposti a recarsi al ‘fronte’. A combattere e possibilmente a debellare il nemico invisibile che sta falcidiando vittime a più non posso.
Erano oltre 7000 alle ore 19. Ma saranno molti di più gli ‘eroi’ in camice bianco pronti a combattere la battaglia più dura dal dopoguerra ad oggi.
Medici di tutte le età e di tutte le regioni, isole comprese hanno accettato di scendere in campo (loro sì) al servizio di chi sta lottando per la vita.
Loro, oggi (e non solo) l’Italia migliore.

Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...