venerdì 10 aprile 2020

La mascherina appanna gli occhiali? I tre trucchi per evitare che succeda VIDEO

Abituarsi ad indossare la mascherina, in questi tempi di emergenza coronavirus, non è semplice per tutti, soprattutto per chi porta gli occhiali: questi ultimi sanno che andare in giro con i dispositivi di protezione sul viso porta inevitabilmente a incappare in un piccolo disagio, gli occhiali che si appannano e ci costringono ad abbassare la mascherina, a muoverla, insomma a toccarla continuamente.

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Come mostrano i tutorial, ci sono tre metodi diversi. Il primo metodo è quello di spruzzare liquido antiappannante sugli occhiali, lasciarlo agire per qualche secondo, e poi sciacquarli con abbondante acqua: nonostante la mascherina, riuscirete a vedere chiaro. Il secondo metodo è posizionare un fazzoletto di carta sul bordo superiore della mascherina: il terzo, simile al secondo, prevede invece che si pieghi il bordo superiore della mascherina


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Coronavirus, come non far appannare gli occhiali quando si indossa la mascherina: i trucchi (video)

giovedì 9 aprile 2020

Gel disinfettante: già partita la produzione al Farmaceutico Militare di Firenze

Gel disinfettante: già partita la produzione al Farmaceutico Militare di Firenze
L'Istituto incaricato dal Ministero per tutta Italia: tempi record e ritmo 2.000 litri al giorno

Gel disinfettante: già partita la produzione al Farmaceutico Militare di Firenze

Istituto farmaceutico miliare di Firenze è già partito con la produzione di gel disinfettante, come stabilito dai recenti provvedimenti del governoDuemila litri al giorno di liquido che saranno distribuiti in tutta Italia. 
La struttura è stata attivata dal Ministero della Difesa per l'emergenza coronavirus. Oltre 700mila euro la spesa autorizzata per produrre il gel che ormai da qualche settimana è praticamente introvabile.
Il gel è un disinfettante prevalentemente per le mani che viene prodotto secondo "la formulazione dell'Organizzazione mondiale della sanità. E' un disinfettante con un'azione virucida, uccide quindi il virus", come ha spiegato in un servizio del Tgr Toscana uno dei responsabili della struttura.
"Stiamo già pensando di farne un'altra formulazione, ma senza glicerina, per usarla negli ambienti e sugli oggetti, un po' come viene fatto con l'alcool a 70 gradi negli ospedali", ha aggiunto. Il gel verrà distribuito dalla protezione civile a tutte le strutture, soprattutto ospedaliere, che ne hanno bisogno.



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mercoledì 8 aprile 2020

Comunicazione EMA sull’uso di clorochina e idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19

Nella comunicazione allegata l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ribadisce a pazienti e operatori sanitari che la clorochina e l’idrossiclorochina devono essere utilizzati solo negli studi clinici o nei programmi di utilizzo in emergenza per il trattamento del COVID-19.
I due medicinali infatti - attualmente autorizzati per il trattamento della malaria e di alcune malattie autoimmuni - sono oggetto di studio in tutto il mondo poiché potenzialmente in grado di curare la malattia da coronavirus (COVID-19).
Tuttavia, l'efficacia nel trattamento del COVID-19 non è ancora stata dimostrata negli studi e sia clorochina che idrossiclorochina possono avere effetti indesiderati gravi, soprattutto a dosi elevate o in associazione ad altri farmaci.
A tal proposito si richiama la comunicazione AIFA pubblicata il 31 marzo 2020 contenente informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari sull'uso appropriato di clorochina e idrossiclorochina nell'impiego per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19.

martedì 7 aprile 2020

Coronavirus, gli 11 giorni di Wuhan che avrebbero potuto salvarci dalla pandemia

Sono i giorni più importanti, nella storia di questa polmonite diventata pandemia e la Cina sceglie la strada del negazionismo. Se le autorità avessero agito per tempo i contagi sarebbero stati molto inferiori


Undici giorni. È il tempo passato, a Wuhan, fra la morte di un uomo di 61 anni per Covid19 e l’ammissione pubblica di Zhong Nanshan, epidemiologo cinese, alla tv di stato circa la diffusione di un nuovo virus. Undici giorni fatali per la Cina, e forse per il mondo intero. In quel lasso di tempo, circa 5milioni di persone hanno lasciato la capitale dell’Hubei, muovendosi verso il resto della Cina e il resto del mondo. Portando il contagio ovunque. Diventando, inconsapevolmente, diffusori di una malattia sconosciuta.

Ma andiamo con ordine. La prima vittima ufficiale da Covid19, il sessantunenne di Wuhan, muore il 9 gennaio. Nei giorni precedenti aveva frequentato il mercato alimentare della città, luogo legato a molti dei primi casi di questa pandemia. La sua morte viene annunciata dalla Commissione Sanitaria Municipale due giorni dopo (l'11 gennaio). Le autorità cinesi sono più o meno certe che queste polmoniti fossero state trasmesse da animale a uomo, e che quindi i potenziali infetti erano quelli venuti a contatto con gli animali stessi al mercato cittadino. Nessuno, però, fa trapelare un dettaglio determinante: dopo 5 giorni dalla morte del 61enne, anche la moglie della vittima ha iniziato ad avvertire gli stessi sintomi. E la donna non è mai stata al mercato d Wuhan. Un segnale chiarissimo che il virus misterioso, il nemico sconosciuto, si sta diffondendo da uomo a uomo.

lunedì 6 aprile 2020

Speranza dai ricercatori: il farmaco Ivermectin sarebbe in grado di uccidere il virus

Le analisi sono in fase sperimentale in un ambiente di laboratorio

WELLINGTON - Il farmaco Ivermectin sarebbe in grado di uccidere il Covid-19. La notizia arriva da uno studio pubblicato da alcuni ricercatori dell'Università di Monash, in Australia.
Gli scienziati comunque smorzano l'entusiasmo: il farmaco si è dimostrato efficace in laboratorio, ma l'Ivermectina non può essere utilizzata nell'uomo fino a quando non sono stati completati ulteriori test e studi clinici per confermare l'efficacia del farmaco a livelli sicuri per il dosaggio negli esseri umani.
In ogni caso, i test in una coltura cellulare hanno dimostrato che il farmaco antiparassitario, già disponibile in tutto il mondo, sarebbe in grado di uccidere il virus in 48 ore. «Abbiamo scoperto che una singola dose è in grado di rimuovere tutto l'RNA virale entro 48 ore, ma anche che in sole 24 ore si può notare una riduzione significativa», ha spiegato la dottoressa Kylie Wagstaff, a capo del progetto.

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Il test per sapere se una mascherina funziona davvero ad evitare il contagio

Da quando è stata scatenata la pandemia, sono stati diffusi molti video su come realizzare delle mascherine in casa. Accade però, nonostante la bontà di queste iniziative, che molte di queste non fungono da barriera di protezione per l'organismo. Un pompiere argentino ha pubblicato un video per confutare l'efficacia di questi "dispositivi medici domestici" e spiegare che solo le mascherine chirurgiche proteggono dalle goccioline che trasmettono il  coronavirus.
Pertanto, questa forma di solidarietà può essere un'arma a doppio taglio se non vengono prese adeguate misure di fabbricazione. Ci sono alcune linee guida per la sterilizzazione da seguire, oltre ai tessuti che possono essere usati e quelli da evitare.
Nel video, si può vedere come questo vigile del fuoco volontario di Tortuguitas, in Argentina, simula uno starnuto con un deodorante per testare come le particelle possono passare attraverso la maggior parte dei tessuti (realizzate con fibre artificiali e sintetiche come la friselina) che vengono utilizzati per crearle.

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sabato 4 aprile 2020

Coronavirus, Capua: non sparirà in estate. Primo gatto contagiato apre nuovo fronte infezioni tra animali. Iss: isolarli dai padroni positivi

Ci sono «zero possibilità» che il Coronavirus scompaia con l'estate e con i primi contagi sui gatti si apre un nuovo fronte: quello della gestione delle infezioni tra gli animali da cui tra l'altro tutto è partito. Lo ha detto la virologa Ilaria Capua che dirige l'One Health Center of Excellence all'Università della Florida prima che arrivasse anche la raccomandazione dell'Iss di isolare gli animali domestici a contatto con padroni affetti da COVID-19 perché «sono suscettibili a SARS-CoV-2». 


Capua, in riferimento al virus della Sars, ha ribadito nel corso di una diretta Instagram con il sindaco di Firenze Dario Nardella che in quel caso «è scomparso con l'estate ma non per il caldo. La Sars è stata fermata da un contenimento, non dal caldo». Tra i problemi che hanno portato alla diffusione del Coronavirus anche la globalizzazione, la possibilità di spostarsi rapidamente da una parte all'altra del mondo: «La pandemia spagnola - ha spiegato - ci ha messo due anni a fare il giro del mondo perché è 'andatà a piedi, con le navi». Il Coronavirus, ha aggiunto, «non è un virus super resistente, anzi è fragile, ma si trasmette con grande facilità». «Questo è un fenomeno di portata epocale. Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria, ma non è un tunnel senza fine. Ne usciremo» anche se «saremo tutti diversi», ha aggiunto.

Il nodo condizionatori
«Non possiamo escludere il propagarsi del coronavirus dai condizionatori. La Sars 1, nel 2002, si è propagata dai sistemi di aerazione e riscaldamento di un hotel. Non possiamo escludere origine e durata perché conosciamo questo virus solo da quattro mesi, Sappiamo però che i virus sono abbastanza delicati, non sopravvivono a temperature estreme. Il caldo potrebbe seccare lo starnuto e diciamo che quello che cade in terra non potrebbe infettare. Sulla trasmissione area direi, per semplificare, che da qui alla cucina anche no», ha detto la Capua in collegamento dagli Usa su Radio Rai 2, a Caterpillar.


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