venerdì 8 maggio 2020

Coronavirus, la foto del virus cambia tutto: si muore per insufficienza renale

La straordinaria scoperta dell'istituto "Mario Negri", stravolge tutte le teorie: non solo i problemi respiratori causano i decessi

Coronavirus, la foto del virus cambia tutto: si muore per insufficienza renale

L'emergenza Coronavirus prosegue senza sosta in Italia, la malattia continua a farla da padrona e le cause e i rimedi sono ancora allo studio. In attesa di un vaccino per il quale servirà almeno un anno, tutti gli ospedali studiano soluzioni alernative, con farmaci sperimentali e terapie delle più svariate. Ma potrebbe esserci stata una svolta, dopo una scoperta fatta analizzando la foto di un'autopsia. "La causa della morte non è solo l’insufficienza respiratoria ma in moltissimi casi è l’insufficienza renale". E' stato, infatti, immortalato per la prima volta in Europa il coronavirus all’interno di una cellula renale. La scoperta - si legge sul Corriere della Sera - arriva dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri» di Bergamo. I ricercatori hanno individuato il virus in un campione proveniente da un’autopsia eseguita su un paziente morto al Giovanni XXIII.

giovedì 7 maggio 2020

Coronavirus: pronto il test della saliva, riflettori sul plasma

Elaborato da equipe Asst Sette Laghi e Università Insubria impiega dai 3 ai 6 minuti. Sarà presto messo in commercio con un vero e proprio kit


Il Test rapido salivare (Trs) in grado di rilevare il Coronavirus "in pochissimi minuti funziona e sarà presto messo in commercio con un vero e proprio kit". È quanto rende noto l'Azienda Sanitaria Territoriale dei Sette Laghi, in collaborazione con l'Università dell'Insubria di Varese. 
Il nuovo strumento in grado di diagnosticare la positività al Covid-19 attraverso la saliva, "impiegando dai 3 ai 6 minuti", funziona analogamente a un test di gravidanza. La saliva viene raccolta su una striscia di carta assorbente e trattata con un apposito reagente: se compare una banda, il soggetto è negativo, se due bande, è positivo. Secondo la nota dell'Università dell'Insubria e dell'Asst dei Sette Laghi, sarà in grado di diagnosticare la positività anche su soggetti asintomatici, peculiarità importante alla luce della progressiva riapertura delle attività produttive. A dirigere l'equipe che ha messo a punto il test sono stati il rettore dell'università Angelo Tagliabue, professore di Odontostomatologia, e Paolo Grossi, infettivologo referente regionale e ministeriale per l'emergenza Covid-19, su input del ricercatore di Odontoiatria Lorenzo Azzi e del professor Mauro Fasano, esperto in Biochimica. La realizzazione dei reagenti e dei kit è avvenuta nei laboratori dell'Insubria a Busto Arsizio (Varese) ed è stata coordinata dalla ricercatrice Tiziana Alberio.
Intanto il vaccino jolly, perché protegge da 10 ceppi virali isolati in diversi Paesi (Italia inclusa), funziona su topi e macachi. Il vaccino cinese PiCoVacc è basato su una forma purificata del virus SarsCoV2. 
Sotto i riflettori invece la cura con il plasma.  L'uso del plasma da convalescenti come terapia per il Covid-19 è attualmente oggetto di studio in diversi paesi del mondo, Italia compresa. Questo tipo di trattamento non è da considerarsi al momento ancora consolidato perché non sono ancora disponibili evidenze scientifiche robuste sulla sua efficacia e sicurezza, che potranno essere fornite dai risultati dei protocolli sperimentali in corso". Lo scrive il ministero della Salute sul portale 'Donailsangue', dedicato ai donatori. "Il plasma da convalescenti è già stato utilizzato in passato per trattare diverse malattie - spiega la Faq sul sito, gestito dal Centro Nazionale Sangue - e, in tempi più recenti, è stato usato, con risultati incoraggianti, durante le pandemie di SARS ed Ebola". La terapia con plasma da convalescenti, spiega il sito, prevede il prelievo del plasma da persone guarite dal Covid-19 e la sua successiva somministrazione (dopo una serie di test di laboratorio, anche per quantizzare i livelli di anticorpi "neutralizzanti", e procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente) a pazienti affetti da Covid-19 come mezzo per trasferire questi anticorpi anti-SARS-Cov-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto.
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mercoledì 6 maggio 2020

È stato trovato un anticorpo da usare come terapia contro il coronavirus

È un anticorpo neutralizzante, non un vaccino, e potrebbe essere usato per quella che si chiama immunoterapia passiva. "Il coronavirus sembra comunque ridurre la sua potenza virologica e dare delle sindromi meno gravi" dice Francesco Le Foche, immunologo clinico


Non è ancora certo che il coronavirus sviluppi anticorpi di protezione, se, cioè chi si è ammalato sia protetto contro la possibilità di ammalarsi di nuovo, ma gli scienziatio hanno fatto un importante passo avanti nella terapia per il Covid-19  
"Questo virus ancora non ci dice con certezza se sviluppa anticorpi di protezione o meno" ha detto Francesco Le Foche, immunologo clinico, intervenendo ai microfoni di Rai Radio2, "Dobbiamo essere molto cauti sull'interpretazione di questi test sierologici. Certo è che ci sono dei progressi importantissimi, come per esempio l'anticorpo chimera, il cui nome tecnico è 47d11, un anticorpo un po' particolare che ci dice essere sicuramente neutralizzante. Questa è una notizia importante. L'università di Utrecht, in Olanda, ha pubblicato su Nature, di aver sviluppato un anticorpo monoclonale. Un anticorpo fatto in laboratorio, che si può riprodurre continuativamente".

martedì 5 maggio 2020

Coronavirus, i rischi della cura al plasma secondo Ilaria Capua

La virologa: "Si tratta di un metodo antichissimo, una pratica medica in larghissima parte abbandonata"

“La sperimentazione su plasma è un metodo antichissimo, usato quando non c’erano gli antibiotici e i farmaci. Si usa ancora per la rabbia, dopo il morso di un cane a una persona non vaccinata. Ma non esistono malattie a livello globale che si curano con il siero. Perché il siero, o plasma, consiste in porzioni di sangue di una persona che è guarita, quindi è un po’ come una trasfusione. Si tratta di una pratica che ha dei rischi“. Così la virologa Ilaria Capua, ai microfoni di Caterpillar su Rai Radio 2.
“Quindi – ha aggiunto l’esperta – bene la sperimentazione, certo andrebbe utilizzata nei casi in cui si è tentato però tutto il resto perché è una pratica medica che è stata in larghissima parte abbandonata“.
Ilaria Capua è poi tornata sul paragone tra coronavirus e virus influenzale. “Il coronavirus starà con noi per molto tempo e, a dispetto di tutti quelli che mi ricoprono di parolacce, vorrei dire che io lo tratterei come un virus influenzale. Benché diverso, ha caratteristiche simili. Non è come ebola, non ha un’aggressività di fondo tale da provocare una ecatombe: è un virus che provoca un quadro sintomatologico grave in alcune categorie di persone”.
Secondo la virologa, infatti, “ora molte persone si vogliono vaccinare, perché sia il coronavirus sia l’influenza possono essere pericolosi. Madre natura ci ha dato un virus nuovo e dobbiamo imparare a conviverci“.

Giacomo Poretti: "Ho avuto il coronavirus, ora riparto così"

lunedì 4 maggio 2020

Coronavirus, funzionano gli anticorpi del vaccino italiano

Aurisicchio (Takis), primo risultato del genere al mondo

Funzionano gli anticorpi generati nei topi dal vaccino italiano dell'azienda Takis: lo indicano i test eseguiti nel laboratorio di Virologia dell'istituto Spallanzani. Lo ha detto all'ANSA l'amministratore delegato Luigi Aurisicchio. E' il livello più avanzato finora raggiunto nella sperimentazione di un candidato vaccino nato in Italia, ma i test sull'uomo sono previsti comunque dopo l'estate.
Per la prima volta al mondo un candidato vaccino contro il nuovo coronavirus ha neutralizzato il virus nelle cellule umane. Lo ha detto Luigi Aurisicchio, amministratore delegato della Takis di Pomezia che ha messo a punto il vaccino, spiegando che il test fatto allo Spallanzani è stato possibile grazie all'esperienza dell'istituto, che dopo avere isolato il virus ha messo a punto un metodo per verificare l'efficacia di vaccini e molecole direttamente sul virus.
I test all'Istituto Spallanzani
"Grazie alle competenze dello Spallanzani, per quanto ne sappiamo, siamo i primi al mondo ad aver dimostrato la neutralizzazione del coronavirus da parte di un vaccino. Ci aspettiamo che questo accada anche nell'uomo", ha detto ancora Aurisicchio. "Stiamo anche esplorando altre interessanti piattaforme tecnologiche in collaborazione con la LineaRx, un'azienda americana. Alcuni vaccini hanno ricevuto importanti finanziamenti e hanno già iniziato la fase clinica in altri Paesi. Noi ce la stiamo mettendo tutta perché un vaccino che nasce dalla ricerca italiana, con una tecnologia tutta italiana e innovativa, venga sperimentato in Italia e messo a disposizione di tutti. Per fare questo - ha rilevato - abbiamo bisogno del supporto delle istituzioni e di partner che ci aiutino ad accelerare il processo: questa non è una gara e insieme possiamo vincere tutti contro il coronavirus".
I cinque candidati vaccini, come funzionano
"I risultati ottenuti ad oggi sono incoraggianti e ben oltre le aspettative: dopo una singola vaccinazione, i topi hanno sviluppato anticorpi che possono bloccare l'infezione del virus Sars-CoV-2 sulle cellule umane", ha detto Aurisicchio. Dopo avere osservato che i cinque candidati vaccini generavano una grande quantità di anticorpi, i ricercatori hanno selezionato i due con i risultati migliori. Dal sangue ricco di anticorpi è stato isolato il siero e quest'ultimo è stato analizzato nel laboratorio di Virologia dell'Istituto Spallanzani.

Coronavirus, trovato anticorpo monoclonale che lo blocca


Coronavirus. La cura col plasma funziona? Si, ma ci sono dei limiti e la ricerca continua

sabato 2 maggio 2020

E-cig e CoViD-19: i rischi dello svapo

Le e-cig, popolari soprattutto tra i più giovani, possono provocare danni polmonari che aumenterebbero il rischio di soffrire di forme gravi di CoViD-19.

La scorsa estate era agli sgoccioli quando il primo decesso da EVALI (e-cigarette, or vaping, product use-associated lung injury), malattia polmonare connessa all'utilizzo di sigarette elettroniche (probabilmente causata dalla vitamina E acetato), preoccupava gli Stati Uniti. Qualche mese dopo è un'altra polmonite, questa volta di origine virale, a salire alla ribalta della cronaca: quella da CoViD-19. Secondo uno studio pubblicato su Laryngoscope Investigative Otolaryngology, le due patologie sarebbero in un certo senso "connesse": i danni polmonari causati dall'EVALI aumenterebbero il rischio di contrarre la CoViD-19 in forma più grave, soprattutto tra i giovani, grandi svapatori e normalmente a basso rischio.

UN'INQUIETANTE COINCIDENZA. Confrontando la mappa dei ricoveri da EVALI con quella dei contagi da CoViD-19 negli Stati Uniti, la similitudine salta subito all'occhio: le regioni più colpite dalla EVALI sono spesso quelle più colpite dalla CoViD-19.


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venerdì 1 maggio 2020

L’ozono inattiva i virus e li distrugge fisicamente. L’appello SIOOT per limitare la diffusione del coronavirus

Gorle, 3 marzo 2020 – Nell’attuale e delicata situazione di emergenza, con l’obiettivo di limitare la diffusione del Coronavirus attraverso l’utilizzo dell’ozono, i medici SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia) chiedono ai colleghi infettivologi, anestesisti e rianimatori di riflettere sull’opportunità di usare l’ozonoterapia sui pazienti infetti e ricoverati:
“I pazienti cronici e anziani che si sottopongono ad ozonoterapia sono più resistenti alle infezioni. É già stato ampiamente dimostrato che l’ozono, normalmente prodotto dai nostri globuli bianchi, svolge contemporaneamente un’azione antinfiammatoria, antibatterica e virustatica; aumenta l’attività mitocondriale, migliora la funzionalità del microcircolo e l’ossigenazione tissutale.
Grazie alle sue attività biochimiche, incrementa la produzione di ATP (Adenosintrifosfato) ovvero il trasportatore universale di energia metabolica. La produzione di energia (ATP) necessaria all’organismo è assicurata dall’ossidazione cellulare. Non è alternativo all’uso dei farmaci, anzi è un potenziatore del farmaco. Tutto ciò senza lasciare tracce in ambiente. Circa 3 mila pubblicazioni scientifiche censite da PubMed documentano questi effetti. La molteplicità degli effetti benefici dell’ozonoterapia e l’assenza di effetti collaterali ci hanno indotto a lanciare questo appello.
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Che cos’è l’ozonoterapia?


Vivere più sani e più a lungo con una proteina: cos'è Klotho

Tende a diminuire con l'avanzare dell'età e sembra essere correlata all’invecchiamento cellulare Nel pantheon greco,  Klotho  era la...