lunedì 18 aprile 2011

Italiani, fertilità dimezzata in 20 anni la lenta estinzione degli spermatozoi

Dal congresso del Suni l'allarme per quella che viene definita un'emergenza nazionale nascosta: nelle coppie infertili, la causa è nell'uomo il 55% delle volte. Colpa dell'inquinamento, dello stress, di comportamenti sessuali a rischio e di patologie come il varicocele

 

 
ROMA - Non ci sono più gli uomini di una volta e il mito del macho italiano non esiste più. Frasi fatte come queste non si reggono solo sull'evoluzione dei rapporti tra i generi, ma anche su una realtà clinica verificata: anche se non ne parlano i telegiornali, infatti, il problema dell'infertilità maschile è ormai una sorta di emergenza nazionale, tanto che nelle coppie infertili il 55% delle volte la causa è nell'uomo. Il dato, presentato come eclatante e nuovo perché riferito a statistiche del 2010, è la base dell'allarme lanciato al 60° congresso della Società degli urologi del Nord Italia (Suni), in corso fino a sabato a Bologna.

La capacità riproduttiva dei maschi italiani è andata riducendosi nel tempo con il cambiare delle abitudini, dell'ambiente, del modo di vivere e dell'insorgere di patologie connesse ai nuovi stili di vita. Al congresso è stata citata un'indagine svolta un decennio fa, secondo la quale dal 1940 al 1990 la concentrazione media degli spermatozoi sarebbe crollata da 113 a 66 milioni. Negli ultimi vent'anni, poi, secondo quanto affermato da Giuseppe Martorana, presidente del congresso e direttore della Clinica urologica della Università di Bologna, "il numero degli spermatozoi prodotti si è quasi dimezzato".

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martedì 12 aprile 2011

Il profumo non è lo stesso per tutti Ognuno ha il proprio "radar" per gli odori

Una ricerca su Nature rileva che il sistema olfattivo non funziona sempre allo stesso modo. Vale per i topi e dovrebbe valere per gli uomini quanto accertato da un team Usa di ricerca, grazie a una tecnica in grado di far brillare le connessioni neuronali: nel viaggio dal naso al cervello gli effluvi seguono percorsi differenti

di ADELE SARNO

ROMA - Una rosa è una rosa, ma la percezione del suo profumo potrebbe variare da persona a persona. Lo dice uno studio pubblicato su Nature 1, secondo il quale la strada che un odore percorre per andare dal naso al cervello non è necessariamente la stessa per tutti. In altre parole non è detto che l'impulso odoroso, una volta captato e decodificato dai "radar" della mucosa nasale, vada sempre nello stesso modo verso la cosiddetta corteccia olfattiva primaria. Ovvero quella "centralina" che si trova nel cervello e che è in grado di interpretare oltre 10.000 odori. 


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venerdì 8 aprile 2011

La meditazione batte i farmaci Basta un'ora per dimezzare il dolore

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, lo zen ha un effetto analgesico. Durante l'esercizio della concentrazione "positiva", nel cervello si accendono alcune aree e se ne spengono delle altre in un'azione "combinata" che riduce la sofferenza anche del 40%

di ADELE SARNO


 
ROMA - Altro che analgesici: quando il dolore è troppo forte basta un'ora di meditazione. La capacità di concentrare la propria mente e liberarla dai pensieri negativi, infatti, avrebbe il potere di ridurre l'intensità del dolore fino al 40%. Non solo, abbasserebbe del 57% anche quella sensazione spiacevole che segue la sofferenza. Queste "certezze" sono il punto d'arrivo di uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, secondo il quale lo zen batte i farmaci perché è in grado di influenzare l'attività delle aree cerebrali che controllano lo stimolo doloroso, regolandone il grado di intensità. In altre parole, dicono i ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center di Winston-Salem (Usa), la meditazione ha il potere di "assopire" la corteccia somatosensoriale e di "svegliare" il cingolo anteriore, l'insula anteriore e la corteccia fronto-orbitale. Questa azione "combinata" sulle aree che governano la percezione del dolore ha un potere analgesico.

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lunedì 4 aprile 2011

Perdere peso… dormendo

Dormire adeguatamente fa raddoppiare le possibilità di perdere peso e avere successo nel dimagrire

Cosa c’è di più semplice da fare per perdere peso senza dover impazzire o spendere chissà che cifra in prodotti dimagranti? Non pensarsi troppo e farsi una bella dormita.

Può sembrare strano, ma è quello che suggeriscono gli scienziati della nota organizzazione sanitaria statunitense “Kaiser Permanente”. Certo, al sonno bisogna abbinare una dieta equilibrata e un po’ di esercizio fisico che, detto tra noi, non fa mai male. Però, il sonno recita il ruolo da prima stella: dormire infatti da un minimo di 6 ad almeno 8 ore a notte fa raddoppiare le possibilità di perdere peso, suggeriscono al KP.

Perché il dormire fa, per così dire, perdere peso? Perché, spiegano gli esperti del KP, dormire bene e il tempo adeguato riduce lo stress. E, ridurre lo stress, non solo fa bene alla salute in generale, ma evita di farci cadere in tentazione dal mangiare durante la giornata concedendosi stuzzichini, cibo spazzatura vario e altre atrocità spinti dal desiderio di compensazione. 


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Stress, le più colpite sono le mamme

Aumentano le donne che lavorano a tempo pieno, ma lo stress incombe minaccioso su di loro

C’era da aspettarselo, le mamme lavoratrici sono le più stressate. La vita frenetica, le pressioni del "capo" e dei colleghi, il traffico in città - almeno due volte al giorno - ci rendono persone nervose, agitate, arrabbiate… stressate, in pratica.


Le donne, che non sono solo tali, ma anche mamme e lavoratrici sono le persone che maggiormente vengono colpite dallo stress e dall’infelicità.
Ad asserirlo è il Centre for Work and Life dell’University of South Australia che ha notato come le mamme possano essere più tristi proprio a causa delle pressioni lavorative e familiari. Ma la vita dura, in parte, la fanno anche gli uomini che tra i 29 e i 49 anni sembrano lavorare davvero molte ore portando seri squilibri alla loro vita.


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giovedì 31 marzo 2011

L’esercizio fisico durante l’allattamento rinforza la densità ossea

seno

Per le mamme che allattano al seno è consigliabile un esercizio fisico mirato, che sia efficace nell’attivare ed incentivare le attività cardiovascolari e la forza fisica.
Questo perchè si contrasta la normale perdita di densità ossea dovuta ai bassi livelli di calcio nell’organismo, e si riduce, in vecchiaia, il rischio di osteoporosi.
Lo studio che riporta tali considerazioni è stato recentemente pubblicato sulla rivista Medicine Science in Sports & Exercises ed è stato realizzato da ricercatori dell’American College of Sports Medicine, che hanno studiato la densità ossea di 20 donne tra la quarta e la ventesima settimana dopo il parto.

Durante l’allattamento, la donna trasferisce ogni giorno circa 200 milligrammi di calcio, una sostanza fondamentale per la salute e la densità delle ossa, dalle sue riserve al latte materno.

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mercoledì 30 marzo 2011

Autotest, prova a scoprire la tua vera età

Una sorta di gioco per misurare la propria età "effettiva" sulla base di alcune abilità mentali e fisiche: cimentarsi in queste prove permette di misurare e verificare se le proprie performance sono in linea con la maggioranza delle persone della stessa età. I test proposti non hanno valore diagnostico. Devono considerarsi come esercizi di autovalutazione, non sostituiscono un'indagine clinica svolta da esperti. Si tratta perlopiù di prove abbreviate e riadattate che appartengono a test clinici utilizzati in sede di esame neuropsicologico per identificare, misurare e interpretare eventuali compromissioni cognitive. I punteggi riportati sono da considerarsi approssimativi in quanto sono riferiti alle medie delle prestazioni solo sulla base dell'età / L'ARTICOLO Come invecchiare bene 1

 

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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...