martedì 21 ottobre 2014
Come rimanere giovani: la tua mente e i rimedi naturali
lunedì 20 ottobre 2014
Cosa c’è negli hamburger di McDonald’s?
Rivelati segreti dietro agli hamburger della nota catena di fast-food,
che erano stati accusati di essere prodotti con i più raccapriccianti e
stomachevoli ingredienti, compresa la cosiddetta “pink slime” (o melma
rosa) e la carne con i vermi.
Sugli hamburger di McDonald’s si è già detto di tutto – e forse anche di più.
C’è chi un tempo sosteneva che la carne in realtà fosse prodotta con metodi fantascientifici che non necessitavano neanche di una mucca. Poi si è passati alla carne putrefatta con tanto di vermi, o anche direttamente “carne” di vermi. Infine, alla cosiddetta pink slime (o melma rosa, in italiano) che sarebbe una poltiglia fatta di tutti gli scarti di carne possibili, compresi cartilagini, tessuti connettivi, tendini… Il tutto tritato molto finemente e passato poi sotto ammoniaca per preservarla dalla contaminazione batterica. Un bel quadretto, insomma.
Ma non solo. L’azienda, per mettere fine alle voci incontrollate, sta anche invitando il pubblico a inviare domande via Twitter e Facebook su ciò che realmente accade con il loro cibo.
I portavoce di McDonald’s hanno poi dichiarato che alla troupe di GMA che la loro carne è una miscela di manzo Leener tritata, con anche del grasso, sempre tritato. Ma che non contiene assolutamente altri “strani” ingredienti e, men che mai, vermi o melma rosa. E, ovviamente, neanche trattamenti all’ammoniaca.
Tuttavia, la catena di fast-food ha ammesso di utilizzare l’azodicarbonamide (ADA) nelle sue focacce e panini per mantenere l’adeguata consistenza del pane per ogni partita. Questa sostanza è un composto organico che viene utilizzato come additivo alimentare e come agente sbiancante della farina. Lo stesso composto viene tuttavia utilizzato anche per alcuni prodotti non alimentari.
Se vi siete allarmati, sappiate che sono moltissime le industrie alimentari che lo utilizzano, e si ritiene non sia dannoso.
Continua qui
lm&sdp
C’è chi un tempo sosteneva che la carne in realtà fosse prodotta con metodi fantascientifici che non necessitavano neanche di una mucca. Poi si è passati alla carne putrefatta con tanto di vermi, o anche direttamente “carne” di vermi. Infine, alla cosiddetta pink slime (o melma rosa, in italiano) che sarebbe una poltiglia fatta di tutti gli scarti di carne possibili, compresi cartilagini, tessuti connettivi, tendini… Il tutto tritato molto finemente e passato poi sotto ammoniaca per preservarla dalla contaminazione batterica. Un bel quadretto, insomma.
Ma congetture e fantasie a parte, cosa c’è davvero negli hamburger di McDonald’s?
Alla domanda ha tentato di rispondere la troupe di Good Morning America (GMA) che è andata in California in uno stabilimento di produzione di hamburger della nota catena di fast-food per vedere e filmare quanto accadeva in realtà.
E’ infatti la prima volta che una troupe entra in uno stabilimento di
McDonald’s per osservare come vengono prodotti i loro hamburger.Ma non solo. L’azienda, per mettere fine alle voci incontrollate, sta anche invitando il pubblico a inviare domande via Twitter e Facebook su ciò che realmente accade con il loro cibo.
I portavoce di McDonald’s hanno poi dichiarato che alla troupe di GMA che la loro carne è una miscela di manzo Leener tritata, con anche del grasso, sempre tritato. Ma che non contiene assolutamente altri “strani” ingredienti e, men che mai, vermi o melma rosa. E, ovviamente, neanche trattamenti all’ammoniaca.
Tuttavia, la catena di fast-food ha ammesso di utilizzare l’azodicarbonamide (ADA) nelle sue focacce e panini per mantenere l’adeguata consistenza del pane per ogni partita. Questa sostanza è un composto organico che viene utilizzato come additivo alimentare e come agente sbiancante della farina. Lo stesso composto viene tuttavia utilizzato anche per alcuni prodotti non alimentari.
Se vi siete allarmati, sappiate che sono moltissime le industrie alimentari che lo utilizzano, e si ritiene non sia dannoso.
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venerdì 17 ottobre 2014
Il caffè decaffeinato fa male?
Cosa fare quando il classico caffè diventa un nemico
del nostro organismo? Con l'avanzare dell'età e la comparsa dei primi
acciacchi alla salute, spesso i medici consigliano di ridurre, in alcuni
casi di eliminare del tutto, l'assunzione di caffeina. Per molte
persone può risultare molto difficile abbandonare il piacere del caffè,
ma in loro aiuto arriva il caffè decaffeinato.
Spesso oggetto di critiche e polemiche, il caffè decaffeinato ha invece
diverse proprietà benefiche. Da dove derivano quindi tutti i dubbi e le
preoccupazioni per questa tipologia di caffè?Scopriamolo insieme.
- Come si ottiene il caffè decaffeinato
- Nel decaffeinato c'è la caffeina?
- Le controindicazioni del caffè decaffeinato
- Caffè decaffeinato e colesterolo
- Caffè decaffeinato e gravidanza
-
Le proprietà del caffè decaffeinato
Come si ottiene il caffè decaffeinato
I principali dubbi sulla sicurezza nell'assunzione del caffè decaffeinato derivano dal metodo utilizzato per togliere la caffeina dai chicchi di caffè. Esistono diversi metodi estrattivi, alcuni dei quali prevedono l'utilizzo di alcuni agenti chimici ritenuti potenzialmente cancerogeni per l'uomo.
Ne dobbiamo quindi dedurre che il caffè decaffeinato sia cancerogeno? Sembrerebbe di no. Pare infatti che le elevate temperature a cui vengono sottoposte queste sostanze durante la successiva tostatura dei chicchi, le portino ad evaporare completamente senza lasciare alcuna traccia nel caffè.
Per evitare rischi inutili, è consigliabile però scegliere miscele di caffè decaffeinato ottenute con la moderna tecnica di decaffeinizzazione ad anidride carbonica. Questo sistema permette di estrarre la caffeina senza l'impiego di sostanza chimiche.
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domenica 12 ottobre 2014
Formaggio vs diabete
Pubblicati i risultati di uno studio effettuato su oltre 23mila persone,
studio dal quale emergerebbe l'efficacia del consumo dei formaggi per
prevenire l'insorgere del diabete tipo 2, ma attenzione ...
E' difficile che qualcuno possa ancora stupirsi dell'alternarsi di notizie buone e cattive su un determinato alimento, che in base agli studi più recenti può rivelarsi una vera panacea per il nostro organismo oppure un veleno, mentre dalla ricerca precedente erano emersi dati completamente differenti.
Oggi tocca ai formaggi, ma non del tipo dietetico, se è lecito utilizzare questo termine quando si parla di formaggi, bensì di quelli che vengono definiti in termini tecnici "high fat", cioè ad alto contenuto di grassi.
L'ultima scoperta sui formaggi è opera di uno studio svedese, effettuato su un campione di oltre 23mila persone, che ha dimostrato come il consumo di almeno otto porzioni al giorno (!) di prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi possa diminuire le probabilità di ammalarsi di diabete tipo 2.
Il meccanismo in base al quale i grassi dei formaggi agiscono su un potenziale diabete non è ancora noto, si suppone che tali grassi potrebbero influenzare beneficamente il meccanismo del metabolismo del glucosio e sulla sensibilità dell'insulina, riducendo di conseguenza il rischio di sviluppare il diabete tipo 2
La riduzione del rischio diabete 2 è in funzione dei particolari grassi assunti, la panna infatti sembra ridurre il rischio di circa il 15% mentre lo yogurt, assunto in quantità di almeno 180 ml al giorno, risulta essere più efficace con una percentuale di abbattimento del rischio del 20%.
I grassi benefici sono però soltanto queli del formaggio, si è riscontrato un aumento del rischio diabete nelle persone che consumavano grandi quantità di carne, con una percentuale inversamente proporzionale alla
quantità di grassi contenuti, cioè le carni magre aumentano tale rischio fino al 24% contro il 9% delle carni grasse.
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E' difficile che qualcuno possa ancora stupirsi dell'alternarsi di notizie buone e cattive su un determinato alimento, che in base agli studi più recenti può rivelarsi una vera panacea per il nostro organismo oppure un veleno, mentre dalla ricerca precedente erano emersi dati completamente differenti.
Oggi tocca ai formaggi, ma non del tipo dietetico, se è lecito utilizzare questo termine quando si parla di formaggi, bensì di quelli che vengono definiti in termini tecnici "high fat", cioè ad alto contenuto di grassi.
L'ultima scoperta sui formaggi è opera di uno studio svedese, effettuato su un campione di oltre 23mila persone, che ha dimostrato come il consumo di almeno otto porzioni al giorno (!) di prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi possa diminuire le probabilità di ammalarsi di diabete tipo 2.
Il meccanismo in base al quale i grassi dei formaggi agiscono su un potenziale diabete non è ancora noto, si suppone che tali grassi potrebbero influenzare beneficamente il meccanismo del metabolismo del glucosio e sulla sensibilità dell'insulina, riducendo di conseguenza il rischio di sviluppare il diabete tipo 2
La riduzione del rischio diabete 2 è in funzione dei particolari grassi assunti, la panna infatti sembra ridurre il rischio di circa il 15% mentre lo yogurt, assunto in quantità di almeno 180 ml al giorno, risulta essere più efficace con una percentuale di abbattimento del rischio del 20%.
I grassi benefici sono però soltanto queli del formaggio, si è riscontrato un aumento del rischio diabete nelle persone che consumavano grandi quantità di carne, con una percentuale inversamente proporzionale alla
quantità di grassi contenuti, cioè le carni magre aumentano tale rischio fino al 24% contro il 9% delle carni grasse.
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venerdì 10 ottobre 2014
Il succo di pompelmo fa dimagrire
Un nuovo studio ha rivelato che il succo di pompelmo potrebbe essere una
soluzione efficace per perdere peso. Attenzione però all’interazione
con i farmaci
Sono molte le persone che devono fare i conti con i chili di troppo, o che vorrebbero perderne qualcuno. Per questo motivo si è sempre alla ricerca di una soluzione che non costi troppa fatica e che sia efficace.
Di proposte in questo senso sul mercato ve ne sono molte – forse
troppe. E non tutte serie, valide, ma soprattutto sicure dal punto di
vista della salute.
A nutrire il già folto gruppo di rimedi per la ciccia si aggiunge oggi il succo di pompelmo che, secondo un nuovo studio dell’Università della California a Berkeley (UCB), sarebbe una soluzione semplice quanto efficace per perdere i chili di troppo.
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PLoS ONE, è stato condotto su modello animale, e ha rivelato che i topi nutriti con una dieta ricca di grassi hanno perso il 18% di peso, se bevevano anche il succo di pompelmo. Cosa che non è accaduta nel gruppo di controllo che beveva soltanto acqua.
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lm&sdp
A nutrire il già folto gruppo di rimedi per la ciccia si aggiunge oggi il succo di pompelmo che, secondo un nuovo studio dell’Università della California a Berkeley (UCB), sarebbe una soluzione semplice quanto efficace per perdere i chili di troppo.
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PLoS ONE, è stato condotto su modello animale, e ha rivelato che i topi nutriti con una dieta ricca di grassi hanno perso il 18% di peso, se bevevano anche il succo di pompelmo. Cosa che non è accaduta nel gruppo di controllo che beveva soltanto acqua.
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giovedì 9 ottobre 2014
“VIVA!” per imparare la rianimazione
Saper affrontare una emergenza può salvare migliaia di vite ogni anno,
per questo IRC ha dato vita all’iniziativa aperta a tutti e a cui tutti
dovrebbero partecipare, se teniamo alla vita dei nostri cari e degli
altri
Prende il via anche in Italia la Campagna “VIVA!” 2014. Un’importante,
diremmo “vitale”, iniziativa rivolta a tutti che prevede più di 100
eventi in 80 città diverse. L’intento è la sensibilizzazione sul tema
della rianimazione cardiopolmonare, una pratica che può salvare migliaia di vite.
La Campagna è promossa, sviluppata e realizzata da Italian Resuscitation Council (IRC) e IRC-Comunità (IRC-Com), due associazioni senza scopo di lucro collegate con il Council Europeo (ERC) che hanno come obiettivo la diffusione in Italia delle conoscenze e delle tecniche per riconoscere e trattare l’arresto cardiaco.
Il culmine della campagna si avrà nella settimana dal 13 al 19 ottobre 2014, giorni in cui si concentreranno le analoghe iniziative previste in tutti i Paesi europei (European Restart a Heart Day del 16 ottobre 2014). Durante la settimana i centri di formazione IRC e IRC-Com di tutta Italia offriranno corsi gratuiti di rianimazione a enti e istituzioni che ne facciano richiesta.
«L’arresto cardiaco colpisce in Europa oltre 400.000 persone ogni anno, circa 60.000 in Italia – sottolinea Giuseppe Ristagno del Comitato Scientifico di IRC – Ogni giorno nel Continente muoiono per questa patologia oltre 1.000 persone.
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Aderire alla Campagna "Viva 2014" può aiutare a salvare migliaia di vite.
La Campagna è promossa, sviluppata e realizzata da Italian Resuscitation Council (IRC) e IRC-Comunità (IRC-Com), due associazioni senza scopo di lucro collegate con il Council Europeo (ERC) che hanno come obiettivo la diffusione in Italia delle conoscenze e delle tecniche per riconoscere e trattare l’arresto cardiaco.
Il culmine della campagna si avrà nella settimana dal 13 al 19 ottobre 2014, giorni in cui si concentreranno le analoghe iniziative previste in tutti i Paesi europei (European Restart a Heart Day del 16 ottobre 2014). Durante la settimana i centri di formazione IRC e IRC-Com di tutta Italia offriranno corsi gratuiti di rianimazione a enti e istituzioni che ne facciano richiesta.
«L’arresto cardiaco colpisce in Europa oltre 400.000 persone ogni anno, circa 60.000 in Italia – sottolinea Giuseppe Ristagno del Comitato Scientifico di IRC – Ogni giorno nel Continente muoiono per questa patologia oltre 1.000 persone.
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martedì 7 ottobre 2014
Yoga e meditazione migliorano le funzioni del cervello
Eseguire regolarmente tecniche meditative e yogiche può migliorare
nettamente le prestazioni cerebrali al punto da poter controllare con
destrezza un computer con la mente
Pratiche millenarie per eccezione, la meditazione e lo yoga aiutano a essere più sereni interiormente, ad avere una migliore prestanza fisica e – secondo le ultime ricerche – ottimizzano al massimo le funzioni cerebrali. A detta degli studiosi, tutto ciò potrebbe avere importanti implicazioni anche su persone affette da malattie degenerative e paralizzanti.
Per arrivare a tali conclusioni, un team di ricerca dell’Università del Minnesota ha raggruppato più di trenta volontari. Dodici di loro aveva almeno un anno di esperienza di yoga o meditazione per un minimo di un paio di ore alla settimana. Il gruppo di controllo, invece, era formato da 24 partecipanti sani che avevano poca o nessuna esperienza con tali tecniche. Nessuno dei due gruppi, tuttavia, aveva mai avuto a che fare con i sistemi che sfruttano il cervello per controllare un computer.
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Pratiche millenarie per eccezione, la meditazione e lo yoga aiutano a essere più sereni interiormente, ad avere una migliore prestanza fisica e – secondo le ultime ricerche – ottimizzano al massimo le funzioni cerebrali. A detta degli studiosi, tutto ciò potrebbe avere importanti implicazioni anche su persone affette da malattie degenerative e paralizzanti.
Per arrivare a tali conclusioni, un team di ricerca dell’Università del Minnesota ha raggruppato più di trenta volontari. Dodici di loro aveva almeno un anno di esperienza di yoga o meditazione per un minimo di un paio di ore alla settimana. Il gruppo di controllo, invece, era formato da 24 partecipanti sani che avevano poca o nessuna esperienza con tali tecniche. Nessuno dei due gruppi, tuttavia, aveva mai avuto a che fare con i sistemi che sfruttano il cervello per controllare un computer.
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