La storia del diserbante glifosato presente nel grano duro canadese importato in Italia, è stata raccontata da Coldiretti anche attraverso diversi presidi nel porto di Bari dove attraccano le navi. La storia ha convinto migliaia di persone a diffidare delle materie prime straniere, anche se alcuni elementi di questa vicenda risultano poco chiari. C’è infatti da chiedersi perché Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, a Bari guidi i manifestanti all’arrembaggio delle navi cariche di grano canadese “contaminato” da glifosato e a Bruxelles sottoscriva come vicepresidente del gruppo COPA COGECA (l’organizzazione europea cui aderiscono le associazioni degli agricoltori e delle cooperative agricole) un documento che invita l’UE a rinnovare per altri 15 anni l’autorizzazione dell’erbicida in Europa.
Stiamo parlando del diserbante più
utilizzato al mondo, e usato ampiamente per i cereali anche nel nostro
Paese sino a un anno fa. Per questo motivo adesso è facile trovarlo in
quantità infinitesimali in molti alimenti, anche ottenuti con il 100% di
materie prime italiane.
Il problema del glifosato (che lo Iarc considera cancerogeno e l’Efsa no) esiste ed è grave in quanto siamo di fronte a un prodotto chimico efficace sul campo e molto economico, usato in tutto il mondo. In queste settimane la questione è all’ordine del giorno della Commissione Europea che dovrà decidere se rinnovare, e per quanti anni, l’autorizzazione all’uso del diserbante (che è anche sospettato di essere un interferente endocrino). Purtroppo il glifosato si trova in quantità infinitesimali anche nelle acque di irrigazione. Si è trovato in tracce in diversi cibi, come birra e succo di arancia, venduti negli Usa. In attesa delle decisioni dell’UE sul suo impiego, la narrazione suggerita da Coldiretti della pasta italiana preparata con grano importato contaminato appare assolutamente strumentale. Si tratta di propaganda priva di riscontri validi, tanto che analisi fatte di recente da riviste specializzate e associazioni di consumatori evidenziano la presenza di tracce di diserbante anche in prodotti 100% italiani.
Ma perché allora un programma di inchieste giornalistiche come Report
su Rai 3 ha raccontato questa storia in modo avvincente? Il servizio
del giornalista inviato in Canada ha proposto immagini molto efficaci e
ha focalizzato l’attenzione sul problema attraverso interviste a
soggetti non proprio super partes, che hanno creato molta confusione e
destato un certo allarmismo. Il colpo di scena del programma però si
registra al 14° minuto quando vengono presentati i risultati delle
analisi sul glifosato fatte in laboratorio su 6 campioni di pasta
italiana (Barilla, Garofalo, Divella, Rummo, La Molisana, De Cecco).
Prima di leggere i risultati il conduttore precisa che il glifosato è
stato trovato in tracce e i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge” e poi conclude dicendo che “bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta al giorno per superare i livelli stabiliti dall’Efsa!“.
Ma se la situazione è questa – verrebbe da dire – di cosa stiamo parlando? Forse vale la pena ricordare che gli italiani mangiano 28 kg di pasta in un anno. Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci con questa frase ha praticamente annullato l’effetto del presunto scoop, rivelando al telespettatori che il pericolo risulta alquanto remoto. Valori simili di glifosato nella pasta sono stati rilevati dalla rivista Test Il Salvagente e dal mensile Altroconsumo che hanno realizzato prove di laboratorio, così come pure da altri che hanno trovato la presenza del diserbante in quantità infinitesimali anche nella farina italiana.
Il problema del glifosato (che lo Iarc considera cancerogeno e l’Efsa no) esiste ed è grave in quanto siamo di fronte a un prodotto chimico efficace sul campo e molto economico, usato in tutto il mondo. In queste settimane la questione è all’ordine del giorno della Commissione Europea che dovrà decidere se rinnovare, e per quanti anni, l’autorizzazione all’uso del diserbante (che è anche sospettato di essere un interferente endocrino). Purtroppo il glifosato si trova in quantità infinitesimali anche nelle acque di irrigazione. Si è trovato in tracce in diversi cibi, come birra e succo di arancia, venduti negli Usa. In attesa delle decisioni dell’UE sul suo impiego, la narrazione suggerita da Coldiretti della pasta italiana preparata con grano importato contaminato appare assolutamente strumentale. Si tratta di propaganda priva di riscontri validi, tanto che analisi fatte di recente da riviste specializzate e associazioni di consumatori evidenziano la presenza di tracce di diserbante anche in prodotti 100% italiani.
Report precisa che: il glifosato è stato trovato in tracce e i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge” |
Ma se la situazione è questa – verrebbe da dire – di cosa stiamo parlando? Forse vale la pena ricordare che gli italiani mangiano 28 kg di pasta in un anno. Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci con questa frase ha praticamente annullato l’effetto del presunto scoop, rivelando al telespettatori che il pericolo risulta alquanto remoto. Valori simili di glifosato nella pasta sono stati rilevati dalla rivista Test Il Salvagente e dal mensile Altroconsumo che hanno realizzato prove di laboratorio, così come pure da altri che hanno trovato la presenza del diserbante in quantità infinitesimali anche nella farina italiana.
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