sabato 28 marzo 2020

Troppo sale a tavola mette ko le difese immunitarie

Riduce la capacità di contrastare le infezioni batteriche


Troppo sale a tavola riduce le difese immunitarie e, quindi, la possibilità di contrastare le infezioni batteriche. È la scoperta senza precedenti resa nota sulla rivista Science Translational Medicine, che si deve a un gruppo di scienziati tedeschi del policlinico universitario di Bonn.
Gli esperti hanno scoperto che bastano 6 grammi di sale in più al dì (pari al sale contenuto in due hamburger più due porzioni di patatine fritte) per mandare in tilt una parte fondamentale del sistema immunitario, i 'granulociti', cellule spazzine adibite a ripulire l'organismo da batteri patogeni.
"Sappiamo che troppo sale è pericoloso per il sistema cardiovascolare e aumenta la pressione del sangue - ha detto l'autore Christian Kurts - il nostro studio aggiunge anche un altro valido motivo per limitare i consumi di sale". L'Organizzazione Mondiale della Salute raccomanda di non eccedere nei consumi di sale oltre i 5 grammi al dì (pari a un cucchiaino da tè raso) ma nei paesi occidentali se ne consuma in media di più.
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Coronavirus, superati i 10mila morti. I guariti sono oltre 12mila


Coronavirus, Locatelli (Css): il virus non è nato in laboratorio


Coronavirus, carenza di vitamina D aumenta il rischio? Lo studio italiano

La Vitamina D potrebbe avere un ruolo importante nella battaglia contro il coronavirus. Lo rivela uno studio condotto dall'Università di Torino. Una corretta assunzione di tale vitamina, di cui un'elevata percentuale della popolazione italiana è carente, potrebbe essere fondamentale sia da un punto di vista preventivo che terapeutico. Lo studio è stato condotto dal prof. Giancarlo Isaia (docente di Geriatria e Presidente dell'Accademia di Medicina di Torino) e dal prof. Enzo Medico (ordinario di Istologia) e suggerisce di affiancare alle misure di prevenzione di ordine generale, adeguati livelli di Vitamina D in tutta la popolazione. Crediti foto@Shutterstock

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Negli alimenti: troviamo questa sostanza in alcuni pesci (per esempio salmone, aringa e sgombro), burro, uova, fegato e alcuni tipi di formaggi grassi.


Leggi anche: >> COME FARE IL PIENO DI VITAMINA D E RAFFORZARE DAVVERO IL SISTEMA IMMUNITARIO



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Studio Medico Orlandini


venerdì 27 marzo 2020

Le bufale sul contagio da coronavirus: dal pane alle verdure, dalle scarpe alle zampe del cane. Le smentite dell’Iss

AGGIORNAMENTO IN TEMPO REALE SUI CASI DI CORONAVIRUS
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Mentre il coronavirus continua a diffondersi in tutto il mondo, di pari passo su internet si moltiplicano le fake news sulla trasmissione del virus e sulle precauzioni da prendere. Abbiamo già parlato delle storie sulle bevande calde e sulla vitamina C che prevengono l’infezione. A smontare le nuove bufale che circolano sui social, questa volta ci pensa l’Istituto superiore di sanità, in una serie di domande e risposte che riproponiamo qui sotto.
Il pane fresco o le verdure crude possono essere contaminate dal nuovo coronavirus e trasmettere l’infezione a chi li mangia?


Allo stato attuale non vi sono informazioni sulla sopravvivenza del virus sulla superficie degli alimenti. La possibilità di trasmissione attraverso il pane fresco o altri tipi di prodotti è poco probabile, visto che l’infezione avviene principalmente attraverso le goccioline che contengono secrezioni respiratorie (droplets) o per contatto. Tutto ciò è valido purché manipolando il pane e altri alimenti sia rispettata l’igiene delle mani, che consiste nel lavaggio accurato con acqua e sapone per almeno 20 secondi, e in caso di tosse o starnuti si usi un fazzoletto usa e getta per coprire le vie respiratorie e poi si lavino subito le mani prima di toccare i prodotti.
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giovedì 26 marzo 2020

Bufala WhatsApp attribuita alla Johns Hopkins University, Burioni smentisce

Il decalogo con riassunto delle misure contro il Coronavirus attribuito alla Johns Hopkins University è un'altra bufala


Abbiamo appena ricevuto sul nostro contatto WhatsApp il decalogo contro il Coronavirus attribuito alla Johns Hopkins University, che dovrebbe servire per evitare il contagio. Il messaggio si compone di indicazioni un po’ grossolane, che lasciano più di qualche dubbio, e che non sentiamo di far passare per vere (come la questione della VODKA e quella della miscela con 1 parte di candeggina e 5 parti di acqua, pur essendo la candeggina un validissimo disinfettante).

Ecco il testo completo:
La Johns Hopkins University ha inviato questo eccellente riassunto per evitare il contagio, condividilo perché è molto chiaro:
Il virus non è un organismo vivente, ma una molecola proteica (DNA) coperta da uno strato protettivo di lipidi (grassi) che, se assorbito dalle cellule della mucosa oculare, nasale o della bocca, modifica il loro codice genetico. (mutazione) e li converte in cellule di moltiplicatori e aggressori.
Poiché il virus non è un organismo vivente ma una molecola proteica, non viene ucciso, ma decade da solo. Il tempo di disintegrazione dipende dalla temperatura, dall’umidità e dal tipo di materiale in cui si trova.

(...)

Ecco l'ultima scemenza.
"Il virus è una molecola proteica (DNA)". Se uno studente mi dice che il DNA è una proteina è morto, se me lo dice parlando di un virus a RNA come il coronavirus lo rianimo per ucciderlo una seconda volta. Altroché John Hopkins pic.twitter.com/SFGvnubZpF
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 26, 2020

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Coronavirus, Capua: "Covid-19 deriva da serbatoio selvatico"

Non ci troviamo a combattere un virus nato in laboratorio. Non sappiamo quante specie animali questo virus abbia colpito prima di arrivare all'uomo 


"Assolutamente no. Il Covid-19 è un virus che deriva dal serbatoio selvatico. Non sappiamo ancora quante specie animali abbia colpito prima di arrivare all'uomo. Vorrei dire ai complottisti che il codice a barre, la sequenza, di quel virus di cui si parla nel Tgr Leonardo, è parte integrante della pubblicazione". Lo ha detto al Tg1 delle 20.00 la virologa Ilaria Capua che dirige l'One Health Center of Excellence, all'Università della Florida, in merito alle polemiche nate da un servizio del Tg Leonardo del 2015. La trasmissione parlava di un pericoloso supervirus creato in Cina. "Quindi - ha detto Capua al Tg1 - se il Covid-19 fosse stato vicino a quel virus lì lo avremmo saputo subito il giorno dopo". Cautamente ottimista per l'Italia Per l'Italia "mi sento di essere cautamente ottimista. Non ci dimentichiamo che quello che vediamo oggi come contagi, sono contagi che risalgono a 10-15 giorni fa. Quindi se le misure di contenimento hanno avuto l'effetto desiderato questo trend dovrebbe fortificarsi nei prossimi giorni" ha detto la virologa. E sulla situazione in Usa: "Faccio lezione da remoto.

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Nature, il coronavirus non è nato in laboratorio, origine naturale

mercoledì 25 marzo 2020

Coronavirus, Oms: 'In Italia possibile picco in questa settimana'. Sono 30 i medici morti, 17 erano di base

Il sindacato a Brusaferro: 'Subito protezione a medici e infermieri'. Oltre 5mila gli operatori sanitari contagiati. La Cina invia il terzo team di medici in Italia


Salgono a 30 i medici morti in questi giorni per Covid-19, 17 erano medici di famiglia. Lo rende noto la federazione dei medici di medicina generale (Fimmg). "Tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 erano di base. Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni sanitarie: gli operatori sanitari vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni", dice il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, rendendo noto il decesso di un altro collega. E all'ospedale San Camillo di Roma sono 6 i medici positivi. Lavorano tutti nel reparto di gastroenterologia e sono al momento in buone condizioni di salute. Il reparto, cosi come altri servizi, a causa della contrazione di richieste di prestazioni, è stato riconvertito e i medici non infettati in forze, saranno di supporto agli altri colleghi per gestire i nuovi reparti Covid. 

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martedì 24 marzo 2020

Covid-19, lo smog “amico” del virus: le polveri sottili accelerano il contagio

Le polveri stanno veicolando il virus. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole. Gianluigi de Gennaro ricercatore Università di Bari. La pericolosa relazione tra inquinamento e smog. 



Combattiamo da giorni una guerra globale contro un essere di pochi micron che sfrutta il nostro corpo per vivere. Il Covid-19 ha una estrema voglia di vivere tanto che è capace di sopravvivere sulle superfici metalliche e plastiche da pochi minuti fino ad massimo di 48 ore.

Coronavirus, Pecoraro Scanio: “Roma senza smog riduce rischio contagio”
Abbiamo l’Italia del nord completamente in ginocchio e mettendo insieme vari studi l’università di Bologna e di Bari sono arrivati alla conclusione che l’inquinamento è un mezzo di trasporto sfruttato dal virus, un problema che uccide già 60.000 persone/anno in Italia ora lo ritroviamo anche amico del virus più famoso del nuovo secolo come riportato nel seguente studio: COVID19 – Position Paper, effetto inquinamento e diffusione virus
Come spiega Leonardo Setti, ricercatore al Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari” dell’Università di Bologna.  “Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione alla diffusione del COVID-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”.
Conferma la ricerca Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: “Le polveri stanno veicolando il virus. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”.

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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...