sabato 17 ottobre 2020

Tumore alla prostata, l’urologo: “Sport e corretta alimentazione aumentano la sopravvivenza”

"In caso di diagnosi di tumore della prostata, l'attività fisica migliora la risposta ai trattamenti e la sopravvivenza", spiega il dottor Ioannis Kartalas Goumas


Che fare sport faccia bene è cosa nota. Ma forse non tutti sanno che praticare attività fisica può migliorare il trattamento in caso di tumore alla prostata e aumentare la sopravvivenza. “Il tumore alla prostata è il più frequente nel maschio ed è il secondo tumore per mortalità, sempre nel maschio, dopo il tumore al polmone”, spiega a Gazzetta Active il dottor Ioannis Kartalas Goumas, responsabile l’Unità Operativa di Urologia dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano.

Si può prevenire in qualche modo?
“Lo stile di vita è fondamentale. Uno stile di vita con una moderata attività fisica e un controllo del peso corporeo, evitando l’obesità, aiuta nella prevenzione. Con l’obesità influiscono l’insulino-resistenza e fattori infiammatori che provocano un danno ossidativo cronico, che può causare anche malattie cardiovascolari e diabete, oltre ai tumori”.

Che dieta consiglia?
“Una dieta povera di grassi saturi. Perfetta è la dieta mediterranea originaria: frutta, verdura, legumi (non cereali) e molto olio extra vergine di oliva, ma anche pesce, semi oleaginosi e frutta secca, che danno i grassi buoni. Si possono mangiare anche carni bianche, in particolare pollame. La pasta non va demonizzata ma mangiata con moderazione”.

Continua qui


mercoledì 14 ottobre 2020

Mascherine non impediscono la respirazione. Lo studio

Le mascherine che portiamo ci fanno respirare peggio?

La questione si solleva in un clima di incertezza generalizzata per cui, tra i falsi miti da sfatare, rientra anche quello per cui i dispositivi di protezione, le mascherine, provocherebbero un accumulo di anidride carbonica.

La situazione specifica, è avvenuta in Florida, dove un gruppo di residenti, ha iniziato una protesta contro l’obbligo di indossare la mascherina.

Questa situazione ha comportato una ricerca specifica sull’influenza della mascherina sulla respirazione, anche in casi di disabilità polmonare, pubblicato poi sugli Annals of the American Thoracic Society.

Tra le risposte ricevute in merito alla questione delle mascherine ne era giunta anche una dalla Società Italiana dei Pediatri.

La Sip ribadiva, con la pubblicazione di un video, come le mascherine non comportassero alcuna alcalosi, ovvero una quantità maggiore di anidride carbonica nelle vie respiratorie, in quanto l’anidride carbonica che respira un bambino che indossa la mascherina è del tutto impercettibile.

Lo studio statunitense condotto dal dott.Michael Campos, pneumologo del Miami VA Medical Center e dell’Università di Miami Hospital and Clinics, si è concentrato sull’analisi dei problemi con i cambiamenti dei livelli di ossigeno o dei livelli di anidride carbonica in individui sani e in quelli con malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO) prima e mentre si indossano le mascherine chirurgiche.

Tutti i partecipanti hanno indossato i dispositivi per 30 minuti e gli è stato detto di camminare per sei minuti mentre la portavano sul volto.

Ai partecipanti si è poi eseguita un’analisi del sangue mostrando come non risultassero differenze nei livelli di ossigeno o di anidride carbonica.

“Questi dati rilevano che lo scambio di gas non è influenzato in modo significativo dall’uso della maschera chirurgica, anche nei soggetti con grave insufficienza polmonare”, ha dichiarato Campos.

Continua qui

 

Zucca rafforza sistema immunitario

La zucca sbarcò in Europa dopo la scoperta delle Americhe, dove rapidamente si diffuse per la versatilità culinaria e il suo gusto caratteristico dolce.

Al forno, al vapore, sott’olio e in forma di marmellata, della zucca non si butta via niente.

Chiamata il “maiale dei poveri” della zucca consumiamo anche i semi per l’estrazione dell’olio, mentre la buccia, svuotata, è un simpatico contenitore come, ad esempio, la si utilizza durante la festa di Halloween.

Per il 95% la zucca contiene acqua, è un alimento molto equilibrato costituito da un’ampia varietà di proprietà tra cui quelle antiossidanti, contiene Vitamina E, qualità che agiscono sul controllo della pressione arteriosa.

Poche calorie, questo ortaggio, si inserisce bene nelle diete ipocaloriche adatte a chi vuole perdere peso.

Ricca di carotenoidi, i più noti che essa contiene sono il beta carotene e la beta criptoxantina che si trasformano in vitamina A necessaria all’integrità del nostro sistema immunitario.

I suoi semi contengono magnesio, rame, manganese, ferro e potassio ma in particolare zinco, un minerale che aiuta la pelle a rimanere sana, potenzia il sistema immunitario e favorisce la guarigione delle ferite.

Più calorici della polpa, i semi contengono 550 kcal per etto, sono acquistabili già pronti o altrimenti possiamo ricavarli dalla zucca, lavati e asciugati e tostati un poco al forno.

Continua qui

venerdì 2 ottobre 2020

Perdita improvvisa dell'olfatto, in 4 casi su 5 è Covid

 Può presentarsi anche come unico sintomo, senza febbre e tosse

In 4 persone su 5 la perdita temporanea di olfatto è legata al Covid e il deficit olfattivo si può presentare in assenza di febbre e tosse, va quindi considerato tra i principali sintomi dell'infezione a livello globale e, quindi, un ottimo modo per distinguere l'infezione da SARS-CoV-2 da altre malattie respiratorie come l'influenza. È quanto sostiene Rachel Batterham della University College London, autrice di uno studio pubblicato sulla rivista PLOS Medicine.

Si tratta di un lavoro interessante a conferma di quanto già visto in precedenti studi, spiega in un commento all'ANSA Anna D'Errico, esperta di olfatto presso la Goethe Universität di Francoforte: "infatti, ci sono già diverse pubblicazioni e report che indicano perdita di gusto/olfatto senza altri sintomi come un buon predittore di Covid-19. È ormai un sintomo conclamato che si manifesta anche senza mal di gola, febbre e altri disturbi, perciò, visto che la perdita di olfatto repentina di per sé è un evento raro, nel contesto della pandemia le probabilità che se si perde l'olfatto sia covid sono alte".

Gli esperti hanno eseguito il tampone diagnostico su 567 individui che avevano perso repentinamente l'olfatto: praticamente 4 su 5 di loro erano positivi al virus. Di questi, ben il 40% non presentava alcun altro sintomo dell'infezione, ma unicamente la perdita di olfatto.

Continua qui

Artrite ed artrosi, i rimedi naturali...

 ...per aiutarti a mantenere più giovani le tue articolazioni e contrastare i dolori



Continua qui

giovedì 1 ottobre 2020

Coronavirus. Perché molti non si ammalano? «Ecco chi riesce a "tollerare" il virus»

Tre docenti dell'università di Padova: occorre studiare in modo interdisciplinare il meccanismo che preserva gli asintomatici. L'importanza dello stile di vita per limitare l'infiammazione

Immaginate un incendio divampato in un angolo di casa vostra. E ora immaginate solerti pompieri che dirigano nelle stanze il getto di potenti estintori… tanto potenti da non riuscire più a fermarli nemmeno quando le fiamme sono domate, al punto che il malcapitato (voi) alla fine muore non per il fuoco, ma soffocato dalla schiuma inarrestabile. La metafora dell’estintore, che solo in alcuni individui è difettoso e non si disattiva più, rende bene ciò che, dopo mesi dall’inizio della pandemia, è ormai chiaro, ovvero che i morti di Covid sono uccisi non direttamente dal virus, ma dalla sproporzionata reazione messa in atto dal loro stesso corpo per reagire contro l’estraneo.

Se questo oggi è diffusamente accettato, altri misteri circondano ancora il morbo venuto dalla Cina e tuttora in gran parte sconosciuto. Primo tra tutti: come mai solo una minima parte dei positivi (o contagiati) si ammala o addirittura muore, mentre la stragrande maggioranza di essi convive perfettamente con il virus, molto spesso senza presentare alcun sintomo?

Continua qui


Scoperti anticorpi super potenti contro il coronavirus


mercoledì 23 settembre 2020

Covid, l’«altra» strada che utilizza il virus per entrare nelle cellule umane

La scoperta è stata fatta da due team di ricercatori europei. Alla guida di uno dei gruppi c’è il palermitano Giuseppe Balistreri. Per infettare le cellule, Sars-CoV-2 sarebbe in grado di utilizzare il recettore neuropilina, presente in molti tessuti del corpo umano

Che Sars-CoV-2 si leghi al recettore ACE2 per aprire la porta principale delle cellule e iniziare a replicarsi nell’organismo è noto. Ma secondo due nuovi studi c’è un’altra “serratura” che potrebbe garantire al virus l’accesso a numerosi tessuti, cervello incluso. Si tratta di una proteina presente sulla superficie cellulare, chiamata neuropilina-1 (NRP1). E Sars-CoV-2 non è l’unico virus a usare la neuropilina per entrare nelle cellule. La scoperta è stata fatta da due team di ricercatori europei, che lavorano in modo indipendente. Tra loro c’è il palermitano Giuseppe Balistreri, 42 anni, dal 2017 professore aggiunto di Virologia molecolare all’Università di Helsinki, in Finlandia. Gli studiosi hanno individuato quale parte del virus si “attacca” al recettore NRP1 (e questo rappresenta un possibile nuovo bersaglio per farmaci antivirali) e verificato che esiste un anticorpo in grado di interrompere il legame, riducendo potenzialmente l’infezione. I due lavori sono stati pubblicati in preprint sul server bioRxiv: il primo (diretto da Balistreri e da Mikael Simons dell’Università Tecnica di Monaco) è consultabile all’indirizzo bit.ly/2C1nKk4; il secondo all’indirizzo bit.ly/2UE2pDJ.

Continua qui

Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...