lunedì 25 gennaio 2021

Perché alcune persone sono immuni al coronavirus: nuovo studio proverà a svelarlo

Una nuova ricerca condotta dagli scienziati dell’Università Tor Vergata di Roma e da altri esperti da tutto il mondo proverà a far luce sui cosiddetti “resistenti”, le persone che pur essendo fortemente esposte al coronavirus SARS-CoV-2 non solo non si ammalano di COVID-19, ma non sviluppano nemmeno l’infezione asintomatica. Il segreto potrebbe essere nei geni.

Tra le caratteristiche che rendono particolarmente subdolo il coronavirus SARS-CoV-2 vi è la notevole differenza nella severità dell'infezione, che può spaziare dalla totale assenza di sintomi (forma asintomatica) all'emersione di complicazioni talmente severe da portare alla morte del paziente. Non a caso si registrano oltre 2,13 milioni di decessi (85.461 in Italia) da quando il virus ha iniziato a diffondersi a Wuhan, come indicato sullamappa interattiva messa a punto dagli scienziati americani dell'Università Johns Hopkins. Benché sia ormai chiaro che le persone anziane, di sesso maschile e con patologie pregresse (comorbilità, in particolar modo diabete di tipo 2 e ipertensione) siano quelle più esposte ai rischi maggiori, ciò non è sempre una scienza “esatta”: sono infatti molti gli anziani e malati che hanno superato senza problemi l'infezione, così come sono noti casi di giovani perfettamente in salute che hanno perso la vita per la COVID-19 (l'infezione provocata dal virus). A rendere ancor più peculiare questo ventaglio di possibilità, l'esistenza di persone che pur essendo a stretto contatto con uno o più positivi, non solo non si ammalano, ma non contraggono nemmeno l'infezione. Sono quelli che alcuni scienziati chiamano i “resistenti”.

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domenica 24 gennaio 2021

Covid, in 24 ore 11.629 nuovi casi e 299 vittime

Torna a salire il numero dei posti occupati in terapia intensiva, +14

Sono 11.629 i nuovi casi di Covid in Italia nelle ultime 24 ore, per un totale, dall'inizio dell'emergenza, di 2.466.813. L'incremento delle vittime, invece, è di 299, che porta il numero complessivo ad 85.461. Sono 216.211 i test per il coronavirus (molecolari e antigenici) effettuati in 24 ore. Sabato, secondo i dati del ministero della Salute, erano stati 286.331. Il tasso di positività risale al 5,3% (sabato era al 4,6%).

Torna a salire il numero dei posti occupati in terapia intensiva per il Covid. Sono 2.400 i pazienti ricoverati in rianimazione, 14 in più nel saldo tra entrate e uscite rispetto a ieri. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 120. Nei reparti ordinari sono invece ricoverati 21.309 pazienti, in calo di 94 unità rispetto a sabato.

IL PUNTO SUI VACCINI

"Siamo riusciti a compensare un rialzo significativo" di contagi da Covid-19 in Italia, l'Rt è sotto 1, ma nonostante si continui a scendere come percentuale di positivi, "frena la discesa" e i dati di questi giorni mostrano proprio "che siamo in frenata". 

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sabato 23 gennaio 2021

Lockdown: per stare bene bisogna fare attività fisica per 150 minuti alla settimana

I chili di troppo sono pericolosi per la salute. Aumentano il rischio di diabete e disturbi cardiovascolari. E mettono in pericolo ossa, fegato, reni e perfino il cervello

In casa o all'aperto, ’importante è muoversi: come e quando viene in secondo piano. «Se la popolazione fosse più attiva, ogni anno si potrebbero evitare almeno cinque milioni di decessi», fa sapere l’Organizzazione Mondiale della Sanità, presentando le nuove linee guida dedicate all’attività fisica.

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venerdì 22 gennaio 2021

A Genova scoperta terapia per sclerosi multipla

Studio del S. Martino. Focus su trapianto autologo di staminali

(ANSA) - GENOVA, 21 GEN - L'intensa immunosoppressione seguita da trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche blocca la progressione della malattia della sclerosi multipla. Lo ha rivelato uno studio malattia pubblicato sulla rivista Neurology e coordinato dall' Ospedale Policlinico San Martino e dal Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili dell'Università di Genova. Lo studio del Prof. Gianluigi Mancardi e del Dott. Giacomo Boffa, ha coinvolto 20 centri italiani. Sono stati studiati tutti i pazienti con sclerosi multipla aggressiva che hanno subito un trapianto in Italia dal 1998 al 2019 che sono stati seguiti per un follow up medio di circa 6 anni. "I dati dimostrano che oltre il 60% dei pazienti non ha un aggravamento della disabilità dopo 10 anni dal trapianto e in molti casi si osserva anche un miglioramento del quadro neurologico duraturo nel tempo", spiega l'Ospedale San Martino in una nota. "I risultati ottenuti sono di fondamentale importanza nel contesto attuale della malattia", spiega Boffa.

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giovedì 21 gennaio 2021

Mascherine chirurgiche ancora buone dopo 5 lavaggi. Le prove condotte da Altroconsumo

 

Secondo la rivista Altroconsumo le prestazioni delle mascherine usa e getta restano invariate anche dopo 5 lavaggi. Le mascherine sono uno degli strumenti fondamentali per la prevenzione dal contagio da Covid-19 e, tra le tipologie più diffuse ci sono le chirurgiche, che garantiscono protezione dal virus, ma allo stesso tempo stanno generando un grave impatto ambientale.

Altroconsumo ha realizzato un test su 80 modelli usa e getta distribuiti nelle scuole di varie marche (5, Luxottica group, Fater Spa, FAB – Grazioli, Giuntini Spa (Salvaguarda), FCA ITALY SPA), dimostrando che esiste la possibilità di riutilizzare questi dispositivi di protezione anche dopo il passaggio in lavatrice. La cosa è importane perché oltre al risparmio economico si ridurrebbe l’impatto ambientale di milioni  pezzi che vengono gettati ogni giorno nella spazzatura perché ritenuti non più efficienti.

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mercoledì 20 gennaio 2021

Gli effetti del Covid sul cervello, 300 studi mettono in allarme

Il neurochirurgo Maira, "dalla perdita di memoria agli ictus e in rari casi attacchi epilettici"

Il cervello può essere bersaglio della malattia Covid-19. A dimostrarlo sono circa 300 studi scientifici che riportano sintomi neurologici collegati all'infezione da Sars Cov-2, che vanno dalla cefalea e la mancanza di olfatto a perdite di memoria fino a ictus, micro ischemie e in rari casi attacchi epilettici. A fare il punto è Giulio Maira, neurochirurgo di fama mondiale e già ordinario di Neurochirurgia all'Università Cattolica, che mette in guardia i colleghi: "E' importante non sottovalutare questo aspetto".
    Il Covid-19 è una patologia primariamente respiratoria ma aggredisce anche altri organi, tra cui il sistema nervoso. "Le pubblicazioni su questo sono sempre più frequenti e fino ad oggi se ne contano su Pubmed già 302. Tra i primi a dimostrarlo un team di medici giapponesi che avevano individuato edemi nel cervello di pazienti gravi, per via dell'infiammazione seguita ala risposta immunitaria al Sars-Cov-2", precisa Alessandra Serraino, neurochirurga del team del professor Maira.
    D'altronde, che il Covid-19 abbia un impatto neurologico era immaginabile anche solo guardando gli studi su altri coronavirus. La Sars, ad esempio, riporta un articolo pubblicato su Nature online, ha mostrato di essere in grado di attaccare il cervello nello 0,04% dei casi e la Mers nello 0,2%. Percentuali apparentemente basse ma che, considerando l'elevatissimo numero di contagi da Sars-Cov-2, sarebbero molto rilevanti. E i dati, a tal proposito, si stanno moltiplicando.
    Le evidenze scientifiche, precisa Maira, "mostrano che il Covid ha un effetto significativo sul sistema nervoso: a partire da uno dei sintomi più comuni, la perdita dell'olfatto che interessa circa l'80% dei pazienti ed è collegata a un'infiammazione del nervo olfattivo. Molto frequente è anche il mal di testa, riportato da circa il 15%, ma anche i disturbi della memoria interessano una quota non irrilevante di pazienti e permangono per un certo lasso di tempo anche dopo la negativizzazione al tampone". Fino ad arrivare agli effetti più gravi, come i disturbi cerebrovascolari e gli ictus ischemici "che interessano il 2,8% dei pazienti dei ricoverati in terapia intensiva, e sono dovuti a una eccessiva infiammazione e conseguente ipercoagulazione del sangue indotta dall'infiammazione. 

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martedì 19 gennaio 2021

Covid, i sintomi che indicano che sei immune

Un nuovo studio ha individuato dei sintomi che, se associati al Covid, possono indicare la presenza di un'immunità duratura nel paziente


L’importanza di tenere sotto controllo i sintomi di un paziente positivo al Covid sta crescendo sempre di più, questo perché lo stato di salute non solo permette di studiare ulteriori peggioramenti (e quindi l’avanzamento dell’infezione). Diverse ricerche, difatti, hanno dimostrato come vi sia una certa correlazione tra i sintomi e il progredire della malattia, l’ultimo, per esempio, riguarda l’immunità che i pazienti possono ottenere dopo il recupero, dimostrando una certa correlazione tra i sintomi Sars-CoV-2 e lo sviluppo di anticorpi.

Il caso degli asintomatici: sono immuni dal Covid?

Sebbene ci siano stati casi di persone che hanno contratto il Coronavirus più di una volta, gli esperti ritengono che durante la malattia è altamente probabile che si sviluppino anticorpi in grado di assicurare una sorta di immunità innata al rischi di reinfezione.

Una nuova ricerca condotta dall’Università del Wisconsin, inoltre, è riuscita a dimostrare che c’è una certa correlazione tra il tipo di sintomi manifestatisi in un paziente positivo al Covid e il rischio di riammalarsi.

Il momento in cui il nostro sistema immunitario inizia a combattere l’infezione coincide con quello dello sviluppo di anticorpi resistenti al Covid. Ciò che diversi studi hanno dimostrato negli ultimi mesi, inoltre, è che gli anticorpi possono durare tra i 3-6 mesi in una persona, dopodiché è possibile che inizino a diminuire.

Secondo lo studio condotto dall’Università del Wisconsin, però, gli asintomatici e quelli con casi di infezione più lieve hanno un’immunità inferiore rispetto ad altri.

Coronavirus, i sintomi che indicano che sei immune

Sebbene sia necessario condurre altri esperimenti incrociati per avvalorare questa tesi, lo studio americano ha individuato dei sintomi precisi che – secondo quanto dimostrano i dati – indicano se il paziente ha sviluppato un’immunità forte al Covid o meno. Questi sono:

  • febbre per più di una settimana;
  • perdita dell’appetito;
  • diarrea;
  • crampi addominali e forte mal di stomaco.

Lo studio

La ricerca condotta dagli scienziati del Wisconsin, anche se non è stata sottoposta ancora a revisione, ha analizzato campioni di sangue di 113 pazienti appena guariti dal Covid, che sono stati poi confrontati con campioni di sangue prelevati tre mesi dopo dagli stessi.

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