Una nuova ricerca condotta dagli scienziati dell’Università Tor Vergata di Roma e da altri esperti da tutto il mondo proverà a far luce sui cosiddetti “resistenti”, le persone che pur essendo fortemente esposte al coronavirus SARS-CoV-2 non solo non si ammalano di COVID-19, ma non sviluppano nemmeno l’infezione asintomatica. Il segreto potrebbe essere nei geni.
Tra le caratteristiche che rendono particolarmente subdolo il coronavirus SARS-CoV-2 vi è la notevole differenza nella severità dell'infezione, che può spaziare dalla totale assenza di sintomi (forma asintomatica) all'emersione di complicazioni talmente severe da portare alla morte del paziente. Non a caso si registrano oltre 2,13 milioni di decessi (85.461 in Italia) da quando il virus ha iniziato a diffondersi a Wuhan, come indicato sullamappa interattiva messa a punto dagli scienziati americani dell'Università Johns Hopkins. Benché sia ormai chiaro che le persone anziane, di sesso maschile e con patologie pregresse (comorbilità, in particolar modo diabete di tipo 2 e ipertensione) siano quelle più esposte ai rischi maggiori, ciò non è sempre una scienza “esatta”: sono infatti molti gli anziani e malati che hanno superato senza problemi l'infezione, così come sono noti casi di giovani perfettamente in salute che hanno perso la vita per la COVID-19 (l'infezione provocata dal virus). A rendere ancor più peculiare questo ventaglio di possibilità, l'esistenza di persone che pur essendo a stretto contatto con uno o più positivi, non solo non si ammalano, ma non contraggono nemmeno l'infezione. Sono quelli che alcuni scienziati chiamano i “resistenti”.
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