Chi riesce a sopravvivere dopo aver contratto il coronavirus rischia comunque e ha più del doppio di probabilità di morire anche un anno dopo la guarigione, rispetto a chi sviluppa una forma più lieve della malattia o a chi non si infetta. Lo ha spiegato uno studio dell’Università della Florida e pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Medicine, come riportato anche dal quotidiano Repubblica.
Le infezioni più acute potrebbero infatti danneggiare la salute a lungo termine non solo per motivi strettamente correlati al COVID, come le tipiche complicanze che rappresentano solo il 20% delle morti analizzate nello studio e che includono, ad esempio, l’insufficienza respiratoria o cardiaca.
"Abbiamo condotto già in precedenza uno studio che ha dimostrato che i pazienti guariti da una grave forma di COVID avevano un rischio maggiore di essere ricoverati in ospedale nei sei mesi seguenti. Il nuovo studio ha indagato sul rischio di mortalità nei dodici mesi successivi", ha detto il professore Arch Mainous, principale autore della ricerca.
Sono state esaminate e monitorate le cartelle cliniche elettroniche di 13638 pazienti che si sono sottoposti a un tampone molecolare per COVID all’interno del sistema sanitario dell’Università della Florida. 178 di questi hanno manifestato sintomi gravi, 246 lievi o moderati mentre il resto è risultato negativo. L’80% dei decessi dei pazienti sopravvissuti a gravi forme di COVID è attribuibile a motivi diversi da quelli che, tipicamente, vengono associate alla malattia.
Questo significa che la salute delle persone subisce un forte declino, tale da lasciarle più vulnerabili.
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