Il prezzo del latte fresco dalla stalla al supermercato triplica a causa dei costi di lavorazione, confezionamento e distribuzione e dei ricarichi applicati nei vari step della filiera
“Se un litro di latte a noi viene pagato 0,50 euro – dicevano nei giorni scorsi gli allevatori sui trattori – perché il consumatore lo paga 2 euro?” Anche io ho acquistato a 2,10 euro un litro di latte pastorizzato fresco non bio da Carrefour un mese fa, ma il dato non fa testo. Anche i 2 euro sbandierati dall’allevatore non sono così rilevanti, perché andando al supermercato l’offerta è molto più ampia.
Come si scompone il prezzo
Per fare chiarezza abbiamo voluto fare i conti. Il prezzo al dettaglio si può scomporre in tre voci. Il latte alla stalla viene pagato 0,50 euro al litro. Le spese di trasporto, lavorazione, confezionamento, distribuzione e pubblicità a carico delle aziende ammontano a 0,75 euro al litro. A queste occorre aggiungere 0,15 euro come margine. A questo punto entra in gioco il supermercato, che acquista a 1,40 euro e rivende a 1,90-2,00, con un margine di almeno 50 centesimi circa.
Il latte fresco con il marchio del supermercato
Prima di andare avanti, va ricordato che nei supermercati si trovano anche confezioni di latte fresco con il marchio del distributore che costano meno. Esselunga, ad esempio, vende il suo latte fresco intero a 1,35 euro al litro. Il prezzo è interessante e si giustifica con i minori costi di distribuzione, la compressione dei margini del produttore (Latteria Soresina), l’assenza di pubblicità e la scelta di essere competitivi su un prodotto di acquisto ricorrente il cui costo è ben noto ai clienti. Esselunga probabilmente riduce al minimo i suoi margini utilizzando il latte fresco come prodotto per attirare consumatori. Per compensare questo mancato margine, Esselunga applica un ricarico di 50 centesimi al litro sul prezzo di fornitura del latte firmato dalle aziende di marca, arrivando così a vendere un litro a 1,90 euro.
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