Tende a diminuire con l'avanzare dell'età e sembra essere correlata all’invecchiamento cellulare
Nel pantheon greco, Klotho era la più giovane delle tre Parche, le divinità che tessevano il destino degli uomini. Un nome evocativo, scelto per una proteina scoperta nel 1997 che, come il filo intrecciato dalla Moira, sembra giocare un ruolo fondamentale nel determinare la durata della vita umana. Klotho è infatti una proteina transmembrana, codificata da un gene presente sul cromosoma 13, che sembra svolgere un ruolo chiave nel rallentare l'invecchiamento e nel contrastare l'insorgere di diverse patologie legate all'età. La sua influenza sulla longevità è stata ampiamente dimostrata da studi su modelli animali. Topi con livelli più alti di Klotho vivevano significativamente più a lungo e presentavano un minor rischio di sviluppare malattie come il diabete, l'osteoporosi e l'Alzheimer. Ma il fascino di Klotho non finisce qui: questa proteina sembrerebbe essere un vero e proprio biomarcatore dell'età biologica, un indicatore più preciso dell'età anagrafica per valutare lo stato di salute di un individuo.
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