venerdì 10 novembre 2017

Dall'Italia la 'patata d'oro', ha 3 geni di un batterio

E' ricca di vitamina A ed E, può aiutare a prevenire molte malattie 

Ottenuta in Italia la 'patata d'oro': ha un colore giallo vivo, grazie a 3 geni di un batterio, è ricchissima di vitamine A ed E ed è capace di conservarle inalterate anche nella cottura, come hanno dimostrato i test condotti su un simulatore dell'apparato digestivo umano, completo di bocca, stomaco e intestino.

Descritta sulla rivista Plos One, la patata d'oro promette di essere preziosa per combattere le malattie legate alla carenza di vitamine, soprattutto nei Paesi più poveri. La ricerca, durata dieci anni, è stata condotte nei laboratori dell'Enea alla Casaccia, vicino Roma, sotto la guida di Giovanni Giuliano e finanziata da ministero delle Politiche agricole e Commissione Europea. Hanno collaborato il Consiglio per le ricerche agricole ed economiche (Crea) di Bologna e l'università americana dell'Ohio. 

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giovedì 9 novembre 2017

Nuova pelle con le staminali a un 'bimbo farfalla': medici di Modena gli salvano la vita. E lui torna a scuola

A 7 anni era in fin di vita in Germania, malato di epidermolisi bollosa, una grave malattia genetica. Il team di Michele De Luca e Graziella Pellegrini ha usato le sue staminali, ha corretto un gene difettoso e fatto crescere nuovi lembi di epidermide. Che hanno attecchito


ROMA - Hassan, bimbo farfalla, aveva 7 anni. Oggi corre e gioca a pallone, ma nel 2015 era in un letto d'ospedale a Bochum con il corpo fasciato come una mummia. Era stato dato per spacciato. Nel 2015, due anni dopo essere scappato dalla Siria con i genitori e approdato in Germania, la sua malattia si era aggravata. L'epidermolisi bolllosa è causata dal difetto di un gene. L'epidermide, in mancanza di una proteina, non si lega al derma sottostante e la pelle si sfarina, cade. Proprio come le ali di una farfalla. "Quando Hassan aveva una settimana, i medici in Siria ci avevano comunicato la diagnosi. Avevano aggiunto che non esistevano cure" racconta il padre.

FOTO Così Hassan è tornato a giocare a calcio


A ottobre del 2015, mentre Hassan è in fin di vita con l'80% del corpo privo di pelle, piagato da febbre e infezioni, sedato per lenire il dolore, ridotto a 17 chili, nutrito solo con la flebo, a Modena Michele De Luca e Graziella Pellegrini si affrettano per salire su un jet affittato per l'emergenza, destinazione Bochum. In mano, i due ricercatori del Centro di Medicina Rigenerativa dell'università di Modena e Reggio Emilia hanno un contenitore per il trasporto degli organi.

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mercoledì 8 novembre 2017

Test del disturbo ossessivo compulsivo


Test del disturbo ossessivo compulsivo. Ti senti costretto a controllare ripetutamente se hai chiuso il gas prima di uscire di casa? Devi compiere più volte la stessa azione prima di andare a dormire? Quando sali una scala o entri in una stanza, senti di doverlo fare avanzando per primo sempre un piede specifico, per esempio il destro? Dedichi molto tempo alla pulizia e sei ossessionato dall’igiene e dalla paura delle malattie?  Potrebbe trattarsi di un problema. Verifica di che cosa si tratta con questo semplice test del disturbo ossessivo compulsivo.

 est del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Circa il 2% della popolazione, tra adolescenti e adulti, è affetto da Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), talvolta  associato ad un disturbo fobicoA causa della natura molto particolare di questo disordine, e anche per paura del giudizio, molte persone nascondono agli altri, e talvolta anche a se stesse, l’esistenza del disturbo.  La percentuale reale potrebbe quindi essere superiore alla percentuale rilevata. Negli Stati Uniti sembra che il problema riguardi circa 5 milioni di persone.

Inizia qui il Test del Disturbo Ossessivo compulsivo. Alla fine delle 10 domande potrai leggere il tuo profilo e scoprire se il disturbo ossessivo è un tuo problema.

1/10. Ti lavi spesso le mani e dedichi una grande quantità di tempo alla cura e alla pulizia minuziosa e ripetuta del corpo?


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lunedì 6 novembre 2017

Lo zucchero alimenta il cancro. Lo studio che spiega come e perché

Sul fatto che tra zucchero e cancro vi sia un'importante correlazione si discute da tempo, ma ora una nuova ricerca è riuscita a dare una svolta alla questione spiegando i meccanismi che sono alla base del rapporto tra eccessive assunzioni di zuccheri e la crescita di cellule tumorali.

Sappiamo che le cellule del corpo umano richiedono energia e questa viene ricavata dagli zuccheri presenti nel cibo che assumiamo. Non fanno eccezione neppure le cellule tumorali, anche queste infatti necessitano di zuccheri per poter crescere. Quello che le distingue però dalle cellule sane è il fatto che la loro assunzione di glucosio è di molto superiore a quella delle cellule non degenerate così come il tasso di fermentazione del glucosio in acido lattico.

Questo è conosciuto come effetto Warburg (dal nome del medico premio Nobel tedesco che l’ha scoperto ad inizio ‘900) e si ipotizza abbia a che fare con il rapido tasso di crescita del cancro anche se non è ancora chiaro se si tratta di un sintomo o di una causa della comparsa di questa malattia.

Un team di ricerca belga-olandese della Katholieke Universiteit Leuven e del VIB-VUB Center for Structural Biology di Bruxelles, ha studiato l’argomento per nove anni individuando il meccanismo grazie al quale le cellule tumorali metabolizzano lo zucchero. Per arrivare a questo risultato sono state utilizzate delle cellule di lievito che hanno un gene "Ras" che “programma” la sintesi delle omonime proteine che si trovano comunemente anche nelle cellule tumorali.
Si è visto così che nelle cellule di lievito con grande afflusso di glucosio, le proteine Ras si attivano troppo e di conseguenza le cellule poi crescono a ritmo accelerato. In sostanza quello che avviene al cancro se vi è grande presenza di zucchero è che, in questo modo, può diventare più aggressivo e difficile da trattare.

sabato 4 novembre 2017

Scarseggiano le uova: scaffali mezzi vuoti in molti supermercati. Una situazione destinata a perdurare, ecco perché

“Galline in fuga 2” non è il nuovo film a cartoni dei registi Peter Lord e Nick Park, ma quanto sta succedendo in Europa dove centinaia di allevamenti sono vuoti, in attesa delle operazioni necessarie per decontaminare i capannoni dal fipronil. Questa sostanza, pur essendo vietata, era fraudolentemente presente in alcuni pesticidi impiegati per combattere l’acaro rosso, un parassita diffuso negli allevamenti. Purtroppo il lavoro di pulizia richiede 1-2 mesi perché il composto, nonostante un livello tossicità molto basso, ha una persistenza elevata, per cui alla fine del trattamento di decontaminazione c’è anche il rischio di non risolvere il problema. La questione non riguarda solo l’Italia, secondo il sistema di allerta rapido alimentare europeo (Rasff) dal 21 luglio ad oggi gli interventi e le notifiche collegate al fipronil rilevate da Bruxelles sono state 694 e hanno coinvolto 58 nazioni!

Un così elevato numero di galline a riposo forzato (circa 4 milioni solo nel nostro Paese) sta provocando una carenza di uova nei supermercati. Basta fare un giro in alcuni punti vendita per rendersene conto (leggi articolo). Venerdì 27 ottobre a Milano nell’Esselunga di via Feltre l’assortimento è dimezzato. Alla Coop di via Palmanova gli scaffali sono pieni, ma lo staff conferma i problemi di approvvigionamento. Da Pam in Via Padova oltre la metà degli spazi sono vuoti e, secondo l’addetto al rifornimento a fine giornata non ci saranno più uova. Da Simply in via Andrea Doria la situazione è peggiore. Alle 9:30 del mattino ci sono solo due dozzine di uova e un signore alla cassa si lamenta perché la situazione va avanti da alcune settimane. Stessi problemi da Lidl dove alle sei di sera troviamo solo un cartone con una decina di confezioni.

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domenica 29 ottobre 2017

Tumore del colon-retto: il numero di morti (sotto i 55 anni) è aumentato esponenzialmente. I dati sono preoccupanti. Ecco i sintomi più banali che non vanno ignorati per nessun motivo

Uno studio sconcertante, condotto a Marzo dall’American Cancer Society, ha evidenziato come il cancro del colon retto sia aumentato esponenzialmente nei giovani. Un ulteriore studio che ha approfondito il precedente ha mostrato che è aumentato moltissimo il numero di morti per un cancro di questo tipo. Ma la cosa sconcertante è che si parla di persone giovani, sotto i 55 anni. L’ultimo studio sull’argomento è stato pubblicato su Jama e ha analizzato le cause di morte di persone tra i 20 e i 54 anni dal 1970 a oggi. Gli studiosi hanno scoperto che la morte per cancro del colon retto di persone di questa fascia di età è aumentata dell’uno per cento ogni anno dal 2004 al 2014. Un aumento esponenziale che va approfondito. Ma perché sta succedendo? Ha risposto su Self il dottor Anton Bilchij, chirurgo presso il John Wayne Cancer Institute al Providence Saint John’s Health Center di Santa Monica, California.


Uno studio sconcertante, condotto a Marzo dall’American Cancer Society, ha evidenziato come il cancro del colon retto sia aumentato esponenzialmente nei giovani. Un ulteriore studio che ha approfondito il precedente ha mostrato che è aumentato moltissimo il numero di morti per un cancro di questo tipo. Ma la cosa sconcertante è che si parla di persone giovani, sotto i 55 anni. L’ultimo studio sull’argomento è stato pubblicato su Jama e ha analizzato le cause di morte di persone tra i 20 e i 54 anni dal 1970 a oggi. Gli studiosi hanno scoperto che la morte per cancro del colon retto di persone di questa fascia di età è aumentata dell’uno per cento ogni anno dal 2004 al 2014. Un aumento esponenziale che va approfondito. Ma perché sta succedendo? Ha risposto su Self il dottor Anton Bilchij, chirurgo presso il John Wayne Cancer Institute al Providence Saint John’s Health Center di Santa Monica, California.

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sabato 28 ottobre 2017

Come lavare meglio le mele, secondo la scienza

Una soluzione di acqua e bicarbonato di sodio rimuove buona parte dei pesticidi e dei fungicidi, dice una nuova ricerca (ma niente paura: lavarle sotto il rubinetto resta un'opzione)

 Il bicarbonato di sodio è la soluzione più efficace per rimuovere i pesticidi dalle mele, almeno secondo i ricercatori dell’Università del Massachusetts (Stati Uniti), che hanno provato diversi sistemi per eliminare i residui di prodotti chimici usati come repellenti contro i parassiti nelle coltivazioni. Il risultato del loro studio è stato pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry e sta raccogliendo molto interesse, perché suggerisce di utilizzare un prodotto semplice da reperire ed economico come il bicarbonato di sodio.

La ricerca si è occupata sia dei sistemi industriali sia di quelli casalinghi per rimuovere le tracce di pesticidi. I produttori di mele, per esempio, utilizzano di solito una soluzione a base di acqua e candeggina (ipoclorito di sodio) per lavarle, prima di metterle in commercio. Le mele passano attraverso enormi vasche di lavaggio e sono in seguito risciacquate per rimuovere la soluzione. Gli autori dello studio si sono chiesti quanto sia efficace questo sistema e se ce ne siano di migliori.

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Vivere più sani e più a lungo con una proteina: cos'è Klotho

Tende a diminuire con l'avanzare dell'età e sembra essere correlata all’invecchiamento cellulare Nel pantheon greco,  Klotho  era la...