domenica 29 marzo 2020

Coronavirus: il picco dei contagi tra una settimana?

Il picco dei contagi da Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 potrebbe arrivare tra una settimana. Dopo le attese vane della seconda metà di marzo ora si punta ad aprile. Spiega oggi il Corriere della Sera che il punto si raggiunge quando l’incremento del numero di positivi (nuovi casi) rispetto al giorno precedente avrà toccato il suo massimo e dal giorno dopo dovrà iniziare a decrescere fino ad azzerarsi. Prima che i casi comincino a calare ci sarà una fase di aumenti quotidiani più contenuti (come quella che stiamo registrando attualmente) che potrebbe durare alcuni giorni: i numeri possono essere anche altalenanti per un certo periodo, perciò la data del picco si definisce con certezza solo a posteriori.

Capire a che punto siamo rispetto alla data di arrivo del picco non è facile, anche perché potremmo avere una risalita dovuta a nuovi focolai sfuggiti alla mappatura o a un meno stringente rispetto delle misure, ma in ogni caso ci sarà un giorno in cui la crescita si fermerà. Al momento il dato positivo è che siamo di fronte ad alcuni giorni in successione di numeri (tutto sommato) contenuti. Si può quindi azzardare una previsione: «Quello che abbiamo fatto con le restrizioni è “flettere la curva”, cioè abbiamo fatto diventare la montagna una collina. Nei prossimi giorni ci dobbiamo aspettare un plateau, un “altopiano” — spiega Pregliasco—. Attenzione, però, i nuovi casi per un po’ potrebbero anche non abbassarsi. Sarà dovuto al campionamento: quando i soggetti infetti sono meno, li si riesce a tracciare tutti».

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Mascherine, il 98% dei prototipi non passa il test (e non protegge dal Coronavirus)




sabato 28 marzo 2020

Troppo sale a tavola mette ko le difese immunitarie

Riduce la capacità di contrastare le infezioni batteriche


Troppo sale a tavola riduce le difese immunitarie e, quindi, la possibilità di contrastare le infezioni batteriche. È la scoperta senza precedenti resa nota sulla rivista Science Translational Medicine, che si deve a un gruppo di scienziati tedeschi del policlinico universitario di Bonn.
Gli esperti hanno scoperto che bastano 6 grammi di sale in più al dì (pari al sale contenuto in due hamburger più due porzioni di patatine fritte) per mandare in tilt una parte fondamentale del sistema immunitario, i 'granulociti', cellule spazzine adibite a ripulire l'organismo da batteri patogeni.
"Sappiamo che troppo sale è pericoloso per il sistema cardiovascolare e aumenta la pressione del sangue - ha detto l'autore Christian Kurts - il nostro studio aggiunge anche un altro valido motivo per limitare i consumi di sale". L'Organizzazione Mondiale della Salute raccomanda di non eccedere nei consumi di sale oltre i 5 grammi al dì (pari a un cucchiaino da tè raso) ma nei paesi occidentali se ne consuma in media di più.
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Coronavirus, superati i 10mila morti. I guariti sono oltre 12mila


Coronavirus, Locatelli (Css): il virus non è nato in laboratorio


Coronavirus, carenza di vitamina D aumenta il rischio? Lo studio italiano

La Vitamina D potrebbe avere un ruolo importante nella battaglia contro il coronavirus. Lo rivela uno studio condotto dall'Università di Torino. Una corretta assunzione di tale vitamina, di cui un'elevata percentuale della popolazione italiana è carente, potrebbe essere fondamentale sia da un punto di vista preventivo che terapeutico. Lo studio è stato condotto dal prof. Giancarlo Isaia (docente di Geriatria e Presidente dell'Accademia di Medicina di Torino) e dal prof. Enzo Medico (ordinario di Istologia) e suggerisce di affiancare alle misure di prevenzione di ordine generale, adeguati livelli di Vitamina D in tutta la popolazione. Crediti foto@Shutterstock

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Negli alimenti: troviamo questa sostanza in alcuni pesci (per esempio salmone, aringa e sgombro), burro, uova, fegato e alcuni tipi di formaggi grassi.


Leggi anche: >> COME FARE IL PIENO DI VITAMINA D E RAFFORZARE DAVVERO IL SISTEMA IMMUNITARIO



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Studio Medico Orlandini


venerdì 27 marzo 2020

Le bufale sul contagio da coronavirus: dal pane alle verdure, dalle scarpe alle zampe del cane. Le smentite dell’Iss

AGGIORNAMENTO IN TEMPO REALE SUI CASI DI CORONAVIRUS
Per conoscere il numero di persone colpite in Italia clicca qui
Per conoscere il numero di persone colpite nel mondo clicca qui
Mentre il coronavirus continua a diffondersi in tutto il mondo, di pari passo su internet si moltiplicano le fake news sulla trasmissione del virus e sulle precauzioni da prendere. Abbiamo già parlato delle storie sulle bevande calde e sulla vitamina C che prevengono l’infezione. A smontare le nuove bufale che circolano sui social, questa volta ci pensa l’Istituto superiore di sanità, in una serie di domande e risposte che riproponiamo qui sotto.
Il pane fresco o le verdure crude possono essere contaminate dal nuovo coronavirus e trasmettere l’infezione a chi li mangia?


Allo stato attuale non vi sono informazioni sulla sopravvivenza del virus sulla superficie degli alimenti. La possibilità di trasmissione attraverso il pane fresco o altri tipi di prodotti è poco probabile, visto che l’infezione avviene principalmente attraverso le goccioline che contengono secrezioni respiratorie (droplets) o per contatto. Tutto ciò è valido purché manipolando il pane e altri alimenti sia rispettata l’igiene delle mani, che consiste nel lavaggio accurato con acqua e sapone per almeno 20 secondi, e in caso di tosse o starnuti si usi un fazzoletto usa e getta per coprire le vie respiratorie e poi si lavino subito le mani prima di toccare i prodotti.
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giovedì 26 marzo 2020

Bufala WhatsApp attribuita alla Johns Hopkins University, Burioni smentisce

Il decalogo con riassunto delle misure contro il Coronavirus attribuito alla Johns Hopkins University è un'altra bufala


Abbiamo appena ricevuto sul nostro contatto WhatsApp il decalogo contro il Coronavirus attribuito alla Johns Hopkins University, che dovrebbe servire per evitare il contagio. Il messaggio si compone di indicazioni un po’ grossolane, che lasciano più di qualche dubbio, e che non sentiamo di far passare per vere (come la questione della VODKA e quella della miscela con 1 parte di candeggina e 5 parti di acqua, pur essendo la candeggina un validissimo disinfettante).

Ecco il testo completo:
La Johns Hopkins University ha inviato questo eccellente riassunto per evitare il contagio, condividilo perché è molto chiaro:
Il virus non è un organismo vivente, ma una molecola proteica (DNA) coperta da uno strato protettivo di lipidi (grassi) che, se assorbito dalle cellule della mucosa oculare, nasale o della bocca, modifica il loro codice genetico. (mutazione) e li converte in cellule di moltiplicatori e aggressori.
Poiché il virus non è un organismo vivente ma una molecola proteica, non viene ucciso, ma decade da solo. Il tempo di disintegrazione dipende dalla temperatura, dall’umidità e dal tipo di materiale in cui si trova.

(...)

Ecco l'ultima scemenza.
"Il virus è una molecola proteica (DNA)". Se uno studente mi dice che il DNA è una proteina è morto, se me lo dice parlando di un virus a RNA come il coronavirus lo rianimo per ucciderlo una seconda volta. Altroché John Hopkins pic.twitter.com/SFGvnubZpF
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 26, 2020

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Coronavirus, Capua: "Covid-19 deriva da serbatoio selvatico"

Non ci troviamo a combattere un virus nato in laboratorio. Non sappiamo quante specie animali questo virus abbia colpito prima di arrivare all'uomo 


"Assolutamente no. Il Covid-19 è un virus che deriva dal serbatoio selvatico. Non sappiamo ancora quante specie animali abbia colpito prima di arrivare all'uomo. Vorrei dire ai complottisti che il codice a barre, la sequenza, di quel virus di cui si parla nel Tgr Leonardo, è parte integrante della pubblicazione". Lo ha detto al Tg1 delle 20.00 la virologa Ilaria Capua che dirige l'One Health Center of Excellence, all'Università della Florida, in merito alle polemiche nate da un servizio del Tg Leonardo del 2015. La trasmissione parlava di un pericoloso supervirus creato in Cina. "Quindi - ha detto Capua al Tg1 - se il Covid-19 fosse stato vicino a quel virus lì lo avremmo saputo subito il giorno dopo". Cautamente ottimista per l'Italia Per l'Italia "mi sento di essere cautamente ottimista. Non ci dimentichiamo che quello che vediamo oggi come contagi, sono contagi che risalgono a 10-15 giorni fa. Quindi se le misure di contenimento hanno avuto l'effetto desiderato questo trend dovrebbe fortificarsi nei prossimi giorni" ha detto la virologa. E sulla situazione in Usa: "Faccio lezione da remoto.

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Nature, il coronavirus non è nato in laboratorio, origine naturale

mercoledì 25 marzo 2020

Coronavirus, Oms: 'In Italia possibile picco in questa settimana'. Sono 30 i medici morti, 17 erano di base

Il sindacato a Brusaferro: 'Subito protezione a medici e infermieri'. Oltre 5mila gli operatori sanitari contagiati. La Cina invia il terzo team di medici in Italia


Salgono a 30 i medici morti in questi giorni per Covid-19, 17 erano medici di famiglia. Lo rende noto la federazione dei medici di medicina generale (Fimmg). "Tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 erano di base. Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni sanitarie: gli operatori sanitari vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni", dice il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, rendendo noto il decesso di un altro collega. E all'ospedale San Camillo di Roma sono 6 i medici positivi. Lavorano tutti nel reparto di gastroenterologia e sono al momento in buone condizioni di salute. Il reparto, cosi come altri servizi, a causa della contrazione di richieste di prestazioni, è stato riconvertito e i medici non infettati in forze, saranno di supporto agli altri colleghi per gestire i nuovi reparti Covid. 

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martedì 24 marzo 2020

Covid-19, lo smog “amico” del virus: le polveri sottili accelerano il contagio

Le polveri stanno veicolando il virus. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole. Gianluigi de Gennaro ricercatore Università di Bari. La pericolosa relazione tra inquinamento e smog. 



Combattiamo da giorni una guerra globale contro un essere di pochi micron che sfrutta il nostro corpo per vivere. Il Covid-19 ha una estrema voglia di vivere tanto che è capace di sopravvivere sulle superfici metalliche e plastiche da pochi minuti fino ad massimo di 48 ore.

Coronavirus, Pecoraro Scanio: “Roma senza smog riduce rischio contagio”
Abbiamo l’Italia del nord completamente in ginocchio e mettendo insieme vari studi l’università di Bologna e di Bari sono arrivati alla conclusione che l’inquinamento è un mezzo di trasporto sfruttato dal virus, un problema che uccide già 60.000 persone/anno in Italia ora lo ritroviamo anche amico del virus più famoso del nuovo secolo come riportato nel seguente studio: COVID19 – Position Paper, effetto inquinamento e diffusione virus
Come spiega Leonardo Setti, ricercatore al Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari” dell’Università di Bologna.  “Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione alla diffusione del COVID-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”.
Conferma la ricerca Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: “Le polveri stanno veicolando il virus. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”.

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lunedì 23 marzo 2020

Sintomi coronavirus: attenti a diarrea e problemi digestivi

Uno studio conferma quello che già molti medici sostenevano: la Covid-19 può colpire anche stomaco e intestino


Abbiamo imparato da giorni che i sintomi più importanti della Covid-19 sono simili a quelli dell’influenza stagionale. Si è parlato quindi di disturbi respiratori, come raffreddore, tosse secca, febbre anche alta, congiuntivite, fino ad arrivare a difficoltà a respirare e a una grave infezione polmonare. Proprio perché attacca in genere il sistema respiratorio viene di solito trasmesso attraverso le goccioline di Flūgge, che sono quelle che emettiamo ogni volta che tossiamo e starnutiamo. Ecco spiegato il motivo per cui si indossano le mascherine, bisogna lavarsi spesso le mani e stare a distanza per cercare di prevenire l’infezione. Diarrea sintomo del coronavirus era un sospetto, uno studio cinese lo conferma.

Diarrea sintomo del coronavirus

Ora però un nuovo studio mette in guardia su altre manifestazioni scatenate dal coronavirus possono colpire anche lo stomaco e l’intestino. Alcune persone possono manifestare la Covid-19 con diarrea e altri problemi digestivi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Gastroenterology.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 204 pazienti con Covid-19 nella provincia cinese di Hubei, primo focolaio della pandemia. Quasi la metà di loro, precisamente il 48,5%, aveva sintomi come diarrea, vomito o dolore addominale. Sono stati 99 i pazienti che avevano manifestato questi segnali. Novantadue di loro hanno avuto anche sintomi respiratori, mentre sette solo intestinali.

domenica 22 marzo 2020

Come faccio a sapere se ho il coronavirus?

I due principali sintomi del coronavirus da osservare sono una tosse secca e/o febbre continua. Ecco come capire se si è infetti o meno e cosa fare.


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CORONAVIRUS, IL GOVERNO CHIAMA 300 MEDICI VOLONTARI. RISPONDONO IN 7 MILA

Sono oltre 7mila i medici che hanno risposto all’appello del governo che, tramite bando ad hoc, ne chiedeva 300.

Francesco Boccia, ministro  per gli Affari Regionali  e le Autonomie, intervistato al Tg1 ha ammesso che non se ne aspettavano più di cento disposti a recarsi al ‘fronte’. A combattere e possibilmente a debellare il nemico invisibile che sta falcidiando vittime a più non posso.
Erano oltre 7000 alle ore 19. Ma saranno molti di più gli ‘eroi’ in camice bianco pronti a combattere la battaglia più dura dal dopoguerra ad oggi.
Medici di tutte le età e di tutte le regioni, isole comprese hanno accettato di scendere in campo (loro sì) al servizio di chi sta lottando per la vita.
Loro, oggi (e non solo) l’Italia migliore.

venerdì 20 marzo 2020

Coronavirus, non è stato creato in laboratorio. Ecco la prova

Uno studio rivela l'analisi del genoma del Covid 19, svelando l'origine naturale


IL NUOVO coronavirus (Sars-CoV-2) sarebbe il risultato dell'evoluzione naturale di altri virus della stessa 'famiglia' e non un prodotto di laboratorio o di ingegneria genetica (cioè non fatto dall'uomo manipolando geni virali in provetta), come insinuato più volte dall'inizio dell'epidemia. Lo suggerisce uno studio sui genomi del Sars-CoV-2 e virus affini pubblicato sulla rivista Nature Medicine.

"Confrontando i dati genetici ad oggi disponibili per diversi tipi di coronavirus, possiamo risolutamente determinare che il Sars-CoV-2 si è originato attraverso processi naturali" - afferma Kristian Andersen, dello Scripps Research Institute di La Jolla che ha condotto il lavoro.


Gli esperti hanno in particolare confrontato il gene per una proteina chiave nel processo infettivo, una proteina dell'involucro esterno del virus (chiamata 'spike', da punta o spina) che gli serve per attaccarsi, entrare e infettare le cellule umane. Spike è dotata di un 'uncino molecolare' (chiamato porzione RBD) con cui il virus si lega alle cellule umane incastrandosi alla molecola 'Ace2', (recettore importante nella regolazione della pressione del sangue). Il legame tra Rbd e Ace2 è essenziale per iniziare l'infezione. Inoltre spike ha anche una 'forbice molecolare' che aiuta il virus a penetrare nella cellula umana. Il legame tra Rbd e Ace2 è talmente perfetto (Rbd si incastra a perfezione con Ace2 come una chiave con la sua serratura o due pezzi di un puzzle), spiegano, che non può essere altro che il risultato della selezione naturale e non il prodotto dell'ingegneria genetica.

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Coronavirus, il farmaco contro la malaria funziona in 3 casi su 4


Coronavirus, il racconto di Mattia (29 anni): "Mi sentivo invincibile, non pensavo toccasse anche a me"








Coronavirus e paura di ingrassare, ma ci sono tanti esercizi per restare in forma non uscendo di casa

Durante la quarantena, sono in tanti ad avere l'esigenza dell'esercizio fisico

Francesca Corradino ci ha aiutato con alcuni suggerimenti


Non solo tecniche per restare in forma, ma anche per rilassarsi in questo momento difficile


C’è chi scandisce la parola inquartasse, tratta dall’ormai celebre dizionario romanesco-italiano che spopola sui social network facendo il verso allo Zanichelli (con tanto di lettura fonetica, individuazione di modi e tempi verbali, elenco dei sinonimi e dei contrari). Lo fa per allontanare, come se fosse una sorta di fattura, il timore che molti di noi stanno sperimentando in questi giorni di quarantena forzata: quello di mangiare tanto, troppo, eccessivamente in base alle singole esigenze nutritive. Se si considera, poi, che il fatto di restare in casa e di non poter uscire evita ai più pantofolai anche quel minimo esercizio fisico che facevano prima del coronavirus per raggiungere i mezzi pubblici, per muoversi in generale, per salire le scale del proprio palazzo, ecco che tutte le più grandi congiunture astrali del fitness combaciano. E ci raccontano di una profezia terribile: forse dal coronavirus ci salveremo, ma dalla panza proprio no. Ecco perché è utile riscoprire l’importanza degli esercizi in casa.


LEGGI ANCHE > La bufala delle scarpe che trasmettono il coronavirus 


Esercizi in casa, come superare l’emergenza coronavirus

Ora, dopo esserci concessi il momento goliardico, possiamo anche sottolineare che l’esercizio fisico, per alcune persone, è fondamentale. C’è chi soffre di determinate patologie che prevedono il movimento come una delle principali prescrizioni per il mantenimento della propria integrità. Secondo alcune stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, si stima che all’inattività fisi­ca siano imputabili il 5% delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. Il movimento è fondamentale per la nostra salute, perché la sua assenza potrebbe inevitabilmente portare a qualcosa di grave. Più grave addirittura del coronavirus.

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mercoledì 18 marzo 2020

Coronavirus: numeri salgono, picco dopo il 25 marzo

Oms, Rischio che epidemia possa tornare


Salgono i numeri dell'epidemia di coronavirus in Italia, con 26.062 casi (2.989 in più rispetto a lunedì) e il numero complessivo dei contagiati, comprese vittime e guariti, è pari a 31.506; i decessi solo aumentati a 2.503 (345 più di lunedì), confermando l'incremento del 10% che si osserva da giorni.
Sono cifre che confermano la tendenza generale, mentre l'attenzione si sposta verso la situazione nel Centro-Sud ed è ancora difficile dire quando ci sarà il picco, che potrebbe arrivare fra il 25 marzo e il 15 aprile.
Nel frattempo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) avverte che esiste il rischio che l'epidemia possa tornare. "Il rischio che l'epidemia di Covid-19 dopo questa prima fase possa in seguito ripartire c'è, a partire dalla Cina, dove certo non tutta la popolazione è stata colpita", ha detto il direttore generale aggiunto dell'Oms, Ranieri Guerra, a margine della conferenza stampa della Protezione civile.
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Coronavirus, lo studio: “Smog e polveri sottili hanno accelerato la diffusione di Sars Cov2”

"L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai", afferma Leonardo Setti dell’Università di Bologna. Come conferma Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: "Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi"


Anche l’inquinamento atmosferico che affligge in particolar modo la Pianura padana potrebbe avere dato un contributo alla diffusione di Sars Cov2. Una solida letteratura scientifica descrive il ruolo del particolato atmosferico quale efficace carrier, ovvero vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il gruppo di ricercatori coinvolti nella ricerca ha esaminato i dati pubblicati sui siti delle Agenzie regionali per la protezione ambientale relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio nazionale, registrando il numero di episodi di superamento dei limiti di legge (50 microg/m3 di concentrazione media giornaliera) nelle province italiane.

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Smog, a Milano da inizio anno 22 giorni di Pm10 fuorilegge. Lo scorso gennaio furono 16. Polveri sottili oltre i limiti in tutto il Nord

martedì 17 marzo 2020

Coronavirus, ecco la nuova autocertificazione. Scarica il pdf

Il Viminale ha diffuso un nuovo modulo: si dovrà dichiarare di non essere in quarantena e di non essere risultati positivi al Covid19





Roma, 17 marzo 2020 - Il ministero dell'Interno ha pubblicato un nuovo modello di autodichiarazione che i cittadini dovranno utilizzare in caso di spostamento
Nella nuova autocertificazione si dovrà assicurare di non trovarsi nelle condizioni previste dall'articolo 1, comma 1, lettera c) del decreto dell'8 marzo 2020 . Ovvero di non essere sottoposti a quarantena e di non essere risultati positivi al Covid 19.
"Il nuovo modello - spiega il Viminale - prevede anche che l'operatore di polizia controfirmi l'autodichiarazione, attestando che essa viene resa in sua presenza e previa identificazione del dichiarante".
In questo modo al cittadino non sarà richiesto di allegare fotocopia del documento di identità.
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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...