Dopo un anno e mezzo di verifiche la relazione della commissione sulla tragedia del Citrobacter all'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona che uccise quattro bimbi. E riapre il reparto di Ostetricia chiuso a giugno
VERONA - Dopo un anno e mezzo di verifiche e soprattutto dopo la battaglia legale avviata da una mamma, si scorge uno spiraglio di verità nella tragedia del Citrobacter all'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona. Dopo la morte di quattro neonati e la chiusura del reparto, ora si scopre che il batterio letale si era annidato in un rubinetto dell'acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale. È la conclusione a cui giunge la relazione di una delle due commissioni nominate dalla Regione Veneto, come indicato dal Corriere del Veneto.
Si tratta della cosiddetta "commissione esterna", coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all'Università di Padova. Secondo le conclusioni della commissione esterna, il Citrobacter avrebbe colonizzato il rubinetto probabilmente a causa di un mancato o parziale rispetto delle misure d'igiene. Ricorrere all'acqua del rubinetto e non a quella sterile, probabilmente un errore fatale. I primi controlli da parte dei vertici dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati a gennaio poi erano stati interrotti a causa dell'emergenza Coronavirus.
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