giovedì 30 luglio 2015
6 buoni motivi per mangiare la quinoa
Il cibo del futuro ha una storia millenaria.
La quinoa (o quinua), cresce sugli altopiani andini da settemila anni. Ma i fan del bio l’hanno scoperta solo ora: questo piccolo seme tondo è nutriente, senza grassi né glutine.
Un mix di qualità che lo rende il pasto ideale di salutisti e maniaci della dieta. L’ Onu, l’ha dichiarata pianta dell’anno per le sue proprietà nutritive e che della quinoa vuole farne un antidoto alla fame del mondo.
Vediamo alcune delle sue importanti proprietà nutrizionali e curative:
1 . Ottima fonte di proteine vegetali: Ha più proteine e di una qualità migliore degli altri cereali, contiene tutti nove amminoacidi essenziali.
2 . Contiene quasi il doppio delle fibre della maggior parte di altri cereali: aiuta ad abbassare i livelli di zuccheri nel sangue, abbassa il colesterolo, aumentare il senso di pienezza e aiutare a perdere peso.
3 . E’ versatile e leggera. Sono ottimi gli abbinamenti della quinoa con le verdure e con i legumi. Con i chicchi di quinoa già cotti possono essere preparate delle crocchette o dei burger vegetali. Possono inoltre essere utilizzati per il ripieno di verdure come pomodori, peperoni e zucchine.
4 . Non contiene glutine ed è perfetta per le persone intolleranti al glutine.
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martedì 21 luglio 2015
Come eliminare la pancia
Perché la pancia si forma e come buttarla giù!
Come possiamo eliminare la pancia? Ve lo spiego in questo articolo.
La pancia è la nostra zavorra metabolica. Il suo volume è condizionato dal grasso che si raccoglie in sede sottocutanea e viscerale e dai fenomeni fermentativi che hanno sede nell’intestino, specie se disbiotico. Di tutti questi fenomeni il più pericoloso è senza dubbio l’accumulo di grasso viscerale! È il grasso che si localizza tra gli organi interni (fegato, intestino e reni) producendo citochine pro-infiammatorie (IL-6 e TNF-α) in grandi quantità. Rappresenta un fattore di rischio primario per le patologie cardiovascolari e per il diabete. Si forma con grande rapidità se si segue un regime alimentare ipercalorico, ricco di zuccheri semplici e di grassi saturi, e con facilità si perde (anche se tutti siamo convinti del contrario)! È infatti il deposito di grasso maggiormente soggetto alla lipolisi, vale a dire a quel processo metabolico che utilizza i grassi depositati come fonte di energia. Gli adipociti della “pancia” sono dunque una fonte permanente di citochine pro-infiammatorie. Attraverso l’infiammazione si vuole prevenire l’ulteriore deposizione di grasso all’interno delle cellule adipose. Si tratta dunque di un meccanismo di difesa: l’adipocita previene la sua morte dovuta all’accumulo di grassi infiammandosi e infiammando le cellule vicine!Per meglio comprendere dobbiamo considerare che gli adipociti tendono ad ingrossarsi man mano che si riempiono di grassi ma per limiti strutturali non possono andare oltre una data dimensione definita “Critical Death Size”. Una volta raggiunta questa “taglia” critica l’adipocita va incontro a morte liberando nello spazio circostante i lipidi in esso contenuti. È a questo punto che intervengono i macrofagi che hanno il compito di mangiare (in termini scientifici “fagocitare”) i residui adipocitari e lo fanno raccogliendosi tutti intorno ai frammenti cellulari.
Si vengono così a creare delle strutture “a coroncine” che appaiono piuttosto grandi e che inducono una specie di reazione da corpo estraneo (come quella che si instaura per esempio quando il frammento di una spina ci si infilza in un dito).
È a questo punto che avviene, soprattutto da parte dei macrofagi e degli adipociti ancora intatti, il rilascio di citochine pro-infiammatorie. A che scopo? TNF-α e IL-6 interferiscono con la fosforilazione del substrato 1 del recettore insulinico promuovendo l’insulino-resistenza. L’insulina è l’ormone anabolizzante per eccellenza. È grazie alla sua azione che il glucosio presente a livello ematico viene condotto all’interno degli adipociti e qui convertito in grassi di riserva. Attraverso l’insulino-resistenza è come se gli adipociti dicessero “Grazie mille però non ci serve accumulare altro grasso!”
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Dieta dimagrante pancia: 12 modi per appiattirla
sabato 18 luglio 2015
Ventre piatto in cinque mosse
Prova costume: se il vostro problema è solo un po’ di pancetta, potreste risolvere il problema, seguendo queste cinque regole: si tratta di fare qualche sacrificio, ma ne vale la pena!
1 No ai grassi e agli zuccheri, sì alla frutta e alla verdura: è semplice, se avete fame rinunciate alle patatine e mangiate un frutto- dovreste mangiarne almeno cinque al giorno- o bevete un centrifugato. L’ananas e il pompelmo sono ottimi per drenare il fisico e combattere la ritenzione idrica, ma anche il resto della frutta è valido: tutto cibo ipocalorico e ricco di vitamine. A pranzo e a cena, sì a carne e pesce grigliati accompagnati da verdure al vapore. Sono concessi anche il riso e la pasta, meglio se integrali però, e conditi con alimenti a crudo come il pomodoro fresco e l’olio d’oliva.
2 Finocchio e yoghurt: il primo sgonfia la pancia ed elimina i gas, il secondo favorisce l’evacuazione intestinale. Il finocchio puoi assumerlo sotto forma di tisana, da sorseggiare durante il giorno per stimolare la diuresi, mentre lo yoghurt è perfetto la mattina abbinato a cereali e frutta fresca.
3 Scopri le alghe: regolarizzano il metabolismo e hanno un effetto brucia grassi; in particolare, le alghe kombu riducono il senso della fame, e le wakame aiutano a sciogliere i cuscinetti di adipe. Le puoi consumare in insalata o come ingrediente di una zuppa, oppure assumerle sotto forma di integratori in pillole.
4 Condisci con le spezie: e fai a meno di condimenti più elaborati e grassi; in questo modo riduci anche il consumo di sale, e attivi il metabolismo.
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martedì 14 luglio 2015
Attenzione ai farmaci, peggiorano effetti ondate di calore
Farmacologo, evitare in questi giorni quelli presi saltuariamente
E' lunga la lista dei farmaci che potrebbero peggiorare gli effetti
delle ondate di calore, come quella che sta per tornare sul nostro
paese. Lo ricorda l'Organizzazione mondiale della sanità nelle linee
guida messe a punto con la World Meteorological Organization, il cui
elenco va dagli antistaminici, che possono inibire la sudorazione, agli
antidepressivi alle medicine contro l'ipertensione, che favoriscono la
disidratazione.
I farmaci, si legge nelle linee guida, possono
agire sia a livello fisico, modificando i meccanismi di
termoregolazione, che a livello psicologico, limitando le capacità
cognitive e quindi l'attitudine ad evitare i comportamenti a rischio.
"La lista di farmaci che può avere questi effetti è molto lunga,
sicuramente ad esempio ogni persona sopra i 65 anni ne assume uno -
commenta il farmacologo Luciano Caprino -. Come regola generale si può
dire che andrebbero evitati in questi giorni i farmaci che si prendono
saltuariamente, mentre quelli per le patologie croniche vanno comunque
assunti. In questo secondo caso se non si può 'evitare la pillola'
bisogna 'proteggere il malato', aumentando le precauzioni per evitare il
caldo".
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Europa sempre più a rischio di estati torride e ondate caldo
giovedì 9 luglio 2015
Con il caldo gambe, pelle e muscoli sono più vulnerabili
I consigli per come difenderli
Il gran caldo è già arrivato, e in città può rivelarsi ancora più pericoloso per il nostro organismo che non può fare affidamento su una rigenerante immersione al mare o sull’aria fresca di montagna.
«La prima cosa a cui prestare attenzione sono le nostre gambe. Infatti con il caldo la microcircolazione delle zone periferiche fatica e causa le gambe gonfie, disturbo a cui sono soggette in particolare le donne. Attenzione anche alla pelle: anche se passeggiamo per la città ricordiamoci che è la prima esposizione al sole della stagione, per cui senza un’adeguata protezione potremmo ritrovarci con qualche spiacevole scottatura o eritema», spiega Ovidio Brignoli, vice presidente Simg (Società italiana di medicina generale).
«Inoltre, ricordate che non siamo i soli ad essere in città: gli insetti, infatti, non sono presenti solo nelle zone di campagna ma potrebbero pungerci anche nelle nostre case. Infine, un occhio in più anche per chi fa sport, perché l’aumento delle temperature e l’umidità, uniti alla perdita di liquidi e sali minerali, possono favorire la comparsa di disidratazione con conseguenti crampi muscolari», avvisa l’esperto.
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Il gran caldo è già arrivato, e in città può rivelarsi ancora più pericoloso per il nostro organismo che non può fare affidamento su una rigenerante immersione al mare o sull’aria fresca di montagna.
«La prima cosa a cui prestare attenzione sono le nostre gambe. Infatti con il caldo la microcircolazione delle zone periferiche fatica e causa le gambe gonfie, disturbo a cui sono soggette in particolare le donne. Attenzione anche alla pelle: anche se passeggiamo per la città ricordiamoci che è la prima esposizione al sole della stagione, per cui senza un’adeguata protezione potremmo ritrovarci con qualche spiacevole scottatura o eritema», spiega Ovidio Brignoli, vice presidente Simg (Società italiana di medicina generale).
«Inoltre, ricordate che non siamo i soli ad essere in città: gli insetti, infatti, non sono presenti solo nelle zone di campagna ma potrebbero pungerci anche nelle nostre case. Infine, un occhio in più anche per chi fa sport, perché l’aumento delle temperature e l’umidità, uniti alla perdita di liquidi e sali minerali, possono favorire la comparsa di disidratazione con conseguenti crampi muscolari», avvisa l’esperto.
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domenica 5 luglio 2015
Mozzarella di bufala, quell'oro bianco che fa bene a salute
Presentata a Napoli ricerca nuovi scenari scienza alimentazione
(ANSA) - NAPOLI, 4 LUG - Un alimento gustoso, nutriente che fa anche bene alla salute. E' la mozzarella di bufala campana descritta dalle ricerche di alcuni docenti universitari in un convegno promosso a Napoli dal Consorzio per la tutela del formaggio Mozzarella di Bufala al circolo Savoia. Ricerche che aprono nuovi scenari nella scienza dell'alimentazione.
Durante la digestione della mozzarella, che può essere il vero "oro bianco della Campania" - ha spiegato Ettore Novellino, docente di chimica farmaceutica e tossicologia dell'Università "Federico II" del capoluogo campano, si sviluppano dei peptidi, che agendo sulle cellule intestinali, esercitano un effetto antiossidante. Ma la mozzarella è un prodotto facilmente digeribile? Per il professore Vito Corleto, docente di gastroenterologia dell'Università "La sapienza" di Roma, la mozzarella di bufala può vantare un contenuto di lattosio inferiore a quello che si riscontra nei prodotti ad alta digeribilità.
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sabato 4 luglio 2015
Origano: proprietà, benefici per la salute e quanto utilizzarne?
L'origano è un'erba aromatica che vanta numerose proprietà, il dottor
Loreto Nemi ci spiega meglio le sue caratteristiche e ci consiglia la
quantità giornaliera da consumare per poter godere dei suoi benefici.
Il video
Il video
mercoledì 1 luglio 2015
E' vero che l'olio di palma è dannoso per la salute?
L'olio di palma è; un olio vegetale saturo non idrogenato ricavato dalle palme da olio.
Si tratta di un olio commestibile presente in moltissimi prodotti come
saponi, detergenti e anche in prodotti alimentari come biscotti, merendine e creme spalmabili
Da quando la legge europea impone di dichiararlo esplicitamente tra gli ingredienti in etichetta (senza camuffarlo dietro la generica dicitura di "oli vegetali"), consumatori e produttori hanno iniziato a storcere il naso verso questo ingrediente.
L'inversione di tendenza è iniziata e diverse grosse catene di supermercati hanno già dichiarato che questo grasso tropicale sparirà dai loro prodotti. Coop, Esselunga, Ikea e LD market MD hanno aderito alla petizione (disponibile su change.org) promossa da Il fatto alimentare che chiede l'abolizione dell'olio di palma.
Dal punto di vista alimentare
L'olio di palma non è da demonizzare: è meno dannoso del burro, dell'olio di cocco e dei famosi grassi idrogenati. In ambito produttivo è apprezzato perché è particolarmente versatile e, soprattutto, economico.
Contiene però una grande quantità di grassi saturi, che possono incidere negativamente sul nostro sistema cardiovascolare.
Sostituirlo, perciò, significa dare un piccolo vantaggio per la nostra salute, a patto che al suo posto venga utilizzata una materia grassa più sana, come l'olio di girasole.
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Da quando la legge europea impone di dichiararlo esplicitamente tra gli ingredienti in etichetta (senza camuffarlo dietro la generica dicitura di "oli vegetali"), consumatori e produttori hanno iniziato a storcere il naso verso questo ingrediente.
L'inversione di tendenza è iniziata e diverse grosse catene di supermercati hanno già dichiarato che questo grasso tropicale sparirà dai loro prodotti. Coop, Esselunga, Ikea e LD market MD hanno aderito alla petizione (disponibile su change.org) promossa da Il fatto alimentare che chiede l'abolizione dell'olio di palma.
Dal punto di vista alimentare
L'olio di palma non è da demonizzare: è meno dannoso del burro, dell'olio di cocco e dei famosi grassi idrogenati. In ambito produttivo è apprezzato perché è particolarmente versatile e, soprattutto, economico.
Contiene però una grande quantità di grassi saturi, che possono incidere negativamente sul nostro sistema cardiovascolare.
Sostituirlo, perciò, significa dare un piccolo vantaggio per la nostra salute, a patto che al suo posto venga utilizzata una materia grassa più sana, come l'olio di girasole.
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L'olio di palma è davvero così dannoso?
Tutta la verità sull’olio di palma |
sabato 27 giugno 2015
L’inquinamento dell’aria ci fa invecchiare prima
La presenza di polveri sottili favorisce la riduzione del volume della
materia bianca nei lobi frontale e temporale del cervello
L’inquinamento dell’aria accelera il fisiologico processo di invecchiamento del nostro cervello. È questo il risultato di uno studio condotto dalla Keck School of Medicine dell’Università di Southern California a Los Angeles che ha mostrato la presenza in donne anziane residenti in zone ad alto tasso di inquinamento dell’aria di un’atrofia diffusa a carico della sostanza bianca, quella costituita dalle fibre di connessione che viaggiando in profondità collegano aree del cervello anche molto distanti tra loro.
LO STUDIO SU UN CAMPIONE DI DONNE TRA I 71 E GLI 89 ANNI
L’ampio studio è stato condotto su oltre 1400 donne sane, senza demenza, di età compresa tra i 71 e gli 89 anni. Utilizzando la risonanza magnetica, i ricercatori hanno misurato i volumi di diverse aree cerebrali. Quindi, sulla base dei dati relativi all’inquinamento dell’aria e al luogo di residenza dei partecipanti tra il 1996 e il 2006, hanno stimato l’esposizione di ciascun soggetto alle polveri fini, in particolare il Pm2,5, quella frazione delle polveri con diametro inferiore ai 2,5 micron. Le ridottissime dimensioni rendono questo particolato molto pericoloso per il nostro organismo perché penetra più facilmente nelle vie respiratorie e rimane più a lungo in sospensione nell’aria.
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L’inquinamento dell’aria accelera il fisiologico processo di invecchiamento del nostro cervello. È questo il risultato di uno studio condotto dalla Keck School of Medicine dell’Università di Southern California a Los Angeles che ha mostrato la presenza in donne anziane residenti in zone ad alto tasso di inquinamento dell’aria di un’atrofia diffusa a carico della sostanza bianca, quella costituita dalle fibre di connessione che viaggiando in profondità collegano aree del cervello anche molto distanti tra loro.
LO STUDIO SU UN CAMPIONE DI DONNE TRA I 71 E GLI 89 ANNI
L’ampio studio è stato condotto su oltre 1400 donne sane, senza demenza, di età compresa tra i 71 e gli 89 anni. Utilizzando la risonanza magnetica, i ricercatori hanno misurato i volumi di diverse aree cerebrali. Quindi, sulla base dei dati relativi all’inquinamento dell’aria e al luogo di residenza dei partecipanti tra il 1996 e il 2006, hanno stimato l’esposizione di ciascun soggetto alle polveri fini, in particolare il Pm2,5, quella frazione delle polveri con diametro inferiore ai 2,5 micron. Le ridottissime dimensioni rendono questo particolato molto pericoloso per il nostro organismo perché penetra più facilmente nelle vie respiratorie e rimane più a lungo in sospensione nell’aria.
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Inquinamento in casa: spesso peggio di quello esterno
mercoledì 24 giugno 2015
Il superfarmaco contro l’epatite C in Italia costa 45 mila euro, in India 1 euro
Secondo la procura di Torino, sono 24 i casi di pazienti morti ai quali non è stato somministrato il Sofosbuvir
Paola Italiano
Torino
Sofosbuvir, il superfarmaco contro l’epatite C che in Italia costa 45 mila euro a trattamento, in India è venduto a un euro a compressa: la drastica differenza di prezzo è emersa nell’ambito dell’indagine della procura di Torino per omicidio colposo e omissione di cure in relazione alle problematiche del farmaco e ai suoi costi per il sistema sanitario pubblico. Prezzi molto alti senza garanzia di guarigione, ma solo una “presunzione di guarigione”, dal momento che l’effettiva eradicazione del virus non è stata provata sul lungo termine. Sono 24 i casi di morti ai quali non è stata somministrata la cura su cui la procura torinese sta conducendo accertamenti, per ora a carico di ignoti.
Secondo gli esperti ascoltati dalla procura di Torino, è stata dimostrata un’efficace sospensione nel periodo del trattamento e in quello successivo, ma questo non significa che il virus non possa restare latente e riprendere a replicarsi successivamente: insomma, oggi come oggi, c’è, appunto, solo una presunzione di guarigione. Una speranza.
La differenza di prezzo con il farmaco in India è un dato impressionante, ma non è il solo Paese straniero dove si può acquistare il medicinale a prezzi inferiori: costa meno, ad esempio, anche in Egitto, e alla procura di Torino è stato riferito di pazienti che sono andati ad acquistarlo all’estero. E’ una delle segnalazioni oggetto di accertamento, così come i magistrati vogliono chiarire un’altra circostanza: il superfarmaco è stato messo in commercio a novembre 2014, ma poco dopo e in pochi mesi sono almeno sei i farmaci analoghi che sono stati immessi sul mercato da altre case farmaceutiche.
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Paola Italiano
Torino
Sofosbuvir, il superfarmaco contro l’epatite C che in Italia costa 45 mila euro a trattamento, in India è venduto a un euro a compressa: la drastica differenza di prezzo è emersa nell’ambito dell’indagine della procura di Torino per omicidio colposo e omissione di cure in relazione alle problematiche del farmaco e ai suoi costi per il sistema sanitario pubblico. Prezzi molto alti senza garanzia di guarigione, ma solo una “presunzione di guarigione”, dal momento che l’effettiva eradicazione del virus non è stata provata sul lungo termine. Sono 24 i casi di morti ai quali non è stata somministrata la cura su cui la procura torinese sta conducendo accertamenti, per ora a carico di ignoti.
Secondo gli esperti ascoltati dalla procura di Torino, è stata dimostrata un’efficace sospensione nel periodo del trattamento e in quello successivo, ma questo non significa che il virus non possa restare latente e riprendere a replicarsi successivamente: insomma, oggi come oggi, c’è, appunto, solo una presunzione di guarigione. Una speranza.
La differenza di prezzo con il farmaco in India è un dato impressionante, ma non è il solo Paese straniero dove si può acquistare il medicinale a prezzi inferiori: costa meno, ad esempio, anche in Egitto, e alla procura di Torino è stato riferito di pazienti che sono andati ad acquistarlo all’estero. E’ una delle segnalazioni oggetto di accertamento, così come i magistrati vogliono chiarire un’altra circostanza: il superfarmaco è stato messo in commercio a novembre 2014, ma poco dopo e in pochi mesi sono almeno sei i farmaci analoghi che sono stati immessi sul mercato da altre case farmaceutiche.
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martedì 23 giugno 2015
Per longevità e salute prova la dieta «quasi-digiuno»
Studi (anche italiani) su lieviti, animali e esseri umani. Per gli
scienziati esiste un potere terapeutico e preventivo di numerose
patologie
I benefici del digiuno, pratica comune di molte società umane a scopo purificatore o terapeutico, sono oggi confermati da indagini condotte con rigore scientifico. Pioniere di questi studi è un italiano, Valter Longo, oggi Direttore del Longevity Institute della University of Soutern California a Los Angeles e Direttore del Laboratorio di Longevità e Cancro all’Istituto IFOM di Milano, che da oltre vent’anni si dedica alla comprensione dei meccanismi biologici cellulari e molecolari scatenati dalla restrizione calorica che mima il digiuno. Gli ultimi risultati, appena usciti sulla rivista Cell Metabolism, mostrano che l’adozione di un regime calorico che mima il digiuno apporta numerosi benefici all’organismo, fino a rallentarne l’invecchiamento e aumentarne la longevità.
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Nicla Panciera
I benefici del digiuno, pratica comune di molte società umane a scopo purificatore o terapeutico, sono oggi confermati da indagini condotte con rigore scientifico. Pioniere di questi studi è un italiano, Valter Longo, oggi Direttore del Longevity Institute della University of Soutern California a Los Angeles e Direttore del Laboratorio di Longevità e Cancro all’Istituto IFOM di Milano, che da oltre vent’anni si dedica alla comprensione dei meccanismi biologici cellulari e molecolari scatenati dalla restrizione calorica che mima il digiuno. Gli ultimi risultati, appena usciti sulla rivista Cell Metabolism, mostrano che l’adozione di un regime calorico che mima il digiuno apporta numerosi benefici all’organismo, fino a rallentarne l’invecchiamento e aumentarne la longevità.
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Obesità, ridurre la quantità di cibo non basta. Attenti a frequenza dell’assunzione
Una dieta ricca di proteine fa male come fumare 20 sigarette al giorno
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Il falsi miti sulla zucca dalla dieta agli zuccheri e l'indice glicemico. Come usarla in cucina
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