giovedì 2 ottobre 2014

Sequestrati i braccialetti elastici per i bimbi. "Sono cancerogeni"

Indossando i braccialetti costruiti con questo materiale avviene una reazione chimica che può essere cancerogena

L’Unità antiabusivismo del Sio-Polizia locale di Milano ha sequestrato 20 milioni di elastici colorati utilizzati dai bambini per fare dei braccialetti "fai da te", venduti illegalmente, e ha denunciato tre donne cinesi titolari di alcune attività per la vendita all’ingrosso in via Giordano Bruno. L’attività investigativa è partita dopo alcune segnalazioni di cittadini e un’attività di monitoraggio in alcuni mercati settimanali, cartolerie, edicole e tramite internet.

I piccoli elastici colorati erano venduti in bustine con telaietti per confezionare braccialetti e collanine, imitando i prodotti - sicuri per la salute - di una nota ditta americana, la "Rainbow Loom". Le confezioni erano prive del marchio CE e non conformi ai requisiti di sicurezza richiesti dalla legge: in particolare non contenevano le indicazioni sulla composizione del materiale, che contiene pericolose percentuali di ftalati (cancerogeni). Una società produttrice e distributrice dei prodotti importava illegalmente dalla Cina il materiale, assemblava le confezioni e le rivendeva al dettaglio.

La merce sequestrata è potenzialmente cancerogena e dannosa per la salute. Secondo un’agenzia britannica (Assay Office Birgmingam), che ha analizzato questo tipo di manufatti prodotti in Cina e distribuiti illegalmente in Occidente, gli «elasticini» sembra contengano valori di ftalati (una sostanza chimica simile al benzene) in percentuale riferita la peso del prodotto pari al 45,50 % (il limite di legge è 0,1%). Indossando i braccialetti costruiti con questo materiale avviene, con il sudore della pelle, una reazione chimica che può essere cancerogena.

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Grasso e dolce piace alle donne, grasso e salato agli uomini

Parigi - Vuole essere la più grande ricerca mondiale sulle abitudini alimentari, con l’obiettivo di ottenere 500 mila risposte. Ma già il bilancio delle prime 37 mila risposte offre risultati assai interessanti. E’ NutriNet, uno studio lanciato in Francia e che raccoglie risposte in tutto il mondo, sottolineando in questa prima fase un’evidente differenza di preferenze alimentari tra uomini e donne. L’obiettivo di base è capire quali siano i meccanismi che ci portano a preferire alimenti come le patatine fritte, il formaggio o il burro di arachidi o il cioccolato o i dolci in genere?

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mercoledì 1 ottobre 2014

Otto grassi sani per dimagrire e star bene: quali sono e loro virtù

Non c'è dieta senza grassi, basta saper scegliere quelli giusti. Dall'olio di lino agli acidi grassi essenziali, scopri le loro proprietà

Comunemente si crede che i grassi siano la causa principale del sovrappeso. Se questo è in parte vero, ogni buona dieta riduce l'assunzione di condimenti, bisogna tener presente che esistono grassi sani che aiutano a dimagrire e soprattutto sono indispensabile per il benessere di corpo e mente.

Questi grassi appartengono alla categoria degli acidi grassi essenziali e sono contenuti soprattutto in oli vegetali. E' stato scientificamente dimostrato che tali sostanze sono fondamentali per lo sviluppo del cervello e per la conservazione dell'organismo, preservandolo da invecchiamento e malattie cardiovascolari come infartoictus.

Oltre ad essere dei toccasana, hanno anche proprietà che stimolano la sensazione di sazietà. Perciò, abbinati a una dieta correttavegetariana e povera di carboidrati, permettono di dimagrire con efficacia.

Ecco le caratteristiche principali e i benefici degli 8 grassi sani, da non trascurare nella nostra alimentazione.

Acidi grassi essenziali Omega 3
Sono contenuti in numerosi oli vegetali come olio di lino, di ribes, di colza, semi di canapa, lecitina di soia. Sono importanti per lo sviluppo del cervello e delle facoltà cognitive. Prevengono la demenza e la depressione. Hanno proprietà benefiche sul cuore e sugli occhi 

Acido pinoleico
E' estratto da un olio di pinoli di uno specifico albero di pino coreano, ed è particolarmente ricco di acidi grassi a catena lunga. E' stato dimostrato che favoriscono una sensazione di pienezza con conseguente diminuzione dell'appetito. Peciò sono importanti nelle diete dimagranti

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venerdì 26 settembre 2014

Dopo la menopausa: mangiare banane allontana l'ictus

Il contenuto in potassio protegge le donne con pressione alta dall'ictus ischemico 

Mangiare banane quando la menopausa è finita riduce il rischio di ictus fino al 27%. È quanto dimostra uno studio dei ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine di New York. Il merito si deve dal potassio, un minerale prezioso per controllare la pressione sanguigna ed evitare l'infarto cerebrale. Consumare cibi ricchi di potassio, dicono gli studiosi la cui ricerca è pubblicata sulla rivista dell'American Heart Association, riduce di un quarto il rischio di infarto cerebrale

Un aiuto dalle banane
I ricercatori hanno studiato la cartella clinica di oltre 90mila donne di età compresa tra 50 e 79 anni per circa 11 anni. Nella maggior parte dei casi si è individuato un consumo insufficiente di potassio. Le raccomandazioni dell'Oms indicano, infatti, in 3,510 mg il fabbisogno giornaliero di potassio, ma solo il 16% delle donne esaminate raggiungeva questa quota. Eppure, studianto i casi di ictus nell'ampio campione della ricerca è emerso che le donne che mangiavano alimenti (e non integratori) con potassio avevano il 12% di probabilità in meno di andare incontro ad un ictus e il 16% di ictus ischemico, con la sofferenza del cervello che non riceve sangue a sufficienza per restare ossigenato. E ancora, tra le donne con la pressione alta, quelle che mangiavano alimenti con più potassio avevano un rischio ridotto del 27% di ictus ischemico e del 21% per tutti i tipi di ictus.

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martedì 23 settembre 2014

Una proteina per sconfiggere le metastasi

Sviluppata da un gruppo di ricercatori di Stanford, la proteina ha dimostrato di poter neutralizzare nei topi il meccanismo molecolare che porta alla formazione delle metastasi. Potrebbe aprire le porte ad un nuovo tipo di terapie

Una delle caratteristiche più letali del cancro sono le metastasi: cellule che si staccano dal sito originario della neoplasia e invadono l’organismo, provocando la comparsa di nuove masse tumorali. Oggi l’unica possibilità per i medici è di cercare di rallentarne la diffusione attraverso la chemioterapia, un tipo di trattamento che presenta però pesanti effetti collaterali, e che purtroppo non risulta particolarmente efficace in caso di tumori in stato ormai avanzato. Per superare queste difficoltà, un team di ricercatori di Stanford ha ideato un nuovo tipo di terapia: una proteina bioingegnerizzata che non distrugge le cellule del tumore, ma blocca i meccanismi molecolari che danno il via alla diffusione delle metastasi. I primi risultati, pubblicati su Nature Chemical Biology, sembrerebbero dimostrare che negli animali il trattamento risulta efficace su due dei più comuni tumori femminili: quello al seno e quello dell’ovaio.

Il punto di partenza per la nuova ricerca è stata la scoperta di due proteine coinvolte nella diffusione delle metastasi: Axl, una molecola che si trova sulla superficie delle cellule tumorali, e Gas6, proteina che legandosi con la prima trasmette il segnale che induce la formazione delle metastasi. L’idea dei ricercatori di Stanford è stata quella di sviluppare una terza proteina che funziona come un’esca, legandosi con Gas6 e neutralizzandola prima che raggiunga il tumore.

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sabato 20 settembre 2014

Declino cognitivo: c’è una relazione con la vitamina D

La carenza di vitamina D potrebbe portare al declino cognitivo o demenza. Molti sono gli studi che portano a questa conclusione: ecco l’ultimo


Esiste una correlazione tra declino cognitivo (o la demenza) e i livelli di vitamina D. A suggerirlo è uno studio condotto dal Wake Forest Baptist Medical Center e pubblicato recentemente sul Journal of the American Geriatrics.

Noi siamo abituati a considerarla una vera e propria vitamina, ma la “D” è un gruppo di pro-ormoni a cui appartengono le D1, D2, D3, D4 e D5. Una volta assimilata dal corpo, infatti, agisce come un vero e proprio ormone in grado di dar vita a una serie di reazione chimiche.
Le persone anziane o con problemi stanno sempre meno ore all’aperto e al Sole. Invece, per garantire i giusti livelli di vitamina D nel sangue, bisognerebbe farne una bella scorta in estate. In questa stagione l’intensità della radiazione è così forte da garantire praticamente il corretto apporto per tutto l’inverno.

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venerdì 19 settembre 2014

Alzheimer, i sette consigli che preservano la nostra memoria

Il 21 settembre la giornata mondiale dell'Alzheimer. I temi sono l’impegno della ricerca sui test di diagnosi precoce e predittivi per valutare l’efficacia delle cure ma anche della prevenzione. Che appare più possibile di MARIAPAOLA SALMI

NEL mondo 44 milioni di persone sono ammalate di Alzheimer, cifre che dovrebbero raddoppiare nel 2030 secondo le previsioni del Global Report 2014. Il 71% dei pazienti vivrà in paesi a basso e medio reddito. Predire il rischio di ammalarsi si può. La ricerca ha reso disponibili numerosi test, non ultimi quello degli odori, perché a quanto pare deficit olfattivi sono i primi segnali del morbo; il test che spia la presenza nella retina di sostanza amiloide, fino al prelievo di liquido spinale per ricercare gli AB oligomeri, particelle amiloidee precipitate. Il goal di ricercatori e clinici però è riuscire a capire se e come sia possibile prevenire la malattia o quanto meno rallentarne la progressione. Non a caso quest'anno l'ADI, Alzheimer's Disease International, per celebrare la XXI Giornata mondiale Alzheimer 2014, che cade il 21 settembre, ha puntato il dito sulla prevenzione con l'interlocutorio messaggio "Can we reduce the risk?" (possiamo ridurre il rischio?).

Fattori ambientali. La demenza di Alzheimer è in parte di origine genetica e in parte dovuta a fattori ambientali. Stando ad uno studio dell'università di Cambridge, pubblicato di recente su Lancet, questa demenza sarebbe prevenibile agendo su sette principali fattori di rischio: diabete, ipertensione, obesità, sedentarietà, depressione, fumo, scarsa attività intellettuale. Gli specialisti concordano su un punto: l'importanza dei diversi fattori legati allo stile di vita che è possibile modificare per ridurre il rischio. Agendo su di essi si potrebbero evitare nel giro di pochi anni circa 9 milioni di casi e d'altra parte è noto come un caso di demenza su tre sia riconducibile a cattive abitudini e a stili di vita scorretti. Ruolo dell'alimentazione e dell'attività fisico-mentale sono oggetto negli ultimi anni di innumerevoli studi e ricerche, al punto che un team di esperti internazionali guidati da Neal Barnard della George Washington School of Medicine, ha elaborato una serie di semplici linee guida pubblicate su Neurobiology of Aging.

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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...