Con il ritorno dell’ora solare e lo spostamento delle lancette un’ora
indietro la depressione stagionale è in agguato. Specie per i “gufi”,
che amano andare a letto tardi, ma anche e soprattutto per le
“allodole”, che preferiscono svegliarsi presto. Lo psichiatra Michele
Cucchi, Direttore Sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano,
rivela come superare i principali effetti negativi del ritorno dell’ora
solare
Un semplice giro all’indietro delle lancette dell’orologio, basterà per portare oltre 12 milioni di italiani a soffrire notevoli disagi dal punto di vista del benessere fisico ed emotivo. Insonnia,
inappetenza, spossatezza, fatica nella concentrazione e flessione del
tono dell’umore, sono solo alcuni dei disturbi cui si può andare
incontro.
Contrariamente all’apparenza, lo spostamento delle lancette un’ora
indietro alle 3.00 del mattino, invece di permettere un maggior riposo i
sessanta minuti di sonno in più saranno deleteri per la salute degli
italiani e gli effetti negativi colpiranno sia i cosiddetti i “gufi”,
ossia le persone che prediligono coricarsi alle ore piccole, ma
soprattutto le “allodole”, che amano godersi le prime ore di luce del
giorno.
La cronobiologia, una branca della biologia che studia i fenomeni
ciclici negli organismi viventi e il loro adattamento ai relativi ritmi
solare e lunare, è stata al centro dei più recenti studi in materia di
benessere psico-fisico. Questi mostrano che già di per sé l’autunno è
una stagione che per molte persone rappresenta un momento difficile da
affrontare.
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domenica 26 ottobre 2014
venerdì 24 ottobre 2014
Il Sole protegge da sovrappeso e diabete
Gli scienziati trovano che un’adeguata esposizione alla luce solare
rallenta l’aumento di peso, riduce il rischio di obesità e di diabete
Raggi solari, luce solare… spesso demonizzati; oggi rivalutati da uno studio che mostra come esporsi al Sole – con cognizione di causa – possa essere vantaggioso anche per rallentare l’aumento di peso, ridurre il rischio di obesità e anche di diabete.
Se già la luce solare è indispensabile per la produzione e la sintetizzazione della preziosa vitamina D, è altresì importante per chi ha problemi come il disturbo affettivo stagionale (SAD), per esempio. Ma, secondo questo nuovo studio pubblicato sulla rivista Diabetes, è indispensabile non restarsene chiusi in un ufficio o in casa tutto il giorno – specie durante i mesi invernali in cui la luce solare è minore che in altri periodi dell’anno. Perché se non tiriamo mai fuori il naso, possiamo mettere su chili di troppo e poi sviluppare anche il diabete di tipo 2.
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Raggi solari, luce solare… spesso demonizzati; oggi rivalutati da uno studio che mostra come esporsi al Sole – con cognizione di causa – possa essere vantaggioso anche per rallentare l’aumento di peso, ridurre il rischio di obesità e anche di diabete.
Se già la luce solare è indispensabile per la produzione e la sintetizzazione della preziosa vitamina D, è altresì importante per chi ha problemi come il disturbo affettivo stagionale (SAD), per esempio. Ma, secondo questo nuovo studio pubblicato sulla rivista Diabetes, è indispensabile non restarsene chiusi in un ufficio o in casa tutto il giorno – specie durante i mesi invernali in cui la luce solare è minore che in altri periodi dell’anno. Perché se non tiriamo mai fuori il naso, possiamo mettere su chili di troppo e poi sviluppare anche il diabete di tipo 2.
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mercoledì 22 ottobre 2014
Uomo paralizzato torna a camminare dopo trapianto cellule
Tecnica rivoluzionaria usata da équipe medici polacchi e Gran Bretagna. "Staminali olfattive inserite nel midollo spinale"
di VALERIA PINI
LONDRA - Quello che viene definito come un intervento rivoluzionario avrebbe permesso al 40enne Darek Fidyka, che era paralizzato dal 2010 dalla vita in giù dopo un accoltellamento, di tornare a camminare. Secondo il sito della Bbc, il trattamento compiuto da chirurghi polacchi in collaborazione con scienziati britannici, si è basato su un trapianto di cellule del suo sistema olfattivo inserite nel midollo spinale.
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di VALERIA PINI
LONDRA - Quello che viene definito come un intervento rivoluzionario avrebbe permesso al 40enne Darek Fidyka, che era paralizzato dal 2010 dalla vita in giù dopo un accoltellamento, di tornare a camminare. Secondo il sito della Bbc, il trattamento compiuto da chirurghi polacchi in collaborazione con scienziati britannici, si è basato su un trapianto di cellule del suo sistema olfattivo inserite nel midollo spinale.
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martedì 21 ottobre 2014
Come rimanere giovani: la tua mente e i rimedi naturali
Avere un atteggiamento positivo è molto importante per rimanere giovani:
Le donne che amano il sesso vivono più a lungo, dicono molti studiosi, infatti il sesso da quel momento Zen, che altrimenti nella nostra società è molto difficile trovare nell’arco della giornata. La tua mente è utile anche nella scelta della dieta da seguire e dello stile di vita, infatti anche la salute ottimale, come il rimanere giovani, dipendono dal raggiungimento dell’optimus con il nostro corpo. La dieta è una parte importante di stare in salute. Mangiare verdure a foglia verde aiuta a lenire l’infiammazione e con i fitonutrienti presenti in questi alimenti si possono combattere le malattie legate all’età. I cibi ricchi di vitamina C sono antiossidanti, che aumenta l’immunità. Bere molta acqua per idratare la pelle, in quanto la pelle è la più grande e la più visibile del tuo corpo. Mangiare i cibi da tutti i gruppi alimentari assicura che il vostro corpo abbia l’energia necessaria. Ma non sempre l’alimentazione non è sufficiente e quando questo accade allora mi integro prodotti naturali. Ad esempio, probabilmente avete sentito parlare molto di resveratrolo, un composto nel vino rosso e succo d’uva, antiossidante per eccellenza, insieme alla vitamina C, è sicuramente definito uno dei migliori rimedi per rimanere giovani. Ma questo ci lascia un po’ perplessi, quanto vino rosso dovremmo bere per avere la giusta dose di antiossidante per il nostro organismo; i nutrizionisti dicono che bere vino rosso con moderazione può anche avere benefici salutari per il cuore, sicuramente per avere il suo effetto per farti rimanere giovane deve essere assunto sotto forma di integratore.
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lunedì 20 ottobre 2014
Cosa c’è negli hamburger di McDonald’s?
Rivelati segreti dietro agli hamburger della nota catena di fast-food,
che erano stati accusati di essere prodotti con i più raccapriccianti e
stomachevoli ingredienti, compresa la cosiddetta “pink slime” (o melma
rosa) e la carne con i vermi.
Sugli hamburger di McDonald’s si è già detto di tutto – e forse anche di più.
C’è chi un tempo sosteneva che la carne in realtà fosse prodotta con metodi fantascientifici che non necessitavano neanche di una mucca. Poi si è passati alla carne putrefatta con tanto di vermi, o anche direttamente “carne” di vermi. Infine, alla cosiddetta pink slime (o melma rosa, in italiano) che sarebbe una poltiglia fatta di tutti gli scarti di carne possibili, compresi cartilagini, tessuti connettivi, tendini… Il tutto tritato molto finemente e passato poi sotto ammoniaca per preservarla dalla contaminazione batterica. Un bel quadretto, insomma.
Ma non solo. L’azienda, per mettere fine alle voci incontrollate, sta anche invitando il pubblico a inviare domande via Twitter e Facebook su ciò che realmente accade con il loro cibo.
I portavoce di McDonald’s hanno poi dichiarato che alla troupe di GMA che la loro carne è una miscela di manzo Leener tritata, con anche del grasso, sempre tritato. Ma che non contiene assolutamente altri “strani” ingredienti e, men che mai, vermi o melma rosa. E, ovviamente, neanche trattamenti all’ammoniaca.
Tuttavia, la catena di fast-food ha ammesso di utilizzare l’azodicarbonamide (ADA) nelle sue focacce e panini per mantenere l’adeguata consistenza del pane per ogni partita. Questa sostanza è un composto organico che viene utilizzato come additivo alimentare e come agente sbiancante della farina. Lo stesso composto viene tuttavia utilizzato anche per alcuni prodotti non alimentari.
Se vi siete allarmati, sappiate che sono moltissime le industrie alimentari che lo utilizzano, e si ritiene non sia dannoso.
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lm&sdp
C’è chi un tempo sosteneva che la carne in realtà fosse prodotta con metodi fantascientifici che non necessitavano neanche di una mucca. Poi si è passati alla carne putrefatta con tanto di vermi, o anche direttamente “carne” di vermi. Infine, alla cosiddetta pink slime (o melma rosa, in italiano) che sarebbe una poltiglia fatta di tutti gli scarti di carne possibili, compresi cartilagini, tessuti connettivi, tendini… Il tutto tritato molto finemente e passato poi sotto ammoniaca per preservarla dalla contaminazione batterica. Un bel quadretto, insomma.
Ma congetture e fantasie a parte, cosa c’è davvero negli hamburger di McDonald’s?
Alla domanda ha tentato di rispondere la troupe di Good Morning America (GMA) che è andata in California in uno stabilimento di produzione di hamburger della nota catena di fast-food per vedere e filmare quanto accadeva in realtà.
E’ infatti la prima volta che una troupe entra in uno stabilimento di
McDonald’s per osservare come vengono prodotti i loro hamburger.Ma non solo. L’azienda, per mettere fine alle voci incontrollate, sta anche invitando il pubblico a inviare domande via Twitter e Facebook su ciò che realmente accade con il loro cibo.
I portavoce di McDonald’s hanno poi dichiarato che alla troupe di GMA che la loro carne è una miscela di manzo Leener tritata, con anche del grasso, sempre tritato. Ma che non contiene assolutamente altri “strani” ingredienti e, men che mai, vermi o melma rosa. E, ovviamente, neanche trattamenti all’ammoniaca.
Tuttavia, la catena di fast-food ha ammesso di utilizzare l’azodicarbonamide (ADA) nelle sue focacce e panini per mantenere l’adeguata consistenza del pane per ogni partita. Questa sostanza è un composto organico che viene utilizzato come additivo alimentare e come agente sbiancante della farina. Lo stesso composto viene tuttavia utilizzato anche per alcuni prodotti non alimentari.
Se vi siete allarmati, sappiate che sono moltissime le industrie alimentari che lo utilizzano, e si ritiene non sia dannoso.
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venerdì 17 ottobre 2014
Il caffè decaffeinato fa male?
Cosa fare quando il classico caffè diventa un nemico
del nostro organismo? Con l'avanzare dell'età e la comparsa dei primi
acciacchi alla salute, spesso i medici consigliano di ridurre, in alcuni
casi di eliminare del tutto, l'assunzione di caffeina. Per molte
persone può risultare molto difficile abbandonare il piacere del caffè,
ma in loro aiuto arriva il caffè decaffeinato.
Spesso oggetto di critiche e polemiche, il caffè decaffeinato ha invece
diverse proprietà benefiche. Da dove derivano quindi tutti i dubbi e le
preoccupazioni per questa tipologia di caffè?Scopriamolo insieme.
- Come si ottiene il caffè decaffeinato
- Nel decaffeinato c'è la caffeina?
- Le controindicazioni del caffè decaffeinato
- Caffè decaffeinato e colesterolo
- Caffè decaffeinato e gravidanza
-
Le proprietà del caffè decaffeinato
Come si ottiene il caffè decaffeinato
I principali dubbi sulla sicurezza nell'assunzione del caffè decaffeinato derivano dal metodo utilizzato per togliere la caffeina dai chicchi di caffè. Esistono diversi metodi estrattivi, alcuni dei quali prevedono l'utilizzo di alcuni agenti chimici ritenuti potenzialmente cancerogeni per l'uomo.
Ne dobbiamo quindi dedurre che il caffè decaffeinato sia cancerogeno? Sembrerebbe di no. Pare infatti che le elevate temperature a cui vengono sottoposte queste sostanze durante la successiva tostatura dei chicchi, le portino ad evaporare completamente senza lasciare alcuna traccia nel caffè.
Per evitare rischi inutili, è consigliabile però scegliere miscele di caffè decaffeinato ottenute con la moderna tecnica di decaffeinizzazione ad anidride carbonica. Questo sistema permette di estrarre la caffeina senza l'impiego di sostanza chimiche.
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domenica 12 ottobre 2014
Formaggio vs diabete
Pubblicati i risultati di uno studio effettuato su oltre 23mila persone,
studio dal quale emergerebbe l'efficacia del consumo dei formaggi per
prevenire l'insorgere del diabete tipo 2, ma attenzione ...
E' difficile che qualcuno possa ancora stupirsi dell'alternarsi di notizie buone e cattive su un determinato alimento, che in base agli studi più recenti può rivelarsi una vera panacea per il nostro organismo oppure un veleno, mentre dalla ricerca precedente erano emersi dati completamente differenti.
Oggi tocca ai formaggi, ma non del tipo dietetico, se è lecito utilizzare questo termine quando si parla di formaggi, bensì di quelli che vengono definiti in termini tecnici "high fat", cioè ad alto contenuto di grassi.
L'ultima scoperta sui formaggi è opera di uno studio svedese, effettuato su un campione di oltre 23mila persone, che ha dimostrato come il consumo di almeno otto porzioni al giorno (!) di prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi possa diminuire le probabilità di ammalarsi di diabete tipo 2.
Il meccanismo in base al quale i grassi dei formaggi agiscono su un potenziale diabete non è ancora noto, si suppone che tali grassi potrebbero influenzare beneficamente il meccanismo del metabolismo del glucosio e sulla sensibilità dell'insulina, riducendo di conseguenza il rischio di sviluppare il diabete tipo 2
La riduzione del rischio diabete 2 è in funzione dei particolari grassi assunti, la panna infatti sembra ridurre il rischio di circa il 15% mentre lo yogurt, assunto in quantità di almeno 180 ml al giorno, risulta essere più efficace con una percentuale di abbattimento del rischio del 20%.
I grassi benefici sono però soltanto queli del formaggio, si è riscontrato un aumento del rischio diabete nelle persone che consumavano grandi quantità di carne, con una percentuale inversamente proporzionale alla
quantità di grassi contenuti, cioè le carni magre aumentano tale rischio fino al 24% contro il 9% delle carni grasse.
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E' difficile che qualcuno possa ancora stupirsi dell'alternarsi di notizie buone e cattive su un determinato alimento, che in base agli studi più recenti può rivelarsi una vera panacea per il nostro organismo oppure un veleno, mentre dalla ricerca precedente erano emersi dati completamente differenti.
Oggi tocca ai formaggi, ma non del tipo dietetico, se è lecito utilizzare questo termine quando si parla di formaggi, bensì di quelli che vengono definiti in termini tecnici "high fat", cioè ad alto contenuto di grassi.
L'ultima scoperta sui formaggi è opera di uno studio svedese, effettuato su un campione di oltre 23mila persone, che ha dimostrato come il consumo di almeno otto porzioni al giorno (!) di prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi possa diminuire le probabilità di ammalarsi di diabete tipo 2.
Il meccanismo in base al quale i grassi dei formaggi agiscono su un potenziale diabete non è ancora noto, si suppone che tali grassi potrebbero influenzare beneficamente il meccanismo del metabolismo del glucosio e sulla sensibilità dell'insulina, riducendo di conseguenza il rischio di sviluppare il diabete tipo 2
La riduzione del rischio diabete 2 è in funzione dei particolari grassi assunti, la panna infatti sembra ridurre il rischio di circa il 15% mentre lo yogurt, assunto in quantità di almeno 180 ml al giorno, risulta essere più efficace con una percentuale di abbattimento del rischio del 20%.
I grassi benefici sono però soltanto queli del formaggio, si è riscontrato un aumento del rischio diabete nelle persone che consumavano grandi quantità di carne, con una percentuale inversamente proporzionale alla
quantità di grassi contenuti, cioè le carni magre aumentano tale rischio fino al 24% contro il 9% delle carni grasse.
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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi
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