martedì 5 dicembre 2017

Cesio nei funghi, sotto esame anche le castagne e i mirtilli

Legambiente: “Attenti agli alimenti in arrivo da zone contaminate”

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale ha scoperto cesio oltre la soglia di tolleranza in un fungo


GIUSEPPE ORRU'
VARALLO (VC)
La stagione quest’anno non è stata particolarmente generosa. La ricerca di funghi spesso si risolveva con una passeggiata nei boschi e il cestino vuoto, tranne per qualche caso fortunato. Ma ora si è trasformata in un incubo.

I funghi raccolti in Valsesia potrebbero essere radioattivi. E a questo punto potrebbero esserlo pure castagne e mirtilli. Ovvero contenere più di 600 becquerel per chilo, il limite tollerabile dall’uomo in caso di incidente nucleare. «Il mostro sta scappando dalla gabbia e ormai nessuno più riesce a fermarlo, perché anche se sono passati 30 anni da Cernobil, le radiazioni sono ancora qui – dice Gian Piero Godio di Legambiente -. Il Cesio se assunto si insedia nelle ossa e attacca il corpo da dentro. Io sconsiglio di mangiare i funghi provenienti dalle zone contaminate. E la Valsesia è una di quelle con la maggiore concentrazione, a causa delle piogge di quel periodo». «I funghi andrebbero fatti analizzare - continua Godio - ma sappiamo che nei ristoranti italiani arrivano anche funghi dalla Bielorussia, che sfuggono quindi ai controlli. Non è che se il Cesio è sotto al limite allora non fa male: è sempre una quantità che introduciamo nel nostro corpo».

I campioni 
E’ successo su uno dei 68 campioni prelevati dalla stessa zona in cui tre anni fa si scoprirono cinghiali radioattivi, tanto che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha ordinato una ricerca, estesa anche agli altri frutti del bosco. I boschi valsesiani scontano ancora l’eccessiva radioattività dovuta all’incidente della centrale nucleare di Cernobil del 1986. Tre anni fa vennero analizzati capi di selvaggina, come cinghiali, caprioli, camosci, cervi, ma anche campioni di latte e formaggio prodotti in Valsesia; questi ultimi risultati negativi. I cinghiali, però, erano risultati radioattivi.

Continua qui

lunedì 4 dicembre 2017

Dieta Bio: efficace nel ridurre i livelli di pesticidi nel nostro organismo

La prova lampante giunge dalle analisi delle urine sui livelli di pesticidi di una famiglia sottoposta a 15 giorni di dieta Bio.

Mangiare Bio potrebbe non essere una scelta fatta solo per "moda". I fissati col mangiar sano e biologico da oggi potranno certamente essere guardati con occhi diversi, perché, ebbene si, hanno ragione loro! I benefici tratti dall'alimentarsi con cibi biologici, in particolare sui livelli di pesticidi presenti nelle urine, sono stati verificati e comprovati sottoponendo ad una dieta Bio, della durata di 15 giorni, una normale famiglia italiana. Il progetto rientra nell'ambito della campagna #ipesticididentrodinoi di "Cambia la terra", promossa da FederBio con Isde-Medici per l'ambiente, Legambiente, Lipu, Wwf  e sostenuta da un gruppo di aziende di prodotti biologici (Aboca, Germinal Bio, NaturaSì, Pizzi Osvaldo, Probios e Rigoni di Asiago). 

I livelli di pesticidi valutati

Marta (46 anni, logopedista) e Giorgio D. (47 anni, operatore informatico), insieme ai loro due bambini di 7 e 9 anni, Giacomo e Stella, si sono sottoposti, all'inizio dell'esperimento, ad un esame delle urine per verificare i livelli di 4 pesticidi, in particolare: 
Continua qui

domenica 3 dicembre 2017

Glifosato: Report e Coldiretti lanciano l’allarme. Ma per superare i limiti bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta al giorno!


La storia del diserbante glifosato presente nel grano duro canadese importato in Italia, è stata raccontata da Coldiretti anche attraverso diversi presidi nel porto di Bari dove attraccano le navi. La storia ha convinto migliaia di persone a diffidare delle materie prime straniere, anche se alcuni elementi di questa vicenda risultano poco chiari. C’è infatti da chiedersi perché Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, a Bari guidi i manifestanti all’arrembaggio delle navi cariche di grano canadese “contaminato” da glifosato e a Bruxelles sottoscriva come vicepresidente del gruppo COPA COGECA (l’organizzazione europea cui aderiscono le associazioni degli agricoltori e delle cooperative agricole) un documento che invita l’UE a rinnovare per altri 15 anni l’autorizzazione dell’erbicida in Europa.

Stiamo parlando del diserbante più utilizzato al mondo, e usato ampiamente per i cereali anche nel nostro Paese sino a un anno fa. Per questo motivo adesso è facile trovarlo in quantità infinitesimali in molti alimenti, anche ottenuti con il 100% di materie prime italiane.

Il problema del glifosato (che lo Iarc considera cancerogeno e l’Efsa no) esiste ed è grave in quanto siamo di fronte a un prodotto chimico efficace sul campo e molto economico, usato in tutto il mondo. In queste settimane la questione è all’ordine del giorno della Commissione Europea che dovrà decidere se rinnovare, e per quanti anni, l’autorizzazione all’uso del diserbante (che è anche sospettato di essere un interferente endocrino). Purtroppo il glifosato si trova in quantità infinitesimali anche nelle acque di irrigazione. Si è trovato in tracce in diversi cibi, come birra e succo di arancia, venduti negli Usa. In attesa delle decisioni dell’UE sul suo impiego, la narrazione suggerita da Coldiretti della pasta italiana preparata con grano importato contaminato appare assolutamente strumentale. Si tratta di propaganda priva di riscontri validi, tanto che analisi fatte di recente da riviste specializzate e associazioni di consumatori evidenziano la presenza di tracce di diserbante anche in prodotti 100% italiani.

Report precisa che: il glifosato è stato trovato in tracce e i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge”
Ma perché allora un programma di inchieste giornalistiche come Report su Rai 3 ha raccontato questa storia in modo avvincente? Il servizio del giornalista inviato in Canada ha proposto immagini molto efficaci e ha focalizzato l’attenzione sul problema attraverso interviste a soggetti non proprio super partes, che hanno creato molta confusione e destato un certo allarmismo. Il colpo di scena del programma però si registra al 14° minuto quando vengono presentati i risultati delle analisi  sul glifosato fatte in laboratorio su 6 campioni di pasta italiana (Barilla, Garofalo, Divella, Rummo, La Molisana, De Cecco).  Prima di leggere i risultati il conduttore precisa che il glifosato è stato trovato in tracce e  i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge”  e poi conclude dicendo che “bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta al giorno per superare i livelli stabiliti dall’Efsa!“.

Ma se la situazione è questa – verrebbe da dire – di cosa stiamo parlando? Forse vale la pena ricordare che gli italiani mangiano 28 kg di pasta in un anno. Il conduttore di Report  Sigfrido Ranucci con questa frase ha praticamente annullato l’effetto del presunto scoop, rivelando al telespettatori che il pericolo risulta alquanto remoto. Valori simili di glifosato nella pasta sono stati rilevati dalla rivista Test Il Salvagente e dal mensile Altroconsumo che hanno realizzato prove di laboratorio, così come pure da altri che hanno trovato la presenza del diserbante in quantità infinitesimali anche nella farina italiana.

Continua qui

“Mutti richiama passata di pomodoro” è una bufala della rete. La fake news che annuncia il ritiro per presenza di arsenico viaggia su WhatsApp

“Passata di pomodoro Mutti richiamata per tracce di arsenico”: la falsa notizia apparsa ieri sera su WhatsApp sta diventando virale. Si tratta dell’ennesima fake news che la rete regala ai consumatori. Questa volta la bufala è ben congegnata, perché accompagnata da un modulo di richiamo del Ministero della salute che però è stato modificato. La foto abbinata alla notizia segnala che un lotto di passata di pomodoro Mutti da 700g sarebbe stato ritirato dalla catena di supermercati Conad per la presenza di tracce di arsenico, una sostanza tossica ben nota al pubblico, scelta aumentare l’impatto della bufala.

Per rendere la fake news credibile, i creatori hanno utilizzato un vero modulo diffuso dal Ministero della salute qualche giorno fa, relativo ai  filetti di acciuga Athena di Eurospin, modificando i principali dati, ma lasciando qualche riferimento per cui risulta riconoscibile.

Continua qui


sabato 2 dicembre 2017

Mele e pesticidi: uno studio svela i metodi più efficaci per eliminare la maggior parte delle sostanze chimiche dalla superficie della buccia


Per ridurre la concentrazione di pesticidi presenti sulle mele il sistema più efficace è anche quello più semplice ed economico: immergere il frutto in una soluzione di bicarbonato. Questo sistema è sufficiente, secondo i test effettuati dai ricercatori dell’Università del Massachussett di Amherst, a rimuovere la quasi totalità dei prodotti chimici presenti.

Negli esperimenti, di cui ha dato conto il Journal of Agricultural and Food Chemistry, gli autori hanno trattato le mele gala con alte concentrazioni di due pesticidi tra i più usati: il tiobendazolo, funghicida, e il phosmet, insetticida, per 24 ore. Quindi hanno sottoposto i frutti a tre diversi trattamenti: l’acqua corrente, una soluzione all’1% di bicarbonato di sodio oppure il lavaggio con una soluzione di candeggina (ipoclorito di sodio) simile a quello utilizzata da molti produttori prima di avviare le mele alla spedizione, il Clorox, e poi hanno verificato i livelli delle due sostanze chimiche sulla buccia delle mele.

Il risultato è stato sorprendente, perché il bicarbonato ha impiegato 12 e 15 minuti per rimuovere il 100% rispettivamente del tiobendazolo e del phosmet dalla superficie delle mele. Va detto però entrambi i pesticidi, il 20% del primo e il 4,4% del secondo, erano penetrati nella buccia, e non erano diminuiti dopo nessuno dei tre trattamenti. Inoltre è stato dimostrato che il tiobendazolo ha una capacità di penetrazione che è 4 volte superiore rispetto a quella del phosmet.

Per non mangiare antiparassitari non c’è dunque che una soluzione: togliere la buccia, anche se è lì che si concentra la quantità maggiore tanto di fibre che di nutrienti nobili o, in alternativa, scegliere mele biologiche.

Continua qui

venerdì 1 dicembre 2017

Giornata mondiale contro l'Aids, meno casi nel 2016. Ma i ragazzi rischiano di più

Negli ultimi anni è aumentato il numero degli stranieri con una nuova diagnosi di Hiv. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, 3451 le persone infettate lo scorso anno


COLPISCE ancora. E lo fa oggi, spesso, attraverso rapporti sessuali non protetti. Da malattia mortale è passata, negli ultimi 20 anni,  a patologia cronica grazie ai farmaci, ma l’Hiv resta un virus aggressivo. E a parlare sono i dati. Lo scorso anno i casi segnalati – dice il rapporto del Coa, il Centro Operativo Aids – sono stati infatti 3451, un numero che però potrebbe aumentare nei prossimi anni a causa del ritardo di notifica. Scorporato, quel dato, vale 5,7 nuovi casi di infezione da Hiv ogni 100mila residenti, portando l’Italia al tredicesimo posto, con la Grecia, nella classifica delle nazioni dell’Unione Europea.

Continua qui


Aids, l'allarme dell'Unicef: "Ogni ora 18 bambini sono colpiti da Hiv"

giovedì 30 novembre 2017

A dieta biologica, e i pesticidi scompaiono

Una famiglia tipo – genitori e due figli - si è sottoposta a un monitoraggio promosso dalla campagna Cambialaterra.it. Un secondo esame, ripetuto dopo 15 giorni di alimentazione a base di prodotti biologici, ha mostrato il crollo della presenza di glifosato

Video 

I pesticidi? Anche nelle urine. Ma con la dieta bio spariscono


 

Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...