Nonostante sia una delle "mode" alimentari del momento per gli atleti, il suo rendimento effettivo deve essere ben analizzato per evitare fraintendimenti
Le diete a basso contenuto di carboidrati e alto contenuto di grassi inducono nell’organismo uno stato di chetosi, dovuto alla formazione dei corpi chetonici (Acetone, Acetoacetato e Betaidrossibutirrato) che diventano la fonte di energia primaria sfruttata, in sostituzione dei carboidrati.
Le Diete chetogeniche sono sempre più utilizzate dagli atleti per migliorare la composizione corporea; in particolare si pongono come obiettivo la diminuzione della massa grassa, con mantenimento o aumento della massa magra, mentre per quanto riguarda la performance non esistono ancora dati univoci in letteratura sulle efficacia di un approccio chetogenico nel miglioramento della prestazione. Ciò vale sia per gli sport di controresistenza, sia per quanto riguarda gli sport di velocità, di endurance o gli sport di squadra, come calcio, volley e basket, dove casomai vale al momento la sua applicazione in atleti singoli in eccesso di massa grassa .
Un altro aspetto da tenere presente (e che spesso viene trascurato dagli studi) è l’impatto psicosociale di queste strategie nutrizionali sulla vita degli atleti, che vivono in un ambiente dove da sempre i carboidrati hanno rappresentato e rappresentano il carburante somministrato dai nutrizionisti e preferito (anche per questioni di gusto) dai ragazzi. Un regime del genere ad esempio in Italia può impattare negativamente sulla vita relazionale, in quanto ristoranti e locali non sempre favoriscono nelle scelte chi segue un regime “Keto-Adapted”.