giovedì 26 dicembre 2019

I segni di una carenza di vitamina B12

conseguenze dovute alla carenza di vitamina B12
La vitamina B12 o l'anemia da carenza di folati possono causare un'ampia gamma di sintomi. Questi di solito si sviluppano gradualmente, ma possono peggiorare se la condizione non viene curata



conseguenze dovute alla carenza di vitamina B12

La vitamina B12, è un nutriente essenziale che il corpo richiede e necessita, per produrre i globuli rossi e promuovere un sistema nervoso sano. Non può essere prodotto dai nostri corpi, quindi possiamo trarlo da fonti esterne, come carne, pesce, pollame, uova e latticini.  Le carenze vitaminiche sono molto comuni, in particolare negli anziani, nei vegani e in coloro che hanno subito un intervento chirurgico per la perdita di peso che influenza l'assorbimento di questa vitamina e in soggetti che assumono antiacidi molto frequentemente. Avere carenza di questo importante elemento, può rivelarsi attraverso questi sintomi.
Pelle pallida o itterica
In carenza di vitamina B12, la pelle può apparire pallida o avere una sfumatura gialla (ittero). L'ittero nella pelle o nel bianco degli occhi, proviene anche da un sovraccarico di una sostanza chiamata bilirubina, prodotta da un fegato in continua iperattività, che prova a scomporre i globuli rossi.

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martedì 24 dicembre 2019

La Francia ritira 36 prodotti contenenti glifosato e due insetticidi potenzialmente dannosi per le api. La decisione dell’Anses

La Francia continua la sua lotta solitaria contro il glifosato, ma anche contro gli insetticidi sui quali gravano dubbi di pericolosità. L’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (ANSES) ha infatti annunciato, nello stesso giorno, due provvedimenti importanti: entro il 2020 saranno ritirati dal commercio ben 36 prodotti contenenti glifosato (dei 69 esistenti) ed è stata negata l’autorizzazione a 4 delle 11 nuove richieste inoltrate a partire dal 2018. Inoltre saranno ritirati due insetticidi con sulfloxaflor, sostanza introdotta nel paese a partire dal 2017 e tuttora legale in Europa.
Per quanto riguarda il glifosato, il comunicato fa esplicito riferimento alla decisione europea del 2017 di prolungare per ulteriori cinque anni l’autorizzazione all’impiego, nonostante i pesanti dubbi che gravano su di esso, e con la quale la Francia non è d’accordo. Per questo continuerà la revisione sistematica di tutti i prodotti con glifosato esistenti, che dovrebbe finire entro il 2020 e, via via che arrivano i risultati, procederà all’eliminazione dall’impiego su larga scala, fornendo la tempo stesso indicazioni su possibili alternative. Netta la motivazione: una vera definizione del rischio, soprattutto di possibili danni al DNA, non esiste, non è stata fornita dalle aziende, e richiederebbe molti anni prima di essere completata; nel frattempo, i prodotti in uso vanno ritirati, e le autorizzazioni per quelli nuovi negate. Un vero capovolgimento di approccio, visto che nella stragrande maggioranza dei paesi si attendono gli stessi risultati sul glifosato, ma nel frattempo lo si continua a utilizzare. Non manca, nel comunicato, una vena polemica: l’Anses, infatti, sottolinea la propria stretta aderenza alle norme comunitarie in materia di sicurezza dei fitosanitari, come a rimarcare che il resto dell’Unione, che pure ha approvato tali norme, non le rispetta.

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domenica 22 dicembre 2019

No, le banane mature non curano il cancro. Ma la bufala continua a tornare sui social. Il mito sfatato degli esperti della Fnomceo

Ogni giorno sui social si diffondono le bufale più disparate: le più odiose sono quelle che possono mettere a rischio la salute delle persone. Una delle tesi fantasiose che ciclicamente ritornano in auge è quella delle banane mature che curano il cancro. Una storiella nata dal fraintendimento dei risultati di uno studio giapponese vecchio di 10 anni, raccontata da “Dottore, ma è vero che…?”, il portale anti-bufala della FNOMCeO, in un articolo a cura di Pensiero Scientifico Editore.
Secondo il mito, questo studio giapponese avrebbe dimostrato che le banane super mature, quelle con la buccia ricoperta di macchie nere, per intenderci, sono ricche di una proteina dagli effetti anti-cancro. In effetti, la ricerca portata come prova del potere delle banane aveva davvero cercato di capire se fossero in grado di innescare qualche risposta nel corpo umano in relazione al grado di maturazione, e aveva scoperto che quelle più mature contenevano concentrazioni maggiori di una proteina chiamata TNF-alfa (fattore di necrosi tumorale alfa).
Ma cosa c’entra il cancro? Questa proteina, che anche il nostro corpo produce normalmente durante le infiammazioni, è capace di contrastare i processi di sviluppo delle cellule tumorali. E da qui nasce il mio secondo cui “le banane più mature curano il cancro”. In realtà, i ricercatori, nelle conclusioni dello studio, affermano che le banane potrebbero contribuire a prevenire “patologie legate allo stile di vita e lo sviluppo di tumori”. Tutto qui. 

martedì 17 dicembre 2019

Cibi industriali a lunga scadenza aumentano rischio diabete

Snack, merendine, bibite e ultraprocessati


ROMA - Il cibo ultra-processato (cibo industriale a lunga scadenza come snack, caramelle, dolci confezionati, bibite, succhi di frutta etc), ricco di additivi e conservanti, aumenta il rischio di diabete: il rischio sale del 15% per ogni incremento del 10% del consumo giornaliero di alimenti ultra processati. Al contrario il consumo di alimenti non industriali o solo poco processati si associa ad una riduzione del rischio di diabete di circa il 10%.
    Lo rivela uno studio francese pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine e condotto da Bernard Srour, del Centro di Ricerca di Epidemiologia e Statistica dell'Università di Parigi.
    Lo studio ha coinvolto 104.707 partecipanti dai 18 anni in su ed età media 42 anni. Il campione ha compilato dei questionari alimentari contenenti più di 3500 voci di cibi ed è stato suddiviso in gruppi a seconda del consumo di cibi ultra-processati: è emerso che il tasso annuo di diabete (i nuovi casi ogni anno) era di 113 per 100.000 persone nel gruppo a basso consumo di questi cibi spazzatura, contro un tasso di 166 per 100.000 per gli individui con maggior consumo di questi cibi nocivi, già associati in precedenti studi a maggior rischio di morte per tutte le cause.
    Il rischio di diabete aumenta del 5% per ogni aumento di 100 grammi al giorno di cibo ultra-processato, hanno stimato gli epidemiologi d'oltralpe. Inoltre, un incremento del 10% del consumo giornaliero di alimenti ultra processati aumenta del 15% il rischio di ammalarsi di diabete. 

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sabato 14 dicembre 2019

Salute e benessere: le alghe sono il cibo del futuro ecco perché

Si stanno diffondendo anche nelle nostre tavole. Sono ricche di vitamine e minerali, molto più di altri alimenti più comuni. Ma quelle d’acqua dolce stanno rivelando sorprendenti e sconosciute proprietà. Con una buona notizia per i vegani.  In molti pensano che le alghe siano estranee alla nostra tradizione alimentare e medica. In realtà già nel primo secolo dopo Cristo, si usavano le alghe marine nella cura della gotta, malattia molto diffusa tra la nobiltà romana, oppure si consigliava l’impiego contro le eruzioni cutanee, la gastrite e i disturbi dell’intestino e del fegato.

Per quanto riguarda le alghe di acqua dolce invece basti ricordare che le civiltà precolombiane ne avevano già scoperto le proprietà ricostituenti (tra gli aztechi erano utilizzate dai guerrieri). Le alghe marine inoltre fanno parte della tradizione alimentare degli abitanti delle coste atlantiche d’Europa, mentre nel nostro paese se ne è riscoperto l’utilizzo grazie alla diffusione della cultura macrobiotica proveniente dal Giappone che ne è il maggior produttore e consumatore al mondo. Inoltre già durante la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sull’alimentazione svoltasi nel 1974 un’alga, la Spirulina fu definita «il miglior cibo del futuro»  per le sue ottime proprietà nutritive, la cui coltura si sta estendendo dai paesi tropicali e subtropicali verso luoghi come Francia, Spagna e recentemente anche nel nostro Paese. Le alghe forniscono numerosi vantaggi, in particolare le microalghe, perché non devono essere coltivate su terreni arabili, ma nell’acqua di mare, e hanno un elevato rendimento e possono contribuire efficacemente alla produzione di alimenti perché sono ricche di grassi, proteine e carboidrati.

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venerdì 6 dicembre 2019

Nutella, Novi, Pernigotti… Cos’è cambiato negli ultimi anni tra le creme spalmabili al cacao e nocciole

Nutella è la crema spalmabile al cacao e nocciole più famosa nel mondo occidentale. Come già visto in un articolo di confronto realizzato alcuni anni fa, ci sono altre aziende italiane che propongono creme spalmabili a base di nocciole e cacao come: Novi, Pernigotti e diversi vasetti con le marche dei supermercati come: Carrefour, Coop ed Esselunga. A distanza di tre anni abbiamo voluto verificare cos’è cambiato. Nell’elenco delle marche commerciali abbiamo aggiunto Conad e il prodotto Terre d’Italia di Carrefour venduto a un prezzo maggiore rispetto alla media.
L’elemento decisivo per valutare la qualità di questi prodotti è la quantità di nocciole perché rappresentano l’ingrediente più pregiato, insieme al burro di cacao e al cacao. Nel vasetto di Novi la percentuale di nocciole arriva al 45%, seguita da Terre d’Italia 40% e dalle due varianti Pernigotti rispettivamente 33 e 29%. Nutella, Carrefour, Esselunga e Conad si trovano in coda con il 13%, mentre in ultima posizione troviamo Coop Solidal con il 10%.


Il secondo ingrediente di rilievo è lo zucchero presente in tutti i vasetti, ma in misura diversa. Si trova al primo posto nella lista degli ingredienti di Nutella e nelle spalmabili firmate: Coop, Carrefour, Esselunga e Conad. Anche gli oli vegetali hanno un ruolo molto importante. Rispetto a tre anni fa il panorama cambiato. Se nel 2015 prevalevano le marche con olio di palma, adesso solo Nutella, Conad e Carrefour mantengono nella ricetta l’olio tropicale. Coop Solidal ha optato per il girasole e anche Esselunga abbina girasole e burro di cacao. Grazie a questo cambiamento le due creme hanno quasi dimezzato il contenuto di acidi grassi saturi, Coop Solidal è scesa dal 13,1% al 7%, mentre Esselunga dal 10% al 5,1%. La scelta migliore è quella di Novi, Terre d’Italia e Pernigotti che, avendo un elevato contenuto di nocciole, usano ridotte quantità di grassi, che sono comunque di pregio come burro di cacao e burro di latte anidro.

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martedì 3 dicembre 2019

Povertà: più di 12 milioni di italiani non si curano perché non possono

Sono un milione 200mila in più rispetto all’anno precedente. Penalizzati soprattutto non autosufficienti, malati cronici, meridionali. Liste di attesa sempre più lunghe, per una mammografia si attendono in media 122 giorni


L’anno scorso 13 milioni di italiani hanno avuto difficoltà a pagare di tasca propria prestazioni sanitarie che non sono riusciti ad avere nel servizio pubblico soprattutto a causa di lunghe liste di attesa, quasi otto milioni hanno dovuto utilizzare tutti i propri risparmi o indebitarsi per curarsi, quasi due milioni di italiani sono entrati nell’area della povertà a causa di spese sanitarie private. Ma ci sono anche quelli che non riescono a curarsi perché non possono permetterselo: sono più di 12 milioni gli italiani che l’anno scorso hanno rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per motivi economici, un milione 200 mila in più rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal 7° Rapporto di Censis e Rbm Assicurazione Salute, intitolato “La sanità italiana al tempo dell’universalismo selettivo” e presentato a Roma nel corso del «Welfare Day 2017».
Più invecchi, più spendi
«Ammonta a 35 miliardi la spesa privata degli italiani per avere prestazioni sanitarie, compreso il pagamento dei ticket, con un aumento del 4,2% tra il 2013 e il 2016 – spiega uno dei curatori della ricerca, Francesco Maietta, responsabile dell’area politiche sociali del Censis – . Per gli italiani è la nuova normalità pagare per la sanità: non solo i benestanti pagano per avere prestazioni sanitarie ma anche il 64% di persone a basso reddito, il 76% sono malati cronici». Più si ha bisogno di sanità più si spende di tasca propria. Fatta 100 la spesa sanitaria privata pro-capite degli italiani, per un malato cronico si arriva a 121, per un anziano a 146, per una persona non autosufficiente a 212. E aumentano le disuguaglianze sociali. «13 milioni di persone hanno dovuto ridistribuire i consumi per far fronte alle spese sanitarie – sottolinea Maietta –. La spesa sanitaria privata pesa di più su chi ha meno (oltre il 74% di persone a basso reddito), su chi vive in territori più disagiati (53,8% dei cittadini meridionali rispetto al 22% di quelli settentrionali), su chi ha più bisogno della sanità per curarsi (il 51% delle famiglie ha una persona non autosufficiente in casa)». 

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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...