venerdì 23 marzo 2018

Vado Ligure, Savona: nella stessa clinica quattro pazienti si sono risvegliati dal coma. "È un miracolo"

Nel centro Vada Sabatia di Vado Ligure (Savona), quattro pazienti in questi ultimi mesi si sono risvegliati dal coma, nel reparto che ospita pazienti in gravissime condizioni. 

 

Il Centro Vada Sabatia di Vado Ligure è al centro dello stupore nazionale. Negli ultimi mesi, quattro pazienti si sono svegliati da uno stato di coma profondo. I pazienti erano in coma da anni ma, in maniera del tutto inaspettata, si sono risvegliati. I familiari, commossi, hanno dichiarato: “È un miracolo. Come rinascere e iniziare una nuova vita“.

La storia assume un tratto ancora più “soprannaturale” quando si osserva l’accaduto: oltre al fatto che in pochi mesi quattro pazienti si siano risvegliati da un coma profondo, le 4 persone sono a coppia, ovvero – nella vicenda – sono coinvolti due uomini e due donne. Un vero e proprio stupore ha colpito i familiari e i medici della struttura, che non hanno spiegazioni per il “miracolo”.

 

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domenica 18 marzo 2018

Staminali fermano menopausa

Arriva dalle staminali una speranza per le donne che soffrono di insufficienza ovarica precoce, condizione che colpisce circa l'1% della popolazione femminile, a volte in età molto giovanile. Ragazze che entrano in menopausa prestissimo, talora appena teenager. Senza poter diventare madri e costrette a sopportare non solo il peso dei sintomi legati alla fine dell'età fertile, dalle vampate ai problemi intimi e d'umore, ma anche già più a rischio di patologie cardiovascolari, fratture da osteoporosi e decadimento cognitivo. Ebbene, un'iniezione nelle ovaie di 'cellule bambine' prelevate dal midollo osseo delle pazienti potrebbe aiutarle a ottenere un ringiovanimento ovarico, 'invertendo' gli effetti della malattia.

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Vita da celiaco, alla ricerca del gluten free di qualità

Tanti cibi confezionati (ipercalorici) sugli scaffali, ora finalmente in arrivo anche il fresco

 

Gluten free, moda o necessità? Dipende. Negli ultimi anni il senza glutine è stato protagonista di una crescita esponenziale, complice l’aumento delle diagnosi di celiachia che sono passate da 60.000 nel 2007 a 180.000 oggi e che ha portato questa patologia ad essere considerata non più malattia rara ma cronica. La relazione annuale del Ministero della Salute al Parlamento, pubblicata recentemente, ha reso noto come questi numeri siano destinati solo a crescere. A causa della vastità e della complessità dei sintomi che contraddistinguono questa patologia – da non confondere con un’intolleranza alimentare, ma una vera e propria malattia del sistema immunitario che si innesca con il glutine e per cui, ad oggi, l’unica cura è la dieta aglutinata – la celiachia è ancora incredibilmente sotto-diagnosticata. Non solo le diagnosi arrivano nella maggior parte dei casi in modo molto tardivo, ma addirittura si stima che un celiaco su quattro non sappia di esserlo. 

Non solo celiachia, però. Molte delle patologie intestinali nate negli ultimi anni, come la “Gluten Sensitivity”, sono collegate proprio ad un eccessivo consumo di glutine. I cereali raffinati (specie orzo e grano), molto spesso provenienti da Canada e Stati Uniti, contengono infatti un tasso di glutine di gran lunga più alto rispetto alla quantità media che il corpo umano è in grado di tollerare, trattandosi di una proteina relativamente “nuova” per l’organismo. Persino l’avena, un cereale naturalmente privo di glutine, nelle ricerche svolte in questi due continenti presenta un altissimo tasso di contaminazione da glutine, in particolar modo negli USA. Ne consegue che, pur non presentando una sintomatologia tanto esplicita come spesso accade nel caso della celiachia e nessun appiattimento dei villi intestinali (unico fattore che accerta la diagnosi di malattia celiaca), un consumo costante di questi cereali può portare a disturbi come spossatezza, gonfiore e dolori addominali.

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sabato 17 marzo 2018

Cambio dell'ora legale: quali sono gli effetti sulla salute? Come affrontarlo? Video

Il cambio dell'ora scatterà nella notte tra sabato 24 e domenica 25. Dormiremo un'ora in meno, ma avremo un'ora di luce in più, con quali effetti?

La primavera è alle porte e con essa scatterà il cambio dell'ora legale [VIDEO] che avverrà nella notte tra sabato 24 e domenica 25 marzo (esattamente alle 2 di notte). Lo spostamento di un'ora in avanti delle lancette ci porterà a dormire un'ora in meno, ma ci regalerà un'ora di luce in più. Il cambio dell'ora da solare a legale è stato introdotto per risparmiare energia durante la prima e la seconda guerra mondiale, al fine di ridurre il consumo di elettricità. La misura è poi stata adottata definitivamente in Italia nel 1966.

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giovedì 15 marzo 2018

5 suggerimenti per ridurre il sale. Inizia la Settimana mondiale di sensibilizzazione per la diminuzione


È iniziata oggi Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo alimentare di sale, promossa dalla World Action on Salt & Health (WASH) in associazione con numerosi partner in 100 Paesi. Lo slogan è “5 ways to 5 grams” per indicare i cinque  comportamenti virtuosi da adottare per ridurre il consumo di sale e arrivare al valore massimo raccomandato dall’OMS di 5 grammi al giorno. L’obbiettivo dell’iniziativa è incoraggiare le aziende alimentari a ridurre questo ingrediente nei loro prodotti e sensibilizzare i Governi affinché sviluppino strategie per diminuirne il consumo nella popolazione.

L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un consumo massimo di 5 grammi al giorno, corrispondenti a circa 2 grammi di sodio. In Italia, secondo una rilevazione effettuata nel periodo 2009-2012*, il consumo medio giornaliero è superiore a 10 g negli uomini e 8 g nelle donne. Anche i più giovani (età compresa tra 6 e 18 anni) superano i livelli massimi con 7,4 g per i ragazzi e 6,7 g per le ragazze.

Un consumo eccessivo di sodio determina un aumento della pressione arteriosa, con conseguente incremento del rischio di insorgenza gravi patologie cardio-cerebrovascolari correlate all’ipertensione, quali infarto del miocardio e ictus cerebrale. L’introito di sale è stato associato anche ad altre malattie cronico-degenerative, quali tumori dell’apparato digerente, in particolare quelli dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.

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mercoledì 14 marzo 2018

Croste di formaggio: si possono mangiare? Risponde il professore Antonello Paparella

C’è chi la scarta senza pensieri, per altri è la parte più gustosa, ma le croste di formaggio si può sempre mangiare? Alcune sono facili da riconoscere e scartare perché si tratta di rivestimenti costituiti da cere (come per il Gouda, l’Edamer, alcune caciotte e pecorini semistagionati), da tessuto (come in una varietà di Cheddar) o da altri materiali non commestibili (come nei pecorini e nella toma affinati nella paglia o nel formaggio sardo con l’argilla).

Più difficile è invece capire come comportarsi con tutte le altre croste. Per esempio sono da evitare le croste di formaggio trattate con l’E235 (natamicina), un conservante con funzione antifungina impiegato in particolare per il trattamento superficiale di formaggi a pasta dura e semidura, come alcuni pecorini. Lo stesso trattamento è effettuato anche sulle superfici di alcuni prodotti di capra freschi o i DOP quali l’Asiago, il Montasio e il Piave. In tutti questi casi leggere l’etichetta può esserci d’aiuto, visto che queste sostanze vanno segnalate.

“Per quanto riguarda le altre croste, in linea generale sono commestibili – spiega Antonello Paparella, microbiologo alimentare dell’Università di Teramo – ma alcune sono poco palatabili per via del sapore o della consistenza come nel caso della Fontina e del Caciocavallo Silano. Tuttavia le croste di alcuni celebri formaggi stagionati, come il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, non sono utilizzabili direttamente a causa della loro consistenza ma possono essere consumate cotte. Basta lavarle con cura ed eliminare lo strato esterno con una grattugia o un coltello, fino a far scomparire le scritte, per utilizzare la parte rimanente come gustoso ingrediente di zuppe e minestre.”

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Frutti di bosco: 10 straordinari benefici per la salute


Lamponi, mirtilli neri, mirtilli rossi, more, ribes e fragoline di bosco sono preziosi alleati per la salute. Questi straordinari frutti di bosco sono ricchi di antiossidanti, sostanze benefiche che ci proteggono dalle malattie e che ci aiutano a prevenire e a contrastare le infezioni.

La scienza si sta dimostrando sempre più attenta alle proprietà benefiche dei frutti di bosco. Ora che sono di stagione possiamo approfittare delle passeggiate in montagna e in campagna per raccoglierli e per poterli consumare freschi. Andiamo alla scoperta delle principali proprietà dei frutti di bosco.

1) Fanno bene al cuore

Le fragole e i mirtilli, ma in generale tutti i frutti rossi e i frutti di bosco, sono ricchi di vitamine e davvero salutari. Gli esperti statunitensi e britannici si sono concentrati sulle condizioni di salute delle donne e hanno messo in luce come i frutti di bosco possano essere benefici per il loro cuore. Per proteggere il cuore nello studio in questione gli esperti indicano che dovremmo mangiare fragole e frutti di bosco almeno tre volte alla settimana.
 

2) Prevengono l'invecchiamento

Uno studio sui frutti di bosco condotto dall'Università di Parma ha messo nero su bianco gli effetti benefici di questi frutti nella prevenzione dell'invecchiamento. In questo caso i benefici dei frutti di bosco sono dovuti soprattutto alla ricchezza di polifenoli, delle molecole fondamentali per arginare i danni causati dai radicali liberi e per prevenire patologie croniche, oltre che per migliorare le capacità cognitive.

3) Aiutano a dimagrire

Se fate fatica a dimagrire, il segreto potrebbe essere nei frutti di bosco. Mangiare tre porzioni di frutti di bosco al giorno infatti aiuterebbe a bruciare i grassi e consumare calorie per produrre energia. Sarebbe merito soprattutto degli antiossidanti secondo un nuovo studio condotto negli Stati Uniti che evidenzia i benefici del resveratrolo contenuto nei frutti di bosco.

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Cos'è la Sugar tax, l'imposta sulle bibite zuccherate

La tassa, che doveva entrare in vigore il primo luglio 2024 con un emendamento presentato nel decreto Superbonus, ha scatenato il dibattito ...