venerdì 5 febbraio 2021

Depurare il corpo appena svegli, 5 rimedi naturali da provare


Tutti abbiamo bisogno di depurarci. Per sgonfiarci, per ripulire il nostro corpo, ma anche solo per farci una coccola mattutina. La depurazione del corpo va fatta al mattino: dopo il riposo notturno abbiamo accumulato scorie che dobbiamo eliminare per sentirci meglio. E anche per evitare che i tessuti diventino un ambiente tossico per le cellule. Depurando il nostro corpo di mattina puliremo e attiveremo anche l’intestino. Ma come facciamo a depurarci? Cosa dobbiamo bere al risveglio per ripulire il nostro corpo?

Ci sono varie cose che fanno bene e che ripuliscono il corpo. Innanzitutto un rimedio potentissimo per depurare il corpo appena svegli è un bel bicchiere di acqua tiepida. Va bevuto a digiuno appena ci si sveglia. Ma che poteri ha l’acqua tiepida? Bevuta a digiuno pulisce le pareti gastriche e mette l’intestino in funzione in modo dolce. Attiva i reni e stimola il transito intestinale, favorendo l’assimilazione dei nutrienti che verranno assunti con la colazione.

Altra bevanda che depura il corpo e andrebbe bevuta ogni mattina a digiuno per disintossicare il corpo è l’acqua e limone. Il limone ha un alto potere disintossicante sul corpo, depura il fegato e rafforza il sistema immunitario. Non solo: è ricco di vitamine e sali minerali e regolarizza il ph dell’organismo. Tra l’altro l’acqua e limone appena svegli è anche molto piacevole. Ma non è tutto. Anche l’acqua e miele è un ottimo rimedio per depurarsi.

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Covid: Nas sequestrano 24.000 farmaci dall'Africa e oscurano 11 siti di vendita on line

Speranza, alta l'attenzione sulla sicurezza dei medicinali

Circa 23.500 pillole e 180 confezioni di flaconi, per un valore di 80 mila euro, di farmaci tra antibiotici, antinfiammatori e antifebbrili provenienti dall'Africa e utilizzati anche per il Covid-19 sono stati sequestrati dai Nas all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino. Trasportati clandestinamente all'interno dei bagagli di un cittadino africano, i medicinali erano sprovvisti di certificazione medico sanitaria, delle prescritte autorizzazioni ministeriali e in alcuni casi anche privi dell'indicazione dei principi attivi e della loro origine, quindi potenzialmente pericolosi per la salute. 

Oscurati anche 11 siti sui quali venivano effettuate la pubblicità e l'offerta in vendita, anche in lingua italiana, di di medicinali che in questi mesi sono stati a vario titolo collegati all'emergenza pandemica da Covid 19.

Oltre a una serie di farmaci soggetti a obbligo di prescrizione e vendibili solo in farmacia, i carabinieri hanno individuato l'offerta di vendita di medicinali soggetti a particolari restrizioni d'uso e specifiche indicazioni d'impiego in relazione all'infezione da Sarscov-2, tra cui gli antimalarici clorochina e idrossiclorochina. 

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giovedì 4 febbraio 2021

Coronavirus, il bollettino di oggi 4 febbraio: 13.659 nuovi casi e 422 morti

Ieri erano stati 13.189 i nuovi casi e 476 i morti

Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 13.659 nuovi casi e 422 vittime. Con i morti di oggi nel nostro Paese è stata superata la soglia delle 90 mila vittime ufficiali per il Covid-19: il totale è di 90.241.

Sono 306 i medici morti finora

Hanno raggiunto il numero di 306 i medici morti a causa della pandemia da Covid-19. Lo comunica la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). L'ultima vittima, dall'inizio della pandemia, è la dottoressa Maria Giuseppa Giammalva, medico di Medicina generale di Palermo.

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Coronavirus, gli anticorpi monoclonali usati allo Spallanzani: "Buoni risultati su positivi a lungo termine"


Covid: anticorpi durano 6 mesi nella maggior parte dei guariti

Studio Gb su 1700 persone

In circa l'88% delle persone guarite dal Covid-19, gli anticorpi nel sangue rimangono per 6 mesi. Lo indica lo studio condotto dalla biobanca britannica Uk Biobank, una delle più grandi al mondo per gli studi sul Covid, che ha analizzato i campioni biologici di quasi 1700 persone, come segnala la Bbc.

La Uk Biobank raccoglie sangue, urina, campioni di saliva, dati genetici e esami di cuore e cervello di circa mezzo milione di persone, che hanno acconsentito a far analizzare le loro informazioni per aiutare la ricerca medica.

Quasi 20.000 di questi volontari hanno fornito un campione di sangue ogni mese tra il 27 maggio e 4 dicembre scorso. Di questi, 1699 sono risultati positivi agli anticorpi al SarsCov2 in questo periodo, indicando un'infezione passata. Molti di loro erano già risultati positivi al coronavirus nel primo mese dello studio, suggerendo quindi che il contagio fosse avvenuto nella prima ondata pandemica. Sei mesi dopo, è così emerso che l'88% di loro aveva ancora gli anticorpi al virus rilevabili nel sangue, confermando così quando osservato in studi più piccoli condotti sugli operatori sanitari.

E' inoltre possibile che alcuni o tutti quelli di quel 12%, i cui test da positivi sono diventati negativi, abbiano comunque mantenuto una qualche protezione contro una successiva infezione, anche se la loro quantità di anticorpi era troppo bassa per essere rilevata.

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mercoledì 3 febbraio 2021

Covid: i contagi schizzano a 13.189, i morti sono 476. A Varese primo caso di variante sudafricana in Italia

Sono stati 279.307 i test (tamponi molecolari e antigenici) effettuati nelle ultime 24 ore

Nelle ultime 24 ore sono stati 13.189 i test positivi al coronavirus registrati in Italia. Lo rende noto il ministero della Salute.

Martedì i test positivi erano stati 9.660. Le vittime sono 476 (martedì erano state 499).

Sono 279.307 i test (tamponi molecolari e antigenici) effettuati nelle ultime 24 ore in Italia (35 mila più di ieri), con un tasso di positività del 4,7% (il giorno prima era stato del 3,9%, l'incremento è dello 0,8%).

Le persone ricoverate in terapia intensiva in Italia sono 2.145 e sono 69 in meno rispetto alle 24 ore precedenti, nel saldo tra ingressi e uscite; gli ingressi giornalieri sono 133. I ricoverati con sintomi sono invece 20.071, quindi 246 in meno di ieri.

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Covid, mantenere una bocca sana protegge dalle forme più gravi

In chi ha le gengive infiammate il rischio di morte è 9 volte maggiore

Avere una bocca sana potrebbe proteggere dalle forme più gravi di Covid-19. In chi soffre di un'infiammazione gengivale severa, infatti, la probabilità di decesso è quasi 9 volte più alta rispetto a chi ha la bocca sana, il rischio di ricorrere a ventilazione assistita è 4,5 volte maggiore e di 3,5 volte più alto quello di finire in terapia intensiva.

A dimostrarlo è uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology, che suggerisce come la prevenzione e la cura delle malattie gengivali riduca il pericolo di complicanze in chi viene contagiato da Sars-CoV-2.
    Lo studio, condotto in Qatar, ha coinvolto 568 pazienti con diagnosi di Covid-19 fra febbraio e luglio 2020, per i quali era disponibile la cartella clinica integrata medica e odontoiatrica. Ne è emerso che chi aveva le gengive infiammate non era più a rischio di contagio ma, una volta contratta l'infezione aveva conseguenze più gravi. "Fra i 40 pazienti che hanno avuto complicazioni, ben l'80% aveva la parodontite - spiega Luca Landi, presidente della Società Italiana Parodontologia e Implantologia (SIdP) - e la probabilità di una qualsiasi complicazione da Covid-19 è risultata 3,7 volte più alta in chi aveva le gengive infiammate, con un effetto molto evidente sui decessi, di quasi 9 volte più probabili. Questo rischio è stato confermato anche dopo escluso altri fattori, come età, diabete e fumo".

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Fumo e batteri nemici delle gengive


Covid, terapie intensive ancora sotto pressione: ecco dove

In 8 regioni e province autonome italiane. La percentuale più alta si registra in Umbria

(Adnkronos)

Nonostante i valori medi nazionali vadano migliorando, i reparti di terapia intensiva sono ancora sotto pressione in 8 regioni e province autonome italiane, dove superano la soglia critica, fissata al 30% dal ministero della Salute, dei pazienti Covid-19 ricoverati rispetto ai posti letto disponibili. La percentuale più alta si registra in Umbria con il 45%, seguita dalla Provincia autonoma di Trento con il 39% e dalla Puglia (37%), a fronte di una media nazionale che sta registrando un costante calo ed è stabile da 4 giorni sul 26%. E' quanto emerge dai dati dell'Agenzia per i servizi sanitari (Agenas), aggiornati a ieri sera.

Le altre regioni che 'sforano' il 30% dei posti Covid nelle terapie intensive sono il Friuli Venezia Giulia (35%), la Provincia autonoma di Bolzano con il 34%, Lazio, Lombardia e Marche al 31%.

Fonte


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