domenica 3 dicembre 2017

Glifosato: Report e Coldiretti lanciano l’allarme. Ma per superare i limiti bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta al giorno!


La storia del diserbante glifosato presente nel grano duro canadese importato in Italia, è stata raccontata da Coldiretti anche attraverso diversi presidi nel porto di Bari dove attraccano le navi. La storia ha convinto migliaia di persone a diffidare delle materie prime straniere, anche se alcuni elementi di questa vicenda risultano poco chiari. C’è infatti da chiedersi perché Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, a Bari guidi i manifestanti all’arrembaggio delle navi cariche di grano canadese “contaminato” da glifosato e a Bruxelles sottoscriva come vicepresidente del gruppo COPA COGECA (l’organizzazione europea cui aderiscono le associazioni degli agricoltori e delle cooperative agricole) un documento che invita l’UE a rinnovare per altri 15 anni l’autorizzazione dell’erbicida in Europa.

Stiamo parlando del diserbante più utilizzato al mondo, e usato ampiamente per i cereali anche nel nostro Paese sino a un anno fa. Per questo motivo adesso è facile trovarlo in quantità infinitesimali in molti alimenti, anche ottenuti con il 100% di materie prime italiane.

Il problema del glifosato (che lo Iarc considera cancerogeno e l’Efsa no) esiste ed è grave in quanto siamo di fronte a un prodotto chimico efficace sul campo e molto economico, usato in tutto il mondo. In queste settimane la questione è all’ordine del giorno della Commissione Europea che dovrà decidere se rinnovare, e per quanti anni, l’autorizzazione all’uso del diserbante (che è anche sospettato di essere un interferente endocrino). Purtroppo il glifosato si trova in quantità infinitesimali anche nelle acque di irrigazione. Si è trovato in tracce in diversi cibi, come birra e succo di arancia, venduti negli Usa. In attesa delle decisioni dell’UE sul suo impiego, la narrazione suggerita da Coldiretti della pasta italiana preparata con grano importato contaminato appare assolutamente strumentale. Si tratta di propaganda priva di riscontri validi, tanto che analisi fatte di recente da riviste specializzate e associazioni di consumatori evidenziano la presenza di tracce di diserbante anche in prodotti 100% italiani.

Report precisa che: il glifosato è stato trovato in tracce e i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge”
Ma perché allora un programma di inchieste giornalistiche come Report su Rai 3 ha raccontato questa storia in modo avvincente? Il servizio del giornalista inviato in Canada ha proposto immagini molto efficaci e ha focalizzato l’attenzione sul problema attraverso interviste a soggetti non proprio super partes, che hanno creato molta confusione e destato un certo allarmismo. Il colpo di scena del programma però si registra al 14° minuto quando vengono presentati i risultati delle analisi  sul glifosato fatte in laboratorio su 6 campioni di pasta italiana (Barilla, Garofalo, Divella, Rummo, La Molisana, De Cecco).  Prima di leggere i risultati il conduttore precisa che il glifosato è stato trovato in tracce e  i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge”  e poi conclude dicendo che “bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta al giorno per superare i livelli stabiliti dall’Efsa!“.

Ma se la situazione è questa – verrebbe da dire – di cosa stiamo parlando? Forse vale la pena ricordare che gli italiani mangiano 28 kg di pasta in un anno. Il conduttore di Report  Sigfrido Ranucci con questa frase ha praticamente annullato l’effetto del presunto scoop, rivelando al telespettatori che il pericolo risulta alquanto remoto. Valori simili di glifosato nella pasta sono stati rilevati dalla rivista Test Il Salvagente e dal mensile Altroconsumo che hanno realizzato prove di laboratorio, così come pure da altri che hanno trovato la presenza del diserbante in quantità infinitesimali anche nella farina italiana.

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“Mutti richiama passata di pomodoro” è una bufala della rete. La fake news che annuncia il ritiro per presenza di arsenico viaggia su WhatsApp

“Passata di pomodoro Mutti richiamata per tracce di arsenico”: la falsa notizia apparsa ieri sera su WhatsApp sta diventando virale. Si tratta dell’ennesima fake news che la rete regala ai consumatori. Questa volta la bufala è ben congegnata, perché accompagnata da un modulo di richiamo del Ministero della salute che però è stato modificato. La foto abbinata alla notizia segnala che un lotto di passata di pomodoro Mutti da 700g sarebbe stato ritirato dalla catena di supermercati Conad per la presenza di tracce di arsenico, una sostanza tossica ben nota al pubblico, scelta aumentare l’impatto della bufala.

Per rendere la fake news credibile, i creatori hanno utilizzato un vero modulo diffuso dal Ministero della salute qualche giorno fa, relativo ai  filetti di acciuga Athena di Eurospin, modificando i principali dati, ma lasciando qualche riferimento per cui risulta riconoscibile.

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sabato 2 dicembre 2017

Mele e pesticidi: uno studio svela i metodi più efficaci per eliminare la maggior parte delle sostanze chimiche dalla superficie della buccia


Per ridurre la concentrazione di pesticidi presenti sulle mele il sistema più efficace è anche quello più semplice ed economico: immergere il frutto in una soluzione di bicarbonato. Questo sistema è sufficiente, secondo i test effettuati dai ricercatori dell’Università del Massachussett di Amherst, a rimuovere la quasi totalità dei prodotti chimici presenti.

Negli esperimenti, di cui ha dato conto il Journal of Agricultural and Food Chemistry, gli autori hanno trattato le mele gala con alte concentrazioni di due pesticidi tra i più usati: il tiobendazolo, funghicida, e il phosmet, insetticida, per 24 ore. Quindi hanno sottoposto i frutti a tre diversi trattamenti: l’acqua corrente, una soluzione all’1% di bicarbonato di sodio oppure il lavaggio con una soluzione di candeggina (ipoclorito di sodio) simile a quello utilizzata da molti produttori prima di avviare le mele alla spedizione, il Clorox, e poi hanno verificato i livelli delle due sostanze chimiche sulla buccia delle mele.

Il risultato è stato sorprendente, perché il bicarbonato ha impiegato 12 e 15 minuti per rimuovere il 100% rispettivamente del tiobendazolo e del phosmet dalla superficie delle mele. Va detto però entrambi i pesticidi, il 20% del primo e il 4,4% del secondo, erano penetrati nella buccia, e non erano diminuiti dopo nessuno dei tre trattamenti. Inoltre è stato dimostrato che il tiobendazolo ha una capacità di penetrazione che è 4 volte superiore rispetto a quella del phosmet.

Per non mangiare antiparassitari non c’è dunque che una soluzione: togliere la buccia, anche se è lì che si concentra la quantità maggiore tanto di fibre che di nutrienti nobili o, in alternativa, scegliere mele biologiche.

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