Al via la battaglia del
riso: quello importato dal Sud est asiatico può contenere residui non
salutari. Coldiretti denuncia: "Il riso d'importazione è meno sicuro e
viene coltivato sfruttando la manodopera, anche minorile. Nelle
etichette va riportata la provenienza"
Un pacco di riso su quattro è di provenienza estera, ma non si vede. Sulle confezioni manca l’indicazione del Paese d’origine.
Il consumatore, senza questa informazione, non più sapere da dove
arrivano i chicchi e non è messo in grado di fare scelte consapevoli.
Nel piatto, assieme alle pietanze a base di Basmati o Jasmine,
potrebbero finire impercettibili tracce di pesticidi e altri composti chimici
che bene alla salute non fanno. A denunciarlo, durante un
manifestazione di piazza organizzata a Roma, sono i dirigenti e i soci
di Coldiretti, schierati compattamente nella “battaglia del riso”
Il ministro Martina annuncia: pronto un decreto ad hoc
L’attacco
degli agricoltori italiani del comparto ha ottenuto un primo risultato.
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, annuncia:
“Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine
del riso. La chiediamo a livello europeo e siamo pronti per introdurre
questo strumento in Italia. Il decreto per la sperimentazione, elaborato
in accordo con il ministro dello Sviluppo economico, è pronto”.
“Nel riso d’importazione residui non salutari”
“Il
riso coltivato nel nostro Paese – garantisce Rolando Manfredini,
responsabile dell’area sicurezza alimentare dell’associazione di
categoria – è sicuro e garantito, perché le regole cui attenersi
esistono e vengono rispettate. I controlli sono puntuali e frequenti. La
controprova della bontà del prodotto italiano? Per il nostro riso non
ci sono state segnalazioni al sistema europeo di allerta. Nel Sud est
asiatico le cose vanno diversamente. Le importazioni extracomunitarie
hanno innescato 11 allerte sanitarie da contaminazione. Nelle partite
‘fuorilegge’ - continua il rappresentante di Coldiretti - è stata
riscontrata la presenza irregolare di residui antiparassitari, di
aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da
insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di Ogm
proibiti in Italia e in Europa”.
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