Etica, infatti, è la parola del futuro. E quindi del nostro presente. Il lavoro è etico. La musica è etica. Lo sono le tasse. Anche le banche, ormai, sono etiche.
“Etica” è diventata la parola con cui definire noi stessi e chi ci circonda. Dividiamo le persone in buone o cattive a seconda di quanto rispecchiano la nostra idea di “etica”. Ma cosa si intende esattamente con “etica”? Tutti i più grandi pensatori della storia hanno scritto e dibattuto sul suo significato. Da Aristotele a Socrate, fino a Confucio. Da Tommaso D’Aquino a Kant, fino a Giulia Innocenzi. Nessuno, prima di lei, aveva però mai trovato una definizione precisa e sintetica di “etica”.
Etica, sostiene la collaboratrice di Santoro nel suo libro “Tritacarne”, significa non uccidere gli animali.
Sarebbe intellettualmente disonesto, però, attribuire quest’idea esclusivamente alla giornalista de Il Fatto Quotidiano; una riflessione così complessa richiede un’estensione computazionale non ascrivibile singolarmente a Giulia Innocenzi. Per arrivare a questa epifania intellettuale sono stati necessari milioni di vegani nel mondo.
I vegani sono infatti ossessionati dalla parola “etica”. È quella a cui ricorrono quando viene chiesto loro che cosa li abbia spinti a cambiare dieta. È come definiscono loro stessi. Persone con etica.
Hanno pure creato il “Parma Etica Festival”, una rassegna in cui si celebrano culture, tradizioni e usanze alimentari allogene con il nobile scopo d’aiutare le persone a dimenticare di vivere a Parma. Tre giorni di talk, workshop e seminari sull’etica vegan e vegetariana. E sulla “psicogenealogia transgenerazionale”, una branca della psicologia che unisce le esperienze traumatiche dei tuoi avi del Rinascimento con le difficoltà di ricezione di Lifegate.
Ospite speciale del festival? Giulia Innocenzi.
Altro esempio di questa ossessione si può trovare nel ricettario-bibbia della comunità vegana italiana dal titolo “La cucina etica”. Scopo dei suoi tre autori è quello di proporre ricette “etiche, salutiste, ecologiche, spirituali, legate allo sviluppo sostenibile”. Uno dei primi capitoli è dedicato alla quinoa.
La quinoa è considerata uno degli alimenti più nutrienti in natura ed è utilizzata di frequente nelle diete vegane per l’alta concentrazione di proteine che contiene; viene coltivata nei due Paesi più poveri del Sud America Perù e Bolivia e da quando è stata scoperta nelle “diete etiche” ha completamente stravolto l’esistenza degli abitanti di entrambi i Paesi. Dal 2006 al 2011 il prezzo della quinoa è triplicato, fino a raggiungere i 3mila euro la tonnellata, ma alcune varietà più pregiate rossa real e nera possono superare i 4mila e gli 8mila euro.
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