Il perenne osannante bombardamento sulla salubrità della dieta mediterranea comprende l’invito a consumare olio extravergine di oliva (EVO). Si tratta di un ottimo consiglio che però sembra aver perso il suo fascino. Infatti, paradossalmente, il consumo medio pro-capite degli italiani negli ultimi anni è sceso di circa il 30 % passando da 12 kg a poco più di 8 kg.
Le ragioni di questo calo nei consumi possono essere molteplici: da una parte l’aggressività dei produttori di altri oli (girasole, colza, soia, arachidi, ecc.) proposti, spesso in modo subdolo, come altamente salutari, e dall’altra l’ossessionante invito a consumare soltanto olio di oliva nazionale che è però insufficiente.
Si calcola infatti che il consumo totale di olio extravergine di oliva in Italiaoscilli tra le 500.000 e le 600.000 tonnellate. Nelle annate “buone” la produzione nazionale è intorno alle 300.000 - 350.000 tonnellate. Inoltre riusciamo a esportare ogni anno circa 300 – 400 mila tonnellate.
E’ evidente che qualcosa non quadra e senza le massicce importazioni di olio di oliva dai vari Paesi che si affacciano sul Mediterraneo non avremmo olio a sufficienza per noi e, soprattutto, non ci sarebbe l’olio che la nostra industria olearia propone ai mercati internazionali con la dizione “made in Italy”.
Ricordiamo che i vari ministri e presidenti del Consiglio che si avvicendano, indipendentemente dal colore politico, osannano la grande capacità del nostro Paese di esportare alimenti nazionali, incluso ovviamente l’olio di oliva, senza spiegare che le materie prime sono spesso d’importazione.
Il paradosso è che contemporaneamente, in alcune aree geografiche, in particolare in Calabria, un ottimo EVO rimane invenduto nonostante sia offerto a prezzi incredibilmente bassi (circa 4 euro al Kg).
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