giovedì 17 settembre 2020

Ilaria Capua: "Più pericoloso il pranzo della domenica con la famiglia che andare al supermercato"

 

La virologa è intervenuta nel corso del programma DiMartedì


“E’ più pericoloso il pranzo della domenica con la famiglia allargata che andare al supermercato”. Ilaria Capua nel corso del programma DiMartedì ha parlato della possibile seconda ondata di coronavirus, prevista per i mesi invernali e delle situazioni che aumentano il rischio contagio.

“Adesso è in atto una dinamica completamente diversa”, ha detto la virologa intervistata da Giovanni Floris, “Al supermercato si va protetti adeguatamente, mentre il pranzo avviene tra diverse generazioni e ora che si sono riaperte le scuole ci sarà da aspettarsi una circolazione virale più vivace”.

Tre sono i fattori che aumentano la circolazione del virus: ambienti chiusi, assembramenti e lunga esposizione al rischio di contagio. Dinamiche che spesso si verificano all’interno delle scuole, di recente riapertura. 

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mercoledì 9 settembre 2020

Coronavirus: arriva test salivare super rapido italiano

Già approvato da ministero Salute, risposta in 3 minuti


Arriva un nuovo test rapido, tutto italiano, capace di dire in soli 3 minuti se si è positivi o meno al coronavirus SarsCov2 dalla saliva. Si chiama Daily Tampon, ed è stato realizzato da un'azienda brianzola di Merate (Lecco) in collaborazione con l'università del Sannio. Il test ha ricevuto l'approvazione dal Ministero della Salute e può quindi partire la produzione.
La ricerca su tutti i tipi di test rapidi, compreso quello salivare, va avanti ma in particolare su quest'ultimo test "non c'è ancora stata alcuna validazione da parte del ministero della salute". E' quanto chiariscono fonti del ministero della Salute. 
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giovedì 3 settembre 2020

La quercetina contro il Coronavirus

Secondo uno studio internazionale, per l'Italia il Cnr, la molecola di origine naturale inibisce Sars-Cov-2. E' presente in abbondanza in vegetali comuni

Dalla natura la speranza di una nuova arma contro Covid-19. Uno studio internazionale al quale ha partecipato l'Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche, il Cnr-Nanotec di Cosenza, suggerisce come la quercetina - un composto di origine naturale - funzioni da inibitore specifico del Sars-CoV-2. La sostanza mostra infatti un'azione destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine chiave per la replicazione del patogeno. Lo studio, supportato dalla Fundación hna spagnola, è stato pubblicato su International Journal of Biological Macromolecules.

Insieme alla ricerca di un vaccino efficace, lo sviluppo di farmaci antivirali specifici per il coronavirus responsabile della Covid-19 è un altro grosso filone di studi che il mondo della scienza ha avviato per vincere il nemico pandemico. Anche perché in molti casi - come l'Hiv - hanno consentito di tenere perfettamente sotto controllo la malattia. Il nuovo lavoro - condotto da Bruno Rizzuti del Cnr-Nanotec con un gruppo di ricercatori di Zaragoza e Madrid - dimostra che la quercetina, bloccando l'attività enzimatica di 3CLpro, risulta "letale" per Sars-CoV-2.


"Le simulazioni al calcolatore hanno dimostrato che la quercetina si lega esattamente nel sito attivo della proteina 3CLpro, impedendole di svolgere correttamente la sua funzione - afferma Rizzuti, autore della parte computazionale dello studio - già adesso questa molecola è alla pari dei migliori antivirali a disposizione contro il coronavirus, nessuno dei quali è tuttavia approvato come farmaco. La quercetina ha una serie di proprietà originali e interessanti dal punto di vista farmacologico: è presente in abbondanza in vegetali comuni come capperi, cipolla rossa e radicchio ed è nota per le sue proprietà anti-ossidanti, anti-infiammatorie, anti-allergiche, anti-proliferative. Sono note anche le sue proprietà farmacocinetiche ed è ottimamente tollerata dall’uomo".

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mercoledì 2 settembre 2020

Batterio killer, Palù: "Normalmente è innocuo, si è trasformato"

Un patogeno presente "nell'intestino e nell'ambiente, normalmente innocuo che, però, può trasformarsi in killer". Descrive così, Giorgio Palù, professore emerito di microbiologi e virologia all'università di Padova, il citrobacter al centro del caso della Terapia intensiva dell'ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona, dove sono morti 4 bambini e dove il patogeno è stato ritrovato nei rubinetti dell'acqua.


"Parliamo di un germe che appartiene alla grande famiglia degli enterobatteri - spiega all'Adnkronos Salute Palù, precisando di non poter entrare nel merito della vicenda specifica, al vaglio della magistratura - Solitamente lo incontriamo, senza ammalarci, nell'ambiente. Può dare anche infezioni ma, in genere, è considerato un germe opportunista", cioè che in condizioni particolari si 'incattivisce'. "Nei bambini, nei neonati, negli immunodepressi o in caso di manovre invasive può diventare pericoloso. Può dare infezioni intestinali, alle vie urinarie. Purtroppo nei bambini può dare anche meningiti con forme gravi", aggiunge Palù.
Il guaio è che "questo germe è spesso resistente a molti antibiotici. Fa parte di quell'insieme di batteri multiresistenti ai farmaci che, se si sviluppano in ambienti ospedalieri, sono pericolosissimi. Ed è la resistenza ai farmaci il problema dei problemi: si stima che nel 2050 le infezioni prodotte da microrganismi multiresistenti causeranno più morti del cancro ogni anno. Questo è un problema che l'umanità dovrà affrontare più delle pandemie".

martedì 1 settembre 2020

Batterio killer nell'ospedale di Verona, era annidato nei rubinetti dell'acqua

Dopo un anno e mezzo di verifiche la relazione della commissione sulla tragedia del Citrobacter all'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona che uccise quattro bimbi. E riapre il reparto di Ostetricia chiuso a giugno

VERONA - Dopo un anno e mezzo di verifiche e soprattutto dopo la battaglia legale avviata da una mamma, si scorge uno spiraglio di verità nella tragedia del Citrobacter all'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona. Dopo la morte di quattro neonati e la chiusura del reparto, ora si scopre che il batterio letale si era annidato in un rubinetto dell'acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale. È la conclusione a cui giunge la relazione di una delle due commissioni nominate dalla Regione Veneto, come indicato dal Corriere del Veneto.

Si tratta della cosiddetta "commissione esterna", coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all'Università di Padova. Secondo le conclusioni della commissione esterna, il Citrobacter avrebbe colonizzato il rubinetto probabilmente a causa di un mancato o parziale rispetto delle misure d'igiene. Ricorrere all'acqua del rubinetto e non a quella sterile, probabilmente un errore fatale. I primi controlli da parte dei vertici dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati a gennaio poi erano stati interrotti a causa dell'emergenza Coronavirus.


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sabato 29 agosto 2020

Sanità, dall’1 settembre addio al superticket di 10 euro su visite specialistiche ed esami

Molte le regioni che già lo avevano abolito del tutto o solo per i redditi bassi. La nuova misura uniformerà i vari provvedimenti regionali ed è valida per tutti i cittadini, a prescindere dall'Isee. Resta invece, per chi non è esonerato, il ticket di 30-35 euro. Cittadinanzattiva: "Passaggio importante frutto anche delle battaglie di tante organizzazioni civiche"

Entra in vigore l’1 settembre l’abolizione del superticket, la quota aggiuntiva di 10 euro sul ticket per le visite mediche specialistiche e gli esami clinici introdotta nel 2007 dal governo Prodi. Ma rimasta lettera morta fino alla Finanziaria 2011, quando a palazzo Chigi c’era Berlusconi. L’eliminazione, prevista dall’ultima legge di Bilanciovale circa 165 milioni di euro nel 2020 e 490 per gli anni successivi, tutte risorse extra Fondo Sanitario Nazionale. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, al momento del varo della manovra aveva esultato per la cancellazione di una “misura iniqua” che ha pesato soprattutto su chi ha meno possibilità di curarsi a causa del basso reddito.

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lunedì 24 agosto 2020

Coronavirus, uno studio conferma: è possibile contagiarsi più volte

E' ufficiale: è possibile essere contagiati più volte dal Covid-19. Il primo caso documentato dall'Università di Hong Kong riguarda un 33enne dell'ex colonia britannica. Era stato dimesso dopo essere stato curato dal virus ad aprile, ma all'inizio di questo mese e' risultato nuovamente positivo al ritorno dalla Spagna, secondo quanto ha riportato la televisione pubblica locale Rthk. Secondo le autorità sanitarie della città, inizialmente si pensava che l'uomo potesse essere un "portatore persistente" di Sars-Cov-2, il virus causa della pandemia di Covid-19, e mantenere l'agente infettivo nel suo corpo dalla sua precedente malattia. Tuttavia, i ricercatori dell'Università di Hong Kong affermano che le sequenze genetiche dei ceppi virali contratti dall'uomo in aprile e agosto sono "chiaramente diverse". La scoperta potrebbe rappresentare una battuta d'arresto per chi basa la propria strategia contro la pandemia sulla presunta immunita' che si ottiene dopo aver sconfitto la malattia. "Molti credono che i guariti dal Covid-19 abbiano l'immunita' contro nuovi contagi perche' la maggior parte ha sviluppato una risposta basata sugli anticorpi neutralizzanti riscontrati nel siero", osserva lo studio dell'Università di Hong Kong.

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domenica 9 agosto 2020

Un discorso del virologo dottor.Fauci:

“La varicella è un virus. Molte persone l'hanno avuto, e probabilmente non ci pensano molto una volta che la malattia iniziale è passata. Ma rimane nel tuo corpo e vive lì per sempre, e forse quando sei più grande, si potranno avere episodi dolorosamente debilitanti di fuoco di Sant'Antonio. Non riesci a superare questo virus in poche settimane, senza avere un altro effetto sulla salute.
Lo sappiamo perché è in circolazione da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.

Anche l'herpes è un virus. E una volta che lo contrai rimane nel tuo corpo e vive lì per sempre, e ogni volta che sei stanco o stressato avrai una ricaduta. Anche per un semplice evento (foto di scuola, colloquio di lavoro, grande appuntamento) potrai sviluppare i sintomi.
Per il resto della tua vita.

Non lo supererai in poche settimane.
Lo sappiamo perché esiste da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.

L'HIV è un virus. Attacca il sistema immunitario e rende il contagiato molto più vulnerabile ad altre malattie. Ha un elenco di sintomi e impatti negativi sulla salute che continuano all'infinito. Ci sono voluti decenni prima che fossero sviluppati trattamenti praticabili tali da permettere alle persone di sopravvivere con una ragionevole qualità della vita. Una volta che lo hai, vive nel tuo corpo per sempre e non c'è cura. Nel corso del tempo, ciò provoca un impatto sul corpo, mettendo le persone che vivono con l'HIV a maggior rischio di patologie come malattie cardiovascolari, malattie renali, diabete, malattie ossee, malattie del fegato, disturbi cognitivi e alcuni tipi di cancro.
Lo sappiamo perché esiste da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.

Ora con il COVID-19, abbiamo un nuovo virus che si diffonde rapidamente e facilmente. L'intero spettro di sintomi ed effetti sulla salute sta appena iniziando a essere catalogato, molto meno compreso.
Finora i sintomi includono:
Febbre
fatica
tosse
polmonite
Brividi / tremori
Disturbo respiratorio acuto
Danno polmonare (potenzialmente permanente)
Perdita di gusto (un sintomo neurologico)
Gola infiammata
mal di testa
Respirazione difficoltosa
Confusione mentale
diarrea
Nausea o vomito
Perdita di appetito
Ictus
Occhi gonfi
Coaguli di sangue
convulsioni
Danni al fegato
Danni ai reni
Eruzione cutanea
Le persone che risultano positive al test per Covid-19 sono state classificate come malate anche dopo 60 giorni. Molte persone si ammalano per settimane, migliorano, quindi subiscono una rapida e improvvisa riacutizzazione e si ammalano di nuovo. Un uomo a Seattle è stato ricoverato in ospedale per 62 giorni e, sebbene abbastanza in forma da essere dimesso, ha ancora una lunga strada da percorrere. Per non parlare di una fattura medica da $ 1,1 milioni di dollari.
E poi tra i sintomi, c'è la MIS-C. La sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini, una condizione in cui diverse parti del corpo possono infiammarsi, tra cui cuore, polmoni, reni, cervello, pelle, occhi o organi gastrointestinali. I bambini con MIS-C possono avere febbre e vari sintomi, tra cui dolore addominale, vomito, diarrea, dolore al collo, eruzione cutanea, occhi iniettati di sangue o sensazione di stanchezza.
Sebbene rara, ha causato anche dei giovanissimi morti.

Ecco, il Covid-19 non esiste da anni. Sono trascorsi praticamente solo 6 mesi. Nessuno sa ancora gli effetti a lungo termine sulla salute, o come potrebbe presentarsi anni dopo il percorso di vita per le persone che sono state esposte. Letteralmente non sappiamo ciò che non sappiamo.


Per quelli nella nostra società che suggeriscono che le persone prudenti sono solo dei codardi, per le persone che rifiutano di prendere anche le più semplici precauzioni per proteggere se stesse e coloro che le circondano, voglio chiedere, senza iperbole e in tutta sincerità:
Come osate?
Come osate rischiare la vita degli altri in modo così sprezzante?
Come osate decidere per gli altri che secondo voi dovrebbero accettare l'esposizione al virus così da “superarla e via” quando letteralmente nessuno sa chi sarà il caso fortunato dai "sintomi lievi" e chi invece si ammalerà e morirà?
Perché mentre sappiamo che alcune persone sono più suscettibili alla sofferenza del caso più grave, sappiamo anche che giovani di 20 e 30 anni sono morti, corridori di maratona e campioni di fitness sono morti, bambini e neonati sono morti.
Come osate comportarvi come se ne sapeste più di medici e ricercatori esperti, quando quegli stessi medici e ricercatori riconoscono che c'è così tanto che non sappiamo ancora, ma con quello che sappiamo, sono abbastanza intelligenti da avere paura di quanto facilmente si diffonda, e raccomandare precauzioni di base.
Lavaggio frequente delle mani
Distanziamento fisico
Ridotto contatto o interazione sociale / pubblica
Indossare una maschera
tosse o starnuti nel gomito
Evitare di toccarti il ​​viso
Sanificazione di superfici frequentemente toccate

Più cose possiamo fare per mitigare il rischio di esposizione, meglio stiamo tutti, secondo me. Non solo appiattisce la curva e consente agli operatori sanitari di mantenere livelli di servizio che non sono immediatamente e catastroficamente sopraffatti; riduce anche le sofferenze e le morti inutili e guadagna tempo affinché la comunità scientifica studi il virus per giungere a una comprensione più ampia dell'ampiezza del suo impatto sia a breve che a lungo termine.

Respingo totalmente l'idea che sia "solo un virus" e alla fine lo prenderemo tutti.
È una posizione egoista, pigra e senza cuore."

Anthony Fauci


Fonte: Giorgio Pasetto

“La varicella è un virus”: la dichiarazione che state condividendo tutti non è di Antony Fauci


martedì 21 luglio 2020

Un'analisi del sangue riconosce 5 tumori 4 anni prima

In futuro potrebbe diventare un test di routine

Una tecnica basata sull'analisi del sangue riconosce cinque forme di tumore comuni con un anticipo di quattro anni rispetto alle tecniche tradizionali. Lo indica la ricerca internazionale pubblicata su Nature Communications e coordinata dall'Università della California a San Diego. La tecnica, chiamata PanSeer, riconosce precocemente nel 91% dei casi, i tumori di stomaco, esofago, colon retto, polmoni e fegato in persone senza sintomi, e in futuro potrebbe entrare nella routine delle analisi di controllo.
Coordinata da Kun Zhang, dell’Università della California a San Diego, il test promette di avere importanti ricadute sulla sopravvivenza dei malati di tumore grazie alla diagnosi molto precoce, che permette di intervenire con farmaci o con la chirurgia quando il tumore è gli inizi della sua formazione.
Non si tratta certamente, rilevano i ricercatori, di ‘indovinare’ se una persona si ammalerà: quelli che il test va a cercare sono i segnali, estremamente precoci, di un cambiamento in atto nel modo in cui si replica il Dna. La tecnica va infatti a cercare nel sangue le firme della metilazione, ossia del processo che in condizioni normali accompagna la replicazione del Dna, ma che in presenza di tumori può subire delle alterazioni.
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lunedì 20 luglio 2020

Coronavirus, Lancet: 'Forte risposta immunitaria dal vaccino di Oxford'

'Fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso. Necessari ulteriori studi'

ll vaccino anti-Covid ChAdOx1, messo a punto dallo Yenner Institute della Oxford Universiy con la collaborazione dell'italiana Irbm, "ha indotto una forte risposta immunitaria e anticorpale fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso". Il risultato è pubblicato sulla rivista Lancet. Si tratta di risultati preliminari riferiti alla fase 1-2 di sperimentazione che ha coinvolto 1.077 adulti sani. "Ulteriori studi - si legge - sono necessari per confermare se il vaccino protegga effettivamente dal Covid-19".
L'articolo pubblicato su Lancet evidenzia "promettenti primi risultati" relativamente al vaccino ChAdOx1, che è definito "sicuro" e con "pochi effetti collaterali". I risultati preliminari hanno infatti dimostrato che nel campione di 1.077 soggetti adulti sani coinvolti nella sperimentazione, il vaccino era in grado di determinare "forti risposte" nella produzione di anticorpi e cellule immunitarie T fino al giorno numero 56 della sperimentazione clinica attualmente in corso.
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venerdì 17 luglio 2020

Coronavirus: prime risposte positive da vaccino di Oxford

Scienziati evocano doppia protezione immunitaria, obiettivo 2021

La sperimentazione clinica sul potenziale vaccino anti Covid-19 sviluppato dall'Università di Oxford sta fornendo risultati "estremamente promettenti", e potrebbe addirittura fornire - secondo gli scienziati coinvolti nella ricerca - "una doppia protezione" dal virus. Lo anticipano alcuni giornali britannici in attesa della pubblicazione dei dati scientifici sulla prima fase dei trials lunedì sul Lancet.
Il prototipo di Oxford, concepito in collaborazione con l'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia, è tra i pochi progetti al mondo arrivati alla fase 3 della sperimentazione clinica, la più importante e avanzata, estesa a migliaia di persone. Ma già la fase 1, avviata ad aprile su decine di volontari adulti sani, pare confermare che il farmaco è in grado di stimolare una risposta immunitaria significativa.
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mercoledì 15 luglio 2020

Casco salva-capelli per le donne malate di tumore

Il suo nome dice tutto, perché nasce come dono di un uomo a una donna. Era, secondo la tradizione, il regalo che veniva fatto alla futura sposa dal suo futuro marito. Un presente semplice, ma gustoso: un panino dolce farcito con la panna montata. Oggi, proprio per questa storia che viene tramandata di pasticciere in pasticciere, viene chiamato il “maritozzo”. Con l’idea di un dono dato a tutte le donne, oggi i maritozzi, aiutano a vincere la battaglia contro il cancro

BREAST UNIT
Lo sanno bene a Roma, all’ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, visto che possono contare su un casco anti-caduta dei capelli che viene usato durante la chemioterapia per la Breast Unit, l’unità operativa che si occupa dei trattamenti delle donne colpite da un tumore al seno. I fondi per l’acquisto dello strumento sono arrivati grazie al Maritozzo Day del 2019, un’iniziativa organizzata da Tavole Romane per celebrare il più classico dei dolci della cucina romana, a cui hanno aderito più di 70 locali in tutta Italia. 
Il caschetto donato all’ospedale romano è il Paxman Scalp Cooler ed è refrigerante. Prima, durante e dopo il trattamento viene indossato dalla paziente che sente sulla testa una temperatura sui -4 °C. Questo permette ai capillari che arrivano sul bulbo pilifero di restringersi: un “trucco” che consente di ridurre la percentuale di farmaco chemioterapico che arriva ai capelli attraverso il sangue. In questo modo la capigliatura viene danneggiata il meno possibile. Si evita in parte la perdita completa di tutti i capelli e si limitano le conseguenze psicologiche possibili. 


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domenica 12 luglio 2020

Covid. “Anche dalla pelle i segni dell’infezione”. Dai dermatologi le linee guida per i cittadini

L’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani: “Anche solo una macchia cutanea può essere spia dell’infezione. Si tratta di manifestazioni poco specifiche per cui non bisogna allarmarsi, ma per un approfondimento rivolgersi sicuramente al proprio dermatologo, che darà i suggerimenti più appropriati”.

“In questi mesi di pandemia abbiamo appreso che il Covid-19 non colpisce solo l’apparato respiratorio, ma anche quello gastrointestinale o circolatorio: recentemente abbiamo appurato che anche la pelle può essere un bersaglio dell’infezione e le manifestazioni cutanee possono aiutarci quindi a individuarla anche in soggetti asintomatici”. È quanto afferma il dottor Fabrizio Fantini, direttore dell’Unità Ospedaliera Complessa di Dermatologia dell’Ospedale di Lecco. Il team lecchese è stato fra i primi al mondo a descrivere le manifestazioni cutanee del Coronavirus, con pubblicazioni sulla rivista scientifica “The Journal of The European Academy of Dermatology and Venereology”. Sulla base di queste evidenze, l’ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) ha reputato utile predisporre e divulgare alcune linee guida per aiutare la popolazione a orientarsi ed effettuare i corretti percorsi diagnostici.
 
“Oggi – afferma Francesco Cusano, presidente ADOI - sappiamo, grazie allo studio dei colleghi di Lecco e a quelli successivi di altri, che anche solo una macchia cutanea può essere spia dell’infezione. Si tratta di manifestazioni poco specifiche per cui non bisogna allarmarsi, ma per un approfondimento rivolgersi sicuramente al proprio dermatologo, che darà i suggerimenti più appropriati”.




 
I dermatologi dell’Ospedale di Lecco hanno infatti osservato le lesioni cutanee provocate dal COVID-19 in un gran numero di pazienti ricoverati con infezione in corso, ma anche in asintomatici, definendo e pubblicando quindi delle evidenze che possono essere così riassunte:
 
1. La tipologia delle manifestazioni cutanee è quanto mai varia.
 
2. Segni cutanei possono essere riscontrati a qualunque età, nei soggetti pediatrici, giovani, adulti ed in età avanzata. Da sottolineare che i soggetti pediatrici e giovani, seppur colpiti in misura ridottissima dalle manifestazioni più drammatiche del Coronavirus, possono essere però asintomatici e quindi contagiosi.
 
3. Occorre distinguere tra i segni cutanei sicuramente imputabili al COVID-19, perché comparsi in corso di infezione accertata e manifestazioni cutanee sospette per infezione, perché comparse in soggetti asintomatici o con sintomi lievi.
 
4. In corso di infezione accertata sono stati riscontrati rash cutanei di varia morfologia diffusi a tutto il corpo, che insorgono generalmente in concomitanza con sintomatologia simil-influenzale e respiratoria. Può trattarsi di eruzioni cutanee simili per aspetto ai comuni esantemi infantili, ad esempio di tipo morbilliforme, oppure con vescicole simili alla varicella, o con pomfi che ricordano l’orticaria. L’eruzione cutanea può essere più o meno sintomatica (prurito), ed è di solito fugace, con risoluzione spontanea in alcuni giorni e senza esiti permanenti. È importante ricordare che quadri simili possono essere anche dovuti ad una reazione alle cure farmacologiche in corso, e quindi è indispensabile una valutazione dermatologica per la diagnosi differenziale.
 
5. Tra i segni cutanei con sospetto di correlazione con l’infezione in corso sono state segnalate particolari lesioni delle estremità (mani, piedi) che somigliano ai comuni geloni da freddo, ovvero macchie rosse, gonfie, con sensazione di prurito/bruciore. Da precisare che solo in pochissimi casi l’infezione da Coronavirus è stata accertata a causa della mancanza di test di laboratorio. Il sospetto che si tratti di lesioni correlate alla pandemia è originato dalle seguenti osservazioni:
a. numerose segnalazioni di casi del tutto analoghi sono avvenute in coincidenza con il diffondersi della pandemia, in Italia e in tutto il mondo;
b. il numero di queste segnalazioni è decisamente alto per la normale incidenza di geloni, soprattutto in questa stagione con temperature particolarmente miti.
c. alcuni di questi pazienti hanno avuto contatti con familiari o altre persone colpite dal virus:
d. infine, sono stati segnalati casi di lesioni “geloni-like” insorgenti contemporaneamente in familiari (fratelli), rendendo ancora più plausibile l’ipotesi infettiva.

venerdì 19 giugno 2020

Il braccialetto che ti avvisa se hai il covid-19 anche se sei asintomatico

L'ha realizzato una startup italiana, Empatica. E' in grado di rilevare la presenza del coronavirus anche quando non ci sono sintomi (sia per gli asintomatici, ovvero coloro che non li manifesteranno mai, che per i presintomatici, cioè coloro che li svilupperanno presto)


Se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla battaglia contro il coronavirus Sars Cov2 è che vincere è una questione di velocità. Da un lato c’è la corsa per trovare il vaccino e dall'altro ci sono tutte le misure che provano a rallentare la diffusione del contagio. Prendete la app Immuni, cosa fa in fondo? Ti avvisa subito del fatto che un tuo contatto delle due settimane precedenti ha appena scoperto di essere positivo, in modo che tu possa isolarti e fare a tua volta il tampone per rallentare il contagio, perché solo se il contagio rallenta il sistema sanitario gestisce la malattia con ottime possibilità di guarire i pazienti. Questa corsa si ferma davanti al problema degli asintomatici, cioè di coloro che hanno contratto il virus ma non manifestano alcun sintomo quindi non ci pensano proprio a fare un tampone e continuano la vita di prima contagiando tutti quelli con cui entrano in contatto. 

Sembrava un problema irrisolvibile e invece forse no. Una startup italiana, Empatica, ha realizzato una specie di braccialetto in grado di rilevare la presenza del covid19 anche quando non ci sono sintomi (sia per gli asintomatici, ovvero coloro che non li manifesteranno mai; che per i presintomatici, cioè coloro che li svilupperanno presto). In realtà si tratta di una ex startup italiana, fondata e ancora oggi guidata da Matteo Lai (37 anni) che è diventata una società americana qualche anno fa, spin-off del prestigiosissimo MIT di Boston con cui ha sviluppato un braccialetto, venduto in tutto il mondo alle strutture ospedaliere, che serve a monitorare l’epilessia e altre patologie simile. 

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domenica 14 giugno 2020

Coronavirus, con le mascherine evitati in Italia 78.000 contagi

In 5 settimane. Sono il mezzo più efficace, studio firmato da un Nobel


L'uso delle mascherine in Italia avrebbe evitato più di 78.000 contagi tra il 6 aprile e il 9 maggio: è quanto emerge da uno studio americano coordinato dal premio Nobel per la chimica Mario J. Molina dell'Università della California a San Diego. La ricerca, pubblicata sulla rivista dell'accademia americana delle scienze (Pnas), mette a confronto le strategie di contenimento del nuovo coronavirus attuate nel nostro Paese con quelle di New York e Wuhan, dimostrando che l'obbligo della mascherina nei luoghi pubblici è lo strumento più efficace per fermare la diffusione di Covid-19.
"La trasmissione aerea del virus è molto aggressiva e rappresenta la via principale di diffusione della malattia", scrivono gli autori dello studio. "La nostra analisi rivela che l'obbligo di schermare la faccia è determinante nel modellare la curva della pandemia nei tre epicentri". Il solo utilizzo delle mascherine "ha ridotto in maniera significativa il numero di infezioni di oltre 78.000 unità in Italia tra il 6 aprile e il 9 maggio, e di oltre 66.000 nella città di New York tra il 17 aprile e il 9 maggio. Le altre misure di mitigazione, come il distanziamento sociale implementato negli Stati Uniti, da sole non sono sufficienti a proteggere la popolazione".
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martedì 9 giugno 2020

Dieta dei legumi, perdere 3 kg in un mese: il menù da seguire senza sforzi

L'estate è arrivata ma ancora abbiamo un po' di tempo per metterci in forma e superare la prova costume. Se volete perdere solo un paio di chili, la dieta dei legumi è quella che potrebbe fare per voi. Si tratta di una dieta da 1400 calorie al giorno che prevede tre pasti al giorno. Ricca di fibre e con un buon equilibrio tra proteine e carboidrati che verranno sostituiti in buona parte da piselli, lenticchie e fagioli. Ecco un menù settimanale d'esempio. Il nostro consiglio però resta sempre lo stesso. Se volete intraprendere una dieta e rimettervi in forma, non affidatevi al fai da te, ma bensì rivolgetevi ad un esperto che possa creare il piano alimentare adatto alle vostre esigenze.

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Dimagrire con la frutta di primavera: i frutti che ti faranno tornare in forma

giovedì 4 giugno 2020

Covid: mai riusare le mascherine chirurgiche

L'Istituto Superiore di Sanità in un'audizione in parlamento avverte sul pericolo di utilizzare più volte questi dispositivi. Poi spiega: "Altamente improbabile il contagio dal cibo e dalle confezioni degli alimenti"

Le mascherine chirurgiche non sono riutilizzabili. La loro efficacia dura dalle due alle sei ore massimo a seconda dei casi. Non esistono allo stato attuali sistemi per igienizzarle e poterle indossare nuovamente. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, in audizione alla Commissione d’Inchiesta parlamentare sulle Eco Mafie, torna sulla questione del riutilizzo che in molti erroneamente fanno delle mascherine chirurgiche. Continuare a utilizzarle è però fondamentale. Una recente analisi di decine di studi sull’argomento ha confermato che bloccano la diffusione del coronavirus in oltre l’80% dei casi.

Mascherine chirurgiche: preferire quelle in tessuto lavabile che hanno un minore impatto sull’ambiente

Esistono, sempre secondo Brusaferro, altre mascherine lavabili che hanno la stessa efficacia e possono essere riutilizzate. Secondo il presidente dell’Iss dovrebbero essere queste a essere preferite per evitare l’impatto sui rifiuti e quindi sull’ambiente.

Mascherine chirurgiche: trovate tracce di virus per una settimana

Riutilizzare le mascherine chirurgiche potrebbe quindi essere pericoloso. Un recente studio ha dimostrato che il coronavirus può resistere su una mascherina usata fino a sette giorni. Attenzione, la ricerca è stata fatta in laboratorio, in condizioni protette, che sono diverse da quelle che viviamo tutti i giorni. Ad annunciarlo è stata Rosa Draisci, del Centro nazionale delle sostanze chimiche dell’Istituto Superiore di Sanità. “In studi di laboratorio, non nella realtà, nella parte interna della mascherina si rilevano parti di virus dopo 7 giorni – precisa l’esperta -. Si tratta di un’attività sperimentale fatta in laboratorio, con la deposizione sulla mascherina di soluzione contenente il virus”.
Nella realtà il coronavirus muore prima. I laboratori infatti sono “contesti molto protetti, non immediatamente assimilabili alla normalità”. Tutto è infatti messo al riparo dalla luce, dal sole e da altri fattori che influiscono sulla sopravvivenza del virus.
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mercoledì 3 giugno 2020

Un farmaco contro il Covid adesso è più vicino

È un anticorpo monoclonale progettato per impedire l'ingresso del virus nelle cellule umane e quindi utilizzabile anche in prevenzione. Somministrato la scorsa settimana a pazienti americani, potrebbe essere disponibile in breve tempo. E l'Oms riprende la sperimentazione sull'idrossiclorochina


Entro la fine di giugno potrebbe arrivare il primo farmaco al mondo capace di combattere il virus che causa il Covid-19. Si tratta di un medicinale sperimentale, denominato LY-CoV555, che è stato somministrato nei giorni scorsi a un gruppo di pazienti ospedalizzati nell'ambito del primo studio mai effettuato su un potenziale trattamento anticorpale contro il virus SARS-CoV-2. Tra i centri medici coinvolti, alcuni dei più importanti ospedali statunitensi: la NYU Grossman School of Medicine e il Cedars-Sinai a Los Angeles.

I risultati sono previsti in tempi molto stretti, entro la fine del mese, così come rapido (soltanto tre mesi) è stato l'iter che ha portato i ricercatori dell'azienda farmaceutica Lilly a sviluppare l'anticorpo. Quest'ultimo era stato identificato dal Centro di ricerca sui vaccini dell'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive (Niaid), quello diretto da Anthony Fauci, in collaborazione con AbCellera, su un campione di sangue prelevato da uno dei primi pazienti americani guariti dal Covid-19.

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Coronavirus a Brescia, l’ex deputato Mario Sberna: «Io salvo grazie all’ossigeno tolto a un 80enne»


lunedì 1 giugno 2020

Zangrillo: «Clinicamente il coronavirus non esiste più». Locatelli: «Assoluto sconcerto per queste parole»

Lo ha detto il direttore terapia intensiva del San Raffaele di Milano dal punto di vista clinico del virus. Concorda il direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova

“Clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più”. Così Alberto Zangrillo, direttore terapia intensiva del San Raffaele di Milano, a '1/2 ora in più'. “Circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere a fine mese-inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l'università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell'Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”.
Secondo il medico del San Raffaele, “i tamponi eseguiti negli ultimi 10 giorni mostrano una carica virale dal punto di vista quantitativo assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti su pazienti di un mese/due mesi fa. Lo dico consapevole del dramma che hanno vissuto i pazienti che non ce l'hanno fatta - aggiunge Zangrillo - non si può continuare a portare l'attenzione, anche in modo ridicolo, dando la parola non ai clinici, non ai virologi veri, cioè a che si auto-proclamano professori: il virus dal punto di vista clinico non esiste più”. Lucia Annunziata, la conduttrice della trasmissione, ha replicato: “E' una frase molto forte quella che lei dice professore”. E il clinico di rimando: “La firmo”.
Locatelli: ”Assoluto sconcerto per le parole di Zangrillo”“Non posso che esprimere grande sorpresa e assoluto sconcerto per le dichiarazioni rese dal Professor Zangrillo con frasi quali il 'virus clinicamente non esiste più' e che 'Terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve prendere la responsabilità'”. Lo afferma il presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del comitato tecnico scientifico Franco Locatelli. “Basta guardare al numero di nuovi casi confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del virus”.
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sabato 30 maggio 2020

118, tamponi non sempre rilevano Sars-CoV2

Balzanelli, a Taranto 50% con polmonite Covid negativi 2 volte

I tamponi non sempre riescono a documentare la realtà. Dall'esperienza medica quotidiana emergono sempre più pazienti con polmonite diagnosticata clinicamente ma che risultano negativi a due tamponi successivi.  Come per esempio nella vicenda dell'uomo di 41 anni morto a Chiavari in Liguria il 27 aprile scorso per polmonite da Covid-19 non evidenziato dai test.
Numericamente ancor più evidenti i casi riportati dal presidente nazionale del Sis 118 Mario Balzanelli, a capo della Covid-19 Station del SET 118 di Taranto (dove confluiscono tutti i pazienti sospetti della provincia): "Circa 50 pazienti, precisamente 45 su 100 sono risultati negativi a due tamponi nonostante avessero la malattia", racconta, "quando li abbiamo presi in carico avevano la sintomatologia clinica e il quadro radiologico di polmonite interstizio-alveolare da Covid-19, diagnosticato con la Tac del torace che dava esattamente l'immagine 'a vetro smerigliato' del virus".

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