venerdì 9 gennaio 2009
A dieta nel 2009 per smaltire i chili del 2008 qualche consiglio pratico - Salute
Per chi ha molti più chili da perdere, occorre certamente rivolgersi ad un dietologo affidabile, senza prestare attenzione alle diete che si trovano on-line e ai consigli fai-da-te. Spesso i consigli dei non professionisti fanno sì perdere peso in fretta e dimagrire subito, ma a discapito della propria salute e, soprattutto, facendoli riacquistare altrettanto in fretta, non appena si ricomincia a mangiare come d' abitudine. Per chi deve soltanto eliminare la pancetta e i grassi accumulati durante le feste, l' ideale è di disintossicarsi seguendo una dieta ricca di frutta e verdura.
Gli alimenti indicati dai nutrizionisti per il loro potere depurativo sono facilmente reperibili e anche sani e gustosi. Ma vediamo cosa dobbiamo portare in tavola per ritornare in forma dopo le feste:
Frutta: arance, mele, pere e kiwi in special modo;
Verdure ed ortaggi: insalata, spinaci, cicoria, zucchine, zucca, carote, radicchio e finocchi.
Condimenti: sì all' olio di oliva extravergine crudo per condire pasta e insalate, ma senza esagerare. No alle fritture. Ottimo come condimento il succo di limone, astringente, che depura il sangue, aiutandolo a liberarsi dalle tossine in eccesso.
Per evitare di smarrire i buoni propositi già dopo qualche giorno, fate una lista degli alimenti da consumare nei prossimi 21 giorni, acquistateli e cercate di non frequentare troppo supermercati, rosticcerie e pasticcerie finchè siete a dieta. Niente di più deprimente che fare la dieta mentre al vostro fianco qualche altro commensale sta mangiando un piatto di lasagna: morale della favola, mettete a dieta anche il vostro partner, sarà più facile seguire il menù stabilito senza strappi alla regola.
Inoltre, riprendete a fare attività fisica costante, sono sufficienti anche venti minuti tre volte a settimana per sentirvi in forma e tornare tonici.
Medicina Salute
martedì 6 gennaio 2009
Birra e vino contro il cancro da bistecca
Un nuovo esperimento condotto dal team portoghese dell’Università di Porto, guidato da Isabel Ferreira, ha rilevato come lasciare a marinare una bistecca per 6 ore dentro il vino rosso o la birra riduce del 90% due tipi di ammine rispetto ad una bistecca non trattata. Per un terzo tipo di ammina, la birra è risultata più efficace rispetto al vino, riducendola notevolmente in sole 4 ore. Per ottenere lo stesso risultato il vino aveva bisogno di agire per le solite 6 ore. Questo perché la birra contiene più zuccheri che trattengono l’acqua, e quindi ostacolano maggiormente il trasporto delle molecole solubili dell’acqua alla superficie della bistecca, dove le alte temperature li convertono in ammine. Questa scoperta accontenterà anche i palati più esigenti, perché i primi assaggiatori hanno rilevato un profumo migliore nella carne marinata con la birra, con un aspetto e un sapore uguali a quello della carne non trattata. I risultati dettagliati si possono trovare sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.
[Fonte: newscientist]
Tradotto da www medicina live.com
venerdì 2 gennaio 2009
Sani fino a 100 anni
La longevità è sempre stato un tema di grande interesse. Soprattutto oggi l’uomo è affascinato dall’idea di vivere a lungo, o forse ancora di più, di vivere in eterno.
Grazie ai progressi compiuti dalla medicina e dalla scienza in generale, oggi l’uomo ha più possibilità di vivere a lungo e di avvicinarsi alla fatidica soglia dei 100 anni.
Tutta l’attenzione è però concentrata sulla durata della vita e su come aumentarla, piuttosto che sulla qualità della stessa. Se da un lato oggi la possibilità che un giovane di 20 anni abbia una nonna ancora vivente sono maggiori di quelle che lo stesso giovane del 1900 avesse ancora la madre vivente, dall’altro lato le persone sono sempre più malate e la vecchiaia è ormai sinonimo di malattia.
Un secolo fa un adulto medio nel mondo occidentale trascorreva solo l’1% della propria vita in uno stato di malattia o malessere, mentre oggi la media è salita a oltre il 10%.
In tutto il mondo industrializzato la gente vive più a lungo, ma si ammala prima e il numero degli anni trascorsi da malati cronici sta aumentando.
Sembrerebbe quindi che più che aver allungato la vita, abbiamo prolungato la morte. In altre parole, abbiamo ampliato la durata della vita ma non quella della salute. La medicina moderna è ben attrezzata per prolungare la vita ma molto meno per favorire un invecchiamento in buona salute.
Esistono invece prove e ricerche che stanno dimostrando che abbiamo gli strumenti per vivere più a lungo rimanendo in salute fino alla fine.
Agli inizi degli anni ’70, la rivista National Geographic chiese al medico di fama mondiale Alexander Loaf di visitare e studiare le popolazioni più sane e longeve del mondo.
Egli identificò tre popolazioni particolarmente longeve nel mondo: gli abitanti della valle di Vilcabamba nell’Equador, quelli della regione di Hunza in Pakistan e quelli che risiedevano nell’Abkhazia, sulle montagne del Caucaso di quella che allora era l’Unione Sovietica.
A queste si aggiunse poi un quarto popolo che risiede presso le isole Okinawa in Giappone.
Da allora furono fatti molti altri studi, scoprendo in numerose regioni del mondo popoli che vivevano in salute fino a 100 anni e anche oltre.
Inizialmente, le prime ipotesi che vennero fatte sulla ragione di tale longevità riguardavano l’identificazione di un possibile fattore causante, come ad esempio l’ambiente in cui vivevano che era particolarmente sano, un tipo particolare di cibo, la genetica e così via, ma ben preso si vide come non fosse un singolo fattore, bensì il loro stile di vita in generale ad essere responsabile della loro salute e della loro longevità.
...Fonte
lunedì 29 dicembre 2008
Dormire troppo può essere dannoso per cuore e salute
Gli studiosi, guidati dal dottor Anoop Shankar della West Virginia School of Medicine di Morgantown, hanno esaminato ben 58.044 uomini e donne di 45 anni di età o più anziani, che non soffrivano di malattie cardiache.
Ebbene, coloro che solitamente dormivano cinque ore o meno di cinque ore, e quelli che dormivano più di nove ore, hanno riportato significative e maggiori probabilità di morire di malattie cardiovascolari negli anni seguenti, rispetto ai pazienti che dormivano sette-otto ore a notte.
Questi risultati contraddicono in parte altri studi che suggerivano al contrario come le persone che dormivano più a lungo avessero maggiori rischi di soffrire di disturbi cardiaci.
Esattamente, il gruppo di persone che dormiva meno di cinque ore a notte aveva il 57% in più di probabilità di morire di malattie cardiache, mentre per le persone che dormivano nove o più ore la percentuale di rischio sale al 79%.
Se è vero che dormire troppo fa male al cuore, è altresì provato che riposare soltanto per poche ore a notte è altrettanto nocivo. L' ideale sarebbe, dunque, non eccedere ma nemmeno farsi mancare il riposo.
Gli studiosi hanno tuttavia dimostrato come in molti pazienti i problemi di sonno fossero una conseguenza di altre patologie, come diabete e ipertensione. Dunque una serie di fattori che farebbero dormire male e renderebbero più esposti alle malattie cardiovascolari proprio i diabetici e gli ipertesi, tra i soggetti risultati maggiormente a rischio nello studio. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista di divulgazione scientifica American Journal of Epidemiology.
Fonte
sabato 27 dicembre 2008
Piangi che ti passa
Chi l’ha detto che piangere fa male? Secondo recenti studi è esattamente il contrario. Il pianto è la perfetta valvola di sfogo e, soprattutto negli uomini, aiuta a star meglio. A sostenerlo sono stati dei ricercatori americani ed olandesi, i quali, facendo delle indagini approfondite congiunte su oltre 3000 persone di 30 Paesi diversi hanno raggiunto la conclusione che piangere fa bene.
Non solo da bambini. Infatti, oltre a dare sfogo alle proprie emozioni di gioia, rabbia, rancore o dolore, le quali se tenute dentro fanno ancora più male, possono anche aiutare a trovare una soluzione. Si diceva soprattutto negli uomini. Infatti le donne, perché sono più emotive, o solo per un retaggio culturale, piangono di più e quindi è più usuale vederle con le lacrime agli occhi. Vedere invece un uomo che piange fa scattare automaticamente in noi un senso di pericolo, ci fa capire che c’è qualcosa di serio che non va, e allora ci fa avvicinare alla persona triste. Questa empatia aiuta l’uomo a non sentirsi solo e magari a sentirsi risollevato, ma poi anche lo aiuta, grazie alla cooperazione, a trovare la soluzione al problema che ha provocato il pianto.
La ricerca è partita dall’idea di Jonathan Rottenberg, assistente di psicologia alla University of South Florida di Tampa, che voleva analizzare cosa accadeva nel cervello umano al momento del pianto, dato che oggi si hanno molte informazioni sul pianto dei neonati, ma quasi nulla su quello degli adulti. Ad aiutarlo nella raccolta dei dati e nella pubblicazione ci sono stati Lauren M. Bylsma e Ad J.J.M. Vingerhoets della Tilburg University, in Olanda, che hanno reso noto il loro studio su Current Directions in Psychological Science, una delle riviste di psicologia più autorevoli a livello mondiale.
I dati della ricerca parlano chiaro. Sulle 3 mila persone osservate, circa due terzi di loro ha ammesso di essersi sentito meglio dopo il pianto, e solo uno su 10 ha detto di star peggio. Un metodo importante e naturale per risolvere i tanti guai psicologici del nostro secolo.
Fontemercoledì 24 dicembre 2008
Pesce, toccasana per le arterie
“A tavola non s’invecchia”, dice un proverbio che oggi anche gli esperti sottoscrivono. Ma con le opportune precisazioni. Se è vero infatti che si dimostra l’età che hanno le nostre arterie, è evidente che và fatto di tutto per mantenerle sane e pulite. Molto, moltissimo dipende dall’alimentazione. A tavola si può non invecchiare, ma ci si può anche fare del male.
…
Una corretta prevenzione cardiovascolare inizia proprio con il controllo dell’alimentazione. In una dieta equilibrata non devono mai mancare il pesce e l’apporto degli acidi grassi omega-3 da essi derivati. Da questo punto di vista, il pesce più “a cuore” ai cardiologi è il salmone, re della tavola grazie al suo elevato contenuto (1,83 grammi a porzione) in omega-3 , i grassi salva-cuore, abbassa-trigliceridi e alza-colesterolo buono.
….
di Pierluigi Montebelli
Dossier Salute e star bene
domenica 21 dicembre 2008
Omega - 3 con gusto
Ma chi ha già fatto i conti con un infarto o un ictus dovrebbe aumentare un pò la dose.
In questo caso, il consumo di pesce, va associato a integratori a base di omega - 3 (un grammo al giorno).
L'unico vero inconveniente di questa terapia è rappresentato da un retrogusto non particolarmente
gradevole, ma l'industria farmaceutica si sta attrezzando. I veri produttori di omega - 3, infatti,
non sono i pesci ma le micro-alghe, che rappresentano appunto il nutrimento dei pesci grassi. A breve dovrebbero dunque essere disponibili integratori omega - 3 vegetali, dal gusto più gradevole perchè
estratti direttamente dalle alghe.
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