mercoledì 14 maggio 2014

Tumore al cervello: uno studio pone nuovi dubbi sulla sicurezza dei cellulari

Le microonde e il rischio tumori al cervello

Scienziati francesi pubblicano i risultati di un nuovo studio sulla sicurezza dei telefonini, evidenziando che con il loro uso si è da due a tre volte a rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori al cervello.



Un nuovo studio suggerisce che l'uso frequente del cellulare aumenta il rischio di tumore al cervello. Foto: ©photoxpress.com/Olga Ekaterincheva

I telefoni cellulari sono pericolosi sì o no? La domanda, da molti anni ormai è in pratica senza risposta, dato che gli studi condotti sino a oggi hanno ottenuto risultati controversi. Alcuni suggeriscono che l’utilizzo, specie se assiduo, può esporre al rischio di cancro; altri gettano acqua sul fuoco affermando che il rischio non sussiste.
Ma, permetteteci un dubbio: trattandosi di microonde, con un elevato grado di penetrazione, mettendole direttamente a contatto (o nelle vicinanze) della testa è possibile che queste non possano andare a modificare qualcosa? E l’elettromagnetismo? Il corpo umano, si sa, è una sorta di circuito elettrico (specie il cervello) per cui un apparecchio che sfrutta questa tecnologia non ha un impatto sull’organismo?

Continua qui

martedì 13 maggio 2014

Tumori: il fumo è il primo fattore di rischio per il cancro alla vescica

fumare

Il fumo e’ il primo fattore di rischio per il cancro alla vescica, aumenta di ben il 66% le possibilita’ di incorrere in questa neoplasia nell’uomo e del 33% nella donna ” fino a moltiplicare di 4-5 volte la possibilita’ di sviluppare la malattia rispetto a un non-fumatore”, spiega Vincenzo Mirone, ordinario di urologia dell’Universita’ Federico II di Napoli tra i relatori oggi a Roma della conferenza stampa della Societa’ italiana di urologia per fare il punto sulla patologia. “A questo fattore di rischio – prosegue Mirone – si aggiungono l’esposizione ad alcuni agenti tossici: anilina e ammine aromatiche (benzidina, 2-naftilammina) presenti nei coloranti e nelle vernici, l’assunzione di analgesici in particolare la fenacetina che aumenta il rischio di tossicita’ (meglio usare il paracetamolo) e l’eccesso di caffe’, quest’ultimo considerato pero’ come fattore di rischio potenziale”. “Oggi e’ possibile migliore il trattamento in fase iniziale del tumore della vescica – continua Mirone – grazie anche a strumenti diagnostici sempre piu’ precisi.

Continua qui

lunedì 12 maggio 2014

Una molecola contenuta nella salsa di soia può curare l’HIV (Aids)

Virologi statunitensi trovano nella salsa di soia giapponese una molecola capace di bloccare la diffusione del virus HIV, che causa l’AIDS. Questa sostanza è risultata 70 volte più potente nel combattere il virus che non il più noto farmaco utilizzato a oggi per il trattamento, e a cui il virus diviene resistente.

Un componente la salsa di soia è stato trovato essere 70 volte più potente che un noto farmaco contro il virus dell'HIV. Photo Credit: MOs810, Wikimedia Commons

Il virus dell’HIV – che è anche causa dell’AIDS – si può comportare come alcuni batteri, divenendo resistente ai farmaci che dovrebbero debellarlo. Questo, secondo gli scienziati, è il prezzo del successo quando si tratta di curare l’HIV.

La resistenza è una grande, serio problema. Come per i batteri che resistono agli antibiotici, i virus che divengono resistenti ai farmaci rendono impossibile curare la malattia, portando, nella gran parte dei casi, i pazienti alla morte.
E’ il caso dei trattamenti con il Tenofovir, uno dei farmaci più utilizzati contro l’HIV. Il virus che causa l’AIDS diviene in molti casi resistente al farmaco, per cui la cura fallisce. Conscio di questo problema, il virologo Stefan Sarafianos del Bond Life Sciences Center dell’Università del Missouri ha condotto uno studio in cui si è scoperto che una molecola contenuta nella salsa di soia giapponese è 70 volte più potente del Tenofovir nel bloccare la diffusione del virus HIV. Questa molecola è chiamata “EFDA”.

Continua qui

venerdì 9 maggio 2014

Curare le ferite con lo zucchero aiuta a guarire prima

E' possibile far rimarginare prima le ferite con lo zucchero? ecco i risultati di un recente studio.

 

Curare le ferite con lo zucchero? A quanto sembra è possibile, ed a dimostrarlo ci penserebbero i risultati di un interessante studio recentemente condotto dai medici dell’ospedale di Birmingham, in Inghilterra. A dare l’idea allo staff dell’ospedale inglese sarebbe stato Moses Murandu, un infermiere che lavora in Zimbabwe e che ormai da tempo conosceva le proprietà benefiche dello zucchero per la cura delle ferite. Detto questo, i ricercatori avrebbero esaminato ben 35 pazienti, constatando che - in effetti - lo zucchero sarebbe davvero capace di rimarginare più in fretta le ferite. E non stiamo parlando di semplici graffi. 
A quanto pare, uno dei pazienti sottoposti allo studio sarebbe stato infatti un uomo che avrebbe subito l’amputazione di una parte della gamba, e la rimozione di una vena avrebbe provocato una ferita profonda che non era riuscita a guarire del tutto.

Continua qui

 

mercoledì 7 maggio 2014

Protezione solare e primo sole: come evitare le scottature


L’estate si avvicina, e la protezione solare in vista dell’esposizione al primo sole è uno degli argomenti più “caldi” del momento. Siamo ancora in Primavera, ma di certo a molte di voi sarà già capitato di trascorrere una bella domenica al mare, magari senza fare il bagno, solo per il piacere di dare il nostro primissimo benvenuto all’estate. Ebbene, nonostante il sole non “picchi” in maniera eccessiva, sappiate che potreste rischiare ugualmente qualche inaspettata bruciatura!
Ma come fare per tenere alla larga questo fastidioso problema? Quale crema solare scegliere per evitare le prime scottature? Quanto tempo potrete restare sotto il sole prima di rischiare di tornare a casa con la schiena o il viso completamente arrossati? Scopriamo insieme i segreti e i consigli più utili in vista delle nostre spensierate domeniche al mare!

Preparate la pelle alla prima esposizione
Il primo step per assicurarvi una spensierata giornata al mare, senza il rischio di bruciarvi o di rovinare la vostra pelle è semplice: preparate l’epidermide al primo sole. Se avete tempo, potreste innanzitutto cominciare a variare la vostra alimentazione. Almeno una settimana prima potreste cominciare ad assumere i giusti alimenti per favorire una sana abbronzatura, fra i quali non dovranno mancare la frutta e la verdura, ricche di vitamina A. Detto questo, nella vostra dieta abbronzante non dovranno mancare alcuni cibi che, notoriamente, favoriscono la tintarella, come ad esempio i pomodori, fonte principale di licopene (antiossidante noto per prevenire la formazione dei radicali liberi), e le carote, che come ben saprete, sono ricche di betacarotene, che stimola la produzione di melanina e manterrà giovane la vostra pelle.

Continua qui

martedì 6 maggio 2014

Binge Eating: affrontare il disturbo alimentare del terzo millennio


Non solo anoressia e bulimia. Alla lista dei principali disturbi alimentari si deve aggiungere il binge eating, considerato il disturbo del comportamento alimentare del terzo millennio. Il suo nome completo è Binge Eating Disorder, che in italiano sta per sindrome da alimentazione incontrollata, e si caratterizza come una malattia che spinge a grandi abbuffate.
La persona colpita da questo disturbo mangia in maniera vorace e le sue abbuffate, che avvengono in completa solitudine almeno due volte alla settimana, non sono motivate dallo stimolo della fame. Dunque, proprio come la persona bulimica anche la persona che soffre di binge eating ha episodi frequenti in cui mangia ben oltre la sazietà. Ma a differenza di quanto avviene nei casi di bulimia, in quelli di binge eating non si ricorre a meccanismi di compensazione come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi. Anche se dopo esserrsi lanciati sul cibo si provano dei sensi di colpa, non si prova ad eliminare quanto si è mangiato, e questo porta le persone affette da binge eating ad essere sovrappeso.

Continua qui

lunedì 5 maggio 2014

I vegetariani, vegani e crudisti non si devono preoccupare della vitamina B12

Dopo il successone dell’articolo Proteine – Da dove le ottengono i vegetariani, vegani e crudisti?, vorrei discutere di un altro interessante tema: la vitamina B12.

Un’altra delle paure delle persone che vogliono cambiare da una dieta convenzionale a una vegetariana, vegana o crudista è la necessitá di supplementare la vitamina B12 ed evitare l’anemia perniciosa. La carne bovina e il fegato bovino si dicono essere buona fonte di questa vitamina, ma da dove deriva la mucca, la vitamina B12? La vitamina B12 è prodotta da batteri, abitanti dell’intestino di tutti gli animali vegetariani, umani inclusi. Noto che nel web questa informazione è giá abbastanza diffusa e accettata. Facciamo quindi un passetto in piú.

Noi umani abbiamo questa fissa della quantitá piú che della qualitá. Se abbiamo una carenza di calcio, ad esempio, cerchiamo di rimpiazzarla con dosi esagerate di questo minerale, optando magari per delle inutili pastiglie di calcio inorganico. Non pensiamo che la carenza sia derivata dalla mancanza della vitamina D (derivante dalla conversione di energia solare), o del magnesio, che serve nel trasporto del calcio dalle parti piú morbide come i tessuti, le vene, gli organi, alle parti piú dure, dove dovrebbe risiedere, e quindi alle ossa, denti, unghie ecc . Lo stesso vale per la vitamina B12.

Continua qui

Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...