domenica 25 febbraio 2018

Scienziati dimostrano che le radiofrequenze aumentano il rischio di cancro

E’ ufficiale. Uno studio pubblicato il 9 Febbraio 2018 sulla rivista Environmental Research ha dimostrato il nesso di causa effetto tra esposizione a radiofrequenze in ambiente militare ed aumento di casi di cancro in particolare quello di linfoma, leucemia, mieloma.

Le persone sono esposte ogni giorno a molte sorgenti di campi elettromagnetici a radiofrequenza dovute a:
  • Antenne radiotelevisive
  • Ponti radio e impianti di comunicazione satellitari
  • Radar
  • Antenne ripetitrici di telefonia mobile
  • Cellulari
  • Wi-Fi
  • Forni a microonde
Le radiofrequenze sono infatti onde elettromagnetiche di frequenza compresa tra qualche kHz e 300 GHz.

I sistemi radar civili e militari operano a frequenze che vanno da circa 0.5 a 10 GHz e i “dischi a microonde” per la propagazione da punto a punto, utilizzano frequenze che arrivano alle decine di GHz. In ambito militare sono numerose le testimonianze di soldati che si sono ammalati di cancro durante o dopo il servizio. Qualche anno fa era finita sui giornali la storia di un sottufficiale della Marina Militare malato di leucemia che aveva esposto una denuncia in Procura. L’ex-militare aveva messo in correlazione la sua patologia con l’esposizione prolungata e sistematica ai radar militari installati sui cacciatorpedinieri dove si era imbarcato. A lui si sono poi uniti altri venti marinai affetti da cancro che anche loro imbarcati negli anni in navi da guerra e a diretto contatto con il campo elettromagnetico prodotto dai radar militari. Persone che hanno contratto patologie come carcinomi ai testicoli e al pancreas. Ma sono a migliaia le testimonianze di militari malati di cancro a seguito dell’esposizione a radiofrequenze.

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venerdì 23 febbraio 2018

Tre alimenti “magici” per migliorare la prestazione sportiva

Cosa mangiare per andare più forte? Sono tre le chiavi semplici per ambire a un miglioramento delle prestazioni

Per decenni la nutrizione sportiva è stata considerata unicamente uno strumento per garantire energia all’atleta e, in tempi più recenti, favorire il recupero sia energetico che muscolare. Ma non è tutto. Sempre più studi scientifici, infatti, stanno dimostrando che alcuni cibi possono essere allenanti. Tradotto significa che assumere determinati alimenti abitualmente o nei giorni che precedono le competizioni possono favorire la prestazione. In pratica migliorare la prestazione sportiva attraverso l’alimentazione si può. Scopriamo come.

La carne di pollo è ricca di beta alanina. Si tratta di un aminoacido che insieme all’istidina forma la carnosina. E’ stato chiaramente dimostrato che il fattore limitante per la sintesi muscolare di carnosina non è l’istidina, bensì la beta alanina. Ciò significa che i livelli di carnosina nell’organismo sono limitati dalla disponibilità di beta alanina per la sua sintesi. La supplementazione di beta alanina è stata quindi proposta per aumentare le quantità di carnosina intramuscolare

L’assunzione abituale di alcune verdure ricche in nitrati (soprattutto spinaci, lattuga, barbabietole rosse o succo di barbabietola, coste, rucola, sedano, ma anche di altri ortaggi a foglia), in abbinamento all’allenamento, può essere particolarmente vantaggiosa sia sulla salute che sulla prestazione sportiva. I nitrati assunti dalla verdura, infatti, mostrano benefici sulla biogenesi mitocondriale, vale a dire sull’incremento dei mitocondri, essenziali nell’endurance, e altresì sul miglioramento del consumo di ossigeno, durante lo sforzo, come emerge da alcuni recenti studi. In altre parole, si può affermare che l’assunzione frequente di questi alimenti può ridurre nell’uomo il costo di ossigeno durante l’esercizio submassimale e migliorare la tolleranza dell’esercizio ad alta intensità.

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sabato 17 febbraio 2018

Influenza: 112 morti da settembre, fra questi 11 bimbi

Dati Iss, 588 i ricoverati in terapia intensiva



Da settembre ad oggi, ben 11 bambini sotto i 14 anni, sono morti a causa del virus. Mentre considerando anche gli adulti, sono state ben 112 le persone decedute e 588 i casi gravi che hanno previsto il ricovero in terapia intensiva. Fra questi ci sono stati anche due donne in gravidanza decedute. Ad aggiornare le stime è il bollettino settimanale Flunews, a cura dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). In particolare, nell'ultima settimana, la sesta del 2018, sono stati segnalati 12 casi gravi e 1 decesso, ma i dati sono in continuo aggiornamento. Praticamente tutti casi evitabili attraverso la vaccinazione, secondo gli esperti dell'Iss, perché seppure il vaccino non sempre evita l'influenza, ne previene le forme più severe. Quanto agli 11 bambini e ragazzi con meno di 14 anni deceduti, presentavano tutti condizioni di rischio. Diversamente dallo scorso anno, i livelli di mortalità negli ultrasessantacinquenni sono invece al di sotto dell'atteso. Sono però, precisano gli esperti, numeri sottostimati perché riguardano solo i casi in cui l'influenza è stata confermata da esame di laboratorio. Spesso sottovalutata, l'influenza uccide principalmente perché può provocare una polmonite virale primaria, quando il virus influenzale arriva direttamente ai polmoni e può essere letale, soprattutto per persone con condizioni di rischio preesistenti, come malattie cardiache e malattie respiratorie croniche.

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giovedì 15 febbraio 2018

Mais ogm, nessuna evidenza di rischi per salute e ambiente

Lo dice la prima e più vasta analisi su 21 anni di dati


Non c’è nessuna evidenza di rischio per la salute umana, animale o ambientale dal mais transgenico, ossia geneticamente modificato con geni altre specie. Lo indica il primo studio che ha raccolto dati relativi a 21 anni di coltivazioni.

Pubblicata sulla rivista Scientific Reports e coordinato dall’Italia, con l’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa, la ricerca è la prima ad analizzare le ricerche condotte in pieno campo tra il 1996, anno di inizio della coltivazione del mais transgenico, e il 2016. I dati provengono da Stati Uniti, Europa, Sud America, Asia, Africa, Australia.

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4 NOCI AL GIORNO: LA FONTE DELLA (QUASI) ETERNA SALUTE

Secoli di virtù provata, frutto ricco di nutrienti, ingrediente di ricette, ottimo compagno di formaggi. Ode alla noce e a tutto quello che fa per noi.

Ne parlava già Ippocrate

“Fa’ che il cibo sia la tua medicina”. Il padre della medicina naturale aveva le idee ben chiare al riguardo, intorno al 400 a.C.; probabilmente, infatti, si era già reso conto del potere delle noci nell’evitare le malattie più comuni. Recentemente, uno studio realizzato dall’Università di Tarragona (Spagna), su un campione di 7.000 persone di entrambi i sessi, ha dimostrato che questo delizioso frutto, ricco di preziosi nutrienti, riduce il rischio di contrarre tumori e malattie cardiovascolari.

La teoria delle noci

Le noci sono un frutto piuttosto calorico (650 kcal per 100 g), ma ricco di vitamine e proprietà antiossidanti; esse, infatti, contengono proteine, fosforo, calcio, ferro, potassio e zinco, senza dimenticare le vitamine B1, B6 ed E. Tuttavia, ciò che conferisce loro un ancor maggior potere curativo è la gran quantità di grassi monoinsaturi (i famosi Omega 3 e 6), l’arma più potente per combattere il colesterolo cattivo. Sono sufficienti 4 noci al giorno per notarne i benefici, senza che le calorie aumentino eccessivamente. Le noci non rappresentano la panacea per tutti i mali, ma dovremmo includerle nella nostra alimentazione, per il bene di tutti i componenti della famiglia:
  • aiutano a regolare la pressione alta;
  • migliorano la memoria;
  • hanno proprietà curative per l’acne;
  • favoriscono la rigenerazione delle cellule dell’epidermide (giusto ciò di cui abbiamo bisogno alla nostra età!).
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mercoledì 7 febbraio 2018

Due bicchieri di vino al dì aiutano a 'ripulire' il cervello

Studiato modo con cui bere poco alcol aiuta a smaltire tossine

(ANSA) - ROMA, 5 FEB - Bere un paio di bicchieri di vino al giorno, non solo riduce il rischio di malattie cardiovascolari e tumori, ma può anche aiutare a 'ripulire la mente', aiutando il cervello a eliminare le tossine, comprese quelle associate alla malattia di Alzheimer. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports aiuta a spiegare quanto precedenti ricerche hanno dimostrato, ovvero che una moderata assunzione di alcol è associata a un minor rischio di declino cognitivo, mentre bere pesantemente lo aumenta.

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martedì 6 febbraio 2018

Le dimensioni ideali esistono?

Quanto contano le dimensioni del pene per noi ragazze? E qual è la misura ideale? Queste ed altre curiosità in questa guida senza filtri sull'organo genitale maschile 

Dimensioni del pene: quanto contano per noi donne?

Molti uomini si fanno forti del fatto che "le dimensioni non contano", ma le cose non stanno esattamente così e le chiacchiere post-serata delle donne lo testimoniano. Lasciamo da parte le frasi di circostanza, quelle diplomatiche che noi ragazze siamo bravissime ad utilizzare, tipo “l’importante è che lui sia bravo a letto”, oppure, “mi piace così com’è”, o la classica "per me le dimensioni non contano" perché, anche se non sono tutto in un rapporto, secondo diverse ricerche le dimensioni del pene contano e non poco per l’universo femminile, nel bene o nel male. Sì, perché il fatto che contino, non significa necessariamente che un pene grande sia sempre quello più apprezzato dalle donne. Oggi parliamo proprio di questo, senza filtri, perché è bene che sia le ragazze che i ragazzi sappiano qualcosa in più sulle dimensioni dell’organo maschile e su quanto queste abbiano importanza in una relazione.

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Cosa mangiare per sgonfiare la pancia: 5 alimenti contro il gonfiore addominale

Cattive abitudini, stress e sedentarietà possono gonfiarci come mongolfiere. Basta qualche correttivo per sentirsi meglio È la croce di mili...