venerdì 4 maggio 2018
Ecco quali sono le 5 buone abitudini che allungano di 10 anni la vita
Il famoso ateneo americano di Harvard ha effettuato uno studio su quali siano le 5 buone abitudini per allungare la nostra vita. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 78 mila donne e 44 mila uomini raccolti in un periodo di tempo rispettivamente di 34 e 27 anni. I risultato hanno mostrato che i soggetti che seguivano queste 5 abitudini avevano mediamente un’aspettativa di vita di 10 anni più lunga. Inoltre il rischio di morire per malattie cardiovascolari scende dell’82% e per tumori del 65%. Nella clip sono presentati i 5 punti per vivere meglio.
Il video
giovedì 3 maggio 2018
Albicocche: nutrienti, gustose e benefiche per l’organismo
Appartenenti alla famiglia delle Rosacee, le albicocche sono nutrienti, gustose e benefiche per l’organismo. Ecco perché
Povere di calorie, molto nutrienti e gustose, le albicocche, ricche di vitamine e minerali, sono i frutti del Prunus armeniaca, appartenente alla famiglia delle Rosacee. Originarie della Cina, introdotte in Occidente dagli Arabi, le albicocche sono diuretiche, antipertensive, combattono l’anemia, sono indicate contro stanchezza cronica, convalescenza,
per anziani e bimbi nell’età della crescita.Dal buon contenuto di
fibre, favoriscono la digestione, esercitano un’azione lassativa,
prevenendo la stitichezza, migliorano il metabolismo e
donano un prolungato senso di sazietà.Antinfiammatorie, antiossidanti,
combattono gli effetti nocivi dei radicali liberi, controllano la
funzione muscolare, regolano il battito cardiaco e il colesterolo
cattivo, oltre al livello di glucosio nel sangue, per cui possono essere
consumate dai diabetici.
Le albicocche sono un’ottima fonte di vitamina D, preziosa per la vista, dato che la sua carenza può causare cecità al crepuscolo, migliorano il metabolismo e prevengono l’osteoporosi.
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Diete e terapie, le false notizie fanno molto male alla salute
Dalle cure inesistenti ai cibi con effetti miracolosi, il fenomeno si
allarga. Al Festival della scienza medica di Bologna i consigli per
difendersi
Valentina Arcovio
Sonoquei titoli «urlati» sui social
da siti praticamente sconosciuti. Toccano argomenti che, per svariati
motivi, sono in grado di smuovere la sensibilità dell’opinione pubblica.
E in un batter d’occhio vengono condivisi sul web migliaia o
addirittura milioni di volte. È così che nasce una fake news. Solo
apparentemente innocua, quando cavalca temi riguardanti la salute e
l’alimentazione può diventare tragicamente pericolosa. Può, ad esempio,
convincere un malato di cancro ad abbandonare la medicina vera e
rivolger
si a pratiche discutibili. O può spingere un genitore a modificare la dieta dei figli, causando gravi carenze nutritive.
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Valentina Arcovio
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martedì 1 maggio 2018
Lo stress arriva al massimo con il caldo dell'estate
Tutta colpa del cortisolo, l'ormone infatti ha un andamento stagionale
Nonostante le giornate più lunghe, le vacanze e i viaggi, è quando aumentano le temperature, in estate, che lo stress arriva al suo massimo. I livelli di cortisolo, l'ormone che viene rilasciato in circolo nel sangue nelle situazioni stressanti, hanno un andamento stagionale e sono più alti durante la stagione estiva. Lo hanno spiegato al convegno della Società americana di fisiologia i ricercatori dell'università polacca di Poznan. Il cortisolo compie diverse funzioni importanti, come quella di regolare i livelli di zucchero, sale e i fluidi, ridurre le infiammazioni e contribuire al benessere generale. Generalmente è più alto la mattina, per poi calare durante il giorno, e raggiungere il minimo la sera, in modo da mantenere i cicli del sonno, anche se può capitare che le malattie, la mancanza di sonno e alcuni farmaci influiscano e alterino il suo andamento più del normale. Ora i ricercatori, guidati da Dominika Kanikowska, hanno scoperto che, oltre alle fluttuazioni giornaliere, ha anche un andamento stagionale. Una conclusione a cui sono arrivati osservando per due giorni in inverno, e due giorni in estate, un gruppo di studentesse di medicina, a cui hanno prelevato dei campioni di saliva ogni due ore nell'arco delle 24 ore, per misurare i livelli di cortisolo e dei marcatori delle infiammazioni. Le volontarie, durante ogni sessione d'esame, hanno anche risposto ad un questionario sul loro stile di vita, in particolare sulle loro abitudini nel dormire, mangiare e fare attività fisica.
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lunedì 30 aprile 2018
L’alcol fa bene? Praticamente mai e oltre i 18 drink settimanali si riducono le prospettive di vita
Un bicchiere di vino (birra o superalcolico) fa bene al cuore? Scordatevi - per chi ricorda il paradosso francese legato al resveratrolo - questa panzana e tenete a mente (piuttosto) quella che è l’evidenza secondo cui il consumo di alcol oltre le soglie indicate per gli adulti dalle principali società scientifiche (un bicchiere al giorno per le donne, due per gli uomini, uno per tutti dopo i 65 anni) aumenta il rischio di rimanere vittime di un evento cardio o cerebrovascolare. Tradotto: ictus e aneurisma cerebrale, scompenso cardiaco, arresto cardiocircolatorio. Queste le conclusioni di un ampio studio pubblicato sulle colonne della rivista scientifica «The Lancet».
La metanalisi (sono state passate in rassegna le conclusioni di 83 studi prospettici) ha confrontato le abitudini di salute e consumo di circa seicentomila bevitori attuali appartenenti a 19 diversi Paesi, considerando i diversi fattori che avrebbero potuto condizionare la loro salute cardiovascolare: e dunque l’età, il vizio del fumo, l’eventuale presenza di diabete, i livelli di istruzione e occupazione.
Come limite massimo di consumo, s’è considerato i cinque bicchieri settimanali, pari a cento grammi di etanolo: corrispettivo rintracciabile in cinque pinte di birra di moderata gradazione o i cinque bicchieri di vino. S’è così scoperto che chi beveva oltre il limite, aveva una ridotta prospettiva di vita: fino a 4-5 anni in meno, negli individui che arrivavano a consumare diciotto drink settimanali. I ricercatori hanno anche esaminato l’associazione tra consumo di alcol e diversi tipi di malattie cardiovascolari.
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domenica 29 aprile 2018
sabato 28 aprile 2018
Endometriosi, i componenti della plastica tra le cause scatenanti
Patologia motivo separazione dal partner per una pazienre su 5
Gli ftalati, prodotti chimici che vengono aggiunti alla materie plastiche per migliorarne la modellabilità, sono tra le cause scatenanti dell'endometriosi, malattia caratterizzata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parte interna dell'utero e anche di altri organi. L'argomento è tra quelli all'ordine del giorno al convegno mondiale della Società di endometriosi e disturbi ginecologici (Seud) in corso a Firenze.
"L'endometriosi è legata agli ormoni della donna, e i
contaminanti ambientali, come appunto gli ftalati, sono sostanze che
hanno effetti ormonali" spiega Felice Petraglia, presidente del
convegno, ordinario di ginecologia e ostetricia presso l'Università di
Firenze e direttore del dipartimento materno infantile dell'Azienda
ospedaliera di Careggi. "E' stato verificato - spiega sempre Petraglia -
che nelle cisti ovariche dovute all'endometriosi c'è una concentrazione
elevata di ftalati", che pertanto possono essere considerati "fattori
scatenanti in persone predisposte alla malattia".
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