mercoledì 17 febbraio 2021

Covid e contagio, gli errori che facciamo ancora senza accorgercene

Mascherina indossata con naso scoperto, confondere gli spazi aperti con posti sicuri, fidarsi dell’amico che “è stato attento”. Alcuni sbagli comuni che ci fanno sentire tranquilli quando non dovremmo.

In questo momento l’Italia si trova in una fase di stallo nella risalita dei contagi, ma con il ritorno in zona gialla della maggior parte delle regioni il rischio di nuovi assembramenti preoccupa gli esperti. È già successo in estate, quando il virus sembrava ormai lontano e comportamenti troppo disattenti hanno portato alla seconda ondata. Anche in autunno però, nonostante le limitazioni, Covid-19 ha continuato a infettare. Perché? Cosa facciamo di sbagliato senza accorgercene? Il Guardian ha raccolto alcuni suggerimenti.

Non “cosa posso fare” ma “cosa dovrei fare”

Il primo errore che in molti compiono è spostare l’attenzione da quello che è sicuro fare a quello che è possibile fare. Per esempio, si possono far venire in casa babysitter, addetti alle pulizie e venditori, oppure incontrarsi con parenti e amici, anche fare attività fisica in compagnia. Si tratta di necessità che la maggior parte dei governi ha considerato imprescindibili per la salute mentale ed economica dei propri cittadini. Tuttavia, non è detto che siano sicuri.

Al centro di questa discussione ci sono principalmente i giovani. Ragazzi e giovani adulti non riescono a evitare completamente la socialità nutrendo l’illusione che frequentarsi tra persone “non a rischio di malattia grave” possa preservare anche le loro famiglie. Se si vive in casa con genitori o nonni e si continua a frequentare gruppi di amici non si è mai al sicuro. Specie a causa del rischio concreto di un’incubazione asintomatica del virus nel “soggetto 1”.

Coronavirus, il bollettino di oggi 17 febbraio: 12.074 nuovi casi e 369 morti

Nella giornata di ieri erano stati registrati 10.386 nuovi casi e 336 morti

Oggi in Italia sono stati 12.074 i nuovi casi registrati, con 369 vittime. 

TUTTI I GRAFICI E LE MAPPE SULL'EPIDEMIA

VALLE D'AOSTA

Nelle ultime 24 ore sono stati rilevati 14 nuovi casi positivi in Valle d'Aosta (su 95 persone sottoposte a tampone). Non ci sono stati decessi. È quanto riportato nel bollettino diffuso dalla Regione Valle d'Aosta in base ai dati dell'Usl. I guariti sono nove. Gli attuali contagiati salgono a 131, 5 in più di ieri. I guariti sono 16. I ricoverati sono sempre otto, di cui due nel reparto di terapia intensiva.

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Coronavirus, Eurostat: nel 2020 in Italia fino a 50% di morti in più

Spagna, Belgio e Olanda i Paesi più colpiti dalla prima ondata 

L'Italia ha raggiunto i suoi livelli massimi in marzo (più 49,4%), aprile (41%) e novembre (49,5%) rispetto agli stessi periodi del 2016-19 

16 febbraio 2021 In Italia il tasso di mortalità è aumentato di quasi il 50% in primavera e a novembre 2020 rispetto agli stessi periodi del 2016-19. Lo ha reso noto oggi Eurostat in base ai dati raccolti sull'incremento della mortalità in Europa tra marzo e novembre dello scorso anno. L'Ue ha raggiunto un primo picco in aprile (più 25%), quando Spagna (79,4%), Belgio (73,9%) e Olanda (53,5%) sono risultati i Paesi più colpiti. L'Italia ha raggiunto i suoi livelli massimi in marzo (più 49,4%), aprile (41%) e novembre (49,5%). Nell'Ue tra marzo e novembre 2020 si sono registrati oltre 450 mila decessi in più. 

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Cosa sappiamo della nuova variante del coronavirus trovata anche a Napoli

In sigla B.1.525, è una nuova variante del Sars-Cov-2. Anche se è stata scoperta nel Regno Unito, in realtà è più diffusa in Nigeria ed è stata individuata anche in Italia. Fra le mutazioni la E484K, posseduta anche dalle varianti scoperte in Brasile e in Sudafrica. Quali sono i rischi attuali

Nel Regno Unito c’è una nuova variante del coronavirus Sars-Cov-2. Ed è la seconda che desta attenzione nel paese, dopo la più nota che chiamiamo comunemente a livello mediatico variante inglese, circolante anche in Italia e per alcuni aspetti preoccupante. Su quella odierna appena identificata, in sigla B.1.525, abbiamo meno informazioni e non possiamo dire se sia maggiormente trasmissibile o dannosa per l’organismo. Tuttavia sappiamo che contiene una mutazione di cui si è già parlato, E484K, comune anche alle varianti scoperte in Sudafrica e in Brasile. Nel Regno Unito si parla di 33 casi (ma probabilmente sono di più) e c’è qualche paziente anche in altri paesi, incluso un caso in Italia, a Napoli, di cui è appena arrivata notizia. Ecco perché è bene parlare di questa nuova variante e quali sono i rischi.

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Covid, in Campania la variante inglese è passata dal 7 al 20 per cento in due settimane


martedì 16 febbraio 2021

Da dove viene la pasta che mangiamo?

La pasta è uno dei simboli della cucina italiana. Amata nel mondo, osteggiata, a torto, in alcune diete, ci vede (magari senza sorpresa) sul podio per il consumo pro-capit. Nel 2019 ciascuno di noi ne ha mangiata in media oltre 23 kg e un quarto della produzione mondiale è italiano. Ma come si distingue una pasta davvero e totalmente italiana?

Se a livello legislativo le tutele ci sono,-con il Regolamento Europeo 2018/775, che stabilisce l’obbligo di indicare in etichetta il paese d’origine dell’ingrediente primario di un prodotto, e il Decreto Ministeriale italiano del 26 luglio 2017, che prevede ulteriore trasparenza nell’indicare l’origine di pasta, riso e derivati del pomodoro – dal lato pratico l’attenzione è rivolta ai metodi per autenticare l’origine del frumento utilizzato al fine di garantire il rispetto delle normative vigenti. E anche in questo caso la ricetta sembra essere tutta italiana.

Il team guidato da Annalisa de Girolamo, dell’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha presentato infatti uno studio, pubblicato su Foods, che prevede di applicare la tecnica della spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier (FT-NIR) per valutare l’autenticità della pasta prodotta con il 100% di grano duro italiano.

I ricercatori hanno analizzato 361 campioni di pasta di diverse marche commerciali, alcuni dei quali prodotti (secondo quanto riportato in etichetta) con grano solo italiano mentre altri erano composti da miscele di grano duro, coltivato quindi sia in Italia sia all’estero. L’obiettivo era autenticare la pasta di grano duro 100% italiano: questa tecnica è risultata estremamente efficace, con una percentuale di accuratezza nel distinguere l’origine del grano utilizzato del 94%.

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Psoriasi e coronavirus, il vademecum degli esperti. Anche contro le paure

Chi è in terapia con immunosoppressori può essere più a rischio di contrarre l’influenza e altre infezioni. Ma questo vale anche per il coronavirus? Cosa fare per proteggersi senza un eccessivo allarmismo? Tutti i consigli degli esperti

Impossibile ignorarlo: il coronavirus monopolizza da giorni le nostre conversazioni. E per molti pazienti che seguono terapie immunosoppressive – comuni anche tra le persone che soffrono di psoriasi o di artrite psoriasica – l’arrivo del nuovo virus può aver suscitato ansie e preoccupazioni. Reazioni comprensibili, anche perché in generale un sistema immunitario potenzialmente indebolito dai trattamenti può rendere la persona più suscettibile a virus e altri patogeni. Ma, fortunatamente, molte di queste paure sono infondate e il rischio di Covid-19 va gestito attenendosi alle indicazioni mediche e alle regole delle autorità sanitarie. Vediamo meglio come e perché...

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Coronavirus sulle superfici, nuovi dati confermano: laviamoci le mani

Guanti monouso e fiumi di disinfettanti. Durante la pandemia del nuovo coronavirus, una delle maggiori preoccupazioni, oltre a dover mantenere il distanziamento sociale, è stata quella di potersi infettare anche solo toccando le superfici contaminate dal virus. Come la busta della spesa o la maniglia di una porta. Sebbene, infatti, la principale modalità di trasmissione del nuovo coronavirus, come è stato più volte ribadito nel corso della pandemia, avviene tramite le goccioline di saliva che le persone infette emettono parlando, starnutendo e tossendo, più e più volte è stata evidenziata anche la possibilità che anche solo toccando le superfici contaminate si potesse contrarre il virus.

Quanto tempo sopravvive sulle diverse superfici

Ma, qual è realmente il rischio di essere contagiati semplicemente toccando una superficie contaminata? Solamente alcuni giorni fa, in combinazione con la riapertura delle attività commerciali e produttive, il ministero della Salute ha pubblicato una tabella nella quale si stimano i tempi di permanenza del coronavirus (o meglio di tracce di rna virale, che non significa quindi che il virus sia vitale e infettivo) su diverse superfici. Per esempio, si legge nella tabella, le particelle virali infettanti sono state rilevate fino a mezz’ora sulla carta da stampa, un giorno su tessuto e legno, due giorni sulle banconote e sul vetro e fino a quattro giorni sulla plastica e sulle mascherine chirurgiche (lo strato interno).

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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...