Oltre un anno fa, a inizio pandemia, qualche commentatore aveva detto che con la Covid-19 gli antivaccinisti erano spariti o, perlomeno, si erano zittiti. Previsione delle più sbagliate: in otto mesi di campagna vaccinale, la disinformazione sui vaccini in Italia è stata intensissima.
Niente di nuovo sotto il sole, l’antivaccinismo è un fenomeno antico tanto quanto i vaccini. Anche se l’esitazione vaccinale in Italia non è particolarmente alta, e al momento non sembra quindi essere il principale collo di bottiglia per la campagna vaccinale, la cattiva informazione fatta attorno e sui vaccini ha comunque un effetto misurabile sulla propensione a vaccinarsi, inducendo timore e confusione.
Facciamo una carrellata dei principali filoni di disinformazione sui vaccini di questi mesi, e del perché non va presa sul serio: un piccolo riassunto che può essere utile nelle chiacchierate con gli amici e i vicini di ombrellone e che ci dimostra quanto siano ascientifiche tante storie sentite negli ultimi mesi.
Che cosa c’era in quel vaccino? Da Lucifero al grafene
Quante volte abbiamo sentito dire da chi è scettico che «non si sa cosa c’è dentro» ai vaccini? In realtà che cosa c’è dentro si sa, basta leggere le schede informative e, al limite, approfondire le tecnologie usate. Fondamentalmente si tratta del principio attivo del vaccino (mRna racchiusi in nanoparticelle o vettori virali) e alcuni ingredienti secondari, come sali o zuccheri, necessari per stabilizzare il principio attivo. Tutti componenti che, a dispetto di alcune ipotesi circolate sui social media, non sono tossici.
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