La violenza sulle donne oggi, è un argomento ridondante e dolorosamente presente, tra cronache giornalistiche e tv.
Lo stalker, detto “molestatore assillante”, è un uomo che vive un disagio
psichico di cui spesso non è consapevole e che non sa gestire ed è la
figura maschile più frequentemente correlata con il femminicidio.
Vediamo insieme di cosa si tratta.
E’ complesso e dalla difficile diagnosi clinica stabilire cosa si
intenda per stalker: se trattasi di un uomo disturbato, con
problematiche psichiche o psichiatriche, aggressivo, soltanto
minaccioso, se i suoi comportamenti si trasformeranno poi in azioni, se
ha perso aderenza con la realtà, se è così solo durante una particolare
fase della sua vita, o soltanto con una donna e non con altre, per
sempre, saltuariamente, se si tratta di una dipendenza affettiva, di un
mal d’amore, ecc, ecc..
Dal punto di vista psicologico, lo stalker attua dei comportamenti molto simili a quelli messi in atto da chi soffre di dipendenza affettiva;
è infatti intrusivo ed insistente, non regge la distanza, il rifiuto,
necessita di “dosi di presenza” dell’altro sempre maggiori, nega la
realtà perché troppo dolorosa e nega la mancanza d’amore.
Lo stalker, desidera ad ogni costo avere un contatto con quella che viene designata come la sua “vittima”, generalmente trattasi di conoscenti o di ex fidanzate, con le quali ha intrattenuto una relazione sentimentale, anche breve, spesso mal conclusasi.
Solitamente la vittima è donna, è appunto una ex
amante, fidanzata o comunque protagonista della sua vita fantasmatica,
donna che è stata oggetto di “fantasie amorose”, ricambiate o presunte e
che ha poi espresso il desiderio di interrompere la relazione, perché giunta al termine o nociva.
A
volte, raramente però, lo stalker può essere anche un estraneo, un
conoscente, un vicino di casa, mosso da un forte investimento affettivo
(sentimenti di odio o amore).
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