martedì 10 aprile 2018
Abbuffata di plastica, più di 100 particelle a ogni pasto
Una vera 'indigestione' di plastica giornaliera: sono più di 100 le
minuscole particelle di questo materiale che ingoiamo ad ogni pasto. Dai
mobili e i tessuti sintetici di casa, le minuscole particelle di
plastica finiscono nelle polveri domestiche e, con queste, 'atterrano'
nel piatto. E' quanto emerge dalla ricerca pubblicata sulla rivista
Environmental Pollution e condotta dall'università Heriot-Watt di
Edimburgo.
Obesità: un'epidemia che aumenta l'incidenza di tumori in età giovanile
Per il sovrappeso si abbassa
l'età in cui si presentano ben 13 tipi di cancro legati all’età
avanzata. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Obesity
di SIMONE VALESINISTIAMO diventando sempre più grassi. È un fatto: dal 1975 ad oggi il numero di bambini obesi sul pianeta è decuplicato. E anche se non ci piace ricordarlo, la cosa ci riguarda da vicino perché l’Italia è in prima fila tra i paesi occidentali in cui i cittadini pesano di più. Una tendenza inarrestabile – se non autentica epidemia come l’ha definita di recente l’Oms – che sta modificando anche la storia naturale di alcune patologie. A sancirlo, una volta per tutte, è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Obesity, che svela come alcuni tipi di tumori caratteristici dell’età avanzata o della terza età stiano iniziando ad apparire sempre più precocemente, di pari passo con il progredire dell’attuale epidemia di obesità infantile.
LEGGI - Obesity day, 10 volte più bambini obesi rispetto al 1975
• I TUMORI LEGATI ALL’OBESITÀ
La nuova ricerca è, più precisamente, una review della letteratura scientifica sul tema: una riflessione a firma dell’onco-ematologo Nathan Berger, della Case Western Reserve University di Cleveland, che fa il punto sul rapporto tra cancro e obesità infantile analizzando i risultati di oltre 100 studi scientifici. Per iniziare, l’autore circoscrive il campo di studi rifacendosi alle conclusioni dell’Iarc (l’organismo dell’Oms dedicato alla ricerca sul cancro), che in una delle sue monografie pubblicata nel 2016 ha confermato l’obesità come fattore di rischio per 13 specifiche forme di tumore. Tra questi, due big killer come il tumore al seno e quello al colon retto, e altri meno comuni come il tumore alla tiroide, quello al fegato, il tumore endometriale, il mieloma o adenocarcinoma esofageo.
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LEGGI - L'obesità aumenta il rischio di ammalarsi di 13 tipi di cancro
lunedì 9 aprile 2018
Oscillazioni climatiche: troppo stress per la salute cardiaca
Studio condotto su trentamila persone nel Michigan
Fabio Di Todaro
CUORE A RISCHIO QUANDO IL TERMOMETRO «IMPAZZISCE»
Punto di partenza dei ricercatori sono stati gli interventi di angioplastica coronarica effettuati in 45 ospedali tra il 2010 e il 2016, necessari per riaprire le arterie ostruite dei pazienti colpiti da un infarto. A quel punto i cardiologi si sono presi la briga di andare a verificare le registrazioni meteorologiche relative alla stessa zona nella giornata in cui ogni persona era rimasta vittima dell’evento cardiovascolare.
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Fabio Di Todaro
Passato quel che rimane di Burian 2, ultimo rigurgito
dell’inverno, occorrerà comunque scongiurare l’arrivo immediato delle
alte temperature. Ne va della salute del pianeta, ma pure della nostra.
Alle grandi oscillazioni climatiche, infatti, corrisponde un maggior
numero di attacchi di cuore. Questo è quanto si deduce da uno studio
condotto su oltre trentamila persone nel Michigan, i cui risultati sono
stati discussi durante l’ultimo congresso dell’American College of
Cardiology.
CUORE A RISCHIO QUANDO IL TERMOMETRO «IMPAZZISCE»
Punto di partenza dei ricercatori sono stati gli interventi di angioplastica coronarica effettuati in 45 ospedali tra il 2010 e il 2016, necessari per riaprire le arterie ostruite dei pazienti colpiti da un infarto. A quel punto i cardiologi si sono presi la briga di andare a verificare le registrazioni meteorologiche relative alla stessa zona nella giornata in cui ogni persona era rimasta vittima dell’evento cardiovascolare.
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domenica 8 aprile 2018
sabato 7 aprile 2018
Melanoma, il tumore cutaneo è più aggressivo durante la gravidanza
Le donne incinte devono tenere sotto controllo la trasformazione dei loro nei
In gravidanza, la pelle va incontro a molti cambiamenti. Ma ve ne
sono alcuni cui prestare particolare attenzione, per ragioni non
estetiche ma di salute. Vanno, infatti, aumentando le evidenze
scientifiche del fatto che il melanoma cutaneo è molto più pericoloso
quando a ricevere la diagnosi è una donna in gravidanza. Ne abbiamo
parlato con la dermatologa Marta Brumana, specialista dell’Humanitas San
Pio X dove svolge attività di dermatologia ambulatoriale, chirurgia e
laserterapia ed è impegnata nella mappatura dei nevi e prevenzione dei
tumori cutanei.
Dottoressa, partiamo dal melanoma cutaneo. La diagnosi precoce è cruciale?
«Esatto. Teniamo conto che, secondo i dati Aiom-Airtum 2017, in Italia ci sono 147.000 pazienti con diagnosi di melanoma cutaneo e circa 14.000 nuovi casi l’anno. Il melanoma rappresenta il 9% dei tumori giovanili negli uomini, dove è la seconda neoplasia più frequente; nelle donne rappresenta il 7% dei tumori giovanili (terza neoplasia più frequente). Se individuati precocemente, la terapia d’elezione è la chirurgia; mentre se è già in fase avanzata e metastatica, la prognosi è pessima».
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Nicla Panciera
Dottoressa, partiamo dal melanoma cutaneo. La diagnosi precoce è cruciale?
«Esatto. Teniamo conto che, secondo i dati Aiom-Airtum 2017, in Italia ci sono 147.000 pazienti con diagnosi di melanoma cutaneo e circa 14.000 nuovi casi l’anno. Il melanoma rappresenta il 9% dei tumori giovanili negli uomini, dove è la seconda neoplasia più frequente; nelle donne rappresenta il 7% dei tumori giovanili (terza neoplasia più frequente). Se individuati precocemente, la terapia d’elezione è la chirurgia; mentre se è già in fase avanzata e metastatica, la prognosi è pessima».
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mercoledì 4 aprile 2018
Più casi di sterilità e pene più corto, cosa succede al maschio di oggi?
La sterilità maschile in Italia è raddoppiata in 20 anni, il
testosterone di un uomo di 60 anni oggi è molto più basso rispetto a
quello di suo padre, e stanno saltando tutte le proporzioni delle misure
antropometriche dei giovani di oggi.
Quello di cui si è parlato a Presadiretta lunedì 13 marzo (2017) nell’inchiesta di Lisa Iotti e Irene Sicurella intitolata “Ciao maschio” è un tema importantissimo su cui stanno lavorando gli studiosi di mezzo mondo. A rischio infatti c’è qualcosa che interessa tutti: la riproduzione. La nostra società, infatti, sembra non essere più in grado di riprodursi. E questo non solo nel mondo occidentale.
Le cause, secondo l’ipotesi di molti ricercatori, sono delle sostanze chimiche diffusissime negli oggetti di uso quotidiano che stanno interferendo sul nostro sistema ormonale provocando quella che gli scienziati chiamano una femminilizzazione del maschio. Parliamo di ftalati, parabeni, bisfenolo A e molti altri.
Secondo gli studiosi, questo mix di interferenti con cui il maschio entra in contatto quotidianamente ha causato una diminuzione importante nella produzione di spermatozoi negli ultimi 20 anni.
Ma le alterazioni ormonali stanno portando anche ad un vero e proprio cambiamento nella struttura del corpo delle nuove generazioni.
L’Università di Padova pochi mesi fa ha pubblicato il primo studio al mondo sulle misure antropometriche: altezza, braccia, gambe, torso di oltre duemila ragazzi tra i 18 e i 19 anni. Il primario Carlo Foresta spiega a Presadiretta come i giovani di oggi sono più alti rispetto al passato, hanno gambe più lunghe, braccia più lunghe ma gli ormoni che determinano l’armonica crescita di tutte quante le strutture corporee non funzionano a dovere. Stanno saltando, quindi, tutte le proporzioni antropometriche, lunghezza del pene compresa: le nuove generazioni hanno infatti perso 0.9 cm rispetto alle misure in letteratura della generazione dei loro padri.
La femminilizzazione del maschio non è fantascienza perché nei luoghi più contaminati del pianeta già lo abbiamo visto negli animali. Come gli alligatori ermafroditi dei laghi della Florida. Ma non solo, riguarda anche le rane, le salamandre e i pesci.
Continua qui (video)
Quello di cui si è parlato a Presadiretta lunedì 13 marzo (2017) nell’inchiesta di Lisa Iotti e Irene Sicurella intitolata “Ciao maschio” è un tema importantissimo su cui stanno lavorando gli studiosi di mezzo mondo. A rischio infatti c’è qualcosa che interessa tutti: la riproduzione. La nostra società, infatti, sembra non essere più in grado di riprodursi. E questo non solo nel mondo occidentale.
Le cause, secondo l’ipotesi di molti ricercatori, sono delle sostanze chimiche diffusissime negli oggetti di uso quotidiano che stanno interferendo sul nostro sistema ormonale provocando quella che gli scienziati chiamano una femminilizzazione del maschio. Parliamo di ftalati, parabeni, bisfenolo A e molti altri.
Secondo gli studiosi, questo mix di interferenti con cui il maschio entra in contatto quotidianamente ha causato una diminuzione importante nella produzione di spermatozoi negli ultimi 20 anni.
Ma le alterazioni ormonali stanno portando anche ad un vero e proprio cambiamento nella struttura del corpo delle nuove generazioni.
L’Università di Padova pochi mesi fa ha pubblicato il primo studio al mondo sulle misure antropometriche: altezza, braccia, gambe, torso di oltre duemila ragazzi tra i 18 e i 19 anni. Il primario Carlo Foresta spiega a Presadiretta come i giovani di oggi sono più alti rispetto al passato, hanno gambe più lunghe, braccia più lunghe ma gli ormoni che determinano l’armonica crescita di tutte quante le strutture corporee non funzionano a dovere. Stanno saltando, quindi, tutte le proporzioni antropometriche, lunghezza del pene compresa: le nuove generazioni hanno infatti perso 0.9 cm rispetto alle misure in letteratura della generazione dei loro padri.
La femminilizzazione del maschio non è fantascienza perché nei luoghi più contaminati del pianeta già lo abbiamo visto negli animali. Come gli alligatori ermafroditi dei laghi della Florida. Ma non solo, riguarda anche le rane, le salamandre e i pesci.
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martedì 3 aprile 2018
Giornata mondiale dell’autismo, oltre i pregiudizi: le storie di chi fa il conservatorio, lavora nell’hi tech o apre una pizzeria
La determinazione di genitori ed educatori riesce a far raggiungere a molti ragazzi traguardi difficili. Pier Carlo Morello è diventato dottore in Scienze umane e pedagogiche. Everis ha appena assunto dieci persone con Asperger o autismo grazie a un progetto nato in Danimarca. Il progetto Atlantide 2 costruirà una rete integrata che accompagni la persona nel passaggio dall’età scolastica a quella adulta
C’è chi studia al conservatorio, chi sogna di gestire una pizzeria, chi si è guadagnato un lavoro a tempo indeterminato per un’azienda che si occupa di tecnologia e chi si è laureato superando difficoltà e pregiudizi. Sono ragazzi autistici. Secondo le indagini dell’Isfol (l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) in Italia oggi solo una persona con autismo su 10 ha un impiego e molto dipende dal percorso avviato dalla nascita all’età adulta, dal supporto della famiglia, degli educatori, del sistema assistenziale che ha ancora molte lacune. Alcune storie mostrano come la determinazione di genitori ed educatori speciali riesca a far raggiungere a questi ragazzi traguardi insperati, altre come qualcosa si stia muovendo. Anche nella lenta Italia, dove spesso questi ragazzi sono abbandonati a loro stessi e dove è più facile ricevere una porta in faccia.
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Autismo, al Bambino Gesù nasce network internazionale per sviluppare terapie accessibili a tutti
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