mercoledì 20 aprile 2022

Epatite acuta nei bimbi, nuovi casi registrati in Europa e Usa. Ancora ignote le cause

L'Ecdc segnala nuovi episodi in Spagna, Paesi Bassi, Irlanda, Danimarca e nello Stato dell'Alabama. Si cerca ancora di capire le possibili cause, dopo che l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito negli scorsi giorni ha registrato oltre 70 casi di epatite acuta tra i più piccoli. Per il momento sarebbe esclusa una connessione con il coronavirus. Locatelli a Sky TG24: "In Italia fortunatamente non c'è ancora questo tipo di allarme. Servono sistemi di monitoraggio epidemiologico efficienti"

Nuovi casi di epatite acuta sono stati riscontrati in alcuni bambini in Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Danimarca. A segnalarlo è l’Ecdc, Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. Si cerca di capire le possibili cause dei numerosi episodi, dopo che l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito negli scorsi giorni aveva già registrato oltre 70 casi di epatite acuta tra i più piccoli. Alcuni di questi hanno dovuto sottoporsi a trapianto di fegato

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Guerra in Ucraina, il dramma degli anziani negli ospizi del Donbass

Il dramma degli anziani del Donbass. Dal 2014 senza un’abitazione a causa della guerra tra ucraini e separatisti, erano stati accolti dalle strutture sparse all’interno della regione. Ora però con l’intensificarsi dell’avanzata russa aspettano di essere trasferiti a Ovest.

Alcuni mostrano segni di demenza dovuti all’età. Altri sono bloccati a letto. I più fortunati devono fare i conti semplicemente con i normali acciacchi del tempo. È la storia degli anziani del Donbass, strappati alle case in cui vivevano, costretti in strutture di fortuna da quando la guerra imperversa nella regione. Un conflitto che nell’area era cominciato nel 2014, ma da febbraio, conseguenza dell’invasione russa, si è fatto di gran lunga più feroce. Nel villaggio di Chasiv Yar sono rimasti in trenta, aspettano di essere spostati nell’Ucraina occidentale, ma intanto i militari di Mosca stanno avanzando e ormai circondano la zona su tre lati. Le cronache parlano di centomila uomini pronti all’avanzata finale. Anche per questo la relativa calma dell’ultimo periodo preoccupa. «Ho visto cosa è successo a Debaltseve. Ho visto i corpi sulla strada e le auto crivellate», ha detto al Guardian Ievhen Tkachov, capo della casa di cura, proiettandosi già al futuro. «So che non ci saranno acqua, elettricità, riscaldamento e medici. Qui tra pochi giorni sarà una fossa comune. «Dobbiamo andare via ora».

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Ictus, seguire un programma interattivo online migliora la ripresa

Lo indicano i risultati di uno studio condotto dalla University of Newcastle e dalla Flinders University di Adelaide, pubblicati su PLOS Medicine

Partecipare a un programma interattivo online che suggerisce opzioni per uno stile di vita sano può aiutare chi ha subito un ictus a migliorare la qualità della propria vita. Lo indicano i risultati di uno studio condotto dalla University of Newcastle e dalla Flinders University di Adelaide, da poco pubblicati sulle pagine di PLOS Medicine. I 339 partecipanti alla ricerca, tutti con alle spalle un ictus, si sono divisi in due gruppi. Uno ha seguito dei programmi web che esortano a stabilire degli obiettivi di salute e monitorare il proprio progresso, mentre l’altro (quello di controllo) si è limitato a consultare dei siti web che forniscono informazioni generiche sul benessere. Nei mesi successivi alla conclusione dell’esperimento (durato dodici settimane) i membri del primo gruppo sono andati incontro a dei miglioramenti significativi.

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I consumi di frutta degli italiani, tra l’incremento durante il Covid e la discesa per i venti di guerra

Un tempo bene di lusso, la frutta è oggi considerata un alimento indispensabile per la salute, parte integrante della Dieta Mediterranea, ma la sua presenza nell’alimentazione delle famiglie italiane è ancora troppo poco significativa. Per evitare gravi carenze, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda che il consumo giornaliero sia di almeno 400 g di frutta e verdura al giorno, una raccomandazione decisamente al ribasso rispetto a quanto previsto dalle linee guida nazionali, che consigliano di superare i 700 g, con variazioni di peso in base al fatto che si scelga la frutta o la verdura. In entrambi i casi, comunque, l’indicazione è quella di consumarne complessivamente almeno cinque porzioni quotidiane (il concetto di porzione varia e di conseguenza varia anche il peso attribuito a ciascuna).


Secondo alcune statistiche, prima del Covid gli italiani mangiavano mediamente, tra frutta e verdura, 230 kg l’anno (630 g al giorno). L’Ufficio statistico dell’Unione europea riferisce che, nel 2019, una persona su tre non consumava frutta o verdura ogni giorno e solo il 12% della popolazione ne consumava le porzioni consigliate. Tra gli Stati membri, l’assunzione giornaliera corretta era più frequente nel nord Europa. L’Irlanda, con il 33% della popolazione, risultava in vetta alla classifica, seguita dai Paesi Bassi, la Danimarca e la Francia, mentre l’Italia risultava quindicesima con il 10,5%. I consumatori italiani di una dose adeguata di frutta e verdura risultavano quindi al di sotto della media europea e inferiori a quelli di altri paesi dell’area mediterranea come Grecia, Malta e Spagna.

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Covid, si muore di più in due giorni: la scoperta

È stato scoperto il nuovo "effetto week-end": di Covid si muore di più il sabato e la domenica, in tutto il mondo tranne che in Germania

Le morti legate ai casi di infezione da Covid-19 aumentano nel fine settimana. La scoperta è stata fatta da una équipe di scienziati dell’Università di Toronto, in Canada, analizzando i dati di diversi Paesi. Dalla ricerca non è certo emerso che il coronavirus diventa più aggressivo nel week-end, ma gli esperti ipotizzano che alla base delle impennate di decessi su base settimanale ci sia una cattiva gestione della sanità, anche in Italia.

Covid, scoperto il nuovo “effetto week-end”: si muore di più di sabato e domenica

Quello che è definito come “effetto week-end” è stato scoperto dai medici Fizza Manzoor e Donald Redelmeier, che hanno analizzato i dati registrati sul database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 7 marzo 2020 al 7 marzo 2022. In questi due anni di pandemia è stato riscontrato un numero medio di morti più alto nei fine settimana.

L’aumento è del 6%, con i decessi che passano dagli 8.083 dei giorni compresi tra il lunedì e il venerdì agli 8.532 che avvengono il sabato e la domenica. Una differenza di 449 vittime. Un numero molto alto per essere solo un caso, e che non è calato nonostante le nuove terapie contro il Covid e una maggiore conoscenza della malattia nell’ultimo periodo.

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Sulle nostre tavole torna l’olio di palma (a causa della guerra in Ucraina)

Piccole e medie aziende alimentari lo stanno acquistando per sostituire quello di girasole. Ma presto anche i big potrebbero fare marcia indietro

La guerra in Ucraina ha sconvolto gli approvvigionamenti alimentari verso l’Europa. E il bisogno di sostituire l’olio di girasole potrebbe causare la ricomparsa sui mercati europei del famigerato olio di palma, da poco rimosso in buona parte delle produzioni alimentari dell'Ue e del Regno Unito dopo lunghe campagne degli ambientalisti.

Come ricorda Politico, Russia e Ucraina sono i due maggiori produttori di olio di girasole al mondo. Ma la guerra ha comportato un crollo verticale delle esportazioni, e l’industria alimentare sta correndo ai ripari. L’olio di girasole è usato in una vasta gamma di prodotti, dalla maionese ai biscotti, e l’Ue importa circa metà di quello ucraino.

Ma da quando l’invasione russa ha di fatto fermato l’industria alimentare del Paese ex-sovietico (imponendo anche un blocco navale sul Mar Nero), i prezzi sono schizzati alle stelle. La conseguenza è che diverse aziende alimentari europee stanno valutando di tornare ad utilizzare olio di palma e di soia per sostituire quello di girasole, con buona pace dei danni ambientali che la loro estrazione provoca nelle foreste tropicali.

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Arrivano gli snack di mais con farina di insetti: l’azienda è italiana, le larve francesi… per ora

 

Abbiamo dovuto aspettare a lungo, tra autorizzazioni e sperimentazioni ma, con il mese di aprile, è cominciata la distribuzione dei primi prodotti realizzati da un’azienda italiana con farina d’insetti tra gli ingredienti. Si tratta di chips non fritte di mais biologico della veneta Fucibo. Negli snack, proposti nei gusti pizza e formaggio con un 15% di farina di lenticchie, sono presenti anche, in una quota del 10%, le larve delle tarme della farina (Tenebrio molitor), essiccate e polverizzate. Quest’innovativa materia prima proviene dall’azienda francese Agronutris, la prima ad aver commercializzato questo prodotto. Se è vero infatti che la Commissione europea ha finora permesso la commercializzione anche della farine di Locusta migratoria e, da febbraio di quest’anno, di grillo (Acheta domesticus), solo quella di Tenebrio molitor, autorizzata dal maggio 2021, è già disponibile per essere impiegata dalle industrie di trasformazione.

La scelta da parte dell’azienda di lanciare sul mercato proprio degli snack come primo prodotto con farina d’insetto si deve alla volontà di avvicinare il consumatore al nuovo ingrediente partendo da qualcosa di estremamente riconoscibile, ma anche accattivante e, soprattutto, adatto per i momenti di condivisione, come un aperitivo o una festa, durante i quali è più facile essere tentati dalla sperimentazione. “Il nostro prodotto intende rappresentare un mix fra la rassicurazione della tradizione e la sfida dell’innovazione – dichiara Lorenzo Pozzato, cofondatore di Fucibo insieme a Davide Rossi –, con il vantaggio di proporre uno snack con meno grassi e più proteine rispetto agli equivalenti tradizionali”.

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Frutta secca amica della vista: uno studio svela quale protegge gli occhi

Tra i benefici della frutta secca c'è anche quello di proteggere la retina. I risultati di uno studio. Frutta secca che passione. Da qua...