6.561 casi all'anno collegati ai contaminanti
Il 5% dei casi di tumore alla vescica in Europa, uno su 20, sarebbe collegato a prodotti chimici presenti nell'acqua di rubinetto, per un totale di 6.561 casi l'anno in 26 paesi del continente. E' quanto stima uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives, da cui emerge che concentrazioni massime dei contaminanti hanno superato il limite di 100 microgrammi per litro in 9 paesi, inclusa l'Italia. Ricerche precedenti hanno trovato un'associazione tra cancro alla vescica e l'esposizione a lungo termine a un gruppo di sostanze chimiche chiamate trialometani (THM), come il cloroformio, risultate cancerogene negli studi sugli animali e che si formano come sottoprodotto indesiderato quando l'acqua viene disinfettata negli impianti. Per stimare l'entità del problema, i ricercatori del Barcelona Institute for Global Health, hanno analizzato la presenza di sostanze chimiche nell'acqua potabile negli stati UE tra il 2005 e il 2018, inviando questionari agli organismi responsabili della qualità delle acque nazionali.
I dati sono stati ottenuti per 26 paesi, mancano Bulgaria e Romania. La media annua stimata dei livelli di trialometani è stata di 11,7 microgrammi per litro, o Paesi con le medie più basse sono risultati essere Danimarca e Paesi Bassi (0,2 microgrammi), i valori medi più elevati sono stati invece osservati a Cipro (66,2 microgrammi) e a Malta (49,4).
Se invece delle medie si considerano i picchi massimi, in 9 Paesi sono stati rilevati dei livelli di trilometani superiori a 100 microgrammi per litro (valore limite UE): ovvero Gran Bretagna, Spagna, Cipro, Estonia, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia e Portogallo. I ricercatori hanno stimato il numero di casi di cancro alla vescica attribuibili utilizzando i tassi di incidenza e i livelli di trilometani.
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