venerdì 9 gennaio 2009
A dieta nel 2009 per smaltire i chili del 2008 qualche consiglio pratico - Salute
Per chi ha molti più chili da perdere, occorre certamente rivolgersi ad un dietologo affidabile, senza prestare attenzione alle diete che si trovano on-line e ai consigli fai-da-te. Spesso i consigli dei non professionisti fanno sì perdere peso in fretta e dimagrire subito, ma a discapito della propria salute e, soprattutto, facendoli riacquistare altrettanto in fretta, non appena si ricomincia a mangiare come d' abitudine. Per chi deve soltanto eliminare la pancetta e i grassi accumulati durante le feste, l' ideale è di disintossicarsi seguendo una dieta ricca di frutta e verdura.
Gli alimenti indicati dai nutrizionisti per il loro potere depurativo sono facilmente reperibili e anche sani e gustosi. Ma vediamo cosa dobbiamo portare in tavola per ritornare in forma dopo le feste:
Frutta: arance, mele, pere e kiwi in special modo;
Verdure ed ortaggi: insalata, spinaci, cicoria, zucchine, zucca, carote, radicchio e finocchi.
Condimenti: sì all' olio di oliva extravergine crudo per condire pasta e insalate, ma senza esagerare. No alle fritture. Ottimo come condimento il succo di limone, astringente, che depura il sangue, aiutandolo a liberarsi dalle tossine in eccesso.
Per evitare di smarrire i buoni propositi già dopo qualche giorno, fate una lista degli alimenti da consumare nei prossimi 21 giorni, acquistateli e cercate di non frequentare troppo supermercati, rosticcerie e pasticcerie finchè siete a dieta. Niente di più deprimente che fare la dieta mentre al vostro fianco qualche altro commensale sta mangiando un piatto di lasagna: morale della favola, mettete a dieta anche il vostro partner, sarà più facile seguire il menù stabilito senza strappi alla regola.
Inoltre, riprendete a fare attività fisica costante, sono sufficienti anche venti minuti tre volte a settimana per sentirvi in forma e tornare tonici.
Medicina Salute
martedì 6 gennaio 2009
Birra e vino contro il cancro da bistecca
Un nuovo esperimento condotto dal team portoghese dell’Università di Porto, guidato da Isabel Ferreira, ha rilevato come lasciare a marinare una bistecca per 6 ore dentro il vino rosso o la birra riduce del 90% due tipi di ammine rispetto ad una bistecca non trattata. Per un terzo tipo di ammina, la birra è risultata più efficace rispetto al vino, riducendola notevolmente in sole 4 ore. Per ottenere lo stesso risultato il vino aveva bisogno di agire per le solite 6 ore. Questo perché la birra contiene più zuccheri che trattengono l’acqua, e quindi ostacolano maggiormente il trasporto delle molecole solubili dell’acqua alla superficie della bistecca, dove le alte temperature li convertono in ammine. Questa scoperta accontenterà anche i palati più esigenti, perché i primi assaggiatori hanno rilevato un profumo migliore nella carne marinata con la birra, con un aspetto e un sapore uguali a quello della carne non trattata. I risultati dettagliati si possono trovare sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.
[Fonte: newscientist]
Tradotto da www medicina live.com
venerdì 2 gennaio 2009
Sani fino a 100 anni
La longevità è sempre stato un tema di grande interesse. Soprattutto oggi l’uomo è affascinato dall’idea di vivere a lungo, o forse ancora di più, di vivere in eterno.
Grazie ai progressi compiuti dalla medicina e dalla scienza in generale, oggi l’uomo ha più possibilità di vivere a lungo e di avvicinarsi alla fatidica soglia dei 100 anni.
Tutta l’attenzione è però concentrata sulla durata della vita e su come aumentarla, piuttosto che sulla qualità della stessa. Se da un lato oggi la possibilità che un giovane di 20 anni abbia una nonna ancora vivente sono maggiori di quelle che lo stesso giovane del 1900 avesse ancora la madre vivente, dall’altro lato le persone sono sempre più malate e la vecchiaia è ormai sinonimo di malattia.
Un secolo fa un adulto medio nel mondo occidentale trascorreva solo l’1% della propria vita in uno stato di malattia o malessere, mentre oggi la media è salita a oltre il 10%.
In tutto il mondo industrializzato la gente vive più a lungo, ma si ammala prima e il numero degli anni trascorsi da malati cronici sta aumentando.
Sembrerebbe quindi che più che aver allungato la vita, abbiamo prolungato la morte. In altre parole, abbiamo ampliato la durata della vita ma non quella della salute. La medicina moderna è ben attrezzata per prolungare la vita ma molto meno per favorire un invecchiamento in buona salute.
Esistono invece prove e ricerche che stanno dimostrando che abbiamo gli strumenti per vivere più a lungo rimanendo in salute fino alla fine.
Agli inizi degli anni ’70, la rivista National Geographic chiese al medico di fama mondiale Alexander Loaf di visitare e studiare le popolazioni più sane e longeve del mondo.
Egli identificò tre popolazioni particolarmente longeve nel mondo: gli abitanti della valle di Vilcabamba nell’Equador, quelli della regione di Hunza in Pakistan e quelli che risiedevano nell’Abkhazia, sulle montagne del Caucaso di quella che allora era l’Unione Sovietica.
A queste si aggiunse poi un quarto popolo che risiede presso le isole Okinawa in Giappone.
Da allora furono fatti molti altri studi, scoprendo in numerose regioni del mondo popoli che vivevano in salute fino a 100 anni e anche oltre.
Inizialmente, le prime ipotesi che vennero fatte sulla ragione di tale longevità riguardavano l’identificazione di un possibile fattore causante, come ad esempio l’ambiente in cui vivevano che era particolarmente sano, un tipo particolare di cibo, la genetica e così via, ma ben preso si vide come non fosse un singolo fattore, bensì il loro stile di vita in generale ad essere responsabile della loro salute e della loro longevità.
...Fonte
lunedì 29 dicembre 2008
Dormire troppo può essere dannoso per cuore e salute
Gli studiosi, guidati dal dottor Anoop Shankar della West Virginia School of Medicine di Morgantown, hanno esaminato ben 58.044 uomini e donne di 45 anni di età o più anziani, che non soffrivano di malattie cardiache.
Ebbene, coloro che solitamente dormivano cinque ore o meno di cinque ore, e quelli che dormivano più di nove ore, hanno riportato significative e maggiori probabilità di morire di malattie cardiovascolari negli anni seguenti, rispetto ai pazienti che dormivano sette-otto ore a notte.
Questi risultati contraddicono in parte altri studi che suggerivano al contrario come le persone che dormivano più a lungo avessero maggiori rischi di soffrire di disturbi cardiaci.
Esattamente, il gruppo di persone che dormiva meno di cinque ore a notte aveva il 57% in più di probabilità di morire di malattie cardiache, mentre per le persone che dormivano nove o più ore la percentuale di rischio sale al 79%.
Se è vero che dormire troppo fa male al cuore, è altresì provato che riposare soltanto per poche ore a notte è altrettanto nocivo. L' ideale sarebbe, dunque, non eccedere ma nemmeno farsi mancare il riposo.
Gli studiosi hanno tuttavia dimostrato come in molti pazienti i problemi di sonno fossero una conseguenza di altre patologie, come diabete e ipertensione. Dunque una serie di fattori che farebbero dormire male e renderebbero più esposti alle malattie cardiovascolari proprio i diabetici e gli ipertesi, tra i soggetti risultati maggiormente a rischio nello studio. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista di divulgazione scientifica American Journal of Epidemiology.
Fonte
sabato 27 dicembre 2008
Piangi che ti passa
Chi l’ha detto che piangere fa male? Secondo recenti studi è esattamente il contrario. Il pianto è la perfetta valvola di sfogo e, soprattutto negli uomini, aiuta a star meglio. A sostenerlo sono stati dei ricercatori americani ed olandesi, i quali, facendo delle indagini approfondite congiunte su oltre 3000 persone di 30 Paesi diversi hanno raggiunto la conclusione che piangere fa bene.
Non solo da bambini. Infatti, oltre a dare sfogo alle proprie emozioni di gioia, rabbia, rancore o dolore, le quali se tenute dentro fanno ancora più male, possono anche aiutare a trovare una soluzione. Si diceva soprattutto negli uomini. Infatti le donne, perché sono più emotive, o solo per un retaggio culturale, piangono di più e quindi è più usuale vederle con le lacrime agli occhi. Vedere invece un uomo che piange fa scattare automaticamente in noi un senso di pericolo, ci fa capire che c’è qualcosa di serio che non va, e allora ci fa avvicinare alla persona triste. Questa empatia aiuta l’uomo a non sentirsi solo e magari a sentirsi risollevato, ma poi anche lo aiuta, grazie alla cooperazione, a trovare la soluzione al problema che ha provocato il pianto.
La ricerca è partita dall’idea di Jonathan Rottenberg, assistente di psicologia alla University of South Florida di Tampa, che voleva analizzare cosa accadeva nel cervello umano al momento del pianto, dato che oggi si hanno molte informazioni sul pianto dei neonati, ma quasi nulla su quello degli adulti. Ad aiutarlo nella raccolta dei dati e nella pubblicazione ci sono stati Lauren M. Bylsma e Ad J.J.M. Vingerhoets della Tilburg University, in Olanda, che hanno reso noto il loro studio su Current Directions in Psychological Science, una delle riviste di psicologia più autorevoli a livello mondiale.
I dati della ricerca parlano chiaro. Sulle 3 mila persone osservate, circa due terzi di loro ha ammesso di essersi sentito meglio dopo il pianto, e solo uno su 10 ha detto di star peggio. Un metodo importante e naturale per risolvere i tanti guai psicologici del nostro secolo.
Fontemercoledì 24 dicembre 2008
Pesce, toccasana per le arterie
“A tavola non s’invecchia”, dice un proverbio che oggi anche gli esperti sottoscrivono. Ma con le opportune precisazioni. Se è vero infatti che si dimostra l’età che hanno le nostre arterie, è evidente che và fatto di tutto per mantenerle sane e pulite. Molto, moltissimo dipende dall’alimentazione. A tavola si può non invecchiare, ma ci si può anche fare del male.
…
Una corretta prevenzione cardiovascolare inizia proprio con il controllo dell’alimentazione. In una dieta equilibrata non devono mai mancare il pesce e l’apporto degli acidi grassi omega-3 da essi derivati. Da questo punto di vista, il pesce più “a cuore” ai cardiologi è il salmone, re della tavola grazie al suo elevato contenuto (1,83 grammi a porzione) in omega-3 , i grassi salva-cuore, abbassa-trigliceridi e alza-colesterolo buono.
….
di Pierluigi Montebelli
Dossier Salute e star bene
domenica 21 dicembre 2008
Omega - 3 con gusto
Ma chi ha già fatto i conti con un infarto o un ictus dovrebbe aumentare un pò la dose.
In questo caso, il consumo di pesce, va associato a integratori a base di omega - 3 (un grammo al giorno).
L'unico vero inconveniente di questa terapia è rappresentato da un retrogusto non particolarmente
gradevole, ma l'industria farmaceutica si sta attrezzando. I veri produttori di omega - 3, infatti,
non sono i pesci ma le micro-alghe, che rappresentano appunto il nutrimento dei pesci grassi. A breve dovrebbero dunque essere disponibili integratori omega - 3 vegetali, dal gusto più gradevole perchè
estratti direttamente dalle alghe.
giovedì 18 dicembre 2008
Memoria a rischio con una dieta senza carboidrati
Eliminare completamente i carboidrati dalla propria dieta non è il modo più salutare di perdere peso, sembra inoltre possa avere delle conseguenze sulle capacità cognitive e sulla memoria. Rinunciare a pane e pasta potrebbe ridurre di molto la memoria e la capacità di concentrazione, almeno stando ai risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Tufts University di Boston. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Appetite (Dicembre 2008).
I ricercatori si sono concentrati sugli effetti di una dieta basata sulla quasi eliminazione dei carboidrati (zuccheri, pane e pasta), una dieta conosciuta con il nome di Atkins (il nome deriva dal Robert Atkins, il cardiologo che la mise a punto). Già in passato alcuni studi dimostrarono i notevoli effetti collaterali di questo regime alimentare: problemi respiratori, acidosi metabolica, stitichezza, crampi, ecc. Ora la lista sembra allungarsi.
Il Dottor Holly Taylor, coordinatore dello studio, spiega che in base ai dati raccolti si è rilevato che il cibo che si mangia può avere un impatto immediato sulle capacità cognitive. Il risultato a breve termine è inquietante, le persone che seguono una dieta povera di carboidrati mostrano un'evidente perdita di lucidità, un rallentamento delle capacità cognitive e una parziale perdita della memoria.
I dati raccolti sono frutto di un'indagine che ha coinvolto 19 donne, con un'età compresa tra i 22 e i 55 anni, divise in due gruppi. Un gruppo, quello di controllo, doveva seguire una dieta equilibrata, l'altro, invece, una dieta povera di carboidrati. Già dopo una settimana le donne del secondo gruppo, rispetto al primo, mostravano un evidente peggioramento delle capacità cognitive e mnemoniche.
Secondo i ricercatori la spiegazione di questi effetti collaterali risiederebbe nelle quantità di glucosio nel sangue che viene trasportato al cervello. Il basso contenuto di carboidrati riduce la quantità di glucosio che è fondamentale per il cervello in quanto è utilizzato dalle cellule nervose come energia.
Una dieta dove l'apporto di pane e pasta e minimo, se non nullo, non fornisce al cervello dei livelli di "carburante" sufficienti ad alimentare i neuroni. Questo studio dovrebbero far riflettere sull'importanza di una dieta equilibrata, privarsi di determinati alimenti potrebbe dare degli apparenti "benefici" per la inea a discapito della salute. Infine, i ricercatori hanno evidenziato che entrambi i gruppi esaminati hanno perso esattamente gli stessi chili.
venerdì 12 dicembre 2008
Il buongiorno si vede dal mattino...
Un breakfast sano ed equilibrato aiuta non solo ad affrontare
gli impegni della giornata ma anche a mantenere la pelle giovane
Qualche idea per cominciare bene
ROSSO CORSA Flavonoidi, licopene, antocianosidi: tutte le virtù del rosso
Due fette di pane integrale con un velo di burro e marmellata di lamponi al naturale,
un centrifugato di pomodoro e ravanello, un caffè con zucchero di canna, acqua.
VIA CON L'ENERGIA Partire con la carica giusta per una giornata impegnativa o per l'attività sportiva
Una tazza di riso soffiato, polvere di frutta secca e latte. Una spremuta di pompelmo, caffè al ginseng con
fruttosio, una banana, acqua.
IN CASO DI SOLE Per un'abbronzatura più bella
Una tazza di latte di soia con fiocchi di mais, una coppa di macedonia di melone, fragole e mango, un
centrifugato di arancia, carota e limone, acqua.
FAST BREAKFAST Per chi va di fretta
Uno yogurt naturale con kiwi e fragole in pezzi, spremuta di arancia, caffè d'orzo con zucchero di canna,
acqua, una mela.
DIURETIFAST Per scrollarsi di dosso i liquidi di troppo
Una coppa di macedonia di ananas, mela, melone, banana, centrifugato di finocchio, ravanello e zucchina,
tè verde, acqua.
RISVEGLIARSI PIU' GIOVANI L'invecchiamento si combatte al mattino
Due fette di pane integrale, burro e marmellata di more, una spremuta d'arancia, uno yogurt al naturale,
tè verde, acqua.
di Eleonora Grassi
La Stampa - Dossier Salute Star Bene
mercoledì 10 dicembre 2008
Il decalogo anti-raffreddamenti
autunno e inverno sono i momenti in cui il fisico è sottoposto a grandi stress e che richiedono quindi una
particolare cura, soprattutto per quanto riguarda vitamine e ali minerale.
Mai sottovalutare i sintomi influenzali:
oltre ai disagi legati alla malattia, spesso sono indice del fatto che qualcosa nel proprio stile di vita e nella
propria alimentazione andrebbe decisamente rivisto.
Cercare di tenere uno stile di vita il più regolare possibile:
soprattutto in questo periodo dell'anno bisognerebbe limitare tutto quello che può creare stress o causare
grande stanchezza. Le giuste ore di sonno e pasti corretti a orari regolari sono le prime difese contro
i mali di stagione.
Non affidarsi a rimedi "fai da te":
i cosiddetti rimedi della nonna talvolta possono anche funzionare, ma nella maggior parte dei casi sono
un mix tra saggezza popolare e credenze prive di qualsiasi fondamento scientifico.
Il risultato? Talvolta, invece di guarire acuiscono la malattia.
Assumere integratori alimentare:
introducendo nella propria alimentazione elementi quali le vitamine e tutto ciò di cui il corpo ha maggiormente
bisogno per difendersi dagli attacchi al proprio sistema immunitario.
Ricordarsi sempre dell'importanzadi integrare i liquidi:
le buone abitudini estive di bere spesso valgono anche per l'inverno. Soprattutto quando si contrae l'influenza
è necessario bere grandi quantità di liquidi.
Scegliere con cura l'abbigliamento:
sì ai vestiti "a strati", no ai capi troppo pesanti: un'abbondante sudorazione rappresenta la porta d'ingresso
per mali di stagione e colpi di freddo.
Fare attenzione agli sbalzi di temperatura:
non esagerare con il riscaldamento, da utile può diventare un vero attentato al benessere (la differenza tra
la temperatura interna ed esterna non dovrebbe mai essere superiore ai 15 gradi).
Non trascurare l'attività fisica:
anche se un chilo di troppo può essere nascosto dagli abiti invernali, praticare attività fisica rinforza l'organismo
e aiuta le difese contro gli attacchi dei mali di stagione.
Evitare i luoghi affollati:
nei luoghi molto frequentati si moltiplicano le occasioni di contagio, specialmente se si è già fisicamente
debilitati. Quindi, particolare attenzione a mezzi di trasporto, palestre, piscine nei periodi più a rischio.
Fonte Osservatorio FederSalus (Star bene)
domenica 7 dicembre 2008
Infertilità in aumento tra gli uomini: colpa di fumo, alcol e inquinamento.
Le sostanze tossiche alterano i geni coinvolti nella genesi dello sperma e un numero sempre crescente di italiani non riesce a diventare padre. L’infertilità, quindi, conserva le caratteristiche di sostantivo femminile ma - da qualche tempo a questa parte - sembra essere una prerogativa tutta maschile. Uno studio europeo effettuato dai ricercatori del laboratorio di andrologia dell’Istituto Valenciano de Infertilidad di Alcante in Spagna ha stimato che sono sempre di più gli uomini europei che hanno difficoltà ad avere figli: lo dimostra una classifica stilata in base alla capacità di fecondare del loro seme.
Si conferma il trend in discesa della qualità del seme maschile sia per numero di spermatozoi che per motilità degli stessi - elemento fondamentale per poter raggiungere e fecondare l’ovulo. Le cause sono più di una ma vanno annoverati, tra i motivi principali, l’elevato tasso di inquinamento cui siamo soggetti, il fumo, l’alcol e il consumo di droga. Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia all’Università La Sapienza di Roma illustra in maniera chiara il concetto:
La nuova criticità cui sono soggetti gli uomini è legata all’aumento di fattori tossici nell’ambiente e allo stile di vita che, fin da adolescenti, è basato sul consumo - spesso sull’abuso - di droghe, sigarette, alcol e anabolizzanti.
Guardando più a fondo, dove si nasconde il rischio? Innanzitutto a tavola: latte, yogurt, tofu, spezzatino, hamburger o formaggio con soia - consumati con regolarità - potrebbero danneggiare la fertilità maschile; in secondo luogo, bisogna prestare attenzione alle onde elettromagnetiche anche di bassa intensità - vedi quelle del telefonino in stand-by -, capaci di ridurre la motilità e la concentrazione degli spermatozoi; ancora, il fumo - come confermato dal Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Catania - paralizza gli spermatozoi bloccandone i mitocondri, organelli disseminati nella coda e che gli danno energia per muoversi.
venerdì 5 dicembre 2008
Longevità
Un recente studio ha dimostrato che bastano 5 cm in più nel girovita per avere un'aspettativa di vita
del 13-17% in meno rispetto ai coetanei. La ricerca, condotta dall'Imperial College di Londra,
ha dimostrato che, anche se il peso di una persona è normale, avere le "maniglie" accorcia la vita.
Lo studio ha coinvolto migliaia di persone di nove paesi europei, con età a partire dai 51 anni,
di entrambi i sessi, monitorate per circa 10 anni. Gli uomini con un girovita di 119 cm presentavano
il doppio delle possibilità di perdere la vita per una malattia, rispetto ai coetanei con il valore sotto
gli 80 cm. Per le donne invece, la soglia di rischio è oltre i 99 cm, mentre quella sicura è sotto i 64,7 cm.
Fonte Viversani & Belli
lunedì 1 dicembre 2008
Calcola online il tuo Indice di Massa Corporea
L'Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di classificare il peso corporeo utilizzando l'Indice di Massa Corporea (BMI, acronimo di Body Mass Index) calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell'altezza in metri (kg/m2).
I valori di riferimento sono stati calcolati considerando come normopeso la fascia di popolazione risultata a minor rischio di sviluppo di malattie per cui il peso corporeo sia stato riconosciuto come fattore di rischio. Tra le principali patologie legate al sovrappeso troviamo le malattie cardiovascolari, il diabete, l'ipertensione, l'osteoartrosi, alcune neoplasie. I soggetti classificati come sottopeso sono invece maggiormente a rischio di osteoporosi, fratture, aritmie cardiache.
Adulti
Facendo riferimento allo schema riportato in tabella si può stabilire in quale categoria si colloca ognuno di noi.
Classificazione | BMI | |
Sottopeso | <18,5 | |
Normopeso | 18,5-24,9 | |
Sovrappeso | 25-29,9 | |
Obesità lieve | I classe | 30-34,9 |
Obesità moderata | II classe | 35-39,9 |
Obesità grave | III classe | >40 |
Ricordatevi che questa classificazione ha un importante significato solo per gli adulti.
Bambini e adolescenti
Nel caso di bambini e adolescenti il BMI calcolato va confrontato con apposite curve di crescita:
- qualora il soggetto si collochi sotto il quinto percentile si parla di sottopeso,
- sopra l'85esimo percentile si parla di rischio di sovrappeso,
- sopra il 95esimo percentile si parla di sovrappeso.
La classificazione attuale non prevede di parlare di obesità durante la fase evolutiva (fino ad almeno 20 anni di età).
Per conoscere la categoria del peso di bambini e adolescenti, calcola il BMI utilizzando il form in questa pagina e quindi consulta le curve di crescita BMI per età per maschi e femmine. Per saperne di più visita il sito dei Centers of Disease Control degli Stati Uniti (pagine in lingua inglese).
Calcola quì
giovedì 27 novembre 2008
Ancora sui benefici del cioccolato: lunga vita ai “cioccolofili”!
Il cioccolato è un alimento psicoattivo che viene prodotto dai semi dell’albero di cacao tropicale Theobroma Cacao.
Più di recente uno studio sugli studenti maschi laureatisi nel corso della storia della celebre università di Harvard, avrebbe dimostrato che erano vissuti un maggior numero di anni quelli che consumavano cioccolato, piuttosto che coloro che si astenevano dal suo consumo.
martedì 25 novembre 2008
Masturbazione e cancro alla prostata
Per condurre lo studio sono stati arruolati circa un migliaio di uomini affetti da tumore alla prostata e poco più di 1200 sani, a tutti i partecipanti è stato fatto compilare un questionario con diverse domande sulle loro abitudini sessuali. Gli esperti spiegano che studi precedenti avevano dimostrato che un elevato numero di rapporti con partner diverse era legato ad un aumento del pericolo di sviluppare il cancro alla prostata, un pericolo che però non era legato al numero di rapporti in se ma al fatto che l'elevato numero di partner diverse esponeva ad un maggior rischio di contrarre patologie che potevano contribuire alla comparsa della neoplasia prostatica.
Graham Giles, coordinatore dello studio australiano, spiega che in base ai dati raccolti si è potuto osservare che gli uomini che hanno un'intensa attività tra i venti i cinquant'anni hanno meno probabilità di sviluppare la malattia. In particolar modo, si è scoperto che gli uomini che eiaculavano più di cinque volte alla settimana intorno ai 20 anni avevano circa il 33 per cento di probabilità in meno di sviluppare il cancro alla prostata.
Tornando allo studio australiano, secondo gli esperti, le frequenti eiaculazioni hanno un effetto protettivo contro il cancro perché prevengono la costruzione di cellule cancerogene nella prostata.
lunedì 24 novembre 2008
venerdì 21 novembre 2008
Le proteine
IL FABBISOGNO DI PROTEINE NELLO SPORT
Il fabbisogno di proteine varia in funzione dell'età e del tipo di attività fisica. É infatti proporzionalmente maggiore nella crescita, nei bambini rispetto agli adulti, e nello sport per la manutenzione dei tessuti muscolari sottoposti a carichi di lavoro continui. Per la popolazione generale si raccomandano circa 0.9 g/kg di peso corporeo pari a circa il 10-12% dell'introito calorico giornaliero. L'atleta che necessita di incrementare le masse muscolari può arrivare ad assumere proteine fino a 1.5-1.8g/kg di peso, per un breve periodo. Per mantenere il livello di massa muscolare già acquisito, sono invece sufficienti gli 0.9 g/kg di peso corporeo.
RICORDATI CHE
Non sono necessarie ogni giorno assunzioni di grandi quantità di proteine, poichè le proteine in eccesso non vengono conservate nell'organismo e sovraccaricano il lavoro dei reni Non è vero che le proteine vegetali (legumi secchi) non possono essere utilizzate: integrate con farinacei, forniscono un'ottima miscela di proteine ad alto valore biologico L'alternanza delle fonti proteiche sia animali che vegetali ti garantisce un introito di tutti gli aminoacidi necessari.
Fonte
martedì 18 novembre 2008
Fare ginnastica in palestra o i casa?
Allo studio prendono parte 300 donne. Nel primo anno la maggior parte di loro hanno perso tra i 12 e i 15 chilogrammi. Le donne sono seguite costantemente da un'equipe di medici a cui possono rivolgersi sia per avere un supporto tecnico che psicologico. Questo studio durerà cinque anni "perché il nostro obiettivo è quello di modificare i comportamenti alimentari e di vita scorretti e fare in modo che le donne che stiamo seguendo non riprendano le vecchie abitudini", sostiene la Dennis. "Lo sforzo richiesto sembra tanto, ma in realtà molte delle partecipanti sono contente perché hanno riacquistato fiducia in loro stesse e una maggiore armonia con il loro corpo, oltre che a un miglioramento notevole della salute generale", conclude la Dennis.
Fare 30 minuti di passeggiata fa consumare tanto quanto una corsetta blanda sul tapis roulant. Salire due rampe di scale almeno quattro volte al giorno è come fare 15 minuti di step. Pulire il giardino e fare le pulizie in casa per almeno 1 ora al giorno vale quanto un'ora di palestra. "Convincere le donne in meno pausa a fare attività fisica, anche al di fuori di luoghi preposti come possono essere le palestre, è un grande obiettivo soprattutto in una società, come quella americana, dove l'obesità è in diffusione", ha affermato la dottoressa Dennis. Il programma messo a punto dal medico americano prevede anche, oltre ad una regolare attività fisica, una dieta da seguire il cui obiettivo principale è quello di modificare e correggere abitudini scorrette. Emanuela Grasso
Fonte
venerdì 14 novembre 2008
Diabete e disfunzione erettile
Gli uomini colpiti da diabete che presentano anche dei problemi di disfunzione erettile hanno un rischio maggiore di contrarre patologie di tipo cardiovascolare. Il legame fra disfunzione erettile e problemi cardiovascolari è stato dimostrato già da numerosi studi scientifici, due nuovi studi hanno però individuato un nuovo fattore associato ad una maggiore incidenza dei problemi cardiaci, la disfunzione erettile.
Entrambi gli studi, pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology (Maggio 2008), sono del parere che i problemi di disfunzione erettile, soprattutto nel caso di uomini colpiti da diabete di tipo 2, sono solo l'anticamera di una serie di patologie cardiovascolari che si conclameranno negli anni a venire.
Riassumiamo brevemente i due studi che mettono in relazione diabete, disfunzione erettile e problemi cardiovascolari.
Uno studio, condotto presso l'Istituto Beato Matteo di Vigevano (Italia), è stato coordinato da Carmine Gazzaruso. I ricercatori hanno preso in esame un gruppo 291 uomini affetti da diabete di tipo 2 e hanno confrontato i dati raccolti con quelli di un gruppo di controllo. La conclusione è stata che i pazienti che presentavano anche dei problemi di disfunzioni erettile avevano un rischio doppio di sviluppare problemi cardiovascolari nei quattro anni successivi alla diagnosi.
Il secondo studio, coordinato da Peter Chun-Yip Tong, è stato condotto presso l'Università di Hong Kong. In questo caso sono stati esaminati 2.306 uomini affetti da diabete di tipo 2, del totale circa 270 presentavano dei problemi di disfunzione erettile. All'inizio dello studio nessun partecipante aveva mai avuto problemi di tipo cardiovascolare.
Durante il periodo di osservazione, durato circa quattro anni, 123 uomini sono stati colpiti da infarto. Dalla comparazione dei dati clinici dei pazienti è emerso che gli uomini diabetici, che presentavano anche problemi di disfunzione erettile, avevano un 58 per cento di possibilità in più di morire per infarto.
In base ai risultati di questi studi, la comparsa di disfunzioni erettili nei pazienti diabetici deve mettere in guardia su possibili problemi cardiovascolari futuri. Durante lo studio italiano si è però notata una cosa, i pazienti diabetici con disfunzione erettile che assumevano le statine, i farmaci anticolesterolo, riducevano di un terzo il rischio di malattie cardiovascolari.
mercoledì 12 novembre 2008
Qualche regola per prevenire l'ipercolesterolemia
i valori di colesterolo nel sangue e devono pertanto essere
utilizzate in tutti quei casi di pazienti a elevato rischio di insorgenza
di malattia cardiovascolare (prevenzione primaria) e in tutti quei
pazienti già colpiti da patologie cardiovascolari (prevenzione
secondaria). Ma rimane elemento essenziale nell'approccio
sanitario all'ipercolesterolemia "la prevenzione", attraverso
adeguati stili di vita, quali:
* mantenere un'alimentazione sana, riducendo il consumo
di grassi animali;
* controllare il peso corporeo;
* fare attività fisica in maniera regolare;
* ridurre o meglio abolire fumo e alcool;
* controllare regolarmente i valori del colesterolo totale.
Fonte: PHARMaMICA
Il falsi miti sulla zucca dalla dieta agli zuccheri e l'indice glicemico. Come usarla in cucina
Come spiega la dottoressa Donegani, su questo alimento tipico di Halloween c'è ancora un po' di confusione: ecco le cose da sapere...
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Eh si ! Noi Il cibo lo buttiamo...e in Africa ci sono i bambini che muoiono....di fame...e' assurdo questo...cmq quando leggete la scrit...
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Questa struttura ha un ruolo in varie funzioni dell’organismo. A volte può essere all’origine del mal di testa, come spiega la dottoressa Mi...