domenica 22 novembre 2020

La biologa a capo del laboratorio dello Spallanzani che non va in tv: «Contro il Coronavirus servirà un vaccino all’anno»

Per la direttrice del laboratorio di virologia dell’Istituto Spallanzani di Roma, la microbiologa Maria Rosaria Capobianchi, il vaccino non sarà la soluzione a tutti i mali e bisognerà evitare il “liberi tutti”, come quello dell’estate, che ha causato il disastro di oggi

Maria Rosaria Capobianchi, 67 anni, è alla guida del laboratorio di virologia dell’Istituto Spallanzani di Roma. Una donna che non si vede mai nei salotti televisivi, che non prende parte agli scontri tra esperti e che, fin dall’inizio della pandemia, ha dato un contributo rilevante alla lotta contro il Covid. Senza peli sulla lingua, in un’intervista al Corriere, spiega che con il virus bisognerà convivere ancora per un po’ e che i vaccini non saranno la soluzione definitiva. C’è ancora molta strada da percorrere.

«Non c’è un’uscita rapida dalla pandemia»

«L’unico virus che finora l’umanità ha completamente debellato è il vaiolo. Qualsiasi prospettiva di un’uscita rapida da questa pandemia, compreso l’arrivo dei vaccini, è un’ipotesi consolatoria», spiega. In Italia, poi, c’è una popolazione «mediamente più anziana» e questo influisce inevitabilmente «sul numero delle vittime» che ogni giorno continua a salire, nonostante gli ultimi Dpcm per contenere il Covid.

«Il virus si approfitta di ogni crepa per infilarsi»

Una soluzione per frenare l’avanzata del virus, in realtà, c’è già ed è quella delle misure di protezione: «Non siamo perfetti e il virus si approfitta di ogni crepa per infilarsi e riprodursi. Certo, se le crepe le allarghiamo da soli come è successo questa estate, si è poi costretti a ricominciare da capo la conta dei contagiati, dei ricoveri e dei morti. Si è costretti a prendere misure di drastica limitazione della vita pubblica che sono l’unico rimedio realisticamente praticabile anche se con un costo sociale altissimo», dice. E la Capobianchi pensa soprattutto alle nuove povertà che sono destinate ad aumentare: «Chi non ha soldi, non mangia come si deve, non si può curare bene, diventa più fragile e quindi anche più esposto alle malattie».

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